C’è molto movimento dalle parti di Patto Civico. Ancora non è chiaro se si tratta di “normale amministrazione” o se alcuni interventi emersi in questi giorni sono il segnale di lavori in corso sotto traccia, la punta di un iceberg che ha molto più di sommerso. Possono essere rubricati come il semplice tentativo di ricordare la propria esistenza, ma posso essere letti anche come una presa di distanza dall’alleato Pd, l’inizio di una lunga marcia verso lidi nuovi tutti da definire.
Entriamo nel merito e così sarà più chiaro il ragionamento. Ieri il consigliere comunale Davide Frisoni, che è anche presidente della commissione cultura, ha pubblicato sul proprio profilo Facebook alcune note per chiedere la parola fine al finanziamento dei centri sociali (Casa Madiba e dintorni, per capirci) che costano alle casse del Comune oltre 100 mila euro all’anno.
“Tema scottante –riconosce Frisoni - perché da sempre nella nostra città, quello è considerato un bacino di voti importante. Ma io sono dell'idea che dare le cose gratis, non educa chi le riceve e lo de-resposabilizza. Infatti non solo occupano immobili in cui non pagano affitti ma pretendono che gli si paghino anche le bollette e i danni che loro stessi fanno alle strutture e attrezzature messe a loro disposizione”.
Frisoni propone di invertire il percorso. “Vuoi avere la possibilità di usare una struttura o un immobile del Comune? Bene. Ti costituisci in una associazione, cooperativa... Prepari un progetto culturale e poi fai la richiesta. A quel punto il Comune decide se mettere a bando la destinazione degli immobili per progetti culturali e lo affida al migliore”. L’uscita di Frisoni non è passata inosservata, ha avuto molti segnali di incoraggiamento, tra cui quello ironico del capogruppo di Forza Italia, Carlo Rufo Spina: “Mi piace quando sposi le mie proposte. Avanti così!”.
Oggi il capogruppo di Patto Civico, Mario Erbetta, annuncia la presentazione in consiglio comunale di un ordine del giorno in cui si invita l’amministrazione a mettere finalmente a bando il servizio di raccolta rifiuti, svolto da Hera in regime di proroga dal 2011. Qui la partita è molto più importante del finanziamento dei centri sociali e coinvolge un servizio essenziale e la politica tariffaria del Comune nei confronti dei cittadini.
“A Rimini –osserva infatti Erbetta - oggi esiste un monopolio di fatto che non consente di sapere quale sia il prezzo giusto per il servizio della raccolta della raccolta rifiuti. Paghiamo all'anno circa 36 milioni di euro più Iva. È il prezzo giusto? Quest'anno siamo stati costretti ad un aumento della Tari del 2.9% a causa dell'alta evasione del tributo. In pratica dei 36 milioni da incassare ne incassiamo di media 8 in meno e circa la metà non riusciamo a recuperarla per vari fattori. Quindi ogni anno abbiamo un passivo di 3 /4 milioni di euro e solo una minima parte vengono recuperati aumentando le tariffe anche perché a voler aumentare le stesse per un recupero totale vorrebbe dire aumentare del 20% e sarebbe un atto scellerato verso i riminesi onesti”
La risposta a questa situazione è mettere a bando il servizio per stabilire “tramite la giusta concorrenza, il prezzo giusto del servizio” e riuscire a “risparmiare qualche milione di euro”. Per questa ragione domani in consiglio comunale Erbetta presenterà un ordine del giorno che impegna l’amministrazione comunale a compiere tutti i passi necessari con Atersir perché vanga finalmente indetta la gara. “Spero che tutti i capigruppo di maggioranza e di minoranza lo firmino per poterlo approvare nella seduta di giovedì anche perché comunque i tempi non saranno brevi”.
Non è l’unica “sfida” che Erbetta domani lancerà ai colleghi della maggioranza. L’altro ordine del giorno da lui presentato chiede che si dia esecuzione ad una delibera del 2014 (sempre sindaco Gnassi) rimasta finora lettera morta: prevedeva l’istruzione di unità cinofile all’interno del corpo di polizia municipale.
Questo movimentismo di alcuni consiglieri di Patto Civico avviene proprio quando il grande ispiratore del gruppo, l’ex deputato Sergio Pizzolante, conduce una riflessione sui possibili scenari futuri (a livello nazionale). Pizzolante si chiede se c’è qualcuno in grado di fare opposizione al nascente governo populista: “Il Centro è sparito e Forza Italia è un partito ormai, purtroppo, non adeguato alla bisogna, alla costruzione non solo di una reazione al populismo, ma della speranza! La speranza che questo ciclo storico non duri abbastanza per precluderne uno meno buio. Un discorso simile lo potremmo fare anche per il Pd. Può nascere da lì la reazione e l'azione neo riformista? Visto il livello del loro dibattito interno....Pd e Fi non hanno più un senso. Purtroppo, politicamente, la Germania è lontana e la Francia ancor di più. Ma qualcosa succederà. Diceva Nenni che in politica non ci sono vuoti”. La domanda è su chi possa riempire il vuoto di una forza politica riformista vista la crisi ormai cronica di Pd e Forza Italia. È un film ancora tutto da girare, e la sceneggiatura dipende molto dagli esiti della prova di governo di Lega e M5S. Che ancora deve cominciare.