Indipendentemente dal proprio orientamento politico, è normale che ogni cittadino riminese si aspetti, dalla prossima tornata elettorale, di conoscere meglio la propria città, quello che potremmo chiamare il suo stato di salute, e, insieme, le prospettive che essa può offrire; oltre a ciò di cui la città stessa ha bisogno.
Proprio in questa doppia direzione – tra ciò che ci viene offerto e ciò che chiede invece un nostro impegno – la chiamata al voto rappresenta per ognuno un’occasione privilegiata, occasione per rinnovare il rapporto con la propria città e con le persone che vivono e lavorano in essa.
Naturalmente, in tutto questo, ogni riminese si aspetta anche che nelle elezioni trovino il modo di manifestarsi soprattutto quelle novità che la città ha ospitato e ‘prodotto’ al proprio interno negli ultimi cinque anni. Ma quali sono le novità emerse in questo scorcio, pur già indicativo, di campagna elettorale? I soggetti che si sono affacciati alla ribalta del dibattito pubblico sono tanti; cominciamo a scorrerne i principali.
Progetto Rimini
Potremmo chiamarla la lista degli ‘eccellenti’. Nata sulle ceneri del gruppo cosiddetto dei curiali, si è subito distinta per l’ingaggio di un consulente esterno, come accade con gli allenatori nel calcio.
Ci si sarebbe aspettati che un soggetto con quel tipo di origine cavalcasse un’ipotesi di politica popolare, sostenuta da esperienze di base, da persone che operano a diversi livelli della vita sociale ed economica e invece, dopo un inizio con qualche accenno di contenuto e qualche iniziativa pubblica, la vita del “Progetto” piano piano si è ridotta al solo tentativo di Arcuri di trovare un candidato sindaco da proporre al centrodestra. Un candidato, ma solo se eccellente, appunto.
Con molto realismo, per sedersi al tavolo vero con i partiti, e con la Lega in particolare, Arcuri aveva infatti promesso qualcosa di tangibile, che i partiti, certo, non avrebbero potuto sperare di ottenere da soli.
Ma se Noi Riccionesi (grazie certo alla madre di tutte le battaglie, il TRC), oltre a individuare un candidato sindaco vincente ha avuto anche una sua base popolare, a Rimini, questa, non si è mai formata e così, alla richiesta degli alleati di ‘vedere’, quando il bluff è venuto allo scoperto, l’intero progetto è, almeno nei fatti, venuto meno. E si può dire che l’ansia di ‘contare’, e di farlo per la via breve, si sia mangiata la pur buona intenzione con cui la vicenda era iniziata.
Dreamini
In questo caso, invece, se gli idealismi non sono mancati, a difettare è stato probabilmente il realismo. E potremmo chiamarla, se pur non lo sia tecnicamente, la ‘lista degli intelligenti’ (o degli illuminati).
Fin dall’inizio infatti il gruppo di Dreamini si è proposto come un laboratorio di idee sulla città e l’unico dal quale sarebbe potuta uscire una vision alternativa a quella del sindaco Gnassi. Tanto che fino a una certa distanza dalla scadenza elettorale, ben volentieri, tutti i partiti e i rappresentanti di diversi raggruppamenti civici si sono seduti al suo tavolo per discutere e selezionare proposte.
Peccato che la politica funzioni con regole proprie. Così, quando è stato il momento, la Lega ha fatto le proprie scelte e ha abbandonato il tavolo.
Che poi la scelta di Morrone di correre da solo fosse già stata presa o invece sia mancata la volontà o la capacità di lasciare alla Lega, almeno pubblicamente, quello che chiedeva, cioè l’indicazione del candicato, si resta comunque nell’ambito delle dinamiche della politica e dei rapporti di forza che la governano, all’interno dei quali un soggetto politico deve ingaggiare le proprie battaglie.
Dalle reazioni di Dreamini traspare invece una stizza malcelata, una punta di sdegno per dover sottostare a queste regole meschine; una specie di insolenza verso gli dei della politica, rei di favorire chi è solo furbo e opportunista e non chi è culturalmente solido, moralmente impeccabile, tecnicamente competente. In fondo una autoreferenzialità appena diversa da quella della politica contro cui si scaglia.
Ma forse c’è ancora tempo per mostrare alla città che quelli che sono coinvolti in Dreamini e nelle liste che da essa sono nate non credono solo in se stessi ma anche nei riminesi.
Lista Pizzolante
In buona sostanza, quello avviato dal deputato ex-Ncd, è il tentativo di raggruppare in una lista il salotto buono riminese (se pure esclusa la sua parte più aristocratica): quelli che lavorano, che producono, che siedono ai tavoli cittadini e hanno frequentazioni continue con il padrone del vapore (contro il quale, peraltro, raramente si espongono in pubblico).
Ma questa ‘prudenza’, pur se non obbligatoria, è ancora più che comprensibile. Ciò che un po’ disturba nell’operazione Pizzolante è una certa opacità di scopi e di strategie nella sua origine.
Pubblicamente si è detto, almeno all’inizio, che la lista avrebbe dovuto difendere Gnassi dall’attacco grillino; più o meno pubblicamente, che sarebbe dovuta servire, all’indomani delle elezioni, a mitigare i comportamenti assolutistici di un Gnassi bis: secondo lo schema, appunto, Alfano/Renzi.
Per fare questo, l’idea è di selezionare i propri candidati all’interno di associazioni e gruppi cittadini, il più possibile rappresentativi e in grado di portare buone quantità di voti. Così che un buon risultato della lista possa anche essere premiato, diciamo, con un assessorato nella prossima Amministrazione.
Ciò che non è chiaro per il momeno è di quale livello di rappresentanza delle associazioni si parli (presidenti, direttori, consiglieri, semplici iscritti) e soprattutto si fa fatica a vedere un qualche collante ideale che non sia solo il raggiungere la stanza dei bottoni, ‘e poi ci penseremo’. Speriamo pure che l’eventuale promessa di un futuro assessore, visto che sarebbe il successo più evidente della lista, e che tutti i candidati della lista praticamente lavorerebbero per la sua nomina, venga – nel caso – dichiarata presto pubblicamente. Per chiarire poi i contenuti e i motivi di un fare squadra che, al momento, proprio mancano. E anche dove coincidono e dove invece si distinguono da quelli del candidato del Pd.
Continueremo la nostra carrellata. Ci premeva iniziare dalle liste civiche (almeno dalle maggiori) perché il civismo è una risorsa particolarmente preziosa per la città e per tutti. Ma il rischio che una iniziale novità si perda nella autoreferenzialità o nei tatticismi della politica è sempre presente.