Rimini. Elezioni regionali, Cdo: ripartire dal positivo
"Libertà e responsabilità" (di ogni persona, protagonista del proprio lavoro e della società) sono le parole chiave della Compagnia delle opere che in vista delle elezioni regionali del 23 novembre prossimo ha in programma il 20 novembre un incontro dal tema che non lascia spazio a equivoci “Contribuire al bene della nostra regione”. L'appuntamento è alle 21,15 al Savoia Hotel Rimini (Lungomare Murri 13). Interverranno Marco Lucchini, direttore generale Fondazione Banco alimentare, e Marco Masi, presidente Cdo Opere educative-FOE.
"In vista delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna - spiegano da Cdo - che si terranno il prossimo 23 novembre, Cdo in primo luogo invita ciascuno a non venire meno al diritto–dovere del voto, esprimendo con coscienza e responsabilità la propria preferenza, nonostante la generale disaffezione alla politica e la caduta di credibilità che ha investito praticamente tutte le Regioni italiane. La Regione ha infatti compiti rilevanti in settori importanti per la vita di tutti: servizi sanitari e sociali, pianificazione del territorio, infrastrutture e mobilità, promozione dello sviluppo economico, servizi per il lavoro, politiche agricole, turismo, istruzione e formazione professionale, diritto allo studio".
Una crisi che non passa. "E’ sempre più evidente che la crisi economica degli ultimi anni non ha carattere transitorio, ma permanente e che alla sua origine c’è una generale deresponsabilizzazione, che preferisce addossare sempre ad altri (“in primis” alla politica) le colpe della situazione e la responsabilità di affrontarla e alimenta un individualismo crescente. In questa situazione, sia nella quotidianità che in circostanze straordinarie come il terremoto dell’Emilia del 2012, stupisce vedere persone, famiglie, imprese, opere sociali e realtà associative che non si fermano al lamento e alla pretesa, ma provano a costruire una socialità nuova e a rendere la situazione più adeguata alle esigenze di una convivenza veramente umana”.
Da dove si riparte. “Di questi esempi è ricca, anche oggi, la nostra terra emiliano-romagnola; da qui si deve ripartire. Sono esempi che contagiano, perché mettono in moto le persone e la loro responsabilità. È la strada maestra da seguire, perché i problemi sempre nuovi possano diventare occasione di cambiamento e di costruzione. In questo senso gli organismi regionali dovrebbero essere i primi a strutturarsi nella direzione di una sussidiarietà reale. Ciò favorirebbe la responsabilità di ciascuno (persone, gruppi sociali, imprese), evitando l’illusione che le risposte vengano sempre e comunque dall’alto”.
Il compito. “Riteniamo pertanto che il primo grande compito della politica sia riconoscere quanto di positivo esiste nella società e promuovere, valorizzare e sostenere il contributo di tanti al bene comune. La politica, nel suo significato più autentico, fa parte di questa partecipazione attiva e assunzione di responsabilità al servizio di tutti: perciò guardiamo con stima alle persone che decidono di impegnarsi in politica per portare un contributo al bene della comunità. Alle prossime elezioni riteniamo importante scegliere candidati che diano reali garanzie di impegno nell’ istituzione regionale, che abbiano a cuore di valorizzare quello che la società civile esprime in tutti i campi e che siano saldamente ancorati al rapporto con i cittadini e le realtà del territorio”.
Cosa può fare l’Emilia Romagna. “Con riferimento alle competenze proprie della Regione, proponiamo alcune questioni che riteniamo prioritarie per l’Emilia-Romagna alla luce della nostra esperienza. Anche nella nostra regione, da sempre ritenuta all’avanguardia in questo campo occorre prendere atto che il sistema di welfare tradizionale è in crisi profonda e va ridisegnato. Il welfare del futuro deve vedere il protagonismo di una pluralità di soggetti: stato, enti locali, imprese, organizzazioni della società civile e famiglie; con l’ente pubblico chiamato a riconoscere il contributo delle famiglie e delle organizzazioni non profit, per costruire insieme una offerta di servizi sociali che parta dalla domanda reale, sempre mutevole, differenziata e complessa. Si tratta dunque di operare scelte politiche, legislative ed amministrative che abbiano come criterio essenziale quello di valorizzare la responsabilità personale e comunitaria e di favorire la libertà di scelta di ogni cittadino. I servizi devono rispondere a regole chiare ed essere valutati sotto il profilo della efficacia e della qualità dell’offerta. L’attuale sistema regionale di accreditamento “programmato” deve essere ripensato, perché rischia di precludere l’accesso e lo sviluppo di nuovi soggetti e servizi”.
Istruzione e formazione. “Per mantenere ed elevare la qualità del sistema scolastico e formativo, decisivo per la crescita di persone creative e responsabili, serve la collaborazione attiva tra i diversi soggetti presenti nel territorio (famiglie, scuole, enti di formazione, università, imprese). La presenza di una pluralità di soggetti, pubblici e privati, gestori di scuole dell’infanzia e servizi educativi, va riconosciuta con legge regionale, incentivando i Comuni ad attuare scelte che valorizzino questa pluralità. Investire nel sistema scolastico significa oggi sostenere, con adeguate misure di diritto allo studio, la libera scelta delle famiglie in campo educativo, con particolare attenzione alle famiglie con figli disabili. L’esperienza di questi anni ci da una ulteriore indicazione importante: agli alunni che escono dalla scuola secondaria di primo grado anche in Emilia-Romagna occorre garantire l’accesso immediato ai servizi di istruzione e formazione professionale gestiti dagli enti accreditati”.
Imprese. “La Regione ha la possibilità di intervenire in modo efficace per semplificare e sburocratizzare numerose procedure amministrative che oggi appesantiscono le imprese. La nuova programmazione dei fondi europei è una occasione privilegiata per promuovere le imprese che generano sviluppo, innovazione e occupazione, attraverso l’utilizzo di strumenti semplici e di facile accesso. Le pmi, risorsa fondamentale del nostro territorio, vanno sostenute nella necessità di cambiamento che la realtà economica oggi impone (reti, formazione, innovazione, internazionalizzazione …).
Turismo. "Il turismo è una delle più grandi risorse di cui può disporre la nostra regione. È quindi urgente un rilancio del settore ed una serie di riforme che consentano alle tante potenzialità esistenti di esprimersi e innovarsi. E’ prioritario operare su alcuni temi: promuovere la riqualificazione e l’innovazione dell’offerta turistica, premiando chi effettua nuovi investimenti; semplificare la normativa e sburocratizzare il settore, rivedendo le ormai anacronistiche classificazioni alberghiere e favorendo l’innovazione; sostenere le reti di impresa, anche al fine di gestire infrastrutture di interesse pubblico; investire in servizi ambientali essenziali (sistema fognario e depurativo della costa)".
Servizi e lavoro. “Anche in Emilia Romagna in tema di servizi per il lavoro, a causa della crisi economica, si è generata una vera e propria emergenza occupazionale che non può essere fronteggiata dalla regione con i soli centri per l’impiego. Oggi il percorso della “Garanzia Giovani” è totalmente in carico alla gestione pubblica. L’emergenza lavoro per i giovani è tuttavia di tali e drammatiche proporzioni da rendere necessario coinvolgere efficacemente tutti i soggetti che, per la natura della propria attività, hanno a che fare con i giovani: scuole, università, enti di formazione, realtà del privato sociale … L’obiettivo è dare ai giovani più possibilità di lavoro, grazie anche ad enti maggiormente coinvolti e responsabilizzati. È anche opportuno promuovere iniziative, quali Fondi di Garanzia, con il contributo sia pubblico che privato, finalizzati a concedere prestiti d’onore a quei ragazzi che intendono investire sulle competenze e le conoscenze per aumentare la propria occupabilità. L’esperienza insegna che l’investimento in “Capitale Umano” è tra i più efficaci in termini di innovazione e cambiamento”.
Sanità. “La sanità è di gran lunga la voce chiave della spesa regionale. E’ proprio nella sanità che alcune Regioni hanno saputo operare con maggiore efficacia e innovazione mentre altre hanno incontrato le difficoltà maggiori. La crisi della spesa pubblica rende oltremodo urgente non cristallizzare l’attuale assetto sanitario, anche laddove la sanità funziona. È perciò importante valorizzare le realtà pubbliche e private che si occupano di sanità, più di quanto non sia stato fatto finora, favorendo un sistema realmente integrato e rispettoso delle risorse disponibili. Incoraggiare un sistema capace di favorire le reti di impresa e valorizzare tutti i protagonisti, pubblici, privati e no profit, identificando standard qualitativi e percorsi di accreditamento capaci di garantire appropriatezza e qualità. Il necessario potenziamento dei servizi socio-sanitari domiciliari richiede un sistema di accreditamento che assicuri trasparenza e omogeneità di criteri su tutto il territorio regionale. Questo è indispensabile anche negli investimenti per la ricerca sanitaria. Per assicurare la qualità del sistema sanitario sono centrali le risorse professionali in campo, dai medici agli operatori sanitari. Per questo è importantissimo investire nei giovani che diventeranno medici, tecnici e infermieri, favorendone un’adeguata preparazione e l’accesso alla professione”.
Agricoltura. “Il settore agricolo e agroalimentare della regione, non diversamente da altri territori italiani, ha urgente bisogno di una forte crescita imprenditoriale. È necessaria una forte spinta verso una crescita dell’imprenditorialità diffusa, l’aggregazione delle tante piccole imprese, l’inserimento dei giovani, utilizzando in modo sapiente e oculato i supporti legislativi e le sovvenzioni del piano di sviluppo rurale. Per questo è decisivo favorire, con alleggerimenti burocratici e incentivazioni, la creazione di reti fra imprese agricole per ottimizzare le risorse (servizi, attrezzature, investimenti) puntando a una separazione fra proprietà fondiaria e gestione dell’impresa. L’alternativa è la condanna dell’agricoltura emiliano-romagnola (pur ricchissima di un patrimonio importante di conoscenze e di prodotti eccellenti noti in tutto il mondo) a un rapido declino, al quale concorre anche il preoccupante invecchiamento della classe produttiva agricola”.