I big data rivelano che nel ferragosto 2020 Rimini è stata scelta da maturi e anziani
Rimini è una destinazione per adulti maturi e per anziani. Infatti, stando ai big data analizzati dall’università per conto di Visit Rimini, nel periodo di Ferragosto 2020 la classe di età più presente fra i non residenti era quella dai 40 ai 49 anni (28%), seguita dalla fascia 50-59 (26%) e dagli over 60 (12%). I giovani dai 20 ai 29 anni erano il 19% e i trentenni (30-39) appena il 15%.
Va bene che quella del 2020 è stata un’estate assolutamente anomala, ma nei mesi estivi era scattato, come si dice oggi con rammarico, un “liberi tutti” che ha portato chiunque a scegliere senza costrizioni la destinazione di vacanza. E Rimini è stata scelta da una popolazione con queste classi di età. Un dato sui cui operatori e amministratori dovranno riflettere.
La stagione turistica 2020 si è basata prevalentemente sul mercato interno, ed anche su questo aspetto i big data riservano qualche sorpresa. Più che un mercato interno si tratta di un mercato di prossimità. Il totale delle presenze italiane rilevate a Rimini durante il weekend di Ferragosto racconta che il 55% proviene da fuori regione ed è presente tutto il weekend, il 45% dalla regione Emilia Romagna, un terzo dei quali si sposta in giornata dalle località limitrofe.Tra le città fuori regione si fa notare Perugia (4%), normalmente assente dai radar della riviera, che addirittura supera una città storica per il nostro turismo, ovvero Milano (3%).
Ma il focus della ricerca, diretta dal professor Armando Bazzani, riguardava la mobilità nel periodo dal 7 al 17 agosto. Ed ha utilizzato i dati dei cellulari, provenienti da Telecom e da Olivetti.
È presente una mobilità di tipo urbano tra il centro e la zona mare. Le frazioni di Rimini Nord hanno un impatto di circa il 16% sulla mobilità osservata nell'area, ma risultano disconnessi dalla zona del centro storico: solo il 3.3% della mobilità ha come destinazione il centro. La maggior parte della mobilità osservata (68%) è di tipo locale con origine e destinazione interni all'area litoranea: evidentemente il Marecchia costituisce ancora una barriera per la mobilità tra Rimini Centro e il litorale nord.
Nell’area urbana, la mobilità lenta, che copre i percorsi al di sotto dei 2,5 Km (pedonale e bicicletta, 19.4% del totale), ha un’incidenza analoga a quella veicolare (22.7% del totale) che copre tratti sino ai 5 Km. Visit Rimini ritiene che la recente implementazione delle ciclabili inciderà sicuramente, nel breve, su questo dato. Emerge che un percorso privilegiato per arrivare al mare sia il parco Cervi.
La distribuzione delle presenze nella zona centrale evidenzia l'attrattività delle spiagge del litorale all’altezza di Piazza Tripoli, a partire dalla mattina: si tratta di un pubblico giovane under 40. La mattina e nel tardo pomeriggio risulta attrattivo il centro storico, mentre la sera prevale l’area di Piazza Fellini e della Darsena; la spiaggia rivela una forte attività anche in tarda serata. Lo studio della mobilità per fasce orarie, conferma che la costa attrae flussi la mattina, generando una forte mobilità diffusa in tutta l’area del comune e in particolare presso la stazione e nella zona residenziale vicino al mare. I punti di destinazione si distribuiscono lungo la litoranea ma anche l’area centrale risulta trafficata (effetto del mercato durante il sabato). Nella fascia oraria del pranzo si osserva una forte diminuzione della domanda di mobilità ma non una inversione di tendenza rispetto all’attrattività dell’area costiera. Nel pomeriggio (14-19) la domanda di mobilità cresce di nuovo in tutta l’area cittadina, e in particolare lungo le direttrici che portano al mare, dove si osserva sia una domanda di mobilità dalla zona costiera verso il centro, che viceversa, a segnalare uno scambio tra popolazioni. La mobilità ha carattere diffuso anche se il centro storico ha un ruolo rilevante. Nella fascia oraria della cena vi è una forte mobilità dall’area costiera verso il centro storico che potrebbe riflettere l'abitudine di prendere qui l’aperitivo. Alla sera (20-24) la zona mare ridiventa attrattiva rispetto al Centro, in particolare, nell’area di Piazza Fellini e nel lungomare Sud tra Piazzale Kennedy e via Pascoli.
Alcune delle osservazioni emerse forse erano rilevabili anche senza ricorrere ai big data. Lo studio presentato nella conferenza stampa di questa mattina ha però il merito di aver usato per la prima volta metodologie di ricerca che saranno sempre più essenziali per leggere adeguatamente i flussi turistici. Come ha sottolineato il professor Bazzani, i dati non sono di per sé la soluzione, sono solo uno strumento che deve usare chi è chiamato a decidere.
La ricerca è solo il primo frutto di una collaborazione fra Visit Rimini, UniRimini e il Cast, il Centro studi avanzati sul turismo, un organismo dell’Università diretto dalla professore Patrizia Battilani. Visit Rimini collabora con l’università nella formazione, ospitando tirocini degli studenti. Ma l’importante progetto in cantiere riguarda la costituzione del Rimini Bike District, che ha l’obiettivo di rafforzare Rimini quale destinazione d’elezione per i ciclisti italiani e stranieri. Il progetto non parte da zero, fa leva su alcune virtuose esperienze esistenti da anni sul territorio: bike hotels, Italian Bike Festival, piste ciclabili cittadine, itinerari nell’entroterra. Tutto sarà messo a sistema e potenziato, per rispondere ad una domanda turistica sempre più diffusa ed esigente
Pd e candidatura a sindaco, circoli e consiglieri premono perchè si decida presto
Nei prossimi giorni sarà convocata una direzione comunale del Pd per discutere di candidature. “Quella sarà la sede per decidere la proposta da portare al tavolo della coalizione. O una candidatura unitaria oppure le primarie”. Lo annuncia una nota del segretario Alberto Vanni Lazzari all’indomani della riunione della direzione che ha approvato il programma del Pd per le prossime elezioni.
Vanni Lazzari ha annunciato la svolta in apertura di seduta, giocando d’anticipo, perché era stato informato di un documento, presentato da 9 segretari di circolo (su 14) e da 6 consiglieri comunali, che chiedeva che entro sette giorni fosse stabilito il percorso per individuare il candidato a sindaco.
Il documento letto in direzione da Giulio Buccolieri era in realtà molto critico sul modo con cui la segreteria comunale ha finora gestito la partita. “Il percorso logico, corretto e normale che dovrebbe far seguito alla conclusione imminente di un mandato amministrativo – si legge nel testo - è quello che si fa da sempre e ovunque: si trae un bilancio dell’esperienza amministrativa, si riparte dalla ampia coalizione che ha garantito il successo elettorale, se ne verifica la volontà di continuare nell’esperienza e la possibilità di allargarne i confini ad altre forze politiche a partire da un primo confronto sui programmi”. Questo non è stato finora il percorso seguito, con il rischio di “vanificare un mandato di governo importante, che ha cambiato Rimini in meglio e ristabilito una sintonia forte con la città”. Il documento, firmato oltre che da Buccolieri, dai segretari di circolo Paolo Morolli, Roberto Perazzini, Giovanni Pironi, Vincenzo Domenichelli, Marco Fabbri, Ilaria Nanni, Corrado Zucchi, Enzo Fabbri e dai consiglieri comunali Enrico Piccari, Giulia Corazzi, Simone Bertozzi, Milena Falcioni, Matteo Petrucci, Lucilla Frisoni, aggiunge due puntualizzazioni. Non partendo dai risultati dell’amministrazione uscente, “si rischia di trasferire su una persona, il Sindaco Andrea Gnassi, un merito personale rispetto al quale il Pd pare quasi tirarsi fuori per dedicarsi alle risse interne”. Alcuni giorni fa una nota del Pd di Santarcangelo rivendicava come proprie le scelte dell’amministrazione a proposito dell’ex discarica di Ciola Corniale. In questi anni a Rimini non si è mai letto un comunicato del Pd che rivendicasse come scelta propria qualche iniziativa del sindaco Gnassi.
La seconda puntualizzazione riguarda una situazione che si è verificata nelle ultime settimane di blocco e di contrapposizione fra le due candidature di Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Il rinvio delle decisioni in merito alle candidature ha “consegnato alle liste civiche presenti in consiglio comunale il tentativo di comporre una coalizione rispetto alla quale il Pd appare attore marginale e problematico”. Il Pd ha criticato ma non ha fatto nulla per affrancarsi dal protagonismo di Kristian Gianfreda che a nome delle liste civiche dettava le regole del gioco.
I promotori del documento avrebbero voluto che sulla richiesta di decisione sulle candidature “entro sette giorni” ci fosse stato un esplicito voto della direzione. Ma l’eterogeneità dell’assemblea (erano presenti anche semplici iscritti), oltretutto convocata online e non in presenza, hanno reso problematica la votazione. La nota di Vanni Lazzari parla genericamente di “prossimi giorni”, ma è facile immaginare che se ci fossero ulteriori dilazioni i firmatari del documento tornerebbero alla carica per chiedere che finalmente si decida. I firmatari, ovviamente, non si pronunciano fra Petitti e Sadegholvaad ma lasciano trasparire irritazione per la tecnica del rinvio fin qui seguita dai sostenitori del presidente dell’Assemblea legislativa regionale.
La direzione di lunedì sera ha approvato il programma al quale dal settembre scorso hanno lavorato gruppi di lavoro sui temi dell'economia, del sociale, dello sviluppo sostenibile, della cultura e della nuova partecipazione. “La parola d'ordine è coprogettare la città, avvicinando le istituzioni ai cittadini, con equità tra centro e periferie, accorciando le distanze sociali che hanno cambiato le consuetudini e gli 'schemi' ai quali eravamo abituati”. Le proposte sono state presentate dai coordinatori dei gruppi Jessica Valentini, Sandro Luccardi, Donato Piegari, Carlo Mazzocchi, William Raffaeli e Lucio Gobbi, e saranno portate al tavolo della coalizione come contributo del Pd alla definizione del nuovo programma per Rimini.
Per il Recovery di Draghi il turismo è solo quello culturale. Scarse le risorse stanziate
Chi cercasse nelle 273 pagine del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che il presidente Mario Draghi ha presentato ieri in Parlamento, un qualche riferimento all’attività economica prevalente nella nostra provincia, il turismo balneare, resterà deluso. Non perché non vi si parli di turismo. Anzi, vi è un capitolo specifico, in verità denominato Turismo e Cultura. Ecco, dal nome discende l’identità delle cose, dicevano gli antichi. Il turismo che hanno in mente gli estensori del Piano è il turismo culturale, quello delle città d’arte, che indubbiamente ha un grande peso nell’economia nazionale e nella capacità attrattiva di flussi dall’estero. Basti pensare al movimento che realizzano città come Roma, Firenze e Venezia. Ma i milioni di presenze che sono generati dall’attrattività delle nostre spiagge, da quelle romagnole a quelle del meridione e delle isole, sembrano sfuggire agli estensori del PNRR.
Quindi niente di interessante per la Riviera? No, per Rimini e la sua provincia, così ricca di borghi storici e di opere d’arte non adeguatamente valorizzate, ciò che prevede il PNRR potrebbe comunque essere un’opportunità. L’occasione per incrementare quella vocazione al turismo culturale innescata, per esempio, dagli ultimi investimenti compiuti nel capoluogo.
Nel PNRR, “Turismo e Cultura” sono la terza componente della prima missione che ha per titolo “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura”. Con il governo Draghi, il turismo è tornato ad essere un ministero autonomo ma nel suo Piano turismo e cultura viaggiano insieme. Hanno avuto l’importanza di un capitolo specifico (altri settori non l’hanno) «sia per il loro ruolo identitario, sia per l’”immagine” e il “brand” del Paese a livello internazionale, nonché per il peso che hanno nel sistema economico». Dei 222,1 miliardi di investimenti indicati dal Piano, per turismo e cultura ne sono previsti 6,68. A voler esser pignoli, per il turismo in quanto tale 2,4. Non sembrano somme in linea con il dichiarato «peso» attribuito al settore. Qualche dietrologo potrebbe leggere nel maggior peso della cultura l’influenza del ministro Franceschini, capo delegazione del Pd.
Ma vediamo cosa prevedono le varie misure.
Primo punto. Sarà realizzato un importante sforzo (1.100 milioni) per la digitalizzazione di quanto custodito in musei, archivi, biblioteche e luoghi della cultura. Altri 500 milioni per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi. Per il miglioramento dell'efficienza energetica nei cinema, nei teatri e nei musei sono previsti 300 milioni.
Il secondo punto riprende e valorizza un mantra che si è affermato dall’emergenza Covid in poi: la valorizzazione dei borghi, dei piccoli siti culturali. Qui il nostro territorio può giocare la partita. Sarà varato «un Piano Nazionale Borghi”, un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico». Le risorse però non sono tante, considerando l’enorme quantità di borghi storici nella Penisola: c’è poco più di un miliardo da usare, oltre che per interventi strutturali, anche per sostenere le attività culturali, creative, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali. Altri 1.770 milioni andranno per la tutela e la valorizzazione del paesaggio rurale, per parchi e giardini storici, per la sicurezza nei luoghi di culto.
La terza misura, Industria culturale e creativa 4.0, prevede fondamentalmente il rilancio di Cinecittà e interventi per supportare «l'azione degli operatori culturali e creativi di attuare approcci innovativi, anche attraverso mezzi digitali, e accrescere le proprie capacità gestionali ed economiche». Per queste azioni sono previsti 460 milioni.
Ed infine, last but (si spera) not least, ecco il paragrafo dedicato al Turismo 4.0. «Gli investimenti previsti (2,4 miliardi) sono volti al miglioramento delle strutture turistico-ricettive e dei servizi turistici, riqualificando e migliorando gli standard di offerta, con il duplice obiettivo di innalzare la capacità competitiva delle imprese e di promuovere un’offerta turistica basata su sostenibilità ambientale, innovazione e digitalizzazione dei servizi».
Il primo investimento è l’Hub del turismo digitale, che in sostanza significa tre cose: potenziamento del sito nazionale Italia.it, analisi dei dati sul comportamento online degli utenti da mettere a disposizione delle aree turistiche, un kit digitale di base «a beneficio degli operatori turistici di piccole e medie dimensioni nelle zone più arretrate del Paese». Viene da pensare che la Riviera romagnola sarà esclusa da questo provvedimento.
Con i “Fondi integrati per la competitività delle imprese turistiche” arriva la “ciccia” che più interessa gli operatori, ma anche qui le risorse a disposizione (1,80 mld) appaiono scarse.
C’è un credito di imposta (530 milioni) per aumentare la qualità dell'ospitalità turistica con investimenti per il minor consumo energetico e per l’aumento degli standard qualitativi delle strutture ricettive italiane. «Verrà prevista una percentuale di Fondo perduto per incentivare gli investimenti in un periodo complesso come quello post-Covid»
All’interno dei Fondi BEI è creato un fondo Turismo Sostenibile di 748 milioni, capace di generare più di due miliardi di investimenti «nelle aree del turismo di montagna sia per infrastrutture sia per servizi ricettivi; del settore business e dell'offerta turistica top quality; nel turismo sostenibile e nell'upgrade dei beni mobili e immobili connessi all'attività turistica».
Viene potenziato il Fondo Nazionale del Turismo (150 milioni) destinato alla riqualificazione di immobili ad alto potenziale turistico, in particolare degli alberghi più iconici, al fine di valorizzare l'identità dell'ospitalità italiana di eccellenza.
È istituita una Sezione Speciale Turismo del Fondo Centrale di Garanzia (358 milioni) per facilitare l'accesso al credito per gli imprenditori che gestiscono un'impresa esistente o per i giovani che intendono avviare una propria attività.
Con un Fondo Nazionale del Turismo si procederà ad «acquistare, rinnovare e riqualificare strutture alberghiere italiane (1.500 camere d’albergo), tutelando proprietà immobiliari strategiche e di prestigio e sostenendo ripresa e crescita delle catene alberghiere operanti in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali».
L’ultima misura di Turismo 4.0 (500 milioni) riguarda esclusivamente Roma, in vista del Giubileo del 2025.
Sarà interessante vedere come gli amministratori pubblici e gli operatori locali valuteranno queste misure. Certamente il nostro territorio usufruirà della digitalizzazione della nostra offerta culturale. E questo è un fatto positivo. È auspicabile che gli interventi sui borghi coinvolgano i nostri centri della Valmarecchia e della Valconca, anche se crea qualche perplessità l’espressione secondo cui il piano dei borghi è a favore delle «zone svantaggiate». Si pensa solo al sud Italia? Le misure in favore delle imprese potrebbero essere interessanti ma le risorse stanziate non sono certamente proporzionate al danno subito dal settore, il primo a chiudere e l’ultimo destinato a riaprire.
Sacchetti (Pd): bene il dialogo coi 5 Stelle, ma sui programmi, senza "giochi" o veti
Il segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti accoglie favorevolmente la disponibilità del Movimento 5 stelle ad avviare un confronto con il centrosinistra per le prossime elezioni comunali di Rimini. Purchè sia un confronto sui programmi, senza “giochetti”politici, arroccamenti e veti. Si tratta di partire da ciò che ha realizzato l’amministrazione uscente.
“Anche il Pd e gli alleati a Bologna e Ravenna partono dal lavoro fatto e nelle stesse condizioni dialogano positivamente con il movimento. Si può fare anche a Rimini”.
Ecco il testo integrale della lunga nota di Sacchetti.
Colgo come una interessante opportunità l'intervento di Sarti e Croatti sulla disponibilità del Movimento 5 Stelle a confrontarsi con il centrosinistra per le amministrative di Rimini 2021.
Si tratta di un processo importante, a cui diciamo essere disposti a dare seguito, col confronto e senza arroccamenti, discutendo sulle cose da fare per la città che abbiamo in comune, Rimini.
D'altra parte è stato il presidente Bonaccini già con la sua campagna elettorale prima, poi col suo governo dopo, a porre temi di merito, visione di paese e regione al centro del rapporto con le forze politiche e anche con i 5 stelle, a partire dalla responsabile regionale Piccinini.
Credo fermamente che questa sia la condizione imprescindibile, l'unica, per stabilire una intesa con il Movimento.
Il confronto, il programma, i problemi veri e concreti che devono diventare progetti e realizzazioni. Per il centrosinistra in cui crediamo e per il Movimento 5 stelle sono convinto conti solo questo e non evocare architetture, trame alleanze tattiche politiche che davvero nessuno più vuole perché inutile e elitaria.
Del resto proprio il M5S in questa fase è dentro una sfida e davanti ad un bivio storico: o quello di lasciarsi andare a vecchie logiche interne finite con l'esasperare la logica dell " accaparrarsi" ruoli e poltrone o viceversa quello di essere protagonista di un radicale processo di riorganizzazione interna, processo auspicato e guidato da Giuseppe Conte; processo che mira dichiaratamente a confrontarsi su merito e concretezza, e non altro, con il pd e il centrosinistra a livello nazionale e locale. Così dovrà essere anche a Rimini. Nella pandemia e dopo la pandemia si sta con la pianificazione strategica, intorno alle 5 priorità della Salute, del Lavoro e dell'Economia, dell'Ambiente, dell'Educazione, della Sicurezza. Questa è la vera e sola sfida che ci deve convincere a stare da una parte precisa. E la si vince non con le alleanze ideologiche, ne col protagonismo che si cerca sui giornali ( nazionali e locali ) ma con la consapevolezza che amministrare la città in cui si vive è tra i servizi più alti e soddisfacenti possano essere svolti da donne e uomini. Aggiungo: soprattutto a Rimini, la città che ha saputo più innovare e rigenerarsi sotto ogni punto di vista forse in Italia negli ultimi anni. Su questo enorme lavoro partiamo con fiducia e consapevolezza per i prossimi 5 anni.
Il Movimento 5 Stelle può essere un compagno di viaggio, insieme ai partiti e alle forze civiche e dall'amministrazione comunale che hanno condiviso un lungo percorso. Ma con l'orgoglio e la consapevolezza di quello che si è fatto e si dovrà fare, discutendone insieme.
Anche il pd e gli alleati a Bologna e Ravenna partono dal lavoro fatto e nelle stesse condizioni dialogano positivamente con il movimento. Si può fare anche a Rimini.
D'altra parte la sfida è anche mettere in campo una cosiddetta classe dirigente da livello locale a quello parlamentare che venga misurata sul merito e per le cose concrete che fa per Rimini e non per ruoli assegnati da logiche interne ai partiti.
Se rimini e gli altri comuni se la sono cavata da soli, è perché gli interessi territoriali anche a Roma li hanno portati avanti anche i sindaci.
Ancora un altro salto e di alto profilo è quello che rimini merita anche ai più alti livelli rappresentativi che devono sempre essere vicini ai territori , non solo quando si vota . La sfida per conquistare un po' di risorse del Pnrr ha bisogno di competenza passione e amore e impegno quotidiano per rimini . Meno di politici legati solo a equilibri interni.
Credo di non sbagliare se dico che questo si aspetta Rimini e la comunità riminese dalla politica.
Chi crede in questo, apre confronti seri di merito, senza pregiudizi e veti sui processi in corso nel centro-sinistra. Proviamoci!
Elezioni 2021, i 5 Stelle scelgono il centrosinistra e chiedono un "Conte per Rimini"
Un Conte per Rimini. È quello che in sostanza chiedono i parlamentari del Movimento 5 Stelle, Marco Croatti e Giulia Sarti, a proposito delle prossime elezioni amministrative a Rimini. I due “portavoce”, all’indomani del divorzio consumato fra Casaleggio-Rousseau e il Movimento, sono intervenuti per correggere la linea fin qui tenuta, e cioè che i grillini sarebbero andati da soli alle urne. “Formuliamo l’auspicio – hanno scritto in una nota - che parta un confronto aperto a tutte le forze politiche progressiste e moderate della nostra città, che guardi al futuro di Rimini con un’idea forte di sviluppo sostenibile, e che non si arrocchi sui nomi di candidati attualmente in campo”. In due righe mandano due messaggi importanti. Il primo è che i grillini a Rimini sono pronti a fare una scelta di campo, che scelgono come unico interlocutore “le forze progressiste e moderate”, ovvero il centrosinistra. Che questa non sia un’interpretazione forzata lo dimostra il secondo messaggio: non ci si deve arroccare sui candidati attualmente in campo. Gli unici in campo hanno una faccia e un nome e cognome: sono i due candidati del Pd, Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad. Se l’apertura al confronto con il campo del centrosinistra può rallegrare chi nel Pd è strenuo propugnatore dell’alleanza, strategica o meno, con i grillini, l’invito a superare le due candidature è invece destinato a creare scompiglio.
Che cosa hanno in mente Croatti e Sarti? “Come futura guida di Rimini, - scrivono - riteniamo necessario considerare anche una figura rappresentativa esterna agli apparati delle forze politiche, ma in sintonia con l’area progressista, che sappia unire e mediare tra le posizioni e le diverse sensibilità. Che sappia mettere al centro del progetto ambiente e sostenibilità, lavoro, legalità, lotta alle mafie e giustizia sociale”. Uscendo dall’autoisolamento in cui si erano volontariamente cacciati, i grillini riesumano la proposta, vagheggiata prima che il confronto si inasprisse, di un candidato terzo rispetto ai due contendenti che si fronteggiano nel Pd. Un modo furbo e intelligente per entrare nel dibattito politico e scompaginare le carte, o una condizione sine qua non per allearsi con il fronte progressista? Detto in altri termini, cosa farà il Movimento 5 Stelle qualora il Pd dovesse andare avanti con le primarie o con uno dei due candidati, se l’altro dovesse ritirarsi? “E’ una domanda alla quale in questo momento non so rispondere. – dice Croatti – La nostra è una proposta che offriamo alla discussione fra le forze politiche. Ciò che chiediamo è lo sforzo per individuare una figura che rivesta lo stesso ruolo avuto da Conte a livello nazionale fino a qualche mese fa. Una figura autorevole, centrale, non iscritta ad alcun partito, che sia rappresentativa e di garanzia per tutti”.
I grillini invitano l’area di centrosinistra a misurarsi con la ricerca di un candidato civico di alto profilo, per usare l’espressione in voga nel centrodestra i cui tentativi però non sono stati fino ad oggi coronati di successo. La proposta di Croatti e Sarti in qualche modo fa da sponda agli umori prevalenti nella base e nella dirigenza piddina e fra le liste civiche, dove si guarda con terrore alle primarie, viste con un cruento bagno di sangue e come un messaggio incomprensibile all’opinione pubblica alle prese con il Covid e con una drammatica crisi economica. Proprio ieri il segretario provinciale Filippo Sacchetti esprimeva la fiducia nel raggiungimento di un possibile accordo che eviti le primarie. Si sta muovendo qualcosa di nuovo? Si tratta però di vedere, se l’opzione dovesse essere quella proposta da Croatti e Sarti, se entrambi i candidati sono disponibili al passo indietro e se sul mercato politico cittadino esista o meno una figura che risponda all’identikit del “Conte di Rimini”.
Intanto nel dibattito interno al Pd si fa viva una vecchia conoscenza, Luigi Bonadonna che è stato segretario comunale fino al 2009 e in tempi ancora più lontani capogruppo dell’Ulivo in consiglio comunale. Dopo anni, Bonadonna si è riscritto al partito che, a suo giudizio, sta riscoprendo “un’identità ampia e plurale, aperta, certo, al civismo, ma vicina alla dimensione del ‘bisogno’ emergente, che è carattere fondante dei maggiori pensieri politici dai quali il PD deriva; in questo solco il cattolicesimo democratico può e deve dare un contributo forte per la costruzione del futuro”. Bonadonna non prende posizione sul duello Petitti-Sadegholvaad, nessuno dei due, par di capire, è espressione de cattolicesimo democratico che gli sta a cuore. Si pone invece come potenziale esponente di una “rete, costituita dalle associazioni di volontariato, dalla cooperazione sociale, dalle parrocchie e da tante persone che condividono gli stessi valori”.
“Dobbiamo ripartire – aggiunge - da alcuni temi che la nostra gente ci presenta. Affrontare quindi la povertà che aumenta; ripartire con il Fondo per il lavoro attivato nel 2011 con le ACLI, Caritas e Parrocchie; ricostruire un link importante con l’Amministrazione che verrà”.
Coni e associazioni sportive: sì e subito alla piscina a Viserba
Le associazioni sportive che si occupano di nuoto intervengono per respingere gli inviti di comitati e forse poitiche apensare un'altra collocazione risepttoa quella scelta dall'amministrazione comunale, ovvero il Parco Tonino Bellodi Viserba.
Quando scoppia una polemica - si legge nella nota firmata da CONI Comitato Provinciale Rimini, CIP Rimini, FIN -Sezione Rimini, FINP, FIN Sezione Salvamento di Rimini, US Acli Rimini , UISP Comitato territoriale Rimini APS , PGS Rimini , AICS Rimini , DLF Nuoto Rimini, Rinascita Nuoto Rimini ASD Salvamento Nuoto Rimini- si perdono le ragioni e il merito della discussione, e nell'aria restano solo gli urli e le grida delle fazioni in guerra. Accade così anche per il progetto della nuova piscina comunale, la cui ubicazione è prevista a Viserba.
Chiedere adesso di pensare a un'altra collocazione, di versare soldi pubblici per acquistare un'altra area privata ha un solo e unico risultato finale: rimandare ancora una volta la questione piscina a Rimini. Ogni perplessità avanzata, senza alcuna ragione tecnica o gestionale, nasconde solo una volontà Nimby. E in questo caso nei confronti di una piscina, un parco riqualificato, una viabilità adeguata. Cose che accadono solo da queste parti. Ne prendiamo atto ma diciamo già oggi pubblicamente che se la questione piscina verrà calendarizzata ancora all'anno del mai, noi sportivi di Rimini faremo sentire la nostra voce, visto che le ragioni a Rimini sembrano direttamente proporzionali ai decibel prodotti.
I 5 Stelle sospesi sulle alleanze a Rimini, in attesa del divorzio da Rousseau
Il mondo a 5 Stelle, non solo a Rimini, è appeso alla data del 22 aprile. Quel giorno scade l’ultimatum di Davide Casaleggio e della piattaforma Rousseau al Movimento. Una delle ipotesi di soluzione è che ognuno vada per la propria strada, e che il Movimento acceleri su quella tracciata da Giuseppe Conte. Una volta che sarà definitivamente consumato il passaggio del guado (in questi giorni i grillini si sentono sospesi a mezz’aria), si potrà capire qual è la linea sulle alleanze anche nei territori locali. In poche settimane a livello nazionale si è passati dall’alleanza strategica fra Pd e 5 Stelle al Movimento che rivendica l’innocenza originaria: né di destra, né di sinistra. Quindi, se la logica ha un senso, disponibile ad ogni tipo di alleanza o, se è il caso, ad andare da solo. Quest'ultima è la linea che il senatore Marco Croatti ha espresso fino ad oggi per quel che riguarda le elezioni comunali di Rimini. Una linea che è figlia diretta del mancato accordo a Cattolica, unico comune dell’Emilia Romagna dove c’è un sindaco uscente, Mariano Gennari, con il simbolo pentastellato. “Non si capisce per quale ragione noi dobbiamo andare da soli a Cattolica - ribadisce ancora oggi il senatore – e a Rimini dobbiamo fare da stampella al Pd”.
La linea di Croatti è stata contrastata dalla consigliera regionale Silvia Piccinini che è più volte intervenuta per propiziare l’alleanza fra 5 Stelle e Pd. Un intervento a gamba tesa che non è piaciuto ad alcuni militanti riminesi. “Quello è stato un gioco di sponda con Emma Petitti. – osserva Carla Franchini, già consigliere comunale e candidata alle europee del 2019 – Non ci piacciono questi giochetti e rivendichiamo la nostra autonomia”. Sembra di capire che Petitti non goda di eccessive simpatie. Franchini ha anche pubblicato un post per rimarcare che “Se i cittadini ti votano per rappresentarli per 5 anni, restare al proprio posto dall'inizio alla fine del proprio mandato é indice di impegno e serietà”. Il riferimento è al sindaco di Casalecchio di Reno che si vuole candidare a Bologna, ma il messaggio va letto anche in chiave riminese: Petitti non ha mai portato a termine un mandato, è sempre volata da un incarico all’altro. Non è, secondo Franchini, il tipo di candidato che la base grillina ama votare.
E dire che Emma Petitti è scesa in campo per la candidatura a sindaco dichiarando di essere disponibile a rivedere le valutazioni su alcune scelte del recente passato (vedi giunta Gnassi) pur di favorire un accordo con i grillini. La presidente dell’Assemblea legislativa non manca di sottolineare l’importanza dell’alleanza con i 5 stelle, a differenza di Jamil Sadegholvaad che sull’argomento è molto più sfumato.
In ogni caso per capire verso quale direzione si muoveranno i grillini riminesi, il senatore Croatti rimanda ogni considerazione più puntuale a dopo il 22 aprile. Anche se è probabile che nei 5 Stelle possa ripetersi quello che è accaduto nel Pd. Il segretario Letta aveva esordito dicendo che le primarie sarebbero state la via maestra per scegliere il candidato dove non ci fosse trovata una soluzione unitaria. Poi, di fronte al guazzabuglio interno, ha dovuto ripiegare su un più diplomatico: decidano i territori. Così come è probabile che la linea dell’equidistanza riesumata da Conte (se sarà confermata dopo il 22 aprile) porti a valorizzare l’autonomia dei territori. La palla sarebbe quindi rimandata in campo a Rimini, dove al momento non è chiaro chi sia titolato a decidere. L’organizzazione territoriale a suo tempo decisa (i cosiddetti facilitatori) è al momento bloccata, per cui anche l’opinione del senatore Croatti, per quanto autorevole perché espressa da un parlamentare, resta un’opinione personale. Se dopo il 22 aprile farà passi in avanti la riorganizzazione proposta da Conte, si dovrebbero avere i nuovi riferimenti territoriali titolati a decidere anche sulla questione delle alleanze per le amministrative.
È prevedibile, pur tenendo conto della imparagonabile importanza, un parallelo fra Roma e Cattolica. Nella capitale è assai probabile che alla fine Virginia Raggi si riproporrà da sola avendo per avversario anche un candidato del Pd, a Cattolica ormai è assodato che Pd e 5 Stelle andranno divisi alle urne. “A breve – conferma il segretario comunale Alessandro Belluzzi – presenteremo il nostro candidato sindaco che sarà sostenuto da una coalizione di centro sinistra modello Bonaccini, dai moderati di Calenda alla sinistra, fino alle liste civiche, con il Pd a fare da perno”. Belluzzi rimarca che la mancata alleanza con i 5 stelle non è dovuta a preclusioni di ordine politico ed ideologico, ma per alcune scelte amministrative non condivise che la giunta Gennari ha voluto compiere proprio allo scadere del mandato, lasciando al successore una situazione irreversibile. Il mancato accordo a Cattolica sembra però avere ripercussioni negative a Rimini. “Non capisco – replica Belluzzi – perché a Montescudo o a Rimini non si possa fare un accordo se c’è convergenza sui programmi e sui candidati. Ribadisco, a Cattolica non c’è stato un veto politico o ideologico, ma solo divergenza su importanti scelte amministrative”.
Un tempo si aspettava il responso di Rousseau, adesso il divorzio da Rousseau. Vedremo dopo il 22 aprile.
Don Alasia rivela: sono guarito dal Covid grazie all'intervento di Sandra Sabattini
Una donna si sveglia alle 5,40 del mattino di domenica 29 marzo 2020. Si siede sul letto e poco dopo in un angolo della stanza vede apparire un volto che le è diventato famigliare, quello di Sandra Sabattini. Il parroco infatti l’ha invitata a pregare intensamente per la guarigione di don Alessio Alasia, il sacerdote di Riccione che all’ospedale di Rimini è fra la vita e la morte a causa del Covid. L’ha invitata a pregare chiedendo l’intercessione della giovane ragazza della Comunità Papa Giovanni XXIII in attesa di essere beatificata. La donna ha infatti sul comodino una brochure su Sandra con una preghiera che recitava ogni sera, soprattutto in quei giorni in cui il sacerdote sta particolarmente male, tanto che i medici hanno poche speranze di riuscire a restituirlo alla vita e alla parrocchia di san Martino. Quel volto sorridente di ragazza comincia a parlare e dice: «Non ti preoccupare, andrà tutto bene». La donna si affretta a scrivere sulla brochure: 29 marzo - ore 5,40. Non vuole dimenticare giorno e ora di quella incredibile esperienza.
Le condizioni di don Alasia in realtà sembrano volgere al peggio, ad una infezione virale se ne aggiunge una batterica. Il 10 aprile, venerdì santo, comincia a diffondersi la notizia che per don Alessio non ci sia più nulla da fare. E la promessa di Sandra Sabattini? La giovane venerabile, che sarà proclamata beata non appena ci saranno le condizioni per una cerimonia pubblica, torna a farsi sentire dalla donna il 13 aprile, lunedì dell’Angelo. La ragazza riappare sorridente, mentre sta entrando nel reparto di rianimazione e assicura: «Adesso ci penso io». Qualche giorno dopo si viene a sapere che don Alessio Alasia sta progressivamente migliorando. La signora tiene per sé questa straordinaria esperienza per circa un anno, fino a quando non decide di andarla a riferire allo stesso don Alessio.
Il sacerdote dall’ottobre scorso tiene sul proprio profilo Facebook una rubrica di video chiamata Cronache Marziane in cui condivide con amici e fedeli ciò gli è capitato, cioè, come dice lui, di essere nato due volte, di essere passato dalla morte alla vita, di essere letteralmente risorto. Circa due mesi fa in uno di questi video parla dello scambio di messaggi avuto con una dottoressa che lo curava nel reparto di rianimazione. Una domenica quel medico ascolta alla televisione la messa del Papa e rimane colpita dal brano del Vangelo, la resurrezione di Lazzaro. Arrivata in ospedale, entra nella stanza di don Alessio e comincia a pregare. «Signore, se hai resuscitato il tuo amico, non puoi salvare anche questo sacerdote? Già che ne abbiamo così pochi di preti…». La dottoressa racconta al sacerdote che dopo aver pregato con quelle parole si è impadronita di lei la certezza che don Alessio sarebbe stato salvo. Una certezza, dal punto di vista medico, abbastanza irragionevole. Ma così è. La dottoressa nel raccontare dice di non ricordare bene che giorno e che domenica fosse. Glielo rivela il sacerdote: era la V domenica di quaresima, cioè il 29 marzo, e quel giorno si era letto il vangelo della resurrezione di Lazzaro. Alla dottoressa cita anche un versetto che è la chiave per leggere la sua personale esperienza: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».
La signora, quella che aveva avuto le apparizioni di Sandra Sabattini, ascolta il video e solo perché vi si parla esplicitamente di 29 marzo ha un sobbalzo. Se don Alessio si fosse limitato a dire quinta domenica di quaresima, per lei non avrebbe avuto alcun significato particolare. Ma su quella brochure aveva scrittoi 29 marzo – ore 5,40. Ne parla con il parroco, gli chiede se è il caso di informare don Alessio, il parroco approva e la donna va dal sacerdote di Riccione, il quale ne ha parlato nel video pubblicato questa domenica.
Non c’è nessun legame fra don Alessio e Sandra. Il sacerdote non è devoto di quella santa ragazza. Ne aveva sentito parlare quando era entrato in seminario, poi il sorriso di Sandra era scomparso dai suoi radar.
Don Alessio è rimasto stupito, in profondità, di tutta questa storia che lo riguarda, ma va detto che questo non è che l’ultimo segno che gli arriva per confermargli che in quella malattia è stato circondato dal volto buono e dal caldo abbraccio del Mistero. Lo stesso vescovo monsignor Francesco Lambiasi ha raccontato che il venerdì santo (cioè il giorno in cui le condizioni di don Alessio apparivano disperate) è stato avvicinato da una persona che gli ha detto di non pregare più per la guarigione di don Alessio, perché l’obiettivo era già stato raggiunto. D’ora in poi avrebbe pregato per ringraziare. E chi ha detto queste cose non è un visionario, ma una persona seria, credibile, degna di fede.
In uno dei primi video, il sacerdote ha inoltre raccontato della strana visita di sua sorella due mesi prima che lui si ammalasse di Covid. La sorella gli lancia uno strano messaggio: «Devi essere forte, devi mettercela tutta, ma vedrai che andrà tutto bene». Il sacerdote rimane sorpreso, pensa che la sorella abbia qualche problema, forse è stressata. Quando tutto è finito, la sorella gli rivela il mistero. Era stata a trovare il loro anziano parroco di Roncofreddo, don Fernando Della Pasqua, allettato per vecchiaia e malattia, e insieme avevano passato in rassegna tutti i membri della numerosa famiglia. Come sta quello, come sta quell’altro. Arrivati a don Alessio il sacerdote comincia a piangere e dice «Don Alessio dovrà passare una grande prova». Così, senza aggiungere altre spiegazioni. Quel verbo “passare” lasciava intendere che ne sarebbe uscito, ma questo lo si è capito solo dopo, a fatti avvenuti.
Don Alasia dice che da quando è, per così dire, “tornato in vita” gli stanno arrivando uno dopo l’altro tanti piccoli segni della presenza e dell’abbraccio del Signore alla sua vita. Viene da chiedergli: tutti questi segni per lei, o è lei che è bravo a riconoscerli? «No – si schermisce – non sono solo per me, ma vanno oltre me, per raggiungere altri. E ho l’impressione che ancora non sia finita».
Non ci sarà alcun processo canonico su questo “miracolo”, perché le regole della Chiesa vogliono che la guarigione sia istantanea, invece quella di don Alessio è stata graduale. Anche se lui è certo di essere stato miracolato. Sandra salirà agli altari grazie alla guarigione da un tumore di Stefano Vitali. Certo che la storia di don Alessio suggerisce che la giovane santa fidanzata sia in grado di intercedere in maniera molto efficace.
Valerio Lessi
Bellaria, dal nuovo lungomare al piano strategico per pensare la città del 2040
“Non appena si potrà tornare ad incontrarsi in presenza – annuncia il sindaco di Bellaria Igea Marina, Filippo Giorgetti – partiremo con il Piano strategico per il nostro Comune. Al tavolo di riflessione ed elaborazione coinvolgeremo tutti, maggioranza e opposizione, associazioni, categorie economiche. L’obiettivo è creare un pensiero di lunga durata, l’individuazione di indirizzi per la città fino al 2040. Vogliamo costruire un percorso di partecipazione che faccia crescere il senso di appartenenza ad una comunità. Per noi questo è decisivo. Essendo cresciuti tanto in poco tempo, abbiamo bisogno di trovare un’identità condivisa fra nuovi e vecchi residenti, fra le generazioni. La costruzione della coesione sociale è una delle linee guida del mio mandato. Il percorso dovrà portare ad un disegno di ampio respiro per la città dei prossimi due decenni. Vogliamo pensare oltre il termine di un mandato, altrimenti l’orizzonte è limitato da ciò che si riesce a realizzare in due e tre anni. E sappiamo che con i tempi della burocrazia in un periodo così breve si riesce a realizzare poco”.
Intanto a Bellaria Igea Marina si sono aperti numerosi cantieri. Uno riguarda il nuovo lungomare della zona del Comune. Nuovo in tutti i sensi, perché prima non c’era nulla, finivano gli alberghi o le case e cominciava la spiaggia. Dove l’avete ricavato il water front?
“E’ stata demolita la prima linea delle cabine, verso mare. Con questa importante opera pubblica abbiamo ottenuto tre risultati. Il primo è che doteremo la città di una infrastruttura moderna che la renderà più attraente e godibile. Il secondo effetto è che l’intervento pubblico ha messo in modo anche gli investimenti privati, perché gli operatori balneari daranno un volto nuovo ai loro stabilimenti. Il terzo effetto è che in questo modo abbiamo risolto la questione storica delle concessioni balneari”.
E in che modo?
“Nelle concessioni sul demanio comunale c’erano molti manufatti insistenti da tanti anni per i quali era complesso ricostruire l'iter autorizzatorio, e ciò rendeva problematico il proseguimento dell’attività. Ora questi operatori demoliranno le cabine e le ricostruiranno secondo i criteri del piano dell’arenile. Non solo loro, anche i concessionari del demanio statale. Quindi l’opera pubblica ha fatto sì che tutti gli stabilimenti demoliscano l’esistente e si adeguino al nuovo piano dell’arenile, ottenendo così tutte le conformità paesaggistiche architettoniche, urbanistiche e edilizie, tali da essere perfettamente in regola”.
Ci sono lavori anche in piazza don Minzoni. Perché è stato necessario questo intervento di rigenerazione?
“E’ la piazza della chiesa, che però al momento non si interfaccia con l’Isola dei Platani. La pavimentazione era tutta rialzata. Di fatto è una piazza che non è mai stata utilizzata come tale, al massimo è stato utilizzato il sagrato. Con i lavori in corso diventerà davvero un’agorà, quindi un punto in cui la polis, cioè la città fatta di relazioni, di persone, di attività, si può riconoscere e incontrare. Ci saranno nuove aiuole con arbusti autoctoni. Sarà valorizzata la chiesa come fondale scenico che rende interessante la passeggiata”.
Che effetti ha avuto sull’economia di un piccolo centro come Bellaria la crisi da Covid 19?
“La crisi si sente in modo enorme. Il timore è soprattutto per quando non ci saranno più le proroghe degli sfratti e del pagamento dei mutui. Le aziende hanno un problema di liquidità. Il settore del commercio, già sofferente di suo per la vicinanza dell’Iper e per lo sviluppo dell’e-commerce, è sicuramente quello più colpito. Per il turismo, incrociamo le dita. Quella dell’anno scorso è stata una stagione sospesa, dove agosto ha salvato i vuoti precedenti. Ormai da due anni siamo senza il lavoro fieristico, congressuale, extra-stagionale, del periodo pasquale. Siamo inoltre preoccupati per le famiglie, dove molti sono in cassa integrazione. Con risorse nostre abbiamo abbassato la quota di tassazione di famiglie e imprese. Abbiamo agito molto sulla Tari perché è la tariffa comunale che impatta di più sulle persone e sulle imprese, prevedendo a bilancio 570 mila euro. Quest’anno abbiamo fatto un bando di rimborso della Tari versata per 350 mila euro.
Avete appena emesso un bando per contributi alle famiglie numerose. Vi interessa una politica a sostegno della famiglia?
“In quasi tutte le nostre tasse e tariffe c’è una decurtazione speciale per le famiglie numerose. La difesa della famiglia e di chi ha figli per noi è importante, ci crediamo molto. I bambini e i giovani sono il capitale sociale di un Comune. Molti dei nostri investimenti (scuole, giardini, ecc.) vanno in questa direzione. Siamo una comunità molto giovane, siamo cresciuti di ottomila unità in un decennio, quindi abbiamo bisogno di creare un forte senso di comunità”.
L’ultima sua iniziativa è stata la lettera a Bonaccini dei 17 sindaci romagnoli di centrodestra, fra i quali però non figurava il sindaco di Riccione Renata Tosi. Sta assumendo una leadership fra i sindaci di centrodestra della Romagna?
“No, non cerco alcuna leadership. È normale che con alcuni Comuni della Valmarecchia la collaborazione sia molto stretta. Ma è molto stretta anche con i vicini Comuni del cesenate. Siamo sindaci che fanno riferimento alla stessa area politica, quindi è normale che ci scambiamo idee. Questa volta Riccione non ha firmato, ma altre volte sì. Proprio ieri sono andato da Renata per farle firmare il protocollo sulla criminalità. Succede che alcuni Comuni vicini, visto che siamo un centro più grande, ci riconoscano come riferimento naturale per un coordinamento comune”.
Come vanno i suoi rapporti con la Regione e la Provincia, enti di segno politico diverso?
“I rapporti sono abbastanza buoni. Il Covid ci ha in qualche modo costretto a giocare in squadra, superando le questioni divisive. I rapporti sono sempre stati improntati a correttezza istituzionale. Del resto le istituzioni devono mantenere sempre un dialogo corretto nell’interesse delle rispettive comunità. Nel fare l’interesse della mia comunità non posso pensare di scontrarmi con tutto il resto del mondo. Il momento ci obbliga al confronto, poi è chiaro che le visioni e le soluzioni politiche sono diverse”.
Nemmeno il sì alle primarie del segretario Letta sblocca il Pd di Rimini
E allora si faranno le primarie anche a Rimini per sciogliere il nodo della candidatura a sindaco fra Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad? Sì, forse. A Rimini le cose sono talmente complicate che un sì rotondo non si può pronunciare nemmeno dopo che il segretario nazionale Enrico Letta si è espresso ufficialmente per le primarie laddove sia impossibile raggiungere un accordo. E dire che quando Letta, a detta del segretario regionale Paolo Calvano, intervenne per dire “fermi tutti”, a Rimini ci fu chi prese la palla al balzo per aprire una tregua, per non far scivolare la decisioni verso il rito delle primarie.
Adesso è più o meno la stessa sceneggiatura. Si prenda per esempio la nota di oggi di Alberto Vanni Lazzari, segretario comunale del Pd, notoriamente simpatizzante per Petitti. All’indomani del pronunciamento di Letta, la questione delle primarie è ancora presentata come problematica: “Primarie si primarie no. Primarie di coalizione o primarie del Partito Democratico. Nodi che andranno definiti con il contributo del Partito Democratico regionale e nazionale, in un confronto declinato nei territori coinvolti”. L’unica differenza rispetto alle posizioni espresse nel recente passato è che non viene ripetuto il mantra secondo cui le primarie sarebbero un disastro che spacca il partito.
Vanni Lazzari annuncia che a breve sarà convocata la direzione comunale del Pd per discutere il programma da sottoporre agli elettori. “Dopo questo passaggio che ritengo fondamentale – prosegue il segretario - il Partito Democratico continuerà il percorso già avviato per concretizzare e allargare la coalizione di centro-sinistra che si presenterà alle elezioni amministrative di autunno. Mettendo in primo piano la condivisione di valori e idee programmatiche. Sabato 17 aprile il segretario Letta ha convocato l'assemblea nazionale che prosegue il confronto attivato con le consultazioni dei circoli. Sarà un momento importante per ragionare sulle alleanze che ritengo debbano essere le più ampie possibili e non possano fare a meno di un confronto con il Movimento 5 Stelle sulla linea avviata dallo stesso segretario Letta”.
Sulla questione delle alleanze, altrettanto importante quanto quella del candidato a sindaco, Vanni Lazzari insiste per una coalizione allargata al Movimento 5 Stelle. Al momento però è una proposta destinata a cadere nel vuoto. I 5 Stelle, a sentire il senatore Marco Croatti, andranno da soli. E gli altri partitini del centro sinistra (Italia Viva, Azione, Più Europa, ecc.) hanno già fatto sapere che se ci saranno i grillini, loro faranno altra scelte. Va bene che in politica vale il principio “mai dire mai”, ma al momento questa è la situazione.
Tornando alla questione primarie per scegliere il candidato a sindaco, il segretario provinciale Filippo Sacchetti conferma che la proposta di Letta riguarda tutti i grandi Comuni, Rimini compreso. È probabile che nella nostra città siano primarie solo all’interno del partito visto che non ci sono candidati espressi da altre forze di centrosinistra. Si tratterà comunque di vedere se il candidato che uscirà dalle probabili primarie Pd sarà gradito alle liste civiche che da tempo sono in pista con la pretesa di voler dire l’ultima parola. Sacchetti in ogni caso preferisce primarie in presenza, e rifiuta l’ipotesi di primarie online. Quindi, se si faranno, è probabile che i gazebo all’aperto verranno aperti solo a giugno, all’inizio della stagione turistica.
E i due candidati cosa dicono? Emma Petitti, impegnata oggi a gestire l’Assemblea legislativa, tace. Jamil Sadegholvaad dice di rimettersi alle decisioni del partito, qualunque esse siano. “Fino a ieri se qualcuno era per le primarie, veniva accusato di voler spaccare il partito. Adesso sembra che il partito, a partire dai vertici nazionali, sia orientato verso questo strumento di decisione. Bene. Se si faranno, io ci sarò senza alcun dubbio. Ho intrapreso un percorso dal quale non intendo tirarmi indietro”.