Lotta nel Pd, Melucci canta vittoria ma Sacchetti replica: tutto torna come prima
“Abbiamo vinto”, scrivono alle 10,48 alle redazioni dei giornali Maurizio Melucci e Jessica Valentini. Alle 11,33, via Whatsapp, arriva pronta la replica del segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti il cui senso è: la vostra è solo una vittoria di Pirro. Tema del botta e risposta è la disputa sull’allargamento da 52 a 74 dei membri dell’assemblea/direzione comunale del Pd. Una battaglia apparentemente giuridica e formale che ha invece un risvolto politico sostanziale. La posta è la scelta del candidato sindaco: con l’allargamento Jamil Sadegholvaad parte sensibilmente favorito. Non a caso il ricorso era stato presentato dall’ex vice sindaco Melucci, sponsor di Emma Petitti, a cui si era aggiunta Valentini, fan della consigliera regionale, per richiedere il rito delle primarie.
“La legalità nel Partito Democratico di Rimini è stata ristabilita. – si legge nella nota inviata ai giornali - La Commissione Nazionale di Garanzia ha accolto, all’unanimità, il ricorso presentato contro l’allargamento dell’assemblea congressuale e direzione comunale del Pd di Rimini a componenti di diritto che avrebbero modificato la composizione numerica e politica dell’organismo in procinto di prendere decisioni di centrale importanza per il futuro del centrosinistra a Rimini, ossia la designazione del candidato a Sindaco alle prossime elezioni amministrative. La direzione comunale del Pd di Rimini, corretta, è dunque di 52 componenti come eletta dai congressi con il solo sindaco unico componente di diritto”.
“Siamo convinti – concludono Melucci e Valentini - che i problemi politici non si risolvono con i ricorsi ma neanche si aggravano con soluzioni “furbesche”. Crediamo anche che di questo tentativo erano a conoscenza e “complici politici” anche esponenti di primo piano del Pd regionale e locale. Ora tutto ritorna alla politica, che dovrà decidere in modo corretto come arrivare ad una proposta di candidatura a sindaco condivisa ed il più possibile unitaria”.
Lo spartito del segretario provinciale Sacchetti propone un’altra musica. “Al netto delle considerazioni poco eleganti ed educate verso il loro partito espresse dai ricorrenti Melucci e Valentini, e al fine di non avvelenare un clima già abbastanza pesante per la portata delle decisioni che si dovranno assumere nei prossimi giorni, terrei a specificare che la lettura corretta e condivisa anche in sede nazionale della delibera pervenuta è sensibilmente diversa”. E qual è? “La Commissione nazionale di Garanzia del PD ha espresso il suo parere, dicendo che è legittimo che l’assemblea comunale del PD Rimini possa essere composta sia da membri elettivi che da membri di diritto. Questo perché lo Statuto regionale del PD Emilia Romagna riconosce alle articolazioni locali del PD autonomia organizzativa. L’allargamento proposto per l’assemblea comunale del PD Rimini è dunque legittimo e ha comunque bisogno di essere ratificato dall’assemblea comunale”. In sostanza la Commissione nazionale di garanzia ha bocciato l’allargamento per incompetenza dell’organo che lo aveva deciso (la commissione regionale). Ma se l’assemblea comunale decide di cooptare i 23 membri è libera di farlo.
L’assemblea comunale è convocata per il pomeriggio di sabato 19 giugno. Il primo punto all’ordine del giorno sarà appunto il voto sull’allargamento. Se l’assemblea comunale lo approverà, potranno far parte dell’organismo decisionale persone finora escluse come il segretario Alberto Vanni Lazzari, le consigliere regionali Emma Petitti e Nadia Rossi, alcuni consiglieri comunali.
Completato questo passaggio, sarà aperto il dibattuto sulle candidature. Dal tavolo della coalizione sono emersi tre nomi: il più indicato è stato Jamil Sadegholvaad, mentre la lista “Coraggiosa” ha proposto Nazzareno Gabrielli e Europa Verde l’ex eurodeputato Marco Affronte.
I lavori, questo è l’obiettivo, dovrebbero concludersi con un voto. Cioè nella serata di sabato, salvo sorprese sempre possibili visto il clima poco sereno, dovremmo conoscere il nome del candidato del Pd. Anche perché la coalizione aveva chiesto di allineare i tempi di Rimini con quelli delle altre città, e domenica, per esempio, ci sono le primarie a Bologna.
5 Stelle, la consigliera regionale Piccinini spinge per l'accordo con il Pd
"Se vogliamo incidere davvero sul futuro della città di Rimini il Movimento 5 Stelle ha il dovere di provare ad uscire dall'isolamento e superare la politica dei veti e della contrapposizione portata avanti in questi mesi. Partendo dal confronto su temi e proposte concrete. Una posizione che sostengo da tempo". È quanto dichiara Silvia Piccinini, capogruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, riguardo alla comferenza stampa che hanno tenuto i grillini di Rimini sabato mattina.
Ancoa una volta, rispetto a Rimini, la consigliera regionale spinge per un accordo con il centrosinistra.
"Ci sono sfide molto importanti che ci attendono e tanti progetti che possiamo finalmente portare a termine per migliorare la qualità della vita dei riminesi e risolvere i problemi ancora presenti – aggiunge Silvia Piccinini – Iniziando, per esempio, dalla realizzazione delle comunità energetiche, una proposta già condivisa da Sadegholvaad, che stiamo portando avanti con ottimi risultati anche a Ravenna con il sindaco De Pascale e che può trovare condivisione, insieme ad altre tematiche, all'interno di un percorso comune anche a Rimini con le forze che hanno sostenuto il governo Conte due e con le realtà civiche presenti sul territorio. È una sfida che dobbiamo provare a giocare. Partiamo da quelle, e dai temi che ci avvicinano. Le idee poi camminano sulle gambe delle persone, che dovranno essere capaci di interpretarle al meglio e portarle avanti con serietà" conclude Silvia Piccinini.
La testimonianza di "Zatto" sul giornale del Papa
Il sacerdote riminese Roberto Battagia, parroco di San Girolamo e assistente di Comunione e Liberazione, ha pubblicato un articolo sull'Osservatore Romano, il giornale della Santa Sede, nell'ambito del ciclo "Il sabato italiano" dedicato a riflessioni su "chiese vuote e umanesimo integrale".
Battaglia riprende le considerazioni già sviluppate recentemente su BuongiornoRimini, aggiungendovi però un importante nuovo capitolo.
Alle testimonianze di Alberto Marvelli e Sandra Sabattini (uno beato, l'altra prossima ad essere proclamata) aggiunge quella di Nicola Zattoni, per gli amici Zatto, l'imprenditore di 37 anni morto di Sla domenica scorsa.
Nella circostanza in cui viviamo - scrive Battaglia - non mancano giovani e adulti che si riavvicinano all’esperienza ecclesiale. Quando accade non è per una consonanza ideologica o per una condivisione dei temi etici, tantomeno per un attivismo clericale, ma solo per il riconoscimento di uno sguardo capace di abbracciare il proprio bisogno umano.
In questi giorni, sempre a Rimini, questo si è reso evidente nell’esperienza di Nicola Zattoni (1984-2021), giovane imprenditore appartenente a Comunione e Liberazione, morto per sla il 6 giugno, la cui testimonianza ha attratto tantissimi giovani e adulti, diversi dei quali lontani dalla vita ecclesiale, i quali hanno riconosciuto nel suo volto la possibilità di guardare con speranza alla propria umanità ferita.
Ciccando qui puoi leggere l'articolo integrale.
I nostri articoli su Nicola Zattoni
«Sul volto di Nicola il Cristo sia crocifisso che risorto». I funerali di "Zatto"
La vittoria di Nicola Zattoni nel definitivo abbraccio con il Mistero da cui era attratto
Lucio Paesani è già in campagna elettorale. Come candidato sindaco
Il faccione in giacca e cravatta, la scritta gigante Rinascimento Rimini, il logo Lucio Paesani sindaco, il logo della lista civica Noi amiamo Rimini. Il tutto confezionato in un manifesto 6x3 che comincia ad apparire sui tabelloni pubblicitari. Paesani ha iniziato la campagna elettorale come candidato sindaco?
La visione del manifesto provoca sorpresa in chi fino ad oggi ha seguito il dibattito politico nell’ambito del centrodestra. Le ultime notizie riferivano di un Lucio Paesani che aveva preso contatti con i dirigenti nazionali (ad esempio Maurizio Gasparri, di Forza Italia), che ancora stava discutendo con i partiti locali per verificare se è possibile un accordo. Un accordo che potrebbe avere diverse declinazioni: Paesani diventa il candidato di tutto il centrodestra, Paesani sostiene un altro candidato (“purché sia evidentemente migliore di me” ha posto come condizione). Oppure nessun accordo e Paesani si lancia in una corsa solitaria.
L’affissione dei manifesti fa pensare che la decisione sia presa, in barba a tutte le regole codificate della politica. La spiegazione formale che il candidato fornisce è diversa: “In un momento in cui ero assolutamente pessimista sull’esito del confronto con il centrodestra – spiega – avevo fatto stampare i manifesti e prenotato gli spazi. Senonché le affissioni hanno anticipato i tempi”. In che senso? “Nel senso che prima volevo fare la conferenza stampa di presentazione del mio progetto e della mia lista”. Ma se uno legge le notizie e poi vede il manifesto non capisce, magari pensa ad una presa in giro: si sta ancora trattando o Paesani ha già deciso che farà comunque il candidato sindaco? “Adesso c’è qualche apertura sul mio nome, anche se non da parte di tutti. In ogni caso è certo che io sarò in corsa alle elezioni. In quale ruolo, lo vedremo presto”.
Chiediamo a Paesani se qualcuno dei partiti del centrodestra ha visto i suoi manifesti e gli ha chiesto spiegazioni. “No, del resto fino ad oggi non ho seguito nessuna regola e i fatti mi stanno dando ragione”. L’imprenditore cerca anche di sfuggire alla narrazione di un suo veto su Gianni Indino, presidente della Confcommercio.
Negli ultimi giorni, vuoi per l’impossibilità di trovare il candidati civico “autorevole e irresistibile”, vuoi per l’iniziativa dei partiti alleati-concorrenti della Lega, il nome di Paesani ha ripreso quota. È stato accreditato di un 6-8 percento di consensi, “senza i quali il centrodestra non riuscirà a vincere”, hanno sottolineato.
Paesani, ma chi l’ha stabilito questo 6-8 per cento? “Lo dicono i sondaggi, uno dei quali commissionato da me a un istituto nazionale. Sono quotato al 6/8 per cento, con la possibilità di crescere fino al 10 per cento. Come indice di notorietà io sono al 31, la Petitti al 49. Significa che devo ancora farmi conoscere da una fetta di elettorato”.
Per poter dire che senza di lei non si vince, bisogna che i voti li strappi alla sinistra. Se va a pescare nell’area del centrodestra, cambia l’ordine dei fattori ma non il risultato. “Dal sondaggio emerge che è disponibile a votare per me quel mondo produttivo che per sfiducia non andava più alle urne. Inoltre emerge che su 10 elettori, 4 vengono dalla sinistra e 6 dalla destra”.
È evidente che, tempi delle affissioni a parte, Paesani ragioni come un candidato in corsa.
Certo è un personaggio che sfugge a scontate e facili catalogazioni. Lo dimostra, fra le altre, l’iniziativa di rendere omaggio alla tomba di Alcide De Gasperi, con la promessa di andare a far visita a Enrico Berlinguer al cimitero Flaminio, e poi a tutti i grandi del Novecento. “Al di là delle vecchie ideologie - ha scritto su Facebook - Sopra la nuova ma già stantia, squallida e dannosa antipolitica”.
Oppure, da un imprenditore del mondo della notte non ti aspetteresti riflessioni culturali di questo tipo: “Cito spesso Pasolini. Lui, vide "il totalitarismo" della società dei consumi, e sostenne nel 1974 ciò che da altra angolazione argomentò Oriana nel 2005, ed oggi Sgarbi. Pasolini disse che non c'era più spazio per le religioni in quel totalitarismo, e noi, anziché cercare risposta nell'immateriale (fede, pensiero), l'abbiamo ricercata nel marketing”.
Si può prevedere che Paesani, in qualunque collocazione si presenti, sarà un protagonista della prossima campagna elettorale.
I grillini lanciano il loro programma ma sono vaghi su Gnassi e sulle alleanze
Ma i grillini, che hanno convocato una conferenza stampa per parlare del loro programma, per stigmatizzare che finora si è discusso solo di nomi, di veti e controveti, di lotta fra correnti nel Pd, insomma il Movimento 5 Stelle che vuole riportare le cose da fare al centro della discussione politica, che giudizio ha sull’amministrazione uscente, sulle cose realizzate dal sindaco Gnassi? Molto difficile ottenere una risposta chiara dal senatore Marco Croatti. Prima prova a dire che se ne parlerà ai tavoli di confronto sul programma, poi azzarda che quello è il passato e adesso bisogna pensare al futuro, infine, incalzato, arriva a sostenere che loro cercheranno di migliorare quello che è stato realizzato finora. Un giudizio chiaro ed esplicito impossibile ottenerlo.
Altra domanda cruciale: ma il Movimento 5 Stelle a Rimini farà un’alleanza con il centrosinistra o si presenterà da solo, con un proprio candidato sindaco? Nelle settimane scorse i grillini hanno chiesto ripetutamente una candidatura terza rispetto al duello Petitti-Sadegholvaad, ma l’evoluzione del percorso interno al Pd e al centrosinistra ha portato l’assessore della giunta Gnassi in una posizione di vantaggio nella decisione finale e l’ipotesi del terzo capace di unire tutti sembra definitivamente tramontata. Vicino a Croatti, c’è il sindaco di Cattolica, Mariano Gennari, che si ripresenterà al voto avendo contro tutto il centrosinistra, dai moderati ai comunisti. E questo perché, nonostante i vertici regionali del Pd avessero spinto per l’alleanza con il sindaco uscente, quelli locali non ne hanno voluto sapere. “Quello che è successo a Cattolica non ha aiutato”, commenta Gennari. Quindi, i grillini a Rimini andranno da soli? “E’ possibile”, ammette Croatti, “Intanto però noi lanciamo il confronto sul programma, che è quello di cui c’è bisogno”.
Passano gli anni, arriva il divorzio da Rousseau, presto nascerà un nuovo movimento guidato da Giuseppe Conte, ma certi antichi vizi grillini, come quello di rispondere in modo oracolare e mai con chiarezza alle domande, rimangono. Così come la strana prassi, introdotta da qualche mese a questa parte, di mandare comunicati e convocazioni firmati congiuntamente dalla deputata Giulia Sarti e dal senatore Marco Croatti, e poi agli appuntamenti Sarti, per un motivo o per l’altro, non si presenta mai. Oggi aveva il treno in ritardo. Peccato, perché avrebbe potuto rispondere alla domanda che molti si fanno: è stata “assolta” dai probiviri del partito sulla storia dei mancati rimborsi? e con quali motivazioni?
Non c’era la deputata, ma in compenso c’erano una ventina di attivisti che probabilmente saranno anche i probabili candidati della lista per le elezioni comunali, solitaria o alleata del Pd che sia. Sono coloro che da un anno a questa parte hanno appunto lavorato sul programma. Uno dopo l’altro hanno presentato in due minuti ciascuno il distillato di ciò che hanno in mente per Rimini. Ambiente: Rimini deve essere una smart city ecosostenibile. Welfare: uno sportello unico comunale per le violenze sulle donne. Disabili: una spiaggia con una passerella anche in acqua. Turismo: la pensioncina familiare come patrimonio Unesco e un marchio che identifichi gli hotel che rispettano i diritti dei lavoratori. Trasporti: un aeroporto collegato con gli hub internazionali di Parigi e Francoforte. Urbanistica: stop al consumo di suolo e sì a parcheggi interrati o sopraelevati. Cultura: recuperare sale per mostre temporanee. Sport: settore da valorizzare al massimo anche per il turismo.
L’ultima domanda che rimane è chi ha il potere di rappresentare e di decidere per conto dei 5 Stelle di Rimini. Croatti sostiene che questo potere è demandato agli eletti nelle istituzioni, i parlamentari, dove ci sono, e poi a scalare, i consiglieri regionali, i consiglieri comunali. Tutti ricordano cosa accadde nel 2016: due liste contrapposte che chiesero la “certificazione” a Milano, nessuna che la ottenne, i grillini esclusi dal consiglio comunale. Croatti spiega che prima del caos in cui sono precipitati esistevano i “facilitatori”, lui stesso lo era con il compito “formazione e coinvolgimento”. Ora questa struttura è congelata, da quel che si è capito a fine settimana prossima dovrebbe essere varata una nuova struttura organizzativa comprensiva dei referenti chiamati a decidere sulle elezioni locali. Croatti e Gennari rimarcano che non esiste il benché minimo dubbio che la squadra che oggi si è presentata con il suo programma non ottenga il via libera per presentarsi alle elezioni. “Abbiamo sempre informato i facilitatori del lavoro che stiamo svolgendo”.
Cattolica, dove il Pd ha rifiutato i 5 Stelle e schiera Foronchi. La destra in panne
Nel 2016 i partiti di centrodestra di Cattolica, nel ballottaggio fra Mariano Gennari e Sergio Gambini, riversarono i loro voti su Gennari. Contro ogni altra considerazione, era prevalso l’istinto belluino di mandare finalmente il Pd all’opposizione. Ci fu allora chi giudicò quest’atteggiamento una sorta di suicidio politico, vista la profonda diversità di cultura politica rispetto al populismo e giustizialismo grillino. Chi parlò di suicidio politico fu facile profeta, considerato lo stato attuale di agonia del centrodestra a Cattolica. Forza Italia è sparita, Fratelli d’Italia non ha radicamento, evaporata l’area Udc-centristi che pure aveva avuto un certo peso anche amministrativo, è rimasta la Lega che però si è proclamata repubblica autonoma rispetto al “governatorato” romagnolo di Jacopo Morrone. Una situazione che è ben fotografata anche dai risultati delle elezioni regionali del 2019, gli ultimi disponibili. La Lega prese il 32,2 per cento, Fratelli d’Italia l’8,1 e Forza Italia il 2,8. C’era dunque un’area di centrodestra che tendeva al 44 per cento ma si trattava prevalentemente di un voto di opinione, trainato dalla Lega che in quella consultazione non aveva ancora cominciata la fase calante.
Fatto è che per le elezioni amministrative di ottobre il centrodestra a Cattolica non ha ancora battuto un colpo. L’unico a muoversi è stato Massimiliano Gessaroli, il primario di chirurgia ormai in pensione, che nel 2016 era appunto stato il candidato del centrodestra. Il 31 maggio ha annunciato ufficialmente la sua ridiscesa in campo alla guida della lista Alleanza Civica per Cattolica. Sarà una lista con “varie personalità espressione del tessuto sociale, culturale ed economico della nostra Città, inclusiva di tutti coloro che non hanno legami, impegni, coinvolgimenti ed incarichi diretti in attività politiche di Partito”. “Collaboreremo con quelle formazioni politiche ed interlocutori politici principalmente di centro-destra che aderiranno a questo progetto”, ha precisato nel suo messaggio. Ma nessun partito di centrodestra, né locale, né provinciale, ha finora dichiarato la propria adesione.
Il centrosinistra è invece già in campagna elettorale da qualche settimana. Il Pd di Cattolica, guidato da Alessandro Belluzzi (un ex renziano della prima ora) si è opposto a muso duro al progetto (della segreteria regionale e del presidente Stefano Bonaccini) di fare del partito locale l’agnello sacrificale per propiziare l’alleanza Pd-5 Stelle a Rimini. I democratici di Cattolica avrebbero dovuto sostenere la ricandidatura del sindaco uscente Mariano Gennari e i 5 Stelle avrebbero dato i loro voti al candidato Pd di Rimini. Ma Belluzzi e soci non ne hanno voluto sapere. Non è una preclusione di carattere politico o ideologico - hanno detto - ma dipende dalle scelte amministrative che Gennari ha compiuto in questi anni ed anche allo scadere del mandato. Una delle questioni è il nuovo lungomare, giudicato una semplice manutenzione dell’esistente, senza alcuna innovazione e visione strategica.
Il Pd è riuscito a mettere insieme un’ampia coalizione, che raggruppa tutto ciò che sta alla sua sinistra, le liste civiche, i socialisti e i moderati di Azione. Sulla carta questa coalizione parte dal 48,3 per cento ottenuto da Bonaccini alle regionali. Il candidato sindaco, anzi la candidata, è Franca Foronchi, una insegnante che è stata per dieci anni sindaco di Gradara (rinnovandola e rilanciandola sul piano turistico) ed anche assessore all’ambiente di Pesaro. I suoi punti di forza sono questa esperienza amministrativa di lungo corso e una empatica capacità di ascolto e di rapporto con i cittadini. Riuscirà nell’impresa di vincere al primo turno?
Mariano Gennari si gioca la partita del secondo mandato sostenuto ovviamente dai 5 Stelle e pare anche da una o due liste civiche promosse da piccoli operatori economici. La navigazione di Gennari in questi anni non è stata tranquilla. Dopo appena un anno ha abbandonato la giunta l’assessore Amedeo Olivieri, seguito poi dall’assessore Patrizia Pesci ed infine dal vice sindaco Valeria Antonioli. Proprio di questi giorni è invece l’abbandono di un consigliere comunale, Franco Bruno Vanni, perché non condivide la vendita della scuola elementare Repubblica (un atto che in effetti sta facendo molto discutere) e perché la giunta ha deciso di “procedere per vie legali, a spese dei cittadini, contro chi ha espresso critiche sui social network”.
Gennari aveva esordito con un ambizioso masterplan affidato all’architetto ecologista Leon Krier, progetto poi lasciato cadere, ed ora i suoi consiglieri rivendicano come obiettivo raggiunto dell’amministrazione l’asfaltatura delle strade.
Il voto di ottobre dirà quale consenso il sindaco è riuscito a coagulare intorno alla propria azione amministrativa. Dal punto di vista politico i 5 Stelle non hanno più il vento in poppa come nel 2016. Allora al primo turno delle comunali presero il 26 per cento, nel 2019 alle regionali si sono fermati al 7,8. Non solo a Cattolica, le amministrative di ottobre saranno un test per verificare quale effettivo consenso avranno i grillini guidati da Giuseppe Conte.
«Sul volto di Nicola il Cristo sia crocifisso che risorto». I funerali di "Zatto"
«È la prima volta che mi accade di vedere sullo stesso volto umano il volto di Cristo crocifisso e risorto che convivono insieme». Ciò che dice don Carlo Grillini nell’omelia per i funerali di Nicola Zattoni è davvero paradossale. “Zatto”, così lo chiamavano gli amici, è morto a 37 anni per una Sla che non ha concesso sconti, anzi ha manifestato subito il suo volto crudele e devastante. «Zatto era crocifisso nel corpo ma aveva già il tono della resurrezione», insiste don Carlo. Quanti si sono radunati nel cortile dell’ex colonia Comasca, dove sono stati celebrati i funerali per poter accogliere in sicurezza le centinaia e centinaia di amici e conoscenti di Nicola, ascoltano commossi, e forse stupiti, il giudizio sorprendente di don Carlo. Non increduli, perché Zatto lo conoscevano tutti bene. In tanti in questi mesi si collegavano su Zoom per pregare con lui e per lui. Anche il sacerdote conosceva molto bene il giovane imprenditore, originario di Forlì ma da anni trapiantato a Riccione. Questa presenza contemporanea del Cristo crocifisso e risorto nel volto di Nicola «è stato un miracolo impensabile per lui e anche per me, non lo avevo mai intuito prima», ammette. Non era quello che Nicola si aspettava quando si identificava nel canto di ingresso alla celebrazione eucaristica, «gustate e vedete come è buono il Signore». Eppure il volto di Cristo crocifisso e risorto ce l’aveva stampato in faccia, «e il mondo l’ha visto con i video e con le foto», sottolinea don Carlo.
Nicola Zattoni ha lascato queste terra all’età di 37 anni nel vespero della festa del Corpus Domini, come aveva desiderato. La sua febbre di vita lo portava a viaggiare in ogni parte del mondo. E nell’estate scorsa, in Islanda, si era accorto che il corpo non rispondeva più ai suoi comandi. Poi ad ottobre era arrivata la terribile sentenza dei medici. Una Sla, in una forma particolarmente aggressiva. In dieci mesi la malattia l’ha strappato al suo intenso desiderio di vita.
La liturgia del giorno, concelebrata da una dozzina di sacerdoti, propone la seconda lettera di san Paolo ai Corinzi: «In Gesù Cristo vi fu il sì». «Anche in Nicola ci fu un sì. – scandisce don Carlo - Non fu subito un sì a Dio, perché non ne ha avuto subito coscienza. Tantomeno alla croce. Mai Nicola avrebbe detto sì alla croce». In effetti Nicola diceva: «Non sono forte. Non sono coraggioso. Non ho le spalle per questa croce. Sono semplicemente “preso”». Gustate e vedete quanto è buono il Signore. La conversione è questione di attrattiva.
E allora a cosa Nicola Zattoni ha detto sì? «Il suo sì impetuoso e scomposto era alla propria felicità, fino a quando non incontrò Cristo: in quel momento divenne un sì cosciente. Ma Cristo non gli mise la vita a posto subito. La fede cosciente a Nicola ha cambiato la vita ma non il comportamento, non il carattere, non gli ha tolto quella scompostezza umana che lo caratterizzava». Secondo san Paolo l’uomo nuovo non distrugge l’uomo vecchio, la creatura nuova viene a salvare la vecchia creatura, la corregge e la sorregge, soprattutto quando cade sotto la croce, la croce umiliante del peccato. «Dopo l’incontro con Cristo – ha sottolineato il sacerdote – Nicola non è più rimasto schiacciato ma dopo ogni caduta ripartiva. Era proteso al futuro, era proteso alla sua realizzazione umana. Certamente non ha mai immaginato che il suo destino fosse la brutalità della croce in questa malattia inesorabile. Quando è arrivata, con Dio ci ha anche litigato, ma non ha mai smesso di dire sì. Non alla croce ma alla propria felicità umana». Gustate e vedete quanto è buono il Signore.
Ma doversene andare così, a 37 anni, con la vita davanti, non è giusto, protesta la nostra umanità incredulità. Sì, la natura è matrigna, ha ragione Leopardi, concede don Carlo. «In dieci mesi è successo tutto. Un giorno ci parlammo, ci dicemmo: dieci mesi… Gesù fece tutto in tre ore… e in quelle tre ore ha detto le sette frasi più potenti che esprimono il cuore umano. Poteva campare venti secoli, in tre ore ha fatto tutto perché, come dice il salmo, “davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo”. Non conta la quantità del tempo, conta lo stare davanti al Signore in ogni istante. Questi dieci mesi non sono piovuti dal cielo, Nicola li ha vissuti sulla croce come ha vissuto tutta la sua vita da quando si è convertito. Ha fatto vedere al mondo ciò che già aveva dentro di sé. Oggi più di dieci mesi fa abbiamo chiaro che nessuna croce ci può impedire di dire sì alla nostra felicità, cioè a Cristo risorto. Le croci ci possono impedire i movimenti, ci possono impedire la respirazione, come a Nicola, ma non ci possono impedire il volere, il desiderare, il domandare».
Ma perché non tutti i malati di Sla reagiscono allo stesso modo alla croce? Don Carlo Grillini ricorda a tutti un’antica parola umana e cristiana, la libertà, l’unico dono che tutti gli uomini hanno ricevuto in egual misura. «Dio ha affidato il miracolo della sua resurrezione nel volto di un crocifisso al filo della libertà».
La vittoria di Nicola Zattoni nel definitivo abbraccio con il Mistero da cui era attratto
“Non vince il male, non vince la Sla“. Così affermava Nicola Zattoni nell’intervista che aveva rilasciato a TV2000 nel febbraio scorso. Ed anche ora, in cui apparentemente la Sla sembra aver vinto, resta intatta la forza di verità delle sue parole. “Dov’è morte la tua vittoria?”, si chiede san Paolo.
Nicola Zattoni, 37 anni, originario di Forlì ma da tempo residente a Riccione, è tornato alla casa del Padre nel tardo pomeriggio di ieri, festa del Corpus Domini. Ad amici e famigliari aveva confidato che gli sarebbe piaciuto lasciare questa terra nel giorno in cui la Chiesa festeggia il Corpo di Cristo.
La notizia si è sparsa velocemente, anche perché in questi mesi intorno a Nicola si era creato uno spontaneo movimento di persone che ogni sera alle 21 si collegava tramite Zoom per pregare con lui e per lui. Nicola raccontava cosa gli era capitato nel corso della giornata. Una giornata che, a dispetto della crescente immobilità a cui era costretto dalla malattia, era incredibilmente ricca di avvenimenti, di fatiche ma anche di sorprese positive, cioè di segni concreti della presenza di quel Mistero a cui aveva affidato la vita. Nel corso di questi appuntamenti si collegavano fino a 300 persone, non solo riminesi, ma da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero.
Nicola aveva un temperamento vivace, era pieno di interessi, viveva intensamente il reale, per usare una famosa espressione di don Luigi Giussani. Amava molto viaggiare, in ogni parte del mondo, ed è proprio nel corso dell’ultimo viaggio, in Islanda nell’estate del 2020, che ha avvertito i primi sintomi della malattia. Poi nel mese di ottobre gli è stata diagnosticata una forma molto aggressiva di Sla, che in pochi mesi lo ha portato alla morte. “Sto vivendo una intensità di vita impossibile, inimmaginabile”, ha detto di quei giorni.
Nella citata intervista a Tv2000 aveva detto: “Ho sempre avuto nella vita il desiderio di servire nel senso di essere utile ma anche di accudire. Oggi sono ad io essere accudito in tutto, ho bisogno di tutti e mi chiedo: a cosa servo? Prima ero indipendente, viaggiavo, ero sempre in movimento, è terribile a 36 anni dipendere per tutto. Eppure questa cosa qui mi determina ma non mi definisce. La mia faccia non è quella di una persona schiacciata dalla malattia” .
Il 1 giugno scorso, con una cena sul terrazzo della casa che lo ospitava, è stato festeggiato il suo trentasettesimo compleanno. Nicola aveva ricevuto gli amici elegantissimo, certamente presentiva che quello era un addio. Anche in quell’occasione le sue parole però non hanno avutoil sapore della sconfitta ma trasudavano vittoria: “Tutto questo negli ultimi sei mesi è quello che ho sempre desiderato. Avreste dovuto vedere questa casa oggi pomeriggio. Decine di persone che lavoravano con il sorriso, grati. Ma dove si vede una cosa del genere? Chi fa tutto questo? Io vi auguro che la vostra vita possa essere piena come la mia. Io sto vivendo, e voi con me, un anticipo di paradiso. Per cui, quando tra poco non ci sarò più, saprete che non avrò smesso di festeggiare. La cosa che più mi riempie il cuore è che uno, guardando me, non può confondersi. Non sono forte. Non sono coraggioso. Non ho le spalle per questa croce. Sono semplicemente “preso“.
Donatella Magnani è un’amica che in questi mesi, insieme ad altri, gli è stata particolarmente vicina. Così descrive la sua esperienza: “Nel cuore di ciascuno domina, pur nel dolore, una profonda gratitudine fino a sfiorare un'esperienza di letizia. Perché? Perché con Nicola e da Nicola siamo stati sfidati a vivere all'altezza dei nostri desideri. Nicola viveva così e ce lo ha testimoniato fino alla fine. E ha sfidato anche il Mistero. C'è risposta alle esigenze più vere del nostro cuore? La si può incontrare, vedere, toccare? Nicola ha vissuto il rapporto con ciascuno di noi come quel pezzo del Mistero che dialogava con lui. E più il tempo passava più cresceva in lui lo struggimento di bene per ciascuno di noi e ci ha coinvolti in momenti dove la Bellezza con la B maiuscola diventava canti, cene, preghiera, dialoghi intensi. Nicola amava la bellezza segno della Bellezza del Mistero che stava plasmando la sua vita fino a fargli desiderare di vederLo negli occhi. Nicola desiderava vedere Chi era che lo aveva preferito tutta la vita. E lui ci ha detto "io ho provato di tutto, ma non c'è nulla di paragonabile alla Misericordia" Era felice di questa misericordia di cui era oggetto. E noi siamo stati contagiati da lui, trascinati dal suo Si, ridestando in modo nuovo l'io di ciascuno di noi, ciascuno nel punto di vita in cui era e in cui é. L'amicizia con Nicola infatti non ė finita... anzi ora è ancorata nell'Eterno... e come si fa a non essere grati, per lui, per la sua vita e per come ciascuno é stato rilanciato dentro la propria vita?”.
Sono pensieri di Donatella ma lei tiene a sottolineare che descrivono la coscienza e i sentimenti dei tanti che insieme a lei hanno condiviso questi mesi con Nicola.
I funerali di Nicola Zattoni si svolgeranno domani martedì 8 giugno alle 17 all’ex colonia Comasca, in viale Regina Elena 114. Da oggi alle 16 in viale Regina Elena 38 è allestita la camera ardente, dove sarà possibile rendere omaggio alla salma fino alle 19 e domani dalle 10 alle 15.
Il movimento di Comunione e Liberazione, al quale Nicola Zattoni apparteneva, ha introdotto l’avviso funebre con questi versi del poeta Paul Claudel:
Forse che il fine della vita è vivere?
Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi
su questa miserabile terra?
Non vivere, ma morire,
e non digrossar la croce ma salirvi,
e dare in letizia ciò che abbiamo.
Qui sta la gioia, la libertà, la grazia,
la giovinezza eterna! [...]
Che vale il mondo rispetto alla vita?
E che vale la vita se non per essere data?
E perché tormentarsi
quando è così semplice obbedire?"
Qui sotto un brano dell'intervista a Tv2000
Le liste civiche pro Jamil: se nel Pd prevalgono i giochetti, noi faremo da soli
La clamorosa iniziativa di Maurizio Melucci (ricorso alla commissione regionale del partito contro la composizione della direzione comunale chiamata a decidere sul candidato a sindaco) provoca la decisa reazione delle liste civiche pro Gnassi (e quindi pro Sadegholvaad) presenti in consiglio comunale.
"Purtroppo - osservano Kristian Gianfreeda, Mirco Muratori, Luca Pasini e Andrea Bellucci - ci sono ancora personaggi che, anche dall'esterno e nonostante in passato abbiano avuto responsabilità politiche nel centrosinistra, stanno tentando in ogni modo di ribaltare un percorso che il buon senso e il cittadino comune non avrebbe alcun dubbio a confermare".
"Il tavolo - aggiungono - si è espresso a larga maggioranza per Jamil perchè rappresenta la garanzia di una continuità che ha fatto di Rimini una città in grande progressione culturale, urbanistica, turistica e sociale. Una continuità a cui si abbina la capacità di tenere unita e allargare la più ampia coalizione civica e politica. Manca ancora molto da fare e Jamil è la persona che potrebbe rinnovare questo cambiamento quantomeno perchè ne è stato un protagonista, oltre che per caratteristiche personali di visionepartecipativa e collegialità, che sono chiare a chiunque l'abbia conosciuto. Jamil è oggi il candidato che ci dà maggiori possibilità di battere le destre, cosa non scontata dopo 6 mesi di laceranti discussioni e polemiche pubbliche".
"Abbiamo grande rispetto per le proposte portate al tavolo della coalizione dai Verdi (Affronte) e da ER Coraggiosa (Gabrielli). Quel tavolo che nato a febbraio tra critiche e attacchi (comprese denigrazioni personali di ogni genere) oggi sta svolgendo egregiamente il suo compito, tiene unita la coalizione e ha prodotto un manifesto condiviso da pressoché tutte le forze. Vediamo ora quale sintesi riuscirà a fare il PD, il tavolo si è espresso con chiarezza, al di là delle provocazioni e delle interpretazioni strumentali".
"Se dovessero prolungarsi ancora litigi e contrasti oppure peggio un ritorno alle primarie, unanimemente superate da tutto il Pd e dal tavolo della coalizione nei mesi e nelle settimane recenti, - concludono i civici - noi ci riterremo liberi di aprire nuovi scenari per il bene della città".