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INCHIESTA SCARICHI A MARE, LA GUARDIA DI FINANZA SEQUESTRA 56 CARTELLE CLINICHE DEL PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO  DI RIMINI

La verifica è partita da un campione di 300 cartelle su bambini ricoverati tra maggio e agosto e trattenuti per almeno 24 ore. Controlli scatteranno anche sui casi del reparto di oculistica e sulle patologie lamentate da anziani. L'ipotesi di reato è epidemia colposa


Fogne, c'è una svolta nell'inchiesta aperta dalla procura di Rimini lo scorso agosto per accertare l'ipotesi di epidemia colposa a carico di ignoti rispetto ai casi di infezione riconducibili da maggio ad agosto scorsi. Ieri, gli uomini del reparto operativo aeronavale della guardia di finanza hanno infatti sequestrato 56 cartelle cliniche al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Infermi. Si è partiti da un campione di 300 casi ricondotto a 56 tenendo conto dei giorni di sversamento in mare delle fogne (mantenendo nel campione i casi fino a 4 giorni dopo la chiusura della paratia), del tipo di patologie subite e del fatto che tutti questi bimbi sono stati trattenuti in osservazione per almeno 24 ore.


Il sequestro ha origine dalla relazione del dottor Francesco Toni (direttore del Dipartimento di salute pubblica dell’Ausl) alla procura sul caso della bambina di un anno e mezzo ricoverata per una patologia alle vie respiratorie, in preda ad una forte febbre convulsiva, dopo avere fatto il bagno a Viserba vicino allo sfioratore Turchetta a luglio (la bambina si è ripresa dopo qualche giorno). Il padre aveva presentato un esposto. Dalla relazione di Toni si evince la compatibilità tra il malessere della piccola e i germi provenienti dallo scarico fognario, aperto proprio in quei giorni, a causa di eccessiva pioggia.


Le fasi successive dell'indagine, che interesserà anche il reparto di oculistica (per accertare  eventuali danni dovuti al contatto dell'acqua del mare con gli occhi) e le patologie riscontrate dagli anziani, prevedono il confronto tra i sintomi dei piccoli pazienti con l'infezione da 'colibatteri' per accertare i casi compatibili. Poi la guardia di finanza verificherà presso le famiglie se i bimbi compatibili si sono ammalati dopo aver fatto il bagno nei giorni degli sversamenti e a che altezza. Affinché scatti l'ipotesi di reato potrebbero bastare tre casi validi.


 

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PROGETTO CASA BELLARIA. IL COMUNE PROMUOVE UN PATTO SOCIALE SUGLI AFFITTI


I dati parlano chiaro. Il problema dell’abitazione è stringente. Crescono le famiglie che non sono più in grado di pagare l’affitto e le situazioni di sfratto sono sempre più numerose anche in Emilia Romagna, con una punta nel mese di luglio 2011 preoccupante (ben 124 sfratti).
Incertezza di ricevere l’affitto da parte del locatore e crisi di reddito delle famiglie rischiano di ingessare una situazione paradossale, vista l’abbondanza in riviera di numerose case sfitte, tali anche a causa delle incertezze che oggi un affitto implica.


Il Progetto Casa Bellaria si situa in questa difficile situazione e vale la pena approfondirne avvio e contenuti.


In sostanza il Comune si pone come garante del contratto e, in cambio di un prezzo calmierato (si parla del 20 e 30% in meno rispetto al mercato), offre quelle sicurezze all’affittuario che in questa situazione sembrano essere venute a meno. L’obiettivo dunque è far emergere disponibilità di case in affitto a costo contenuto, per quelle famiglie che stanno incontrando provvisorie difficoltà economiche.


L’assessore Filippo Giorgetti ce ne spiega i tratti distintivi.
“Acer, che avrà funzione di supporto tecnico, possedendo tutte le competenze, logistiche e giuridiche, per l’operazione, già possiede un progetto analogo (Emergenza casa) ma è poco conosciuto e rimane un progetto di nicchia. Noi, come amministrazione comunale e dunque più prossima alla cittadinanza, ci abbiamo messo la faccia. Abbiamo dato sistematicità e pubblicità alla possibilità di avere case con un affitto calmierato e ne garantiamo la solvibilità. Rispetto a questa emergenza abbiamo voluto fare un passo in avanti per rendere meno pesante la situazione. E’ una sorta di patto sociale che garantisca i bisogni sia di affittuari che di proprietari”.


Ma ci sono già disponibilità?
“E’ da mesi che ci lavoriamo, proprio per partire da subito con alcune realtà concrete disponibili. Abbiamo già 5 appartamenti a disposizione. Ora la commissione Affari sociali provvederà alle attribuzioni delle case, sulla base di criteri ben precisi (figli minorenni, portatori di handicap, rendito, presenza di anziani, ecc.). I locatori saranno garantiti nell’entrata dell’affitto.


Come è nata l’idea?
Ci pensavamo da tempo, ma a farci rompere gli indugi - dopo che il tentativo di rivolgerci a costruttori non era andato a buon fine -, è stata l’iniziativa di una signora, la quale a novembre ha messo a disposizione un proprio appartamento in comodato d’uso del tutto gratuito. Questo esempio, decisamente nobile, ci ha spinto a cercare disponibilità (ovviamente a pagamento) tra le persone comuni. E siamo già a buon punto, come dicevo. Ovviamente la ricerca procede. Certamente dovremo valutare poi le offerte opportune, per prezzo e situazione.


Emanuele Polverelli




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ABOLIZIONE PROVINCE, LOMBARDI (PDL): “LOTTEREMO AFFINCHE' LE PARTECIPAZIONI (FIERA, PALAS, AEROPORTO) NON DIVENTINO PROPRIETA' DELLA REGIONE”


“Il tema dell'abolizione delle Province è molto delicato per Rimini perché si porta dietro una questione di fondo. Che fine faranno le partecipazioni (proprietà) che la Provincia ha, vale a dire Palacongressi, Aeroporto, Fiera?”. La questione è posta dal consigliere regionale Marco Lombardi (Pdl) a margine della Sesta commissione provinciale.


“Pensare che queste proprietà – sottolinea Lombardi – possano andare a finire alla Regione ci preoccupa perché la Regione ha sempre avuto la prospettiva di accorpare tutto a Bologna e noi, invece, siamo gelosi delle prerogative locali essendo esse frutto dei sacrifici dei riminesi: non è giusto che vadano in proprietà alla Regione”.


L'articolo 23 del decreto 'salva Italia' trasforma le Province in organi di secondo grado con semplici funzioni di coordinamento e indirizzo, assomiglieranno dunque alle unioni dei Comuni, senza costi aggiuntivi. Secondo il consigliere Lombardi “questa cosa che sicuramente è molto gradita all'opinione pubblica, perché nell'immaginario collettivo riduce un costo dello Stato, in realtà potrebbe comportare dei problemi perché le funzioni della Provincia, per esempio scuola o turismo, non sono secondarie. L'allocazione di queste competenze tra Comuni e Regioni non è facile e comporterà delle conseguenze. E' questo il motivo dell'approfondimento che abbiamo svolto: bisogna ragionare per non fare peggio”


 

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DAYANA, STOP DELLA PROCURA ALL'AUTOPSIA. L'ISTANZA ARRIVA DAL LEGALE DI UNO DEGLI INDAGATI


Si allungano così i tempi per la restituzione del corpo alla famiglia


Stop della procura di Grosseto all'autopsia sul corpo della piccola Dayana Arlotti, così come a tutti gli ultimi otto cadaveri recuperati dal relitto della Costa Concordia spiaggiato davanti alle coste dell'isola del Giglio. La decisione dei pm è maturata in seguito all'istanza del difensore di uno degli indagati. Il legale ha chiesto che gli esami autoptici autopsie siano effettuati con incidente probatorio poiché il test del dna non sarebbe ripetibile.


“E' una richiesta che ci lascia perplessi – ci ha detto Davide Veschi legale della mamma di Dayana, Susy Albertini – perché se ci sono i presupposti giuridici per avanzare una simile istanza io comunque proprio non ne vedo l'utilità”. Si allungano così, tra l'altro, i tempi per il test del dna sulla piccola e sul padre, della restituzione dei corpi e dunque dei funerali.


La polizia scientifica, incaricata di identificare i corpi, ha dunque interrotto gli esami in attesa che sulla faccenda si esprima il gip, certamente non prima dell'incidente probatorio di domani mattina (che servirà ad accertare, tra l'altro, la tempistica del naufragio).


Costa Crociere ha fatto sapere, intanto, per mezzo di un comunicato, che "si dissocia fermamente" dalla decisione dell'avvocato “di cui non è’ dato comprendere il motivo e tantomeno l’utilità nell’ambito dell’inchiesta’’. "L’avvocato in questione – si precisa nella nota - non è uno dei professionisti suggeriti da Costa Crociere per la difesa dei propri ufficiali".


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DONNA FATALE. ELISABETTA ALDOBRANDINI E PANDOLFACCIO SULLA PALA DEL GHIRLANDAIO/1


Il compimento della grande ricerca dei Tonini sulla storia riminese (fine sec. XIX ) e l’affiorare di una civiltà pittorica dimenticata negli affreschi trecenteschi nella chiesa di S. Giovanni Evangelista (1916), avviarono un periodo di riscoperte, nel quale la città di Rimini, specialmente negli anni Venti del XX secolo, si riappropriò di memorie perdute, facendo emergere la coscienza di momenti che, ancorché lontani nel tempo, furono quelli per diversi aspetti più rilevanti nella sua storia.


In tale contesto di riappropriazione di antiche memorie, nel 1924, Pompeo Felisati, valente maestro restauratore, fu incaricato di occuparsi di una pala quattrocentesca, proveniente in origine dalla chiesa di S. Domenico (distrutta nel 1816), già attribuita dal Vasari (“Vite....”, metà XVI sec.) al Ghirlandaio e probabilmente terminata dalla bottega pittore fiorentino nel 1494.


Al restauratore, come a tanti che l’avevano osservata per secoli prima di lui, l’opera appariva come era stata descritta dall’autore delle “Vite”, ovvero “con tre figure bellissime e con istoriette di sotto; e dietro con figure di bronzo, finite con disegno ed arte grandissima”. Le “tre figure” erano in effetti quelle di S. Sebastiano, S. Vincenzo Ferrer e S. Rocco, santi invocati in caso di pestilenze, tuttora visibili nella parte superiore del dipinto.
Quando tuttavia Felisati, seguendo alcune tracce che s’intravedevano nella pittura, compì alcuni saggi, progressivamente apparvero volti e sembianze di personaggi occultati da una patina di colore eseguita in un tempo di poco successivo alla realizzazione da parte della bottega fiorentina.


Fu informato della cosa lo storico Aldo Francesco Massera che non ebbe dubbi nell’identificare i “nuovi” personaggi nell’ultimo signore di Rimini Pandolfo IV Malatesta, assieme alla madre Elisabetta Aldobrandini, al fratello Carlo, nonché alla moglie Violante Bentivoglio; in tal modo, quelli che sino allora erano stati solo nomi scritti su documenti e cronache, acquisivano fattezze di persone, così come erano state ritratte dal pittore alla fine del Quattrocento.
Sulle ragioni della ridipintura, Massera propose senz’altro la damnatio memoriae, ovvero l’intenzione di cancellare il ricordo di Pandolfo, che per i suoi misfatti, fu appunto ricordato come Pandolfaccio.


In verità, sebbene recentemente siano state proposte altre ipotesi sulla cancellazione della famiglia malatestiana, si può affermare che la scena riscoperta, per certi versi, abbia cristallizzato proprio i protagonisti dell’inizio della decadenza riminese, durante la quale la città, persa la propria autonomia, avrebbe ricoperto un ruolo sempre più marginale negli avvenimenti che interessarono la penisola italiana.
Tant’è che, ricordando che l’opera fu compiuta nel 1494, possiamo citare Cesare Clementini (1616), che dell’inizio di tale decadenza indica tempi e protagonisti: “ ...era fin dall’anno mille quattrocento novanta due principiata la fine della città nostra, il precipizio de’ cittadini e l’esterminio de’ signori d’essa (...) benché le ruine delli Stati spesso hanno ragioni occulte, atteso che Isabetta [Aldobrandini] da se medesima disposta e da alri sollecitata al risentimento (...), mon molto d’intoppo ritrovò per concitar l’animo del giovane figlio, il qual prima col dar adito à gli omicidi, fu necessitato poi a permettere diversi altri misfatti (...)”.
Ed infatti nella pala, all’estrema sinistra, sicuramente non a caso in posizione più elevata rispetto a figli e nuora, troviamo ritratta proprio madonna Elisabetta, a vegliare sulla famiglia, devotamente inginocchiata al cospetto dei santi.


Ma chi fu allora questa donna così “fatale” per il destino della città e della Signoria?
Per chiarire la questione, occorre evidenziare che fu quasi necessità di ogni signore rinascimentale tenere presso di sé – oltre alla riconosciuta consorte - una serie di concubine, le quali potevano fornire uno stuolo di figli bastardi che, legittimati all’occorrenza, assicuravano discendenza certa alla Signoria.
Tale fu il caso, ad esempio, di Roberto Malatesta, signore di Rimini e a sua volta figlio di una concubina di Sigismondo Pandolfo, il quale, con il proprio valore militare, risollevò lo stato malatestiano dalla crisi in cui era precipitato alla morte del padre.
Egli stesso, non mancò di procurarsi amanti, destreggiandosi, in verità, con una certa disinvoltura.
Tra esse, almeno due, Elisabetta Aldobrandini ed Elisabetta Degli Atti furono infatti rapite ai propri mariti, i quali rischiarono non poco, tant’è che il primo della Degli Atti fu trovato “misteriosamente” impiccato, mentre il secondo (che evidentemente aveva trovato il coraggio di sposarla) se la cavò con la prigione e l’esilio.


Nel novero delle varie amanti, fu tuttavia Elisabetta Aldobrandini a rivelarsi personaggio decisamente particolare. Secondo i cronisti del suo tempo, fu donna di bellezza eccezionale, in grado di essere grandemente ammirata ancor non più in giovane età.
Per quel che ne sappiamo poi, di fronte al brutale passaggio dallo status di onorata moglie di un gentiluomo faentino a concubina di Roberto, la donna, per così dire, non fece una piega.
D’altra parte, quale figlia di Obizzo Aldobrandini, condottiero della Serenissima e collega di Roberto Malatesta, probabilmente sapeva come andavano certe cose e, piuttosto che rimpiangere il tranquillo passato, si dispose a trarre il massimo profitto dalla nuova situazione, cercando di attrarre il più possibile verso di sé le attenzioni del signore.


La grande occasione le si presentò alla morte di Roberto, quando il Papa dispose la legittimazione di Pandolfo, figlio di Elisabetta, che divenne unico erede maschio e titolare alla Signoria.
Per una decina d’anni l’Aldobrandini fu così reggente della città, assieme a Raimondo e Galeotto Malatesta, appartenenti ad un ramo minore della stirpe malatestiana.
Quando però il figlio fu abbastanza grande, allora il palazzo che Roberto aveva donato ad Elisabetta fu al centro di diverse congiure che videro il massacro degli altri reggenti e di loro famigliari ( a questi avvenimenti si riferiva specificamente il succitato passo di Clementini).
A quel punto il campo era libero ed il figlio, non educato a reggere lo Stato bensì utilizzato come semplice strumento del potere della madre, si lasciò andare ad eccessi di ogni genere.
Questo, naturalmente, avveniva sotto il controllo di alcuni parenti dell’Aldobrandini affluiti a Rimini i quali, come lei privi di interesse al buon governo cittadino, si curavano che nulla interferisse con il suo potere.


Altri potentati tradizionalmente alleati dei Malatesta assistevano da tempo con preoccupazione alla degenerazione del sistema di governo che aveva retto la signoria riminese dalla fine del XIII secolo, quando Elisabetta morì, all’incirca tre anni dopo il compimento della pala del Ghirlandaio che la ritrae.
Ne conseguì che Pandolfo, lasciato a se stesso, condusse la situazione a livelli insostenibili divenendo oggetto di una congiura fallita, cui seguirono ritorsioni sanginose.
Ma a quel punto, equilibri secolari si erano ormai infranti e, nell’anno 1500, fu sufficiente la notizia dell’arrivo di Cesare Borgia per determinare la conclusione del dominio malatestiano e l’allontanamento di Pandolfo da Rimini. I suoi successivi tentativi di rientro, perpetrati per circa due decenni, non fecero altro che inasprire un vortice di vendette e faide perdurato per buona parte del XVI secolo, mentre la popolazione fu soggetta a saccheggi ripetuti.


E’ comprensibile allora che, appena possibile, si tentasse di rimuovere la memoria di questo tragico periodo, cancellando i segni degli antichi signori e pure il Tempio malatestiano fu salvato in extremis dal furore della plebe.
Ma, notoriamente, ciò che viene nascosto è destinato prima o poi a riemergere e ciò appunto accadde quando, dalla quieta atmosfera rinascimentale del dipinto del Ghirlandaio, dopo tanti secoli, il restauratore per primo vide apparire le fattezze di protagonisti di un tempo oscuro, quando si era avviata una decadenza che portò – per dirla con le parole di Clementini- “la fine della città nostra” ed “il precipizio de’ cittadini”.


Possiamo infine aggiungere che, assieme all’aspetto degli antichi signori, ad essere riscoperto da Felisati fu anche il messaggio che essi intendevano comunicare pubblicamente, apparendo in postura devota, ai piedi dei santi protettori della peste; capiterà senz’altro in futuro di spendere qualche parola pure su questo tema.


Pier Giorgio Pasini, La pinacoteca di Rimini, Silvana Editoriale, Milano, 1983, pp. 92 – 96.
G. Fattorini, L’ultima commissione toscana dei Malatesti: la tavola ghirlandaiesca per San Cataldo, in: La signoria di Pandolfo IV Malatesti (1482 – 1528), a cura di Gian Ludovico Masetti Zannini e Anna Falcioni, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2003, pp. 193 e ss.
Anna Falcioni, La donne di Casa Malatesti, Rimini : Ghigi, 2005, pp. 455 e ss.


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PARLAMENTARI E CONSIGLIERI REGIONALI IN PROVINCIA. A TEMA TRASPORTI, INFRASTRUTTURE, RAPPORTI CON SAN MARINO, IMPRESE E CRISI


Vertice bipartizan in Provincia per attivare impegni di lavoro sui temi caldi del territorio


Il presidente Stefano Vitali ha incontrato questo pomeriggio il deputato Elisa Marchioni(Pd), il senatore Sergio Pizzolante (Pdl) e i consiglieri regionali Marco Lombardi (Pdl) e Roberto Piva (Pd) per un confronto su infrastrutture, trasporti, rapporti con San Marino, lavoro, imprese, crisi economica, ma soprattutto sulla questione ricostruzione post blizzard. Ai politici Vitali ha riportato quanto raccolto nei giorni scorsi incontrando amministratori locali e associazioni di categoria circa la quantificazione economica dei danni prodotti. “In tal senso i parlamentari e i consiglieri regionali hanno preso l’impegno di avanzare immediatamente le istanze del territorio a Parlamento e Regione Emilia Romagna”.


Esito dell'incontro anche l'attivazione di quattro specifici impegni di lavoro dedicati a temi fondamentali per lo sviluppo del riminese, ovvero “trasporti lungo la dorsale adriatica (aeroporto, ferrovie, rete stradale principale), rapporti con la Repubblica di San Marino (frontalieri, parco tecnologico, sinergia sullo scalo aeroportuale), lavoro/imprese/crisi/crescita (canale unitario di confronto e relazione tra area riminese e istanze del tessuto imprenditoriale da sottoporre all’attenzione della Regione e del Governo, sostegno al processo di crescita delle aziende), prospettive dei poli infrastrutturali riminesi anche alla luce delle ipotesi di riorganizzazione istituzionale in corso”.


 



Venerdì, 02 Marzo 2012 17:04

L’Emilia Romagna della frutta/1

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L’Emilia Romagna della frutta/1


Non molti sanno che l'Emilia-Romagna è una delle principali regioni per la produzione di pere a livello europeo. Si parla di quasi 50 mila tonnellate di prodotto. Una bella cifra per un frutto che caratterizza i nostri territori da migliaia di anni. Merito di tanto successo è della zona geografica. L'Emilia-Romagna, grazie a temperature medio-alte, precipitazioni scarse, esperienze e tradizioni secolari, garantisce un frutto saporito, ricco di succo, dolce, che nel 1998 ha persino ottenuto dall'Unione Europea il marchio IGP, Indicazione di Origine Protetta.


Le varietà di pere coltivate nella nostra zona sono Abate Fetel, Conference, Decana del Comizio. Ognuna ha caratteristiche diverse: l’Abate Fetel, ha forma allungata con buccia giallo-rossastra e rimane dolce al palato. Si può usare sia in dessert che in preparazioni salate. La si trova, per esempio, nella torta di pere che l'anno scorso ha proposto Benedetta Parodi nel suo programma Cotto e Mangiato, oppure, per una variante originale, nel frico friulano o come ripieno del galletto al forno, come insegna Sonia Peronaci del blog GialloZafferano. La Conference è verde giallastra ed è molto dolce. Per questo viene di solito utilizzata nelle torte. Lo chef Igles Corelli la consiglia con la crema pasticcera in una sfogliatina dal gusto delicato. La varietà Decana del Comizio è invece di color verde chiaro-giallastro, con rugginosità sparsa e ha un sapore aromatico. Lo chef Alessandro Borghese l'ha proposta in uno strudel a base di pere e parmigiano reggiano. Questo formaggio si adatta perfettamente a questo frutto e molti usano l'abbinamento saporito anche come fine pasto, al posto del dessert.


Se è da sola, senza latticini, zucchero, creme o cioccolato, la pera è il frutto ideale per le diete: solo 100 calorie in circa 160 grammi di prodotto. Il principale zucchero semplice contenuto nella pera è il levulosio, lo zucchero naturale con il più alto potere dolcificante. Le pere fresche sono inoltre ricche di fibra, potassio e altri sali minerali nonché vitamina C.


Naturalmente, per non perdere tutti questi preziosi elementi, il frutto dovrebbe essere mangiato crudo ma è comunque da provare anche cotto, in ogni piatto del menu, dall’antipasto al dolce. Come dice il detto,”non dite al contadino quanto è buono il formaggio con le pere”, ma voi provate perché abbinare questo frutto a un formaggio, soprattutto a uno gustoso come quelli del nostro territorio, dal parmigiano al formaggio di fossa, è un’esperienza culinaria unica.


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PROTOCOLLO LEGALITA' E SEMPLIFICAZIONE EDILE, IL MINISTRO CANCELLIERI SARA' PRESENTE A RIMINI IN OCCASIONE DELLA FIRMA DA PARTE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE E DEI PREFETTI


Sotto l'occhio attento del ministro Anna Maria Cancellieri, il presidente della giunta regionale, Vasco Errani, e i Prefetti dell'Emilia-Romagna firmeranno il protocollo d’intesa sulla promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata (in attuazione della legge regionale 26 novembre 2010).


“Tra le novità del Patto – si legge nella nota inviata dalla Prefettura – quella di condizionare l’efficacia del permesso a costruire all’insussistenza di situazioni ostative ai sensi della vigente normativa antimafia in capo alle imprese affidatarie ed esecutrici dei lavori edili”.


La cerimonia avrà luogo lunedì prossimo alle 11 presso i Musei comunali.




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MALTEMPO, CONTINUA LA CONTA DEI DANNI. CONFINDUSTRIA:"LA STIMA E' DI 30 MILIONI. NECESSARI PROVVEDIMENTI PER AIUTI ADEGUATI”


Dalle agevolazioni fiscali e burocratiche fino alla destinazione di plafond specifici nelle banche: l'associazione degli industriali chiede che "chi ha subito dei danni possa ricevere gli aiuti adeguati" anche perché la situazione è ancora "critica per le aziende colpite"


“Dai dati raccolti con gli ultimi aggiornamenti fra gli associati di Confindustria Rimini, si stimano danni per circa 30 milioni di euro”. Continua la conta dei danni causati dalle nevicate di fine gennaio. Dopo le associazioni di categoria del comparto agro-zootecnico (20 milioni) e il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, che qualche giorno fa aveva parlato di 60 milioni (di cui 40 ai danni strutturali e, comunque, riservandosi di verificare nuovamente la cifra a nevi completamente sciolte) arriva oggi il bilancio di Confindustria, a completare la collezione dei 'bollettini di guerra'.


L'associazione degli industriali chiede provvedimenti “affinché chi ha subito dei danni possa ricevere gli aiuti adeguati” di fronte all'evento “imprevedibile, mai accaduto prima”. Nonostante la congiuntura economica sfavorevole, Confindustria si appella al governo affinché possano essere rinviati “gli adempimenti fiscali delle aziende che hanno subito danni, ad esempio con una dilazione dei pagamenti Inps, Inail, Irpef dei dipendenti”. Tra i provvedimenti necessari anche “una corsia preferenziale per chi deve avviare pratiche di ricostruzione con uno snellimento dell’iter burocratico” presso le amministrazioni locali.


Confindustria invoca anche l'intervento delle banche. “Agli istituti di credito, chiediamo un’attenzione particolare per realizzare dei plafond specifici per finanziare le imprese che devono ripristinare il normale svolgimento dell’attività produttiva. Sappiamo che alcune banche si sono già mosse in questa direzione, ringraziandole, auspichiamo che altri istituti di credito seguano questo esempio”.


Cumuli di neve fino a tre metri in Alta Valmarecchia, aziende chiuse, strutture che hanno ceduto, la crisi deve ancora rientrare del tutto. “Riteniamo opportuno sottolineare come la situazione rimanga ancora critica per le aziende colpite”.



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RICORSO MUNICIPALE, GLI AGENTI NON RESTITUIRANNO L'INDENNITA' DI DISAGIO (1MILIONE 400MILA EURO), I DIRIGENTI SI' (CIRCA 60MILA EURO)


I vigili di Rimini non restituiranno le indennità di disagio erogate loro tra il 2000 e il 2009 (per le casse del Comune di tratta di 1milione 400mila euro circa). Non lo stesso per gli ispettori che dovranno restituire complessivamente una cifra attorno ai 60mila euro.


La decisione del giudice del lavoro, Lucio Ardigò, è arrivata ieri. I 190 agenti della municipale, quelli che hanno fatto ricorso, seguiti a livello locale dall'avvocato Giuliano Zamagni, hanno effettivamente svolto le prestazioni di disagio (orari particolari e turni notturni), oltre alle prestazioni di vigilanza (vale a dire la necessità per un vigile di non poter sempre lavorare seduto a una scrivania, ma dover andare spesso in strada).


“Il contratto collettivo – spiega l'avvocato – prevede per la categoria sia l'indennità di vigilanza sia quella di disagio. Questo contatto è stato recepito a livello locale consentendo anche ai vigili riminesi di cumulare due indennità”. L'inghippo è arrivato nel 2010 quando, dopo un 'ispezione del ministero delle Finanze. Di fatto il ministero assimila le due indennità e ha quindi chiesto al Comune di smettere di erogarne una, perché doppia. Ricorsi simili si stanno ripetendo anche in altre città, come Verona e Rieti.


Si aggira attorno ai 60 mila euro invece la somma complessiva di indennità che quindici ispettori dovranno restituire, dice il giudice, perché il contratto (diverso) non prevedeva l'indennità di disagio, comprendendo anche le mansioni notturne.



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