Il 57,4% degli imprenditori balneari si dichiara ostile alle evidenze pubbliche e il 39,7% è favorevole, a patto che queste garantiscano forme di tutela come il riconoscimento del valore commerciale e della professionalità acquisita. È il risultato clamoroso di un sondaggio condotto dal portale Mondo Balneare. Clamoroso perché smentisce l’assunto che tutta la categoria dei gestori di stabilimenti balneari sia unanime nel respingere le evidenze pubbliche sulle spiagge imposte dalla direttiva Bolkestein. Il sondaggio ha creato malumori anche fra i lettori del portale, da sempre vicino alle esigenze dei balneari.

Tanto che la redazione di Mondo Balneare è dovuta intervenire con un commento.

“La situazione reale all’interno della categoria – scrive - è molto diversa rispetto a quella che appare dalla propria bolla: ci sono balneari che lavorano, leggono Mondo Balneare ogni giorno e si disinteressano alle mobilitazioni, ma anche questi fanno parte a pieno titolo del settore. Durante le assemblee in fiera e le manifestazioni di piazza, a muoversi sono sempre stati i soliti mille, mentre gli altri settemila rappresentano una “maggioranza silenziosa” e alcuni di questi la penseranno anche diversamente rispetto a chi si è sempre virtuosamente mobilitato contro le gare. Alcuni “balneari silenziosi” avranno di certo votato nel nostro sondaggio, protetti dall’anonimato, per esprimere la propria opinione che si discosta dal “no alle gare”. Il settore è dunque molto più diviso rispetto a come può sembrare nelle chat associative o nelle assemblee, dove si è tendenzialmente tutti d’accordo. E a nostro parere, è bene che queste due parti si mettano in dialogo mettendo da parte le differenze per raggiungere qualche risultato concreto, come d’altronde risulta evidente dallo schiacciante 91% che ritiene importante o fondamentale l’unità tra associazioni di categoria”.

La categoria dei balneari è in attesa del decreto attuativo della proroga di altri quindici anni varata con la legge di bilancio per il 2019. Il sondaggio ha chiesto anche quali aspettative abbiano gli operatori rispetto all’intervento del governo. Solo il 34,7% ha risposto ottimisticamente che i balneari saranno esclusi dalle evidenze pubbliche, mentre il 43,4% ritiene che saranno istituite le evidenze pubbliche con il riconoscimento del valore commerciale e la premialità per gli attuali concessionari; e un 22% di più pessimisti si aspetta che il governo imporrà le gare senza nessuna forma di tutela per gli attuali concessionari.

Se c’è un settore economico del quale si potrebbero già quantificare i danni, questo è quello del turismo. Danni reali, sensibili, già evidenti nella contabilità delle aziende, non danni probabili, che si verificheranno se l’emergenza sanitaria continuerà a lungo. Gli alberghi non hanno alcun obbligo a restare chiusi, ma molti, anche in Riviera, hanno chiuso per il semplice motivo che, se le persone non si possono spostare, viene meno automaticamente la mission dell’albergo. Questo sarebbe stato il tempo di avvicinamento alla Pasqua, l’anteprima della stagione estiva. Non avremo l’anteprima, ma nemmeno sappiamo se avremo la stagione. Forse, dovremo accontentarci di una “mezza stagione” (che in questo caso non ha nulla a che fare con le condizioni meteo). I più ottimisti fra gli operatori turistici sperano che, passata l’emergenza, ci sarà gran voglia di muoversi. Vero, ma quanti soldi saranno rimasti in tasca da poter spendere?

In ogni caso i danni al turismo sono già enormi, ma il decreto Cura Italia varato dal governo non se ne cura a sufficienza. Non traspare la consapevolezza che il turismo sia una industria fondamentale per lo sviluppo e la crescita del Paese. Da ogni angolo della Penisola il coro degli operatori turistici è unanime: così non va. Ancora le proteste delle associazioni di categoria del settore turismo non hanno conquistato le prime pagine dei giornali nazionali, ma la delusione e il malumore sono crescenti.

“Bene il rinvio dei termini per il pagamento di Iva, ritenute e contributi e l’intervento sui mutui – ha dichiarato Bernabò Bocca, presidente Federalberghi -. Ma resta una doppia preoccupazione relativa alle varie scadenze che si susseguiranno nei prossimi mesi, in primis per il pagamento di Imu e Tari, e per la sorte degli alberghi che vengono gestiti con contratto di affitto o formule simili. Ogni mese quasi ventimila strutture devono pagare un canone alla proprietà e in questo momento non sono in condizione di farlo”.

Questo dei canoni di affitto per gli alberghi è particolarmente sentito in Riviera dove buona parte degli hotel (a Rimini circa il 50 per cento) sono gestiti da affittuari.

Ma il cahier de doleances degli albergatori contiene altri punti: “Mancano all’appello due misure importanti, che erano state preannunciate: – ha aggiunto Bocca - una forma di ristoro per le aziende danneggiate dalla crisi e un incentivo agli italiani che effettuano le vacanze in Italia. Si tratta di passaggi fondamentali per consentire al sistema di fronteggiare una situazione drammatica e per iniziare a programmare il ritorno alla normalità, facendo leva sulla clientela italiana, che storicamente costituisce il nostro primo bacino di riferimento.”

A livello locale, a dar voce al malcontento degli operatori, si è espresso Gianni Indino, presidente di Confcommercio, attraverso una lettera aperta ai politici del territorio. La posizione è netta.

“Non mi sarei mai aspettato che il governo, lo Stato, la patria, ci abbandonassero. Sì, perché di questo si tratta. In questo momento di gravissima difficoltà per i commercianti, per gli operatori del turismo, per gli agenti di commercio, insomma per tutti i piccoli imprenditori, ci sentiamo dire: forse, sì ma, vedremo”.

Indino punta il dito non solo su ciò che manca ma anche su alcune misure previste dal decreto Cura Italia: “Riteniamo i 600 euro previsti per alcuni un’elemosina, un'offesa che non ci saremmo mai aspettati. Una cifra addirittura inferiore al Reddito di cittadinanza. Le nostre aziende hanno bisogno di ben altro, hanno bisogno di un immediato sostegno economico a fondo perduto, perché sappiamo già che non si riaprirà per molto tempo e senza incassi non si riuscirà a far fronte al pagamento delle tasse, neanche se le scadenze sono state spostate di qualche settimana. No, così non va bene”

Il presidente di Confcommercio ricorda che “la stagione turistica estiva sarebbe dovuta partire da qui a qualche giorno. All’orizzonte però non c’è il sole, ma nuvole nere sui settori del nostro turismo che saranno messi in ginocchio. Hotel, ristoranti, bar, campeggi, stabilimenti balneari, discoteche, parchi di divertimento, parchi acquatici ... un intero comparto che verrà cancellato senza provvedimenti urgenti e congrui. Abbiamo bisogno di un vero “piano Marshall” per gli investimenti, non di elemosina. Il governo prenda coscienza che un settore come il turismo genera oltre il 13% del Pil nazionale e va salvaguardato, difeso, incentivato e non umiliato. Dopo aver dato tanto, questo è il momento in cui pretendiamo di avere qualcosa. Ne va della sopravvivenza delle nostre aziende, delle nostre famiglie. Non dimenticate che diamo lavoro a più del 50% degli italiani, ricordate che senza le micro e piccole imprese non c’è lavoro, senza lavoro le famiglie non si sostengono e il Paese andrà in rovina. Non si deve lasciare indietro nessuno”.

Il decreto Cura Italia lascia insoddisfatta anche l’amministrazione comunale, anche se l’assessore Gian Luca Brasini usa toni molto più felpati. “Tra le diverse misure introdotte dal Cura Italia c’è ad esempio la sospensione di tutti gli adempimenti fiscali e lo stop di tutti i versamenti, compresi contributi previdenziali e assistenziali, ma mancano del tutto provvedimenti che estendano anche agli enti locali la possibilità di procedere con proroghe o sospensioni sui tributi di competenza. Ecco perché già da giorni i Comuni stanno lavorando in autonomia per mettere a punto le procedure da adottare per rinviare o sospendere alcuni pagamenti. Come Comune di Rimini, dopo aver pensato alle rette scolastiche e ai canoni degli impianti sportivi, stiamo ora valutando le prime scadenze più importanti che stanno arrivando a carico dei cittadini come la Cosap, l'Imposta di Soggiorno e soprattutto la TARI. Ad oggi è questa l’unica soluzione che abbiamo in mano: l’ipotesi più veloce e immediatamente applicabile è quella di sospendere le scadenze attualmente in vigore sino all'avvio della stagione estiva, per poi adottare una ulteriore proroga al perdurare dell'emergenza”.
Brasini si augura “che il prossimo decreto possa correggere il tiro rispetto alle misure troppo blande previste per il settore del turismo e dei pubblici esercizi, forse tra quelli più colpiti da questo tsunami che si è abbattuto sul nostro Paese. Basti pensare che la moratoria sui contratti d’affitto – il riconoscimento del credito d’imposta del 60% dell’ammontare del canone di locazione relativo al mese di marzo – non prevede tra i beneficiari gli esercizi del ricettivo. Ci attendiamo nelle prossime settimane interventi più puntuali per una filiera che rappresenta uno dei motori principali non solo dell’economia del nostro territorio, ma in generale dell’intero Stivale”.

Medici di base e farmacisti sono anche loro in prima linea per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Non sono nella trincea più calda delle corsie d’ospedale e dei reparti di rianimazione, ma il Covid-19 ha cambiato anche il loro lavoro. “Arriva da noi – racconta Giovanna Lelli, della farmacia Versari, nel borgo San Giuliano – chi non trova risposte immediate dai medici di base che non fanno ambulatorio o hanno il telefono sempre occupato e chi non riesce a mettersi in contatto con il pronto soccorso, dove pure sono in continua emergenza. Noi cerchiamo di rispondere per ciò che possiamo. Ci prendiamo cura degli smarrimenti e delle paure, siamo il primo punto sanitario a cui si rivolgono le persone”.

Nei primi giorni dell’emergenza la farmacia era molto affollata. “Cercavano soprattutto certi farmaci come la tachipirina. La seconda ondata è stata la richiesta di mascherine e disinfettanti per le mani. Adesso cercano termometri, termometri frontali e saturimetri, che servono a controllare il livello di ossigeno nel sangue. Spesso non possiamo esaudire le richieste. Per le mascherine, insegniamo a farsele da soli, in casa. Per chi ne ha bisogno per andare al supermercato, possono garantire una protezione sufficiente”.

In farmacia però arriva anche chi vuole speculare sull’emergenza e sulla difficoltà a reperire certi prodotti. “Oggi – racconta Lelli – si è presentata una persona che voleva venderci mascherine a prezzi assurdi, 16,50 euro l’una. Per quelle semplici, chirurgiche, che normalmente vendiamo a 20 centesimi, chiedeva 1,70 euro l’una”.

La farmacia ha anche attivato un servizio di consegna dei farmaci a domicilio per le persone per cui sarebbe troppo rischioso uscire di casa (sintomi influenzali, gravi patologie pregresse, anziani, ecc.). Anche la Croce Rossa, in collaborazione con Federfarma e Assofarm, ha attivato un servizio per queste categorie di persone, che si può attivare chiamano il numero verde 800065510. “Questa emergenza – commenta Lelli – ci costringe a recuperare significato e valore del nostro lavoro,  e a inventarci modalità nuove per esercitarlo”.

Sandro Di Pasquale, medico di base e cardiologo, è presente nel proprio ambulatorio. La sala di attesa è vuota ma l’universo dei suoi pazienti lo raggiunge comunque. “Sono bombardato da telefonate, sms, messaggi What’sApp. Tutti i mezzi di comunicazione sono utilizzati per porre domande o avere rassicurazioni”. Fra i suoi pazienti, il coronavirus ha già colpito. Alcuni sono ricoverati in ospedale, altre sono in quarantena nella propria abitazione. 

In ambulatorio le visite vengono effettuate solo per casi urgenti e su appuntamento. “In sala di attesa non deve esserci più di una persona alla volta. Già nei primi tempi avevamo introdotto regole generali per evitare l’afflusso, da una decina di giorni la regola ferrea è uno alla volta”. E le visite domiciliari? Abolite del tutto? “No, qualcuna viene effettuata, ma solo in casi di reale emergenza”.

E cosa chiedono i pazienti quando si fanno vivi attraverso l’universo degli strumenti di comunicazione? “Molte domande sono sul coronavirus. Le persone hanno bisogno soprattutto di essere rassicurate, quindi fornisco tutte le informazioni. Poi ci sono tutte le altre patologie, che non sono sparite solo perché c’è il Covid-19”. L’emergenza – spiega il dottor Di Pasquale – comporta anche l’esigenza di rispettare procedure diverse. “Se, per esempio, hanno bisogno di una lastra, devono seguire un percorso diverso rispetto a quello a cui erano abituati. E il come e il dove deve essere spiegato ai pazienti”.

Che atteggiamento riscontra nei pazienti? “Gli atteggiamenti sono molteplici. C’è chi si ritiene immune da qualsiasi pericolo, e sono i più pericolosi, fortunatamente sono una minoranza. C’è chi è particolarmente preoccupato. Basta un raffreddore, un mal di gola, per generare ansia. In generale, però ho riscontrato che le persone reagiscono in modo ragionevole, consapevoli dei rischi e dei comportamenti da adottare per evitare il contagio”. 

(Rimini) “È il tempo giusto per una nuova fantasia della carità!”, sottolinea Mario Galasso, direttore della Caritas di Rimini. Non solo non vengono smantellati i servizi esistenti, non solo vengono adeguati alle esigenze della sicurezza sanitaria, ma se ne inventano di nuovi, per rispondere a un bisogno nuovo creato dall’emergenza da Coronavirus. È il caso del servizio gratuito di spesa a domicilio per le persone over 65 costrette più delle altre a stare a casa perché più esposte al rischio. Non solo un servizio nuovo, ma anche un’occasione di unità fra diversi gruppi che insieme collaborano. “Che gioia in queste ore così faticose! – commenta Galasso -
Giovani al servizio degli over 65, generazioni diverse che si incontrano e si scambiano di ruolo. Il Covid-19 affida ai giovani l’attenzione verso le persone più anziane.
La Spesa a Domicilio non è solo un progetto per aiutare nella spesa, è molto di più: è farlo insieme, tra realtà così diverse, unite dagli stessi valori e dal senso di appartenenza a questo territorio. Insieme per costruire comunità, una comunità che ha cura dei suoi membri e cerca di ricordarsi di tutti”.
All’iniziativa partecipano i giovani di Agesci, Caritas, Rimini Rugby e Team Bòta Rimini.
Telefonando al centralino di Caritas Diocesana al numero 0541.26040, è possibile effettuare gli ordini della spesa dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 11, e dalle ore 15 alle ore 16. L'importo minimo per l'acquisto della spesa è di 20 euro, l'importo massimo 70 euro. Saranno acquistati esclusivamente beni di prima necessità. Sono esclusi sigarette, bevande alcoliche e biglietti della lotteria. Massima attenzione sarà posta dai volontari nell'osservare le misure di sicurezza e tutte le precauzioni necessarie.

“Il sostegno – osserva Paolo Terrillo, di Rimini Rugby - è uno dei principi fondamentali del rugby: per essere efficace, è fondamentale che ogni azione individuale si avvalga del sostegno dei compagni; è facile intuire l'importanza che tale concetto assume nella vita.Il Rimini Rugby, in questo particolare momento, è fiera di sostenere la sua città e di aiutare le persone più in difficoltà partecipando a questo progetto di volontariato”.
Siamo un gruppo di volontari – dicono quelli di Team Bota - che vogliono risolvere i problemi con azioni quotidiane e con piccoli atti di gentilezza e amore.Abbiamo due obiettivi: vogliamo diffondere un messaggio di solidarietà; vogliamo aiutare concretamente le persone che hanno bisogno. Possiamo occuparci di consegna della spesa, consegna di farmaci, consegna di beni di prima necessità, servizi sanitari grazie all'aiuto di professionisti, compagnia telefonica a chi si sente solo”.

“Da sempre l'Agesci – aggiungono gli scout cattolici - è attenta ai bisogni delle persone soprattutto dei più deboli. Il servizio vissuto nei confronti di queste persone è per noi un'esperienza di vita importante nella crescita di noi come capi e dei ragazzi che cerchiamo di educare”.

(Rimini) L'Amministrazione comunale di Rimini si unisce al dolore dei familiari e dei tanti che gli hanno voluto bene e stima per la scomparsa di Elio Glauco Ghelfi, consigliere comunale – fu eletto nel corso delle elezioni dell'aprile del 1995 nelle liste del Partito della Rifondazione comunista - e maestro di sport, come boxeur dilettante di valore prima, facendo parte della nazionale italiana di boxe tra gli anni '50 e '60, ma soprattutto come allenatore di quell'ondata di pugili riminesi e non che, sui ring di tutto il mondo, seppero raggiungere risultati straordinari portando gloria e lustro alla città, da Alfio Righetti ai fratelli Stecca senza dimenticare gli altri campioni d'assoluto valore che preparò e seguì sul ring come Francesco Damiani, Sumbu Kalambay, Giovanni Parisi, Luigi Minchillo, Luca Bergers e Herry Geyer.

"C'è tutta l'epopea della boxe nella storia di Elio Ghelfi – lo ricorda l'assessore allo sport Gian Luca Brasini - maestro e uomo di sport, allenatore di atleti e di anime tormentate sul ring e giù dal ring nella grande stagione del pugilato riminese e italiano. Rivivono nei ricordi di una generazione le riunioni affollate e fumose al palazzetto, quando la 'nobile arte' rivaleggiava e superava nella passione popolare perfino il calcio. Una nidiata di campioni tirata su a allenamenti, sudore e fine psicologia da Ghelfi, la cui impostazione tecnica era evidentissima nei ragazzi che via via salivano sul quadrato, mietendo successi a livello nazionale, europeo, mondiale e olimpico. Uomo riservato, lontano anni luce da una certa oleografia legata al mondo del quadrato, spesso eccessivo e oltre le righe, è stato sicuramente tra i più grandi e riconoscibili allenatori dell'intera vicenda mondiale della boxe nell'ultimo secolo. Per i suoi ragazzi è stato un punto di riferimento, prima di tutto umano, anche dopo il difficile passaggio dell'appendere i guantoni a un chiodo. Per Elio, appunto, erano i suoi ragazzi, i suoi figli, esaltandoli nelle imprese e a volte perdonandoli negli scarti di sport e di vita, ma restando sempre e comunque un approdo, per uno sfogo o un consiglio.

Rimini gli sarà eternamente grata per le emozioni, per la memoria di mitici combattimenti, di sfide al calor bianco salutate dalla presenza di migliaia di persone. Lui a bordo ring, con la salvietta sulla spalla, accanto al suo pugile, intorno una folla vociante nella nebbia di migliaia di sigarette. Questa l'immagine che ci porteremo sempre nel cuore, sapendo bene che però che se Elio Ghelfi era straordinario un passo dietro le corse, ancora più eccezionale restava quando i suoi atleti scendevano per sempre da quel ring, combattendo il match più complicato: la vita di tutti i giorni.

Ciao Elio, uomo di sport. Soprattutto uomo."

Nuova ordinanza del presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini. In coerenza con l'ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'11 marzo scorso, l'atto definisce ancor più nel dettaglio i provvedimenti introdotti su supermercati, take-away, servizi artigiani per la casa e le auto, sanità privata e strutture alberghiere

La conferma che solo l’attività di consegna a domicilio di cibo e pasti preparati sia consentita, col fermo di quella da asporto, compresi i take-away. I supermercati presenti nei centri commerciali che, nei festivi e prefestivi, devono permettere l’accesso solo alle aree di vendita di prodotti alimentari, farmacie e parafarmacie. Capitolo mercati: tutti sospesi a eccezione di quelli destinati alla vendita di prodotti alimentari. Poi le strutture ricettive e gli alberghi che possono tenere aperta l’attività di ristorazione interna solo per gli ospiti che vi soggiornano. Ancora: negli esercizi polifunzionali possono proseguire solo le attività consentite (ad esempio giornali e tabacchi) ma non quelle di bar e ristorazione; così come sono consentite quelle di servizi alla casa (idraulici, elettricisti, etc.) e ai veicoli (gommisti, elettrauto, meccanici, carro attrezzi). E per la sanità privata, così come già avviene in quella pubblica, sono sospese tutte le attività programmabili e le non urgenze.

Sono alcune delle misure contenute nella nuova ordinanza firmata nel pomeriggio di oggi dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, per rafforzare la lotta alla diffusione del Coronavirus. Agendo in coerenza con l’ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, dell’11 marzo scorso, l’atto definisce ancor più nel dettaglio i provvedimenti introdotti.

 Ecco le misure previste nell’ordinanza.

-Supermercati, nel week end consentiti solo spazi per alimentari, farmacie e parafarmacie

Le medie e grandi strutture di vendita e gli esercizi presenti all’interno dei centri commerciali sono chiusi nelle giornate festive e prefestive, ad esclusione di farmacie, parafarmacie e punti vendita di generi alimentari. L’ordinanza precisa in tali strutture deve essere consentito l’accesso solo agli spazi dedicati alla vendita dei prodotti riferiti alle attività autorizzate. Pertanto, i supermercati presenti nei centri commerciali possono aprire nelle giornate festive e prefestive limitatamente alle aree di vendita di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e di generi alimentari. Deve essere in ogni caso garantita la distanza interpersonale di 1 metro, anche attraverso la modulazione dell’orario di apertura. Resta vietata ogni forma di assembramento.

-Take-away: consumo e asporto no, sì solo alle consegne a domicilio

Sospese tutte le attività che prevedono la somministrazione e il consumo sul posto di alimenti e quelle che prevedono l’asporto, compresi i take-away, cioè gli esercizi che preparano pasti da portare via, come ad esempio rosticcerie, friggitorie, gelaterie, pasticcerie, pizzerie al taglio. Per tutte queste attività resta consentito solo il servizio di consegna presso il domicilio o la residenza del cliente, con la prescrizione, per chi organizza l'attività di consegna a domicilio – che sia lo stesso esercente o una piattaforma –, del rispetto delle disposizioni igienico sanitarie.

-Fermi tutti i mercati eccetto la vendita di prodotti alimentari

Capitolo mercati: sono sospesi i mercati ordinari e straordinari, i mercati a merceologia esclusiva e i mercatini e le fiere, ad eccezione dei mercati a merceologia esclusiva per la vendita di prodotti alimentari e più in generale, ai posteggi destinati e utilizzati per la vendita di prodotti alimentari. Deve essere in ogni caso garantita la distanza interpersonale di 1 metro.

-Alberghi, ristorazione consentita solo per i clienti che soggiornano

Restano consentite le attività di ristorazione all’interno di strutture ricettive come alberghi, residenze alberghiere, agriturismi e solo per i clienti che vi soggiornano. -Esercizi commerciali polifunzionali: stop bar e ristorazione

-Esercizi commerciali polifunzionali: stop bar e ristorazione

Nel caso di esercizi nei quali vi sia contemporaneamente somministrazione di alimenti e bevande e attività commerciali consentite come rivendita di tabacchi, di giornali o riviste, di beni alimentari, l’attività di somministrazione di alimenti e bevande è sospesa. Questo anche negli esercizi polifunzionali.

-Sanità privata, sospese attività programmabili e le non urgenze

Anche nel sistema sanitario privato, così come avviene in quello pubblico, è sospesa qualunque erogazione di prestazioni programmabili e non urgenti.

-Chiusi gli stabilimenti balneari

Sono invece chiusi al pubblico gli stabilimenti balneari e le relative aree di pertinenza. L’accesso è consentito solo al personale impegnato in comprovate attività di cantiere e lavorative in corso, anche relative alle aree in concessione o di pertinenza, per esempio in vista della stagione estiva.

-Idraulici e meccanici auto: attività consentitaPossono proseguire anche le attività necessarie di servizi alla casa (a titolo esemplificativo: idraulici, elettricisti, etc.) e ai veicoli (gommisti, elettrauto, meccanici, carroattrezzi).

-Regione, nelle società partecipate decisioni in videoconferenza

Per quanto riguarda la Regione, gli enti pubblici strumentali da essa vigilati, gli enti privati in controllo pubblico istituiti o partecipati dalla Regione stessa, possono, anche in deroga alle disposizioni che regolano il loro funzionamento, riunire i propri organi collegiali, anche in sede deliberante, con modalità telematiche che assicurino la massima riservatezza possibile delle comunicazioni e consentano a tutti i partecipanti la possibilità immediata di visionare gli atti della riunione, intervenire nella discussione, scambiare documenti, esprimere il voto, approvare il verbale.

-Pubbliche amministrazioni, bar/ristorazione interna per dipendenti presenti

E per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, possono disporre l’apertura degli esercizi di bar o ristorazione presenti all’interno per consentire ai dipendenti e agli operatori che svolgono attività indifferibili di poter usufruire del servizio durante i turni di lavoro.

 

“Il management del Titanic. Lezioni da un naufragio”. Come sempre, un’immagine è più potente di ogni dato o considerazione. Giancarlo Carniani, albergatore di Firenze, suggerisce ai colleghi le cui aziende sono state colpite dall’iceberg di nome coronavirus la lettura di un vecchio libro ripescato nella biblioteca personale. “Sembra descrivere i nostri problemi di oggi”, assicura. Prendere spunto dagli errori commessi sul Titanic per affrontare la sfida di un virus che, dopo aver minato la salute, ha piegato il mondo dei viaggi e delle vacanze. Ad ascoltarlo, collegati da tutta Italia, ci sono mille e più colleghi che hanno accolto l’appello di Travel Appeal e della riminese Teamwork per una riflessione a più voci su “L’industria dell’ospitalità ai tempi del coronavirus”. La partecipazione fotografa lo stato di smarrimento.  Ad essere colpito è l’intero settore, dai cinque stelle alle pensioncine, dalle agenzie di viaggio alle navi da crociera. Oltretutto, mercoledì la conferenza era saltata per problemi sulla linea Internet, giovedì sono tornati tutti all’appuntamento. 

Il punto di partenza è ben noto. Dal 20 febbraio in poi si è verificato un progressivo calo di prenotazioni, fino allo stop totale di questo momento. Inoltre, cancellazioni come se piovesse. In tutta la penisola sono stati disdetti oltre 800 eventi, molti dei quali sportivi, programmati fino a metà aprile. Una rilevazione ha messo in evidenza che sulle Ota (le agenzie online tipo Booking) all’aumento della disponibilità di camere è corrisposto una diminuzione di prezzo. Gli alberghi non sono rientrati fra gli esercizi chiusi dall’ultimo decreto. Molti albergatori hanno comunque chiuso per mancanza di clienti. 

Mauro Santinato, di Teamwork, inserisce l’abbassamento dei prezzi fra gli errori madornali da non compiere. “Se il mercato è fermo, è fermo, punto. Non lo si muove diminuendo i prezzi”. Cosa fare allora? Santinato suggerisce un orizzonte di medio e lungo periodo, di cominciare a pensare al 2021, in modo da essere pronti quando il mercato riprenderà, perché dopo la grande paura riesploderà la voglia di viaggiare. Bisogna pensare positivo, basta con le evocazioni di scenari di guerra. Piuttosto, proviamo a cogliere lo stop forzato per ripensare al nostro modello di business, facciamo formazione a distanza per il personale, pensiamo a nuove forme per coccolare meglio i clienti. Neppure va commesso l’errore di fermare i lavori di riqualificazione che erano stati decisi, anzi uscire da qualsiasi comfort zone e tornare a innovare, cambiare, rischiare.  Ci saranno meno soldi disponibili? Le aziende avranno problemi di liquidità? “Questi sono i fattori su cui devono intervenire le istituzioni. Ma gli albergatori pure devono fare la loro parte, mettendosi in moto e non stare sul divano a piangersi addosso”. Per Santinato lo slogan vincente è: Più accoglienti di prima. 

Anche Giovanna Manzi, Ceo di Best Western Italia, è sulla stessa lunghezza d’onda. Lei lo dice con altre parole: non fermarsi a cambiare organizzazione o a scelte di sopravvivenza, la strada è il modello evolutivo. Sarebbe un errore pensare di ripristinare le cose come erano prima. Le cose cambiano, evolvono. Anche i nostri alberghi. 

Nicola De Vecchio, di Teamwork, interviene sul tema della comunicazione. La parola chiave è buon senso. È sbagliato minimizzare, quando tutto il Paese è nella paura; è sbagliato inviare messaggi ipocriti o fuori contesto. Inutile invitare a fare le vacanze in Italia nel momento in cui nessuno sta pensando a prenotare. Cosa comunicare allora? Raccontare sui social le proprie esperienze personali, come si sta affrontando la fermata forzata.  “Noi condividiamo il vostro stesso disagio”. Lanciare messaggi di speranza: torneremo più carichi di prima, sarà bello riabbracciarci con un sorriso. In ogni caso mantenere vive le relazioni con i clienti, non sparire dalla circolazione.  

Entrando nei dettagli tecnici, Armando Travaglini di Digital Marketing Turistico, suggerisce agli albergatori di chiudere eventuali campagne pubblicitarie online proprio perché in questo momento la domanda è assolutamente ferma. Conviene attendere che si intraveda una lucina in fondo al tunnel e in quel momento ripartire. Magari puntando soprattutto al mercato italiano che probabilmente ripartirà per primo. 

Mi collego con il Pc, con il tablet o con lo smarphone e sono a scuola. Fisicamente sono nella mia cameretta ma vedo la faccia del professore che parla, possono rivolgergli domande, ascolto quelle dei compagni di classe e le relative risposte. È l’esperienza che da una settimana vivono gli studenti delle scuole medie e dei licei della Karis Foundation. La tecnologia consente che l’esperienza scolastica non sia interrotta. La giornata comincia sempre con lezioni, ripassi, ricerche, come avveniva quando il Coronavirus non era arrivato a modificare le abitudini e i ritmi di tutti, non solo del mondo scolastico.  

"Il periodo di pausa dalle lezioni dentro la scuola si è fatto più lungo e non è più possibile vivere questa situazione come una parentesi. – spiega Paolo Valentini direttore scolastico di Fondazione Karis e coordinatore didattico dei licei Karis – Questo anno scolastico anomalo ci costringe a ripensare completamente la nostra proposta didattica e continuarla con una nuova forma. I nostri studenti hanno il diritto di continuare ad essere seguiti nel loro percorso di studi. Lo stiamo facendo con tutte le risorse che abbiamo e reperendone di nuove".

A registro elettronico, materiale online e compiti a casa, Karis ha quindi aggiunto l'utilizzo di una piattaforma web potenziata e multi funzione. “Utilizziamo – spiega Davide Tonni, insegnante di storia e filosofia nei licei – un’applicazione di Microsoft che si chiama Teams. Ci siamo strutturati come gruppi di classe, con docenti e studenti, e che seguono un orario quotidiano definito. Una telecamera riprende il professore che parla, gli studenti hanno la possibilità di domandare, interagire, caricano e scaricano documenti condivisi sulla piattaforma, comunicano con i docenti in presenza o tramite chat integrate nel sistema. Ogni docente si serve degli strumenti che preferisce. Io, invece che far vedere il mio faccione, ho preparato delle slide che commento in diretta”.

La scuola online funziona. Anzi, pare offra anche qualche vantaggio. “Innanzitutto – osserva Tonni – aiuta a conservare un senso di realtà. Non viene meno la consuetudine che la giornata è caratterizzata dall’impegno scolastico, dalla relazione con gli insegnanti. È un percorso che continua. In secondo luogo mi pare che gli studenti siano più responsabili, più seri. In classe si aspettano tutto dall’insegnante, con l’attività online capiscono che molto dipende anche da loro. Certo non è la stessa cosa del contatto fisico, ma è comunque un’esperienza valida”.

Con lo stesso sistema si fanno le verifiche, le interrogazioni, si danno i voti? “Il problema del voto in questo momento è secondario. Le verifiche si fanno suscitando le loro domande. Oppure, quando indico il tema della prossima lezione, faccio sapere cosa devono sapere per poterla seguire al meglio. Quindi cosa andare a ripassare”. 

"Quando ripartiremo con la relazione diretta, con aule corridoi piene di voci e ragazzi, - aggiunge Paolo Valentini - riannoderemo i fili di un cammino educativo che non si è mai interrotto. Anche dal punto di vista di programmi e didattica. Lo faremo grazie al lavoro strutturato e coordinato realizzato durante queste settimane di stop, grazie a impegno di docenti e collaborazione delle famiglie. Stiamo già pensando di mettere liberamente a disposizione alcuni materiali anche ad altre scuole, il lavoro che facciamo è per i nostri studenti, ma è anche per la città, per il mondo: per gli altri". 

Anche per i più di 600 tra bambine e i bambini più piccoli, delle elementari e degli asili di Rimini e Riccione, Karis mette a disposizione contenuti video on demand fruibili da casa. Basta un qualsiasi device elettronico e scuola e asili condividono con genitori e figli, tutorial aggiornati quotidianamente dalle maestre. Tra questi: prepariamo assieme la merenda, leggiamo una favola assieme, lezioni e giochi in inglese con l'insegnante madrelingua e lavoretti di bricolage.

 "In questo caso stiamo producendo contenuti registrati creati appositamente per i piccoli – sottolinea Paolo Valentini – in questa fascia d'età la relazione diretta tra adulto e bambino è essenziale. Però non vogliamo creare fratture o distacchi, interrompere il cammino educativo. In un momento difficile come questo i più piccoli hanno ancora più bisogno della vicinanza e dell'affetto di noi adulti".

Un impegno di docenti e Fondazione Karis che vale ad oggi centinaia di contenuti video, visibili e scaricabili da famiglie e studenti, sulla piattaforma on line Stream di Office 365, a cui i genitori accedono con le stesse credenziali del registro elettronico.

 

(Rimini) L’emergenza da coronavirus ha riportato la massima tensione fra sindacati e Start Romagna. Tutte le organizzazioni sindacali del settore trasporti hanno inviato al prefetto di Rimini, al sindaco, all’Ausl e alla procura della Repubblica u esposto denuncia in cui si afferma che “il cda di Start Romagna non ha rispettato le leggi vigenti ed in particolare il Direttore Generale, che costantemente ha negato il confronto, le richieste e si è sottratto al solo ascolto di quanto le Organizzazioni sindacali hanno rivendicato in virtù di quanto previsto dai decreti. Con il suo operato sta mettendo a rischio di vita o comunque di serio danno i propri dipendenti e dei rispettivi familiari”!.

In una nota viene inoltre annunciato che i sindacati non hanno posto la loro firma nel Documento di Sicurezza per il COVID-19 poiché “evidenziano che le azioni in esso contenute non siano sufficienti a salvaguardare i conducenti, che sono circa l’80% dei lavoratori in azienda e in quanto l’azienda non è in grado di garantire loro la distanza minima di contatto con l’utenza.

Di certo c’è solo che i mezzi elettrici Exquicity 18T (i bus del Metromare) che dovevano essere consegnati entro la prima settimana di febbraio resteranno in Belgio ancora un po’ di mesi. Per il resto c’è abbastanza confusione, anche grazie ad una comunicazione non proprio trasparente e lineare.

A dar fuoco alle polveri è stato il presidente della Provincia Riziero Santi, il principale fautore dell’attuale sperimentazione del Metromare, che ha rilasciato dichiarazioni al Carlino in cui sostanzialmente ha detto due cose. La prima è che i mezzi elettrici in costruzione in Belgio dalla ditta Van Hool “sono completati, ma servirà del tempo prima che possano arrivare e l’emergenza generata dal coronavirus non aiuta di certo in questi frangenti”. Seconda cosa: poiché si è visto che Metromare e linea 11 hanno un’utenza non completamente sovrapponibile, resterà in funzione anche il filobus fra Rimini e Riccione.

Il film che era stato annunciato nella commissione comunale del 21 ottobre scorso aveva tutt’altra sceneggiatura: il primo mezzo in arrivo a fine novembre, gli altri otto a inizio febbraio; intanto sarebbe partito il servizio sperimentale con bus non elettrici; a fine febbraio la sospensione della sperimentazione per consentire i necessari collaudi su pista; a maggio partenza della linea del suo assetto definitivo. 

Santi, invece, ha annunciato un altro rinvio che è difficile credere sia dovuto all’emergenza Coronavirus. Gli autobus, secondo il cronoprogramma,  dovevano essere a Rimini già da un mese e a quel tempo il Covid-19 era un problema solo dei cinesi. 

Non resta che interpellare l’amministratore di PMR Massimo Paganelli, il quale però non vuole rilasciare dichiarazioni e rimanda ad un imminente comunicato dell’assessore Roberta Frisoni. Un atteggiamento che rivela l’esistenza di una patata bollente. 

In attesa del comunicato dell’assessore, proviamo a sentire Santi, che ribadisce i concetti già espressi. Rimane sul vago quando gli si chiede perché, visto che sono pronti, i mezzi non siano arrivati a Rimini (“Non è importante che siano già qui”) e per quale motivo quattro mesi fa era necessaria una interruzione per fare i collaudi e adesso invece non è più necessaria. Come è possibile usare il tracciato per le prove se circolano i bus di linea? “E’ un problema che risolveranno i tecnici”.

Arriva il comunicato dell’assessore Frisoni e si apprende che “Il Comune di Rimini ha ricevuto oggi comunicazione formale da parte di PMR circa lo stato della fornitura dei nuovi mezzi Exquicity 18T relativi al servizio Metromare”. (E allora Santi, che già ieri sapeva, da chi era stato informato?).

“La notizia positiva – prosegue la nota - è che i mezzi hanno ottenuto nelle scorse settimane l'attesa omologazione internazionale e ora si può ufficialmente procedere con le fasi successive, a partire dai collaudi. La produzione della flotta dei mezzi è ormai conclusa (cosa significa “ormai”? Quindi qualcosa ancora manca? ndr), come mostrano le immagini che sono state fornite a corredo della comunicazione ricevuta da PMR (nella nota inviata alla stampa le immagini non ci sono, ndr)”.

L’assessore informa che “l'iter autorizzativo per la messa in esercizio di questi nuovi mezzi prevede ora una serie di prove e collaudi da effettuarsi sia nella sede produttiva in Belgio, prima, sia in loco sull'infrastruttura a Rimini, alla presenza di tecnici italiani e stranieri. La tempistica di effettuazione di queste prove è ovviamente subordinata all'andamento dell'emergenza internazionale dovuta al coronavirus”. In effetti adesso l’epidemia può ritardare i collaudi, non la consegna dei mezzi che doveva avvenire un mese fa. 

“In questo contesto, ci si sta attrezzando per pianificare comunque per i prossimi mesi una prosecuzione del servizio Metromare con la flotta di mezzi ibridi e a metano usati nella fase sperimentale, eventualmente potenziati con alcuni mezzi aggiuntivi con le medesime caratteristiche, al fine di continuare ad offrire anche per l'estate il servizio, integrato con il resto della rete di trasporto pubblico locale. Nel frattempo, sul fronte collaudi, a quanto riferitoci da PMR, AMR e dal gestore del servizio, si stanno valutando le modalità con cui effettuarli sull'infrastruttura man mano che arriveranno fisicamente i nuovi mezzi, in modo che non interferiscano negli orari in cui il Metromare è aperto al pubblico per il suo servizio sperimentale”. Questo lo aveva già anticipato Santi, ma anche Frisoni non spiega perché ciò che era necessario mesi fa, l’interruzione del servizio, ora non lo sia più.  

Riguardo alla permanenza della linea 11, la Frisoni’s Version è un po’ diversa da quella di Santi. “Il Comune di Rimini – scrive - ha inoltrato all'agenzia mobilità romagnola una proposta di riorganizzazione delle linee che prevede, per il territorio comunale di competenza, l'istituzione di una nuova linea per Marina Centro e di alcune circolari di interscambio con il Metromare. Si sono svolti incontri tecnici di approfondimento e sono al vaglio dell'Agenzia lo studio di nuove linee a servizio dei viali delle Regine, le cui caratteristiche saranno in ogni caso differenti rispetto alle attuali linee”. Quindi: nuove linee a Marina Centro, nuovi servizi sui viali delle Regine. Magari è solo un modo più elaborato per dire che restano in attività i gloriosi filobus della linea 11. 

Comunque anche l’assessore Frisoni annuncia che per questa estate la linea 11 resterà funzionante, ma con “frequenze ridotte, intorno ai 20-30 minuti al posto dei 10 minuti cui solitamente si è attestato il servizio estivo”.

Conclusione che lascia capire come ci siano ancora molti tasselli da sistemare: “Il Comune di Rimini è in attesa di ricevere una proposta di riorganizzazione in tal senso, corredata anche di quei meccanismi di flessibilità sopra richiamati, elementi fondamentali per accompagnare la situazione in essere”.

Sull’argomento è intervenuto il consigliere di Rinascita Civica, Mario Erbetta: “La telenovela del Metromare continua. Ora veniamo a sapere dal nostro Presidente della Provincia che non solo non è arrivato nessun mezzo (13 milioni di euro per 9 autobus), ma che non si sa quando arriveranno e che comunque la linea 11 in ogni caso rimarrà in essere anche a pieno regime del Metromare perché ci si è resi conto che la sostituzione della stessa risulta impensabile vista la distanza del Metromare dalla costa. Quindi, si sono spesi circa 100 milioni di euro per un'opera che doveva sostituire la linea 11 ma che invece alla prova dei fatti sarà un doppione con aggravio dei costi a km che Start chiederà al Comune di Rimini, con il rischio che per fare quadrare i conti si riducano le corse verso le periferie della città”.  

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