Ora è arrivata la notizia ufficiale: la Beatificazione di Sandra Sabattini, inizialmente prevista per il 14 giugno dello scorso anno, si celebrerà domenica 24 ottobre a Rimini.

Cosa significa per la nostra Città questo evento, nel tempo di sofferenza che stiamo vivendo per i numerosi morti, per la salute di tanti riminesi che si sono ammalati, per le gravi conseguenze economiche, psicologiche ed educative? Qual è la sfida posta dall’esperienza di Sandra alla stessa Chiesa riminese, che vivrà questo momento, tanto atteso, nel contesto di quella che è anche, come ha sottolineato Papa Francesco, una «crisi ecclesiale» (21 dicembre 2020)?

Per tutti noi riminesi, senza distinzioni artificiose e ideologiche tra credenti e non credenti, la testimonianza di una giovane della nostra terra e del nostro tempo, la cui vita è stata riempita da un’ideale al punto da donarla tutta, è una provocazione ad accogliere «il bisogno di infinito che è dentro di noi e che non possiamo far finta di ignorare», come Sandra stessa scriveva pochi giorni prima di compiere vent’anni, sottolineando che «l’infinito è lì che ci aspetta ogni volta che cadono le “posticce” risposte che abbiamo dato al suo bisogno» (Diario, 7 agosto 1981).

A questo bisogno infinito, che ci siamo tutti sorpresi addosso nel dramma imprevedibile di questa pandemia, col venir meno di ciò in cui per tanto tempo abbiamo riposto la nostra consistenza, può rispondere il “tornare come prima”?

Per tutti, nella Chiesa come nell’intera società civile, è urgente quello che Sandra domandava: «Signore non darmi la possibilità di “tirarmi su”, ma fammi sentire ancora di più il vuoto della mia umanità, […] per risalire e farmi gustare a fondo la bellezza della mia umanità, dell’essere giovane, di essere nel mondo» (Diario, 27 gennaio 1981).

Quando in una classe dell’Istituto Alberghiero “Malatesta”, durante un bellissimo dialogo sulla solitudine con alcuni giovani, uno di loro ha detto di sorprendere questo «vuoto» dentro di sé mi sono commosso profondamente, riconoscendo il mio dramma, quello dell’umanità di tutti, dei ragazzi coinvolti nelle recenti risse nel centro storico, dei senza tetto che dormono nelle strade di Rimini, di tutti gli uomini e le donne che bramano una speranza per sé e per i propri figli, di coloro che lavorano per una ripresa economica e per creare nuovi posti di lavoro, di chi, in questo tempo di crisi, desidera impegnarsi nell’amministrazione politica della Città.

All’interno del mondo cattolico ci si interroga spesso sulle chiese che si svuotano, ancora più velocemente in questo tempo di pandemia, con analisi, programmi e strategie per tornare a riempirle.

La Beatificazione di Sandra mette in luce, invece, come la vera questione sia una proposta che possa prendere sul serio fino in fondo il «vuoto della mia umanità».

Se le chiese sono piene di attività per il tempo libero o di una devozione estranea al grido che emerge nel cuore di ogni uomo e di ogni donna di ogni epoca, presto si svuoteranno del tutto.

Nella circostanza in cui viviamo, invece, ci sono giovani e adulti che si riavvicinano all’esperienza ecclesiale. Ciò non accade per una consonanza ideologica o per una condivisione dei temi etici, tantomeno per un attivismo clericale, ma solo per il riconoscimento di uno sguardo capace di abbracciare il proprio bisogno umano.

Quando qualcuno incontra, come è accaduto a Sandra, un’esperienza all’altezza dei desideri del proprio cuore, allora si riempie la vita di un ideale per cui vale la pena giocarla tutta. Solo per questa sovrabbondanza di vita si riempiono le chiese e si esce dagli ambienti clericali, disposti a fare un tratto di strada con tutti, poiché la questione decisiva è totalmente laica ed umanissima, quella posta dalla domanda, che fiorisce in ogni brandello della nostra umanità, circa il senso dell’esistenza.

Lo scriveva un altro giovane Beato riminese, Alberto Marvelli, in un contesto non meno drammatico per la nostra Città: «molti si preoccupano per le Chiese vuote: ebbene, questo non impressiona, perché chiese rigurgitanti possono essere indice di superstizione, di religiosità esteriore. Quando gli uomini sapranno trovare Cristo per la strada, ritroveranno anche la Chiesa» (La mia vita non sia che un atto di amore. Scritti inediti, p. 87).

L’avvenimento della Beatificazione di Sandra Sabattini ci pone di fronte al fatto che l’unica vera forza della Chiesa è la capacità che Cristo ha di attrarre totalmente l’umanità piena di desiderio di una bella ragazza di vent’anni e di farla tutta Sua, nella nostra Rimini, nel nostro tempo, in questo cambiamento d’epoca.

Lo ripete continuamente Papa Francesco, citando Benedetto XVI: «la Chiesa non cresce per proselitismo ma “per attrazione”» (Evangelii gaudium, 14).

Non possiamo accontentarci di meno di questa attrattiva e non abbiamo altro da offrire, a noi stessi e ai nostri fratelli e sorelle, uomini e donne della nostra Città.

Roberto Battaglia

 

Siamo ai saldi di fine consigliatura e ogni parte in causa, maggioranza o opposizione, fa di tutto per mettere in mostra i propri risultati e le proprie battaglie. Tutto legittimo, solo che a volte il mettersi in mostra raggiunge effetti che rasentano il ridicolo. È il caso del consiglio comunale tematico dedicato alla valorizzazione dell’anfiteatro, svoltosi martedì sera. All’inizio, il 30 aprile, era stata presentata una mozione del consigliere Carlo Rufo Spina che sotto le insegne di Forza Italia (adesso è passato a Fratelli d’Italia) era più volte intervenuto per sollecitare lo spostamento del Ceis e la valorizzazione dell’anfiteatro romano. Ma questa è anche una storica battaglia di Gioenzo Renzi, capogruppo di Fratelli d’italia, che non ha gradito lo scippo del’ultimo arrivato. E così il 14 maggio, pochi giorni prima della data del consiglio comunale, ha presentato una propria mozione, rivendicando appunto il trentennio di battaglie. Due mozioni sullo stesso argomento, con gli stessi contenuti, presentate da due esponenti dello stesso partito. Due mozioni che hanno comunque ottenuto un unico effetto ed entrambe sono state bocciate dalla maggioranza che, alla vigilia delle elezioni, si guarda bene dal concedere qualcosa all’opposizione. “Siamo ritornati indietro di 20 anni, rispetto al 27.7.2000, - ha commentato oggi renzi - quando il Consiglio Comunale, Sindaco Ravaioli, approvò all’unanimità la precedente mia mozione di trasferire l’Asilo Svizzero in un’altra area, per consentire la ripresa degli scavi e riportare alla luce la parte interrata dell’Anfiteatro”.

Ma il piacere della diretta tv ha malconsigliato i due campioni locali della Meloni. Sì, si sono fatti vedere duri e agguerriti ma senza ottenere risultati. Non hanno ricevuto nemmeno informazioni precise. Per esempio: è andato avanti il progetto del Ceis circa un proprio trasferimento? A che punto è l’accordo con le Ferrovie che, tra le altre cose, prevede anche un polo scolastico, perfettamente adatto al Ceis? Domande che sono rimaste inevase o che hanno avuto risposte generiche da parte degli assessori Roberta Frisoni e Giampiero Piscaglia. Tanto da spingere il consigliere Davide Frisoni, che sul Cei aveva lavorato da membro della maggioranza, ad annunciare che convocherà la commissione cultura per un esame dettagliato.

Anche Frisoni non si è sottratto all’esigenza di rivendicare i propri meriti. Ha così ricordato che è stato per sua iniziativa che negli accordi con le Ferrovie è entrata anche l’ipotesi del trasferimento del Ceis.

La mozione di Spina chiedeva di avviare, entro 60 giorni dall’approvazione della delibera, le pratiche di rilascio e sgombero del Ceis dall’area vincolata dell’Anfiteatro Romano per procedere alla valorizzazione del monumento; di individuare una adeguata area di proprietà comunale dove il Centro Educativo Italo Svizzero, previa stipula di idonea convenzione con il Comune, possa trasferirsi per proseguire la propria attività; di procedere, a seguito dello sgombero dell’area, all’abbattimento dei fabbricati edificati in violazione del vincolo monumentale apposto con Decreto Ministeriale del 26 agosto 1914. Nonostante le dichiarazioni contrarie, sia la mozione di Spina che quella di Renzi, mettevano in contrapposizione i destini del Ceis e dell’Anfiteatro, così da precludere ogni tentativo di dialogo reale con la maggioranza.

Sulla questione degli abusi edilizi, l’assessore Frisoni ha sostenuto che “la maggior parte delle strutture sono legittime dal punto di vista architettonico ed edilizio. Sulle strutture ritenute illegittime e che non sono state già rimosse, è stato avviato un contenzioso dalla controparte, in ottemperanza ai percorsi di legge previsti, che ha portato la produzione di nuova documentazione e di nuovi elementi attualmente al vaglio degli uffici”.   Al contrario i due esponenti di Fratelli d’Italia hanno sostenuto che i vincoli del 1914 rendono illegittima qualsiasi costruzione, anche realizzata con il permesso del Comune.

Allo stesso tempo – hanno detto gli assessori - c’è la volontà di definire un piano di riqualificazione dell’Anfiteatro, che richiederà un’analisi e valutazione dei reperti e la definizione di un piano puntuale con modalità di intervento e risorse. Un’azione strettamente connessa ad una ricollocazione del Ceis, “e l’amministrazione si è già mossa in questa direzione; la riqualificazione dell’Anfiteatro e la possibilità di prevedere aree idonee ad ospitare una nuova sede scolastica sono elementi inseriti ad esempio nel protocollo d’Intesa sottoscritto con le società del Gruppo FS e nell’Accordo Territoriale deliberato in consiglio comunale”.

Per capire meglio come stanno le cose bisognerà aspettare la riunione della commissione annunciata da Davide Frisoni.

Sandra Sabattini, giovane riminese, discepola di don Benzi, sarà beatificata domenica 24 ottobre 2021. La celebrazione eucaristica sarà presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi.
L'annuncio di Papa Francesco è arrivato con una lettera della Segreteria di Stato, firmata dall'arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede. La celebrazione era originariamente prevista per domenica 14 giugno 2020, poi sospesa a causa della pandemia.

Sandra sarà la prima fidanzata santa ammessa all'onore degli altari. Vi arriva dopo una causa durata 13 anni. La fase diocesana del processo, avviata nel 2006, si è chiusa il 6 dicembre 2008. Il 2 ottobre 2019 Papa Francesco ha promulgato il decreto riguardante la beatificazione di "Alessandra (Sandra) Sabattini, Laica".

Nell'esprimere gioia piena per l'annuncio della celebrazione del Rito di Beatificazione, il Vescovo di Rimini dichiara "che la figura di Sandra può essere segnalata come icona credibile e attraente della santità della porta accanto, compresa da Papa Francesco come «la santità di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio»". Per una siffatta santità, prosegue il Vescovo Francesco Lambiasi, "non occorrono esperienze eccezionali di impegno ascetico o di contemplazione mistica. Alla nostra cara Sandra è bastata la trama di una vita ordinaria, tessuta di fede viva, sostenuta da una preghiera intensa e diffusa. Una vita spesa nel lieto e fedele compimento del proprio dovere, punteggiata da piccoli gesti di un amore teso all'estremo, in una appassionata amicizia con Cristo «povero e servo», in un servizio generoso e infaticabile a favore dei poveri. Una volta incontrato Gesù personalmente, lei non ha più potuto fare a meno di amarlo, di puntare su di lui, di vivere per lui, nella Chiesa".

La Comunità di don Benzi, Parte Attrice della causa di beatificazione, pienamente coinvolta nella preparazione dell'evento, esprime grande soddisfazione tramite il suo Presidente Giovanni Paolo Ramonda: «Sarà un momento di immensa gioia che condivideremo con i poveri delle missioni della Comunità Papa Giovanni XXIII nelle periferie del mondo. Lo vivremo con lo stesso entusiasmo, semplicità e fede di Sandra».

Nata a Riccione il 19 agosto 1961, Sandra Sabattini ha respirato la fede fin da piccola e ancor più quando, insieme ai genitori ed al fratellino, va a vivere nella canonica dello zio prete, don Giuseppe Bonini, a Misano Adriatico, e di seguito a Rimini, nella parrocchia di San Girolamo. A 12 anni incontra don Oreste Benzi e la comunità "Papa Giovanni XXIII"; due anni dopo già partecipa ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale ritorna con le idee chiare: "Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai".

Si spende nel servizio per i disabili e per i tossicodipendenti, e va a cercare i poveri di casa in casa. Nel 1980, dopo il diploma di maturità scientifica a Rimini, si iscrive alla Facoltà di Medicina all'Università di Bologna. Uno dei suoi sogni è di essere medico missionario in Africa. Fidanzata con Guido Rossi dall'agosto 1979, anch'egli membro della Papa Giovanni; insieme vivono una relazione improntata ad un amore tenero e casto, alla luce della Parola di Dio.
Dirà Sandra: "Oggi c'è un'inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi". Il 29 aprile 1984, ad Igea Marina, mentre si reca ad un incontro della Papa Giovanni, viene investita da una macchina, entra in coma e muore il 2 maggio successivo, a 22 anni.

È stato riconosciuto un miracolo dovuto alla intercessione della giovane riminese, e così la Venerabile verrà iscritta da Papa Francesco tra i beati: le persone a lei devote o la gente della diocesi di origine possono pregarla con fiducia e imitarla con frutto.

Il primo dato rilevante è che le primarie sono state definitivamente sepolte. Il secondo è che i tre segretari – regionale, provinciale, comunale – si impegneranno a trovare una soluzione condivisa, non solo all’interno del Pd, ma con tutti i potenziali alleati della coalizione di centrosinistra.

È la decisione presa nel corso di una lunga (fino a quasi le due di notte) e focosa riunione della direzione comunale del Pd, convocata per dirimere l’ormai complicatissima questione della candidatura a sindaco. Rispetto alla vigilia la situazione è apparentemente identica, nel senso che un candidato condiviso non c’è. Di diverso, c’è che ora il trio dei segretari – Calvano, Sacchetti, Vanni Lazzari – ha più tempo per esplorare tutte le possibili strade di un accordo. Loro si sono presi una settimana-dieci giorni, ma visto che le precedenti 72 ore di Calvano sono diventate due settimane, c’è da aspettarsi che conosceremo il nome del candidato solo a giugno. Se fosse rimasta in piedi l’ipotesi delle primarie, ci si sarebbe dovuti affrettare a stabilire data e regolamento, per non correre il rischio di celebrarle in agosto, sotto gli ombrelloni. Ma tutti sono stati concordi nell’affossarle per evitare i rischi della lotta fratricida, ed ora le diplomazie e i “caminetti” interni possono procedere con relativa calma. “Mi pare – afferma Kristian Gianfreda, portavoce delle liste civiche pro Gnassi – che finalmente si sia arrivati all’impostazione che noi indichiamo da dicembre: un confronto con tutta la coalizione”.

Nel riassumere le puntate precedenti dell’interminabile telenovela, il segretario regionale in direzione Paolo Calvano non ha fatto nomi di possibili candidati terzi rispetto ai duellanti Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Nemmeno quelli che erano ampiamente circolati di Marcello Tonini (subito cassato) e di Moreno Maresi. Non è ben chiaro se Calvano abbia preso atto che il nome dell’avvocato presidente dell’associazione Sarà non susciti entusiasmo da buona parte del partito o perché non abbia rilanciato il nome per non bruciarlo definitivamente.

La domanda è allora se la nuova verifica che farà il trio dei segretari avverrà al buio o si fonderà invece su un‘ipotesi concreta che viene al momento tenuta coperta. Perché la ricerca dell’accordo dovrebbe avere successo, visti gli insuccessi finora registrati? “E’ cambiato lo sfondo politico in cui avviene questa ricerca – sostiene Alberto Vanni Lazzari – Di fatto, con la direzione di ieri sera, abbiamo ridotto le distanze fra i due schieramenti”.

In realtà qualche distanza resta, visto che c’è chi sostiene che il trio dei segretari dovrà trovare una candidatura terza, e chi invece mette l’accento sul nome condiviso, chiunque esso sia. Secondo questa ipotesi, i due autocandidati non hanno fatto un definitivo passo indietro, ma solo di, per così dire, di lato. Si vedrà. Uno dei contendenti, Jamil Sadegholvaad, commenta così l’esito della riunione: “La direzione di ieri sera mi pare abbia chiarito alcuni punti importanti. Il mandato esplorativo al segretario regionale Calvano è effetto della volontà comune di evitare di estremizzare ulteriormente la situazione attraverso le primarie. C'è la volontà di tutti a cercare di rimettere sui binari della razionalità e dell'interesse della città  una discussione certamente non bella finora. Ognuno di noi ha dato disponibilità e pieno appoggio a Calvano per la soluzione giusta e non quella che risponde a questo o quell'equilibrio interno”. Emma Petitti invece non ha voluto commentare.

La riunione è stata movimentata e partecipata, con oltre 20 interventi. Oltretutto, solo di recente si era saputo che vi dovevano partecipare altre 35 persone, compreso il sindaco e gli assessori della giunta. Almeno 12/13 interventi si sono espressi in favore della candidatura di Sadegholvaad. Il ragionamento di fondo è che la soluzione più saggia è andare nella direzione di una continuità con l’amministrazione uscente; il candidato migliore – è stato detto –è quello che è in grado di raccogliere la coalizione più ampia.

Duro e determinato il discorso di Andrea Gnassi che si è tolto più di un sassolino dalla scarpa. Ha ricordato che un percorso corretto doveva partire dai risultati dell’amministrazione uscente, dal confronto con la città e con gli alleati. Invece si è passati subito alle autocandidature e così il dibattito è degenerato e sono emersi veti inconcepibili. Gnassi ha rimarcato che nel 2011 la sua amministrazione si è trovata a dover raccogliere l’urlo della città sull’urbanistica e sulla gestione del territorio. Un urlo che solo la presenza di una brava persona come il sindaco Ravaioli ha impedito che esplodesse prima. Gnassi ha sostenuto di essersi battuto fino all’ultimo per la conferma di Melucci nella prima giunta Bonaccini, di essersi speso per l’elezione di Emma Petitti a presidente dell’Assemblea legislativa. Ha osservato che ci sono persone che si sono fatte votare per entrare in Parlamento, e poi si sono dimesse per andare in Regione; che si sono fatte votare per fare il consigliere regionale e ora vogliono anche candidarsi a sindaco.

Tolti i sassolini, il sindaco ha concluso che la scelta è fra due visioni della città, una proiettata verso l’innovazione e il futuro, un’altra con lo sguardo rivolto al passato.

Il confronto per l’individuazione del candidato condiviso dovrà coinvolgere anche le forze della coalizione. Anche i 5 Stelle? “Mi pare impossibile – dice il segretario comunale Vanni Lazzari – prescindere dai 5 Stelle. Anche ieri sono intervenuti per proporre un accordo su un nome condiviso”. Ma chi è abilitato a parlare in nome dei pentastellati? I due parlamentari Croatti e Sarti sono intervenuti per invocare l’accordo su un civico. Oggi interviene la consigliera regionale Silvia Piccinini e ribalta l’impostazione: "Non ci sono nomi a prescindere che possano suggellare un'alleanza in vitro. Al contrario è indispensabile passare per un confronto serio e aperto come quello che stiamo facendo qui in Regione su temi come la sanità territoriale, l'energia e l'ambiente, come è stato fatto a Faenza e come stiamo provando a fare sia Ravenna che Bologna. Rimini non deve essere da meno".

Alessandro Ravaglioli, esponente della Lega, autocandidato alla carica di sindaco per il centrodestra, nonostante tutti i pareri contrari sul suo nome, ha iniziato la sua campagna elettorale.

Oggi ha diffuso una nuova su cosa fare nell'area dell'ex nuova questura dopo l'acquisto dell'immobile da parte del gruppo Conad.

"La recente assegnazione dell’immobile della questura al gruppo Conad da un lato è certamente un’ottima notizia visti i fondamentali finanziari e la solidità dell’operatore, d’altro canto stante la particolare procedura che ne ha regolato l’acquisizione non è minimamente pensabile ipotizzare che un soggetto privato acquisti un’area (con un fabbricato sovrastante di tali dimensioni e destinazioni d’uso) ad un’asta pubblica all’interno di una procedura fallimentare e che nel giro di pochi mesi la pubblica amministrazione approvi una variante urbanistica con l’inserimento di funzioni tipiche del core business di quel gruppo stesso. Si tratterebbe di un precedente politico pericolosissimo e di dubbia fattibilità giuridica, soggetto a potenziali ricorsi da parte del secondo classificato secondo la logica del rilancio. Nessuna maggioranza politica reggerebbe.

A mio avviso viceversa si dovrà lavorare solo ed esclusivamente secondo la logica del progetto di finanza all’interno del perimetro delle funzioni relative a servizi di pubblica utilità secondo un principio sussidiario (gestiti dal pubblico o dal privato non fa differenza) partendo dal valore di acquisto di 4 mln al quale dovrà essere aggiunto il costo di ristrutturazione stimato in 15 mln circa. Quindi un investimento con un target finanziario pari a circa 20 mln di euro collocabile facilmente sul mercato fondistico con un affitto annuo pari ad 1,5 mln e quindi una redditività pari a circa il 7,5% peraltro garantito in gran parte da enti pubblici. Vista la frammentazione in città dei vari uffici comunali e dell’amministrazione statale ritengo che sia un obbiettivo assolutamente perseguibile senza dover innescare interminabili procedure urbanistiche, politicamente insostenibili ed irte di insidie giuridiche. L’idea di una sorta di cuore pulsante dei servizi cittadini e della sicurezza è l’unica soluzione urbanistica percorribile, coerente e razionale.

Parallelamente ritengo d’obbligo cogliere tale occasione per pianificare una grande operazione di rigenerazione urbana nel quadrante Via Fada-Via Ugo Bassi-Via Flaminia-Via IX Febbraio 1849 che oltre all’area della questura interessi stadio/palazzetto e caserma Giulio Cesare. In tal senso serve un piano urbanistico speciale che affronti una volta per tutte anche il tema dello stadio Romeo Neri e della caserma Giulio Cesare, 2 argomenti non più rinviabili. Per lo stadio di certo la strada non può essere quella che animò il dibattito ai tempi del Rimini di Bellavista, siamo in un’altra era geologica per quanto riguarda il mercato immobiliare, quella strada oggi non è più percorribile e quindi occorre pensare ad una rigenerazione del Romeo Neri con altre formule finanziarie in quanto con le sole risorse comunali sarebbe del tutto irrealistico. Così come per la Giulio Cesare non è pensabile immaginarla se non in sintonia con le funzioni dell’area della questura.

Mi auguro che la campagna elettorale possa diventare il luogo ideale per stimolare nei prossimi mesi un sano e costruttivo dibattito politico in città per poi lanciare già nell’autunno un concorso di idee internazionale che magari attragga a Rimini le grandi firme dell’architettura, con regole ed obbiettivi fissati dalla nuova Giunta evitando così di procedere in maniera disarticolata come peraltro spesso è accaduto".  

Nelle ore precedenti la riunione della direzione Pd di Rimini chiamata a sciogliere l'incandescente nodo delle candidature, i parlamentari 5 Stelle, Marco Croatti e Giulia Sarti intervengono nuovamente per sollecitare la candidatura di un terzo uomo, superando cosìla contrapposizione fra Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Lo fanno in nome dell'unità delle forze progressiste; quindi i 5 Stelle sono progressisti, par di capire, anche se secondo Conte non sono nè di destra nè di sinistra. E si appoggiano anche alle dichiarazioni del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, quando solo due anni fa avevano "scomunicato" Raffaella Sensoli perchè invitava a votare per lui.

 

Ecco la nota integrale:

"Siamo molto soddisfatti che il sottosegretario Pierpaolo Sileri abbia accettato l'invito del MoVimento 5 Stelle di Rimini e sia venuto, venerdì scorso, in visita presso l'hub vaccinale della Fiera e all'Ospedale Infermi.

Un benvenuto importante insieme ai rappresentanti della Città ed anche al Presidente Stefano Bonaccini, il quale poi ha rimarcato in più occasioni sui media che la strada da percorrere per le prossime amministrative a Rimini è quella di una terza via.

Non siamo più i soli ad auspicare pubblicamente che il candidato Sindaco alla guida della città provenga dalla società civile." Dichiarano i parlamentari del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti e Giulia Sarti.

"Nutriamo grande soddisfazione e aspettative, per questa accelerata che ha saputo imprimere il Presidente, la situazione si era impantanata in vecchie logiche politiche di spartizione.

Mettiamoci velocemente al lavoro insieme a tutte le forze progressiste, per dare una nuova prospettiva a Rimini.

Confidiamo nell'intelligenza dei due contendenti riminesi e che il "caso Cattolica" faccia scuola per capire cosa non fare.

Rimarchiamo Cattolica perché è il luogo dove il PD per miopia e volontà personale di qualche esponente della politica locale, ha voluto isolare una parte del centrosinistra dalle forze progressiste. Azione a nostro parere utile solo a dividere la città".

Mentre il Pd è nel caos più completo, qualcosa sta emergendo a destra? Forse. Se è vero che a Maurizio Grossi, presidente dell’ordine dei medici della provincia di Rimini, è stato chiesto di fare il candidato a sindaco di Rimini e che il medico starebbe valutando la proposta e a breve dovrebbe sciogliere la riserva. Il nome di Grossi era circolato anche nei mesi scorsi ma i giornali avevano parlato di un suo rifiuto. Evidentemente i partiti sono tornati alla carica trovando una qualche disponibilità. Grossi, dovesse accettare, corrisponderebbe perfettamente a quell’identikit del candidato civico al quale da mesi sta lavorando il segretario della Lega, Jacopo Morrone.

Dovesse saltare l’ipotesi del candidato civico, Grossi o un altro, la ricaduta inevitabile sarà sugli esponenti di partito del centrodestra. Qualcuno sta già scoprendo le proprie carte. Ha cominciato oggi Alessandro Ravaglioli, approdato alla Lega dopo aver militato per anni in Forza Italia. “Negli ultimi mesi sulla stampa locale a mia totale insaputa e con grande sorpresa - esordisce in un lungo post su Facebook - più volte è stato associato il mio nome come possibile candidato a sindaco della città di Rimini. Per una persona con la mia storia politica sarebbe risibile negare che ciò mi abbia fatto piacere ed a tratti persino inorgoglito”. Dopo aver ricordato i suoi trascorsi politici (21 anni da consigliere comunale e 15 da capogruppo di Forza Italia e Pdl), Ravaglioli dichiara la sua discesa in campo: “Conscio del rischio di passare per presuntuoso, ritengo all’età di 49 anni di aver raggiunto la maturità sotto il profilo lavorativo, politico ed umano per affrontare un’eventuale sfida del genere e quindi qualora il centrodestra lo ritenesse utile confermo la mia disponibilità a candidarmi, con la franchezza, la serietà e l’affidabilità che mi ha sempre caratterizzato nei rapporti umani, professionali e politici”.

Quella di Ravaglioli è un’autocandidatura, che dovrà fare i conti all’interno della Lega e dentro la coalizione. Chi invece si tiene ancora coperto è Nicola Marcello, anche lui ex di Forza Italia passato ora sotto le insegne di Fratelli d’Italia. Dovesse fallire il corteggiamento dei candidati civici, dovesse essere assegnata al partito della Meloni la casella del candidato sindaco di Rimini, il favorito è senz’altro lui, non fosse altro per il gruzzolo di voti personali che ha dimostrato di avere.

Un altro che sta lavorando da mesi alla propria candidatura è l’imprenditore Lucio Paesani che, facendo leva sullo scontento degli operatori economici per la crisi da pandemia, ha organizzato il movimento “Noi amiamo Rimini”. Paesani non ha nascosto la propria volontà di giocarsi in prima persona, anche perché ritiene di rispondere perfettamente all’identikit del candidato civico. Sarebbe comunque disposto a farsi da parte qualora emergesse una personalità più autorevole. Farsi da parte vorrebbe dire rinunciare a fare il candidato sindaco ma partecipare comunque alla coalizione di centro destra. D’altra parte i partiti non possono rinunciare a cuor leggere a un movimento che ha le caratteristiche reali del civismo e non è stato creato a tavolino, come spesso è accaduto per altre liste. Quindi un accordo con Paesani e la sua lista il centrodestra lo dovrà trovare, se non vuole disperdere voti ed essere competitivo.

Peraltro va registrato che sull’altro fronte, asinistra, è scoppiata la paura che le contrapposizioni interne al Pd spianino la strada al candidato di centrodestra. Bella scoperta. È uno scenario che non si palesa da oggi, ma già da quando è risultato evidente che le due candidature non riuscivano a dialogare e i loro rispettivi fans contribuivano ad acuire le lacerazioni. Quindi non è ben chiaro cosa succederà venerdì sera alla direzione comunale del Pd. La riunione si aprirà con una relazione del segretario regionale Paolo Calvano, che la settimana scorsa aveva chiesto 72 ore, poi diventate sette giorni, per trovare un accordo ed evitare le primarie, viste come la consacrazione di una divisione irreparabile e quindi un favore alla destra. Calvano spiegherà che nei contatti avuti sono emersi alcuni nomi fra i quali sembra resti ancora in piedi quello di Moreno Maresi, avvocato, presidente dell’associazione Sarà. Se in queste ultime ore emergeranno altre ipotesi, Calvano le presenterà. Si aprirà la discussione e solo un miracolo potrebbe concluderla con una decisione in un senso o nell’altro. Fino a questo momento sul nome di Maresi non c’è consenso unanime. Emma Petitti ha sottolineato che l’avvocato è un moderato, quindi inviso all’ala sinistra del partito. Inoltre, non sarebbe molto conosciuto in città. Sadegholvaad, visto il caos non altrimenti governabile, sarebbe anche disposto a discuterne. In ogni caso tutti sono consapevoli che l’eventuale accordo sul terzo uomo (Maresi o un altro) non sarebbe tale se non avesse anche la firma del sindaco Andrea Gnassi. Magari la direzione comunale del Pd riuscirà a sciogliere il nodo. Si vedrà.

La notizia dell'acquista dell'ex nuova questura da parte del gruppo Conad ha provocato la reazione del consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Carlo Rufo Spina. "Considero la mancata partecipazione del Comune di Rimini all'asta di ieri - ha scritto sul proprio profilo Fcebook - una ennesima occasione perduta perché l'immobile della ex "nuova questura" (fa ridere solo a dirlo) era indubbiamente strategico per gli interessi pubblici, come più volte ricordato da me in consiglio quando ne auspicavo l'utilizzazione quale sede unica degli uffici comunali (e sottrarci così ai 2milioni annui di locazioni che paghiamo - 20milioni in 10 anni, non bazzecole)".
"Ma che volete? - si chiede retoricamente Spina - Secondo voi l'amministrazione agisce con prudenza economica e lungimiranza? Manco a parlarne: tanto se non ci sono i soldi aumenta le tasse, che gliene frega a lei!"
Spina sottolinea un aspetto. "Ricordo però che la destinazione dell'area e dell'immobile non sono cambiate, non è possibile fare commerciale o supermercati, e che - senza alcun pregiudizio per il gruppo Conad - il cambio di destinazione dovrebbe essere frutto di interesse pubblico e precedere l'acquisto, non essere fatto ad hoc in funzione del soggetto che acquista l'area. Questi aspetti urbanistici sono da maneggiare con molta cautela ed equanimità, senza il sospetto delle solite presunte amicizie di colore".
 

È un progetto pilota nato nelle settimane del primo lockdown. Nel marzo del 2020 all’interno del Piano Strategico si è costituita una task force del turismo a cui hanno partecipato tutte le rappresentanze economiche della filiera turistica e degli enti pubblici, Università, Comune, Visit Rimini, Visit Romagna e Uni.Rimini. Lo scopo era reagire alla crisi e cominciare a pensare al futuro, introducendo i cambiamenti necessari. Ne è venuto fuori un piano che ha l’ambizione di contribuire a rinnovare l’imprenditoria turistica di Rimini. Imprenditoria sempre lodata e valorizzata ma che ha il suo punto debole nelle micro dimensioni delle aziende, nella mancanza di organizzazione e strutturazione, nella mentalità individualista degli operatori. È un limite che va superato, e l’idea è quella di formare gli operatori perché si abituino a collaborare in modo strutturato non solo all’interno dello stesso settore (albergatori con albergatori, ristoratori con ristoratori, ecc.) ma in modo trasversale, con un criterio di prossimità, partendo ciò da chi è vicino.

I Borghi del Parco del Mare – questo il nome del progetto – rappresentano, dunque, una tra le principali azioni del piano, che in questa prima fase coinvolge circa una settantina di imprenditori tra albergatori, ristoratori, commercianti, artigiani, operatori della spiaggia e dell’intrattenimento al centro di un percorso formativo e di affiancamento imprenditoriale.

La sperimentazione formativa in questa prima fase, interessa gli operatori di San Giuliano Mare (già partita), Viserba e Viserbella (dopo l’estate), aree scelte in quanto già al centro di percorsi partecipativi per il progetto del Parco del Mare Nord.

In questi giorni si sta completando il primo corso di formazione Ecipar che ha visto coinvolti dieci operatori di San Giuliano Mare (cinque alberghi, due bar, due ristoranti e un’agenzia viaggi): attività storiche o recenti, alcune rilevate in piena pandemia, condotte da imprenditori pronti a scommettere su Rimini e sul futuro. L’obiettivo del corso, progettato anche in collaborazione con Confcooperative Romagna e Legacoop Romagna, è quello di supportare la crescita imprenditoriale e la collaborazione tra questi operatori, attivando un processo cooperativo in grado di generare imprese turistiche più strutturate, preparate e solide per resistere alla competizione globale.

“Nei corsi – ha spiegato il presidente del Piano Strategico Maurizio Ermeti – abbia parlato di organizzazione, di strategia di gruppo, di come creare nuovi prodotti turistici, come fare il marketing, come sviluppare gli investimenti, come rapportarsi in modo fruttuoso con il sistema finanziario e bancario”.

“I Borghi del Parco del Mare – è stato spiegato nella conferenza stampa di presentazione – vogliono rappresentare un modello innovativo di cooperazione tra operatori turistici di prossimità, come un vero e proprio “coro di imprese” in cui albergatori, ristoratori, bagnini, artigiani, commercianti e mondo dell’intrattenimento uniscono le forze per realizzare insieme una strategia comune per rafforzare il modello turistico riminese con una pratica virtuosa che mira a fare scuola, in linea con la tradizione di laboratorio di innovazione turistica che Rimini vanta da sempre”.

L’ex nuova questura è stata acquistata dalla Conad al prezzo di 4 milioni. L’acquisto è avvenuto all’asta fallimentare della società Da.Ma. dopo alcuni tentativi falliti.

È stata acquistata dalla Conad per farci cosa? Al momento la risposta non c’è. Nei mesi scorsi, nella stessa zona, in via Giuliani, Conad aveva acquistato un terreno edificabile al prezzo di 5,3 milioni.

Aveva destato scalpore, più di un anno fa, nel febbraio 2020, il progetto integrato sull’intera area inviato dall’’amministrazione comunale in Regione per chiedere il finanziamento per la costruzione di 36 nuovi alloggi fra edilizia popolare e edilizia sociale. Il progetto integrato prevedeva alcune scelte importanti: la realizzazione della cittadella della sicurezza all’ex Caserma Giulio Cesare, il trasferimento degli uffici comunali oggi in via Rosaspina nell’immobile dell’ex nuova questura, una superficie commerciale di circa 1400 metri quadri.

La svolta era stata clamorosa perché si era sempre saputo che gli uffici comunali dovevano andare nell’area della stazione. Da Palazzo Garampi avevano cercato di smorzare la sorpresa, sostenendo che si trattava di una previsione a lungo termine, inserita solo perché la Regione valuta con maggiore punteggio i progetti che prevedono la riqualificazione di un’ampia area urbana. Insomma, solo uno stratagemma per portare a casa gli alloggi popolari.

Il progetto integrato si presentava con l’ambizione di recuperare ad una maggiore vivibilità una vasta area della città (dall’ex caserma a via Ugo Bassi, passando attraverso lo stadio e le attuali case popolari di via Balilla) che versa da tempo in una situazione di insostenibile degrado soprattutto per la presenza dell’edificio della “questura” e delle zone limitrofe.

Il progetto integrato prevedeva anche che per la zona di via Ugo Bassi venisse recuperato il Piano Attuativo decaduto, il che significherebbe, stando ai documenti inviati in Regione, “uffici pubblici, commercio, attrezzature pubbliche, parcheggi scambiatori”.

L’amministrazione comunale aveva sempre categoricamente escluso che nella zona si avesse l’intenzione di realizzare un supermercato.

Ora però l’acquisto da parte di Conad della struttura e dei terreni vicini qualche dubbio lo solleva.

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