L'endorsement di Zamagni per Progetto Rimini
E alla fine è arrivata la “benedizione” di Stefano Zamagni per Progetto Rimini. Non era preventivata, assicurano i responsabili. Anzi, il professore era rimasto perplesso quando gli avevano detto che Progetto Rimini al momento non superava i 200 iscritti. Però Zamagni si è speso per l’associazione quando, all’inizio del suo intervento, ha osservato che nella crisi generale dei partiti c’è un ruolo positivo, politico in senso lato, che associazioni del genere possono svolgere. E verso la conclusione del suo discorso ha invitato Progetto Rimini ad essere una di quelle “minoranze profetiche” che solo possono rompere il circolo vizioso di un’accidia sociale quale quella che ha colpito la città. Ha invitato a svolgere questo ruolo senza soffermarsi sulla critica del passato o sulla critica di ciò che fanno gli altri, ma pensando a fare proposte in positivo, indicando le mete future. È esattamente la prospettiva che Natale Arcuri, ispiratore e regista del ribaltone elettorale avvenuto un anno fa a Riccione, ha fin dall’inizio indicato alla giovane associazione riminese.
L’endorsement di Zamagni per Progetto Rimini è avvenuto sabato pomeriggio alla Sala Marvelli della Provincia nel corso del convegno sul futuro economico della città, il secondo promosso dall’associazione. A Maurizio Focchi, già presidente degli industriali, era stato chiesto di spiegare cosa si può fare per favorire l’internazionalizzazione riminese. L’imprenditore ha indicato quattro linee di intervento. La prima è quella della valorizzazione delle risorse umane, un discorso che coinvolge i giovani e la scuola. Focchi ha osservato come le imprese riminesi faticano a trovano una collaborazione virtuosa con il locale Istituto tecnico industriale, mentre le cose vanno meglio con gli istituti di Novafeltria e di Savignano sul Rubicone. La seconda linea di intervento implica che il territorio debba diventare capace di attrarre investimenti industriali. Perché Rimini non può diventare la sede di una grande multinazionale o il luogo dove crescono le start up? Terza linea di intervento è una maggiore coesione fra le imprese (certi mercati, come quello Usa, un’azienda fatica ad affrontarli da sola), fra industria e turismo e con la Repubblica di San Marino. Quarta linea: Rimini ha notevoli eccellenze in campo industriale (Focchi ne ha citate alcune) ma ciò che serve è una cultura imprenditoriale più diffusa.
Secondo Zamagni, intervenuto dopo Focchi, il problema di Rimini non è che non si sanno le cose e non si conosce ciò che bisognerebbe fare, il punto è che si è innescato un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Il circolo vizioso può essere descritto un conservatorismo economico, un equilibrio di basso profilo, per cui, dopo il miracolo economico del dopoguerra e il raggiunto benessere, ci si è adagiati sui risultati raggiunti, perdendo la spinta all’innovazione. Si è fatta innovazione di processo o di prodotto, ma è mancata completamente l’innovazione di rottura. La cultura della rendita ha addormentato tutti, la mancanza di competizione - non solo economica ma anche politica e sociale – ha determinato quel circolo vizioso da cui solo l’azione di rottura di una minoranza profetica può far uscire la città.