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MONTANARI (FIAVET) CONTRO I BAGNINI CHE SMONTANO I CAMPI DI BOCCE: “SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI”


“Crediamo ancora nel turismo? Remiamo tutti dalla stessa parte? O la crisi ci ha fatto saltare i nervi? Pubblico, Privato diamoci una calmata o la botta che prenderemo a Pasqua sarà solo l’antipasto di una brutta estate”, non butta giù l’ultima presa di posizione dei bagnini Giovannino Montanari (Fiavet) al quale già qualche giorno fa è andato di traverso l’amaro boccone dell’introduzione della tassa di soggiorno nella proposta di bilancio. I bagnini sono colpevoli di essersi messi a smontare i campi di bocce, attrazione per il turismo della terza età “protagonista dei mesi di bassa stagione”.


“Una decisone che ha soprattutto il sapore della “ripicca” contro il nuovo piano spiaggia e il bando europeo di riassegnazione delle concessioni o contro le nuove tariffe comunali”, dice Montanari che nel mezzo della sua lettera aperta si rivolge direttamente a Giorgio Mussoni, presidente di Oasi Confartigianato.


“Mi meraviglia la superficialità di tanti, troppi, operatori di spiaggia che minimizzano sulla portata di queste operazioni. Io viaggio, ogni inverno, lungo la penisola per incontrare le organizzazioni del “turismo sociale”, rendendomi conto dell'importanza di certe attività collettive, in spiaggia e fuori. Di problemi strutturali ne abbiamo tanti, dalle fogne al traffico, dai rumori alle carenze nei collegamenti ecc. ecc. Perché, allora, ne vogliamo aggiungere altri? Non sono già sufficienti quelli che abbiamo?”.

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LOMBARDI, PALADINO DELLE FARMACIE RURALI, PORTA IN CONSIGLIO REGIONALE LA PROTESTA DI FEDERFARMA RIMINI


Marco Lombardi a fianco delle dieci farmacie rurali dell’Alta Valmarecchia che “oltre a soffrire una collocazione in disagiate zone di montagna, scontano anche il fatto che rispetto alla Regione Marche dove prima si trovavano, usufruiscono oggi di un contributo di disagio territoriale enormemente inferiore riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna”. Ciò causerebbe grossi disagi anche per gli utenti, secondo il consigliere del Pdl perché “essendo il sistema praticato anche presso l’ospedale di Novafeltria, la distribuzione diretta crea disagio ai cittadini che devono fare chilometri per l’approvvigionamento, oltre al danno economico alle farmacie che vedono compromesse la loro stessa esistenza. Ed è evidente che la scomparsa di queste farmacie rurali rappresenterebbe un impoverimento di quei territori ed un notevole abbassamento del livello di sicurezza di quelle popolazioni”.


La protesta di Federfarma Rimini approda così in Consiglio regionale con l’interrogazione presentata oggi da Lombardi. Il consigliere del Pdl chiede l’intervento della Giunta affinché valuti nel complesso “la politica di massiccia distribuzione praticata dalla Ausl di Rimini così da ricomporre la vertenza culminata con l’esposto di Federfarma e dare precise indicazioni tese a salvaguardare le farmacie rurali della Provincia di Rimini, ed in particolare, quelle dell’Alta Valmarecchia”.


Lombardi fa rilevare, da un lato, “gli innegabili disagi per i pazienti che devono sottostare agli orari prestabiliti dall’Azienda per la consegna” e, dall’altro, “il danno che il massiccio impiego del sistema di distribuzione diretta messo in atto dall’Ausl di Rimini sta creando soprattutto per le piccole farmacie rurali”.


Lombardi chiede chiarimenti anche rispetto all’esposto presentato da Federfarma circa il mancato rispetto dell’accordo regionale che prevedeva un limite massimo di “pezzi” distribuibili direttamente dalle Asl, indicando proprio la Asl di Rimini come quella che più di ogni altra ha violato tale accordo. “Esposto che ovviamente se accolto, comporterebbe un ingente risarcimento a carico delle casse regionali”.


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TRC, LA SPESA LIEVITA DI 12 MILIONI PER UN TOTALE DI 102 MILIONI. MORETTI: “COSTI INSOSTENIBILI”


Non è ancora nata ma ha già un passivo di 3 milioni di euro spesi in contenziosi, soprattutto quelli per gli espropri. Non male per un’opera che da sempre un merito ce l’ha: quello di far parlare molto di sé nel bene e nel male, soprattutto nel male. La notizia di oggi, all’uscita dalla seduta congiunta di seconda e terza Commissione consiliare, è la certezza che i costi del Trc salgono a 102 milioni di euro e dunque l’impegno per coprire la differenza di spesa rispetto a quanto si era precedentemente contato sale da 7 a 12 milioni di euro. Sono molti i dubbi sull’effettiva capacità degli enti coinvolti di coprire questi costi.


“La situazione è molto preoccupante. Al di là dell’opportunità o meno dell’opera, che in un periodo di vacche grasse poteva anche starci, il mio dubbio – spiega Giuliana Moretti (Pdl) - confermato da Dal Prato è: in questo momento noi i costi dell’opera (e intendo non solo la spesa che abbiamo allo stato attuale, ma anche le spese di gestione poi) riusciamo a coprirli?


Lungo e complesso il dibattito di oggi in Commissione. La notizia infausta dell’aumento dei costi è toccato darla a Ermete Dal Prato, di Agenzia Mobilità. La previsione iniziale era di 92 milioni di euro. I finanziamenti sono stati deliberati nel 2006 ma per accedervi si è dovuto aspettare fino al 2011 quando un decreto li ha sbloccati. Intanto però la somma è salita a 102 milioni, 7,5 per l'aumento dei costi e 3 per altre cause, come interessi passivi e le spese per i contenziosi. Di mezzo c'è anche una somma di 1,9 milioni di che lo Stato si sarebbe perso per strada. La Regione si è impegnata a dare 4,5 milioni e gli enti locali 3 (ripartiti per metà al Comune di Rimini, al 25 per cento tra Comune di Riccione e Agenzia Mobilità).


Agenzia Mobilità propone di farsi carico di un mutuo ventennale da 15 milioni a un tasso fisso del 6,5. Nasce però sotto una stella sbagliata il Trc, iscritto in un quadro di crisi di tutto il trasporto pubblico locale e, infatti, già negli ultimi anni “Agenzia Mobilità con la sola vendita dei biglietti non riesce a coprire le spese che ha. C’è allo scopo il contributo della Regione che non è sufficiente, ragion per cui in questi ultimi anni Agenzia Mobilità ha usato il suo patrimonio per ripianare le perdite attraverso alcune alienazioni”, ha spiegato Dal Prato che ha precisato “non siamo più in condizione di rifarlo un’atra volta”. Questo significa che dal prossimo anno l’amministrazione dovrà intervenire con dei fondi. Da qui l’idea del mutuo, ma “con il patrimonio molto assottigliato – fa notare Giuliana Moretti - non c’è la garanzia che il mutuo venga concesso, anzi, sembra proprio che allo stato attuale non ci siano istituti di credito interessati all’opera”.


L’unico appiglio, quello su cui si basa il piano economico finanziario dell’opera, sono i 5 milioni di passeggeri annui della linea 11 (non sarà soppressa). Si stima che inizialmente nel 2017, primo anno a regime, il Trc potrebbe arrivare a staccare 3,7 milioni di biglietti, con le tariffe a zone di un euro per chi resta in un solo comune e due euro per l'intera tratta Rimini-Riccione.


“Questo dei biglietti non è un dato affidabile – sostiene Giuliana Moretti - e io lo metto in discussione. Dal momento che l’11 rimarrà mi domando: come si fa a pensare che sul Trc salgano 3,7 milioni di persone? Se invece si eliminassero l’11 e altre linee di trasporto pubblico locale allora ci sarebbe un risparmio che potrebbe essere reinvestito nel Trc. Vorrei però far notare anche come sia un bene che la cancellazione di determinate linee del trasporto pubblico urbano non sia prevista attualmente perché quando la gente uscirà dal Trc avrà bisogno di prendere altri mezzi se vorrà davvero raggiungere la città”.


Il Comune di Rimini ha già liquidato 11 dei 17 milioni previsti per la sua parte sui 92 milioni. Gli altri 6 milioni saranno stanziati nei prossimi cinque anni e se c’è chi fa notare come le cifre non investite "potrebbero essere utili a risistemare le fogne, una priorità", tornare indietro per la maggioranza non si può, con gli espropri effettuati, i sottopassi sistemati, i soldi per le cause, e così via. Eppure qualcuno ha verificato la possibilità per esempio di investire 42 milioni del Cipe in altre opere viarie. “Non è vero che perderemmo il finanziamento, avremmo buttato i soldi degli espropri, ma il problema è il domani: potremmo indebitarci ancora di più”.

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RISANAMENTO E RINNOVAMENTO, DEPOSITATA LA LISTA DEL PD. RIGHETTI: "SQUADRA RAPPRESENTATIVA DEL TESSUTO SOCIALE E DEL TERRITORIO"


Esprime “grande soddisfazione per il lavoro svolto, per la scelta di una lista qualificata e per l'elaborazione di un programma concreto e realizzabile”, Emiliano Righetti, candidato a sindaco di Coriano per il Pd, sostenuto dalla lista civica Risanamento e Rinnovamento, depositata oggi alle 9,45 presso l'ufficio del segretario comunale, forte di 92 sottoscrittori.


“La candidatura a sindaco di Coriano – ammette Righetti - è per me motivo di grande orgoglio e rappresenta quasi un 'ritorno alle origini'. La mia famiglia ha infatti origini corianesi, e proprio qui ho trascorso gli anni dell'infanzia”.


Dei candidati dice “sono cittadini che hanno deciso di impegnarsi in questa importante campagna elettorale insieme a me, per il futuro di Coriano e dei suoi cittadini”.


La lista 'Risanamento e Rinnovamento' è “rappresentativa del tessuto sociale e del territorio di questo bellissimo Comune, delle sue potenzialità e delle sue capacità, coniugando la necessaria competenza amministrativa con l’entusiasmo e la passione di chi per la prima volta si cimenta in questa esperienza al servizio della popolazione".


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FONDAZIONE FELLINI, A RISCHIO L'ATTIVITA' 2012. BULLETTI “PREOCCUPATO”


Carlo Bulletti, vicepresidente della Provincia di Rimini, esprime “preoccupazione” per il futuro della Fondazione Fellini, perché priva di guida dopo il passaggio di Pier Luigi Celli all’Enit e perché ancora impantanata nel percorso di redazione dello statuto, “più lungo del previsto ma per alcuni versi motivato (meglio tre mesi in più per la costruzione di un battello capace di resistere a lunghe attraversate che tre mesi in meno per quella di uno scafo vulnerabile alle prime tempeste)”.


“Non possono però celare preoccupazione per l’attività 2012 dell’ex associazione che comunque deve andare avanti. Proposte ne sono arrivate e altre ne stanno arrivando: impossibile offrire solo silenzio come risposta”, fa notare Bulletti.


Due anni fa il cambio di rotta per l’associazione in deficit deciso congiuntamente dai tre soci, Provincia, Comune e Fondazione Carim “nella finalità duplice di risanare il debito e contestualmente promuoverne il rilancio”. Si concordò il piano di risanamento del debito, si indicarono gli indirizzi gestionali incaricando Paolo Fabbri alla direzione e Pierluigi Celli alla presidenza dell’associazione che si pose in liquidazione per gestire il passaggio verso una vera Fondazione.


Poi dall’autunno 2011 gli uffici del Comune e della Provincia, in accordo con la Fondazione Carim, hanno iniziato a lavorare allo statuto tenendo conto delle “nuove e diverse condizioni che i tempi e il governo Monti hanno imposto”. Di fatto il Comune che diventa proprietario e la Provincia che pian pianino si tira fuori, ma non dalle attività annuali, in quanto “eliminata/ridisegnata - così come ogni amministrazione provinciale italiana - dal decreto ‘Salvaitalia’”.


A fronte di un riscontro internazionale positivo, tante le richieste e i progetti in ballo, resta la questione di come valorizzare il patrimonio lasciato dal regista a Rimini. “Il tempo comincia a stringere, sia per quel che riguarda la programmazione 2012 che per la conclusione dell’iter statutario. Come Provincia di Rimini riconfermiamo il nostro impegno, economico e umano, affinché non venga tralasciata l’attività della ‘Fellini’”.


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FRONTALIERI: “CANCELLATE L’ARTICOLO 56”. IN CAMPO ORA ANCHE CIACCI E SERCON


Chiedono, attraverso la loro rappresentanza sindacale, che si proceda concretamente nella rimozione delle doppie imposizioni, quelle di San Marino e quelle di Italia. Sono i lavoratori di Cartiera Ciacci e della Sercon a mantenere accesa la questione dei frontalieri. Chiedono “a gran voce”, servendosi di una lettera aperta, che “venga abrogato subito l’articolo 56 della legge finanziaria 2011, reiterato anche nella finanziaria 2012”.

 
Cresce, insomma, il 'fronte del no' a una norma ritenuta “iniqua”, perché “crea disparità fra i lavoratori di pari mansione e pari livello fomentando tensioni che mettono a rischio la coesione sociale e minano al contempo il progresso e la crescita delle aziende sia in ambito produttivo, competitivo che sociale”.


Fanno notare, poi, come la soluzione di ridurre la franchigia da 8mila a 6mila 700 euro non sia “esaustiva per il lavoratore frontaliero”. Senza indugi chiedono si arrivi al più presto alla stesura e all’applicazione “di una legge che regolamenti definitivamente questa situazione di precarietà continua e al contempo però ribadiamo che l’articolo 56 va abrogato”.


Parlano di “pezza a colori”, inoltre, riferendosi al correttivo del recupero parziale per i redditi lordi inferiori a 25mila euro, “oltretutto da applicare con apposito decreto, quindi non attuativo nell’immediato; è poco proficuo”.

Domenica, 01 Aprile 2012 09:08

IL GIORNALAIO 03.04.2012

Rubriche

SPIAGGE, IMU, AFFITTI, PROTESTE


Bagnini, via alla demolizione. Riviera in svendita


“C’è chi interviene «ottemperando a ordinanze di rimozione», relative ad abusi edilizi. C’è chi interviene invece - è la stragrande maggioranza - per eliminare servizi che comunque andranno rimossi quando sarà applicato il nuovo piano spiaggia. O quando scatterà la Bolkestein, col bando europeo di riassegnazione delle concessioni. Parte delle rimozioni di questi giorni punta però semplicemente a ridurre la cifra - tuttora da definire - che andrà versata al Comune per sanare abusi di lieve entità”, scrive il Resto del Carlino a pagina 2.


Questa la situazione in spiaggia alle porte della Pasqua, con gli operatori che smontano parte dei loro lidi. E i problemi non sono solo questi, come rileva Pizzolante commentando nella stessa pagina le dichiarazioni di Melucci sui marinai di salvataggio: “Si impegni per favorire un confronto ed eventualmente un accordo. Non può giocare con la maglietta rossa dei marinai di salvataggio, e usare le istituzioni, una ordinanza pubblica, regionale, per dar man forte a una delle parti in causa. E’ inaccettabile”.


Sempre sul turismo inchiesta del Nuovo Quotidiano di Rimini a pagina 7. Gli albergatori stanno svendendo la rivera: “Vende di più chi chiede di meno. E' una continua corsa al ribasso. Non c'è servizio o qualità che tenga. Quando una matrimoniale in un albergo quattro stelle viene a costare poco più di quaranta euro (inclusi colazione e commissioni) vuol dire che non esistono più dinamiche di mercato o strategia. O meglio, ne è rimasta solo una: riempire le camere, a qualsiasi prezzo. Patrizia Rinaldis, presidente dell'Aia di Rimini, alza le braccia: «In questo modo si sta svendendo e svalutando il nostro territorio, il nostro turismo, danneggiando gravemente la nostra economia». Non ci sono altre interpretazioni. Alla base c’è un abuso di ‘Revenue managemen’, ossia il principio che «una camera vuota rappresenta un mancato profitto» e quindi, una volta recuperate le spese, i gestori accettano qualsiasi offerta”, scrive Brahim Maarad.


E nel frattempo la Regione attraverso Melucci, a pagina 6 del Corriere Romagna, fa notare quanto «sarebbe auspicabile fare trovare ai turisti pasquali una spiaggia accessibile e senza barriere. Non si chiede certo di attrezzarla con ombrelloni e lettini, sarebbe sufficiente smontare le protezioni».


Sciopero farmacie, è solo l’inizio


«Davanti al Colosseo (dove c’è la sede dell’Ausl, ndr) c’erano circa 120 persone, non solo i titolari delle farmacie ma anche molti dipendenti. E’ stato fatto un sit-in, non sono mancati gli slogan ed è stato consegnato al direttore generale dell’Azienda Usl il volantino che è stato affisso dalle farmacie e che spiegava le ragioni della protesta. L’adesione allo sciopero, da quello che mi risulta, è stato quasi totale (le farmacie private, nel Riminese, sono 72)», afferma Roberto de Luigi, il presidente di Federfarma a Rimini, sul Carlino a pagina 4.


“Secondo l’unione sindacale dei farmacisti, l’azienda sanitaria riminese avrebbe distribuito nel 2011, circa 200mila pezzi in più, 25mila dei quali andrebbero sprecati: in totale si parla di 754mila medicinali (ossia, quanti ne distribuiscono in media 12 farmacie), mentre – sempre a detta di Federfarma – l’accordo ne prevederebbe ‘solo’ 558mila”, riporta il Corriere a pagina 3.


Imu pagamenti a rate e Caf nel caos


Il regolamento sull’Imu dovrebbe essere approvato in poche settimane in modo da dare qualche certezza ai cittadini. “L’amministrazione sta valutando di ‘ritardare’ il versamento di una parte di Imu, e dilazionare quanto più possibile le rate di pagamento. A oggi, come noto, le rate previste sono solo due: la prima il 18 giugno, e la seconda il 18 dicembre. E il Comune di Rimini sta pensando di applicare, per la prima rata, l’acconto minimo. Chiedendo ai riminesi di versare solo la parte dovuta allo Stato, che incassa la metà sulle aliquote minime fissate, ovvero il 4 per mille sulla prima casa e il 7,6 sugli altri immobili. Il che significa, nel caso di Rimini, che a giugno potrebbe essere richiesto ai riminesi di versare solo il 2 per mille (la parte dovuta al governo), mentre il restante 3 andrà saldato con l’altra rata”, scrive Manuel Spadazzi a pagina 5 del Carlino.


Di taglio basso, stessa pagina, il caos dei Caf dove «Mancano i codici tributi per poter compilare i modelli e le stesse delibere dei Comuni. Sarà impossibile far pagare gli utenti quando verranno a fare la denuncia dei redditi e non so con che tempi riusciremo a garantire il servizio», spiega Michele Mancini della Cisl.


«C’è molta apprensione. Già con il passaggio dall’Ici all’Imu non sanno quanto dovranno pagare, poi in questo periodo di dichiarazione dei redditi, approfittavano della visita al Caf per ricevere i bollettini. Invece dovranno tornare, non ci sono altre spese però i disagi sì», dichiara Claudio Palmetti del Caf Cgil al Corriere Romagna a pagina 11.


Piazzetta deserta


Rischia di diventare una zona per sbandati la piazzetta di Rimini. Risse, locali che chiudono e residenti che scappano.


“Oggi Carlini, titolare dell’Osteria della piazzetta, finirà di smontare i mobili e il locale resterà vuoto. Non è l’unico ad aver abbassato le serrande: nelle settimane scorse anche la Taverna della vecchia pescheria e il Caravaggio lo hanno fatto. Altri potrebbero seguirli, «la situazione è preoccupante», spiega Carlini. Che motiva così la sua decisione: «Non mi sono accordato con i proprietari dei muri sull’affitto, il contratto era in scadenza e io, visto il momento di difficoltà, volevo chiedere un ritocco in difetto, loro invece mi hanno aumentato il costo di molto, allora ho deciso di lasciare perdere»”, scrive La Voce di Romagna a pagina 12.


A pagina 14, sempre sulla Voce, seconda puntata dell’intervista di Paolo Facciotto al vescovo emerito Mariano De Nicolò, in occasione del 50esimo anniversario del Concilio.


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Una via riminese alla cultura (per essere capitale)


Lo spunto per questa riflessione è la pagina che il Domenicale del Sole 24Ore del 18 di marzo ha dedicato al tema dei piani strategici. In particolare, ispiratrice è stata una battuta di Paolo Verri, già consulente del piano di Rimini: “Si prenda ad esempio il documento elaborato da Mons, città belga di circa 100mila abitanti, che è riuscita a strappare la nomina a capitale della cultura nel 2012”.


Mons? Capitale della cultura? Ci ha incuriosito e ci siamo informati su Mons: cittadina belga, a 70 km da Bruxelles, citata per una bellissima piazza con caffè all’aperto, vie medievali ben conservate, la stupenda torre civica barocca patrimonio mondiale dell'UNESCO (87 metri di torre seicentesca in gres e pietra azzurra con un carillon di 49 campane), la stazione disegnata da Calatrava, una dimora di Van Gogh.
Questa è Mons, nel 2015 capitale della cultura con lo slogan “dove la tecnologia incontra la cultura”. Qui il video che la presenta.


Bene, qual è la riflessione? Che non sembra poi volerci tanto a diventare capitale della cultura; e pensando a tutto quello che accade a Rimini in un anno, al patrimonio di beni culturali e al nome “Rimini” che ancora resiste a livello europeo, dovrebbe venire voglia di misurarsi con le altre città.
Rimini, invece, cosa fa? Si accoda a Ravenna, impegnata nella competizione per il 2019. Anzi, Ravenna chiederà a Rimini di creare eventi per promuovere e aiutare la propria candidatura. E con Rimini, Ravenna ha chiamato come supporto nel comitato promotore anche le altre città cugine: Cesena, Forlì, Cervia, Lugo, Faenza. Tutte città che da sole non potrebbero aspirare a qualcosa del genere, a parte una, Rimini, che forse farebbe bene a considerare l’ipotesi di sfilarsi e di iniziare a lavorare a una propria candidatura. Magari per il 2027, l’anno stabilito per il piano strategico.


A patto di allargare l’orizzonte e la concezione di cultura che normalmente si ha e che a Rimini può stare un po’ stretta: cultura è la Domus, cultura è l’Arco, il Tempio, il Trecento e tanti altri beni archeologici e artistici che a Rimini ci sono, ma cultura è anche quanto accade al presente, ciò che si fa nell’oggi. E’ chiaro che questo presuppone un giudizio di qualità sulle manifestazioni e sugli eventi, sui festival e sugli appuntamenti che vengono promossi, insomma su tutta la modernità fasulla che tira tanto qua da noi, ma è l’unico modo – questo spostamento nella concezione di cultura – che ci potrebbe permettere di valorizzare veramente quell’idea di città dell’incontro e dell’ospitalità che proprio il Piano Strategico porta avanti. Affinché la “cultura dell’incontro” non sia solo uno slogan con il quale ci balocchiamo, ma un modo originale o almeno personale di intendere la contemporaneità e le relazioni che in essa oggi si pongono, diversamente dal passato e dall’antichità; cultura, appunto.


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ADESIONE MASSICCIA ALLA SERRATA DI FEDERFARMA: “AVANTI CON LA PROTESTA IN CASO DI MANCATO RISCONTRO DA ASL E REGIONE”


Massiccia adesione delle farmacie private della provincia allo sciopero indetto da Federfarma, con conseguenti disagi per i cittadini. La protesta si è svolta davanti al Colosseo di via Coriano, sede dell’Azienda sanitaria riminese, colpevole, secondo i farmacisti di distribuire in forma diretta molti più farmaci del dovuto, con conseguente danno economico per i privati. Si sono astenute dalla protesta solo le farmacie comunali e quelle private di turno, perché per statuto non possono scioperare.


In caso di mancato riscontro da parte dell’amministrazione dell’Asl o dell’Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna – ci tengono a precisare da Federfarma - siamo pronti a mettere in atto ulteriori iniziative di protesta”.


I farmacisti hanno abbassato dunque le serrande ma non smessi i camici e a partire dalle 10 armati di fischietti e cartelloni non l’hanno mandata a dire al loro bersaglio principale, il direttore dell’Ausl di Rimini, Marcello Tonini. L’Azienda sanitaria sarebbe colpevole secondo Federfarma di una perdita per le farmacie della provincia di 3milioni e 300mila euro (fatto per la categoria ricorrerà in giudizio) distribuendo farmaci oltre il limite consentito dagli accordi.


Altra questione quella delle farmacie dell’alta Valmarecchia, dove a fronte di 18mila utenti sono 10 farmacie che percepiscono un sussidio di 400 euro l’anno: molto basso rispetto ai 10mila euro a farmacia previsti per le farmacie rurali delle Marche.

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SANITA’ RIMINESE, OMBRE IN PIAZZA E LUCI IN TV


Sanità riminese, da un lato i farmacisti che protestano, dall’altro Striscia la notizia che elogia in quattro minuti la Ausl di Rimini per le sue ‘buone pratiche’ nella “Occhio allo spreco”.
Nel corso del servizio, la conduttrice, oltre ad intervistare l'architetto Enrico Sabatini - direttore dell'Unità operativa “Attività Tecniche” dell'Ausl, nel cui ambito opera l'ufficio dell'energy manager aziendale – ha illustrato i principali interventi effettuati: i pannelli solari sul tetto della sede amminsitrativa di via Coriano, 38, le caldaie a risparmio energetico, gli scarichi dei bagni attrezzati col doppio pulsante per il risparmio di acqua.


Con l'occasione, si ricorda che l'Azienda USL di Rimini, da sempre attenta ai temi della tutela ambientale e del risparmio energetico, in questo in linea con le disposizioni della Regione Emilia Romagna, ha ottenuto, negli ultimi 18 mesi, ben 13 riconoscimenti nazionali, 3 dei quali come miglior Azienda in Italia e tra i quali il prestigioso premio “Energy Award” de “Il Sole 24 Ore”. Un impegno che frutta, ogni anno, un risparmio di circa 500mila euro sulle utenze, pari a un 10 per cento del totale e che riduce le emissioni in atmosfera di circa 130 tonnellate di anidride carbonica.


Oltre a pannelli fotovoltaici, caldaie a risparmio e scarichi, citati nella trasmissione, negli ultimi anni sono stati inoltre attivati o potenziati: raccolta differenziata, termocappotto su varie sedi aziendali per un maggior isolamento termico specie in inverno, sistema di spegnimento automatico dei computer lasciati accesi per sbaglio fuori orario di servizio dai dipendenti, sensiblizzazione rispetto alle buone pratiche personali. E l'asilo aziendale in corso di completamento (e di prossima inaugurazione) sarà dotato di una centrale di riscaldamento a cogenerazione.


Infine, sempre la stampa nazionale, e più precisamente il settimanale “D di Repubblica”, due numeri fa, ha citato positivamente la campagna di sensiblizzazione attivata dall'Azienda sul tema della cortesia, dal titolo “La cortesia è l'anima della cura”.


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