“Il Partito Democratico riminese esprime sconcerto e inquietudine per le notizie diffuse dagli organi di stampa, che se confermate, delineano una situazione grave, sebbene circoscritta e non generalizzabile. La nostra vicinanza e solidarietà va ai soggetti politici coinvolti in questa oscura vicenda. Allo stesso tempo conforta la capacità di reazione e controllo degli stessi organi di polizia, a partire dalle azioni messe in campo dal Questore. Al netto delle verifiche che seguiranno non si può che prendere atto di un clima preelettorale inedito, incentrato su un clima di insinuazioni e prassi del tutto inusuali, e con un'accentuata disgregazione di tutte quelle "forze" politiche da cui non è ancora pervenuta nessuna visione alternativa per il governo della città”.
Quella che avete appena letto è la nota congiunta che Alberto Vanni Lazzari e Juri Magrini, rispettivamente segretario comunale e segretario provinciale del Pd, hanno inviato ai giornali per esprimere la loro posizione a proposito dell’attività di dossieraggio di cui sarebbero stati vittime il sindaco Andrea Gnassi ed uno dei candidati sindaci del Movimento 5 Stelle, Davide Grassi.
I due segretari avrebbero potuto diffondere un comunicato molto semplice ed efficace: solidarietà a Gnassi e Grassi, auspicio che la torbida vicenda venga presto chiarita.
Invece, Magrini e Vanni Lazzari si lasciano andare ad una serie di considerazioni che, per il linguaggio criptico e allusivo con cui sono espresse, alimentano ulteriori “motivi di sconcerto e inquietudine”, tanto per usare le loro parole.
Colpisce l’attenzione la frase di solidarietà: non si fanno i nomi di Grassi e di Gnassi, ma ci si limita a menzionare i “soggetti politici” coinvolti nella vicenda. Si resta allibiti: sono sotto attacco il sindaco, uomo del tuo partito, ed uno dei competitor alle prossime elezioni, e tu non fai i loro nomi per esprimere piena e incondizionata solidarietà? A cosa è dovuto questo pudore del tutto fuori luogo? C’era problema a dire di essere solidali con Gnassi? O con Grassi? O con tutti e due? Resta il mistero che si spera i segretari del Pd vogliano chiarire.
Dopo essersi felicitati con il questore per il pronto intervento, Magrini e Vanni Lazzari attribuiscono l’episodio ad un clima elettorale inedito (e fin qui ci può stare), “incentrato su un clima di insinuazioni e prassi del tutto inusuali”. Di quali insinuazioni parlano? Leggiamo tutti i giorni i giornali, riceviamo note dai partiti e dai movimenti politici, ma di insinuazioni non ne abbiamo lette. Chi ha insinuato che cosa? Gli esponenti dem dovrebbero dirlo. Ancora più enigmatiche sono le “prassi del tutto inusuali”. A cosa si riferiscono? All’episodio del dossieraggio? Ma loro stessi dicono essere un episodio unico e circoscritto. Il gusto della battuta farebbe osservare che l’unica pratica inusuale vista è quella di un Pd che ricandida all’unanimità un sindaco sul quale pende la richiesta di rinvio a giudizio per gravissimi reati. Non crediamo che i due segretari alludessero a questa pratica inusuale. E allora a quale?
Anche l’ultima frase suscita una miriade di interrogativi: “Un'accentuata disgregazione di tutte quelle "forze" politiche da cui non è ancora pervenuta nessuna visione alternativa per il governo della città”. Non crediamo che Magrini e Vanni Lazzari volessero esprimere il loro dispiacere per le macerie del centrodestra riminese. Fosse così, sarebbe una notizia curiosa e degna di nota. Viene invece da pensare – ma è solo un’ipotesi, vista la mancanza di chiarezza – che ci sia un nesso fra l’attività di dossieraggio dei due poliziotti e la crisi del centrodestra. Ci auguriamo che anche questa non sia la giusta interpretazione, perché allora le insinuazioni e le prassi inusuali sarebbero proprio del duo Magrini-Vanni Lazzari. E francamente non sarebbe stata una bella uscita.
Qualche mese fa l’ex presidente della Provincia Stefano Vitali, si lamentava perché il suo segretario non prendesse mai posizione sui fatti di attualità. Ci permettiamo di osservare che se il parlare è questo, più dignitoso sarebbe stato il silenzio.