Da anni si grida alla desertificazione del centro storico, alla morte di piccoli negozi nel cuore della città provocata dal proliferare dei centri commerciali, poi arrivano i dati, al di sopra di ogni sospetto, della Confcommercio e si scopre che le cose non stanno proprio così. Un altro esempio della distanza fra percezione (sempre più negativa) dell’opinione pubblica e realtà di fatto. Sì, perché i dati diffusi ieri dall’associazione dei commercianti dicono che dal 2008 al 2019 hanno chiuso più negozi fuori che dentro il centro storico. Lo si intuisce innanzitutto dai numeri assoluti, 17 nel centro storico, e 125 fuori. Ma i numeri assoluti possono rivelare solo una parte della verità, bisogna vedere le percentuali che indicano le tendenze in atto. E le percentuali dicono che nel centro storico i negozi chiusi sono il 2 per cento, fuori dal centro il 9 per cento. “E’ vero – conferma il direttore di Confcommercio di Rimini, Andrea Castiglioni – nel nostro centro storico si registrano elementi di tenuta, considerando che i dati si riferiscono al periodo successivo all’apertura delle Befane. Addirittura nel 2016 avevamo tre esercizi in più rispetto al 2008”.

Quindi non hanno ragion d’essere i ripetuti allarmi sul destino commerciale dei centri storici? Di fronte a questa domanda Castiglioni aggiunge altri elementidi valutazione. “I numeri – osserva - registrano alcune tendenze in atto, che comunque ci preoccupano. Il commercio dentro o fuori il centro storico risponde a vocazioni differenti. Se in centro chiude una boutique e viene rimpiazzata da un negozio non specializzato, dal punto di vista della funzione del centro storico e della vocazione turistica della città non è la stessa cosa. Si consideri inoltre che 17 negozi del centro hanno chiuso da un anno all’altro. E non abbiamo elementi per sperare che il prossimo anno andrà meglio. Se poi, stando alle notizie recenti, chiuderà l’area Scarpetti, il problema dei parcheggi, essenziali per il commercio, sarà ben diverso per il centro rispetto al resto della città”.

Osservando nel dettaglio i numeri diffusi ieri da Confcommercio, si notano molte situazioni particolari. I negozi di alimentari e bevande negli ultimi tre anni diminuiscono nel centro storico (da 88 a 75), mentre aumentano nel resto della città (da 145 a 154). Viene da pensare che possano essere i numerosi bazar alimentari gestiti specialmente nella zona del mare da immigrati asiatici. Non è così. “Si assiste ad una rinnovata attenzione per il food specializzato. Quei negozi sono pescherie o macellerie gestite soprattutto da imprenditori giovani. Sono in crescita gli esercizi che puntano sulla qualità e sul legame con il territorio”.

Sempre spigolando fra i numeri, si osserva che a crescere nel centro storico, negli ultimi tre anni, sono bar e ristoranti che passano da 337 a 353. “Sì – conferma Castiglioni – c’è un fermento per l’apertura di nuovi pubblici esercizi, in particolare per iniziativa dei giovani. Attenzione, però. Mentre in passato la vita media di un bar o ristorante era di sette anni, adesso un nuovo esercizio non va oltre i tre anni e mezzo. Tanto che i nostri dirigenti nazionali hanno parlato di bolla dei pubblici esercizi. L’apertura di nuovi ristoranti fa parte dell’attenzione al mondo del cibo di cui dicevo, ma anche in questo settore non mancano le difficoltà”.

La realtà non è mai bianca o nera, ma presenta diverse sfumature. Lo si è visto anche nei giorni scorsi quando la Regione ha aperto la prima finestra (la seconda sarà a settembre) per presentare le domande per i finanziamenti a negozi, bar e ristoranti che intendono effettuare interventi di riqualificazione, ristrutturazione o per l’offerta di nuovi prodotti. Sono disponibili finanziamenti per quattro milioni, due adesso, e gli altri due in settembre. “Nel primo giorno di apertura – afferma il direttore di Confcommercio – il sistema informatico è andato in tilt perché un gran numero di operatori si è mosso per presentare le domande. Ciò significa che le imprese sono alla ricerca di finanziamenti per poter rinnovare e resistere. Occorre quindi che questi bandi vengano maggiormente finanziati per dare il maggior numero di risposte possibili”.

È sempre più incandescente la situazione del trasporto pubblico a Rimini. Sia ieri che oggi sono saltate molte corse degli autobus, provocando disagi e proteste negli utenti, specialmente studenti e anziani. La situazione è tale che questa mattina la direzione di Start Italia ha comunicato alle organizzazioni sindacali che, “visto il creato stato di necessità”, darà immediata applicazione a quanto previsto dall’articolo 27 dell’accordo nazionale del 2015. Ciò significa che l’azienda aumenterà le ore di lavoro a carico dei dipendenti, uno straordinario obbligatorio, una specie di precettazione.

Intanto si inasprisce la polemica politica e sindacale. Dopo che il leghista Matteo Zoccarato, in qualità di presidente ha convocato la commissione di garanzia e controllo del Comune, con l’invito a tutte le parti in causa, l’amministrazione comunale, che fino a questo momento era stata silente, ha convocato le organizzazioni sindacali per il 5 marzo. La Uil e la Ugl, che dal novembre 2019 hanno aperte due vertenze con Start Romagna, sfociate poi nello sciopero del 18 gennaio, fanno sapere che non andranno all’incontro del 5 marzo per protestare contro l’atteggiamento di disinteresse dell’amministrazione comunale.

“Abbiamo appreso dai giornali – scrivono i due sindacati - che altre sigle intendono partecipare all’incontro del 5 marzo.Noi non ci saremo, perché abbiamo agito sin dall’inizio nel rispetto e nell’interesse dei lavoratori.Speriamo che chi tenta di usarli dopo Essersi disinteressato a loro per anni, si faccia un esame di coscienza e attenda la discussione collegiale del 13 marzo.

Sull’incontro del 13 marzo, Zoccarato precisa che “Verranno invitate al confronto tutte le parti in causa per far luce sugli aspetti più imbarazzanti di questo vero e proprio disastro che sta mettendo in ginocchio un’intera città. Un disastro che però era annunciato” – prosegue il leghista – “perché lo stato di agitazione degli autisti di Start Romagna, esploso mediaticamente solo in questi giorni, si dilunga ormai da anni, con scioperi e contestazioni profondamente partecipate. Ma il Comune, in tutto questo tempo, non è stato in grado non solo di intavolare una trattativa, ma nemmeno di rendersi disponibile a un confronto con i sindacati. Anche se, guarda casa, poco dopo l’ufficialità della mia commissione, l’Amministrazione riminese ha reso noto di aver preso contatti proprio con le rappresentanze sindacali per rimediare l’irrimediabile.”
“Vorrei tranquillizzare la Giunta Gnassi” – conclude Zoccarato – “la commissione si riunirà in ogni caso perché non è accettabile che un'azienda pubblica come Start Romagna non riesca a garantire quel livello di diritti e condizioni lavorative elementari ai propri dipendenti che è proprio di un Paese civile.”

A Zoccarato replica l'assessore alla mobilità Roberta Frisoni: “Per una volta la Lega e il consigliere Zoccarato potrebbero evitare la solita strumentalizzazione. L'incontro con sindacati per la vertenza Start fissato per il 5 marzo è stato organizzato a seguito di una richiesta ricevuta dai diretti interessati e prima che partisse una strumentalizzazione della Lega. Sono giorni che personalmente seguo questa situazione per i problemi seri che provoca prima di tutto agli studenti e alle loro famiglie, vere vittime innocenti di un problema inaccettabile. Per questo come Comune ci siamo già mossi da giorni, decidendo l'appuntamento del 5 marzo e avendo sollecitato anche l'azienda a riaprire il confronto. Questo fa un'istituzione e questo continueremo a fare nell’interesse dei cittadini e delle famiglie riminesi. Il resto, solite chiacchiere di Zoccarato comprese, non ci interessa”. 

“Domani – afferma da parte sua il consigliere di Rinascita Civica, Mario Erbetta - Start obbligherà i dipendenti a fare gli straordinari in modo illegittimo, ma non si può coprire quello che è l'ordinario con lo straordinario per lungo tempo. Servono assunzioni e servono subito. Servono turni vivibili, servono accordi su temi economici, ma prima di tutto serve concertazione con i sindacati e azienda che non dimentichiamo è partecipata. Se io fossi il sindaco oggi stesso avrei chiamato i vertici di Start e i sindacati ad un tavolo ad oltranza e non farei alzare nessuno fino a che non si arrivasse ad un accordo interrompendo i disagi dei cittadini riminesi”.

(Rimini) “Oggi tutti si vogliono impossessare della mia  idea di circa un anno fa in cui peroravo una Cittadella della Sicurezza alla Caserma Giulio Cesare!”, osserva con una punta polemica il consigliere di Forza Italia, Nicola Marcello. Il quale interviene per mettere alcuni punti sulle “i”.

  1. Se fossi stato il sindaco, la maggioranza o anche un parlamentare locale avrei fatto anche lo “sciopero della fame” per non  fare andare via i militari dalla Caserma Giulio Cesare, battendomi per farvi insediare un Centro di selezione interforze o anche una scuola addestrativa per Vfp1 o Vfp4 o altro! A tale proposta avrei affiancato in subordine una scuola di altri Corpi dello Stato vedi ad esempio la Polizia Penitenziaria!
  2. Avere un centro di selezione o una scuola di Formazione in città sarebbe stato un volano turistico stanziale senza promozioni e senza appelli social!
  3. Sfumata questa ipotesi, considerate le difficoltà insuperabili  per una nuova Questura in via Ugo Bassi , ritenevo, come tanti oggi, che la Cittadella della Sicurezza alla Giulio Cesare era una strada da percorrere senza indugi e chiesta con una chiara delibera di Consiglio Comunale e non con foto, annunci del Sindaco e del Presidente della Regione in campagna elettorale, mezzi proclami di assessori o  ragionamenti di “ sesta generazione del collega Spina”!  
  4. Oggi per la Questura dopo l’imminente trasloco in piazzale Bornaccini,  ritengo che il passo a medio termine sia proprio la Caserma Giulio Cesare che va acquisita dal Comune di Rimini o Ministero Interno al  Ministero Difesa ( cosa che molti tralasciano )! 
  5. Sono contrario come il Consigliere Magrini a trasformare l’immobile di via Ugo Bassi in alloggi popolari per gli altissimi costi di riconversione e per l’inadeguatezza dell’edificio a tale destinazione!! Meglio uffici comunali o studentato, ma tutto con una o più delibere di Consiglio Comunale che viene tenuto troppo spesso da anni all’oscuro di tutto!

(Rimini) Sempre più disagi nel trasporto pubblico locale. Oggi, informa il consigliere di Rinascita Civica, Mario Erbetta, sono saltate oltre 100 corse, e i disagi per gli studenti,gli anziani e le famiglie stanno iniziando a essere insostenibili.

Erbetta ha anche diffuso una lettera inviata da un gruppo di genitori a Start Romagna per segnalare i disservizi degli ultimi giorni sulla linea 16. “Lunedì 17 febbraio  - scrivono i genitori - la corsa scolastica diretta all’istituto Alberto Marvelli, che percorre la via Montecieco alle ore 7.10, è transitata oltre le 7.40  motivo per cui, non avendo informazioni al riguardo, ci siamo dovuti organizzare  per portare personalmente i ragazzi a scuola.

Ieri mattina, mercoledì 19 febbraio, è saltata la corsa che porta i ragazzi alle scuole superiori e che dovrebbe transitare nei pressi del ristorante Mulazzani alle ore 7.01.

E’ saltata, almeno nel tratto di via Montecieco, anche la corsa scolastica diretta all’istituto A. Marvelli delle ore 7.10 (orario fermata via Montecieco). Oggi, giovedì 20 febbraio, è saltata nuovamente la corsa delle ore 7.01 (fermata ristorante Mulazzani)”.

Start Romagna presenta evidenti problemi di organico, con il personale che nemmeno riesce a smaltire le ferie.

“Se si vuole una mobilità diversa – osserva Erbetta - bisogna potenziare i servizi pubblici e la prima cosa è rafforzare l'organico. Oggi l'Assessore Frisoni ha dichiarato che chiuso lo Scarpetti per un anno si farà un parcheggio sulla Marecchiese, ma come arriveranno i cittadini in centro se le navette mancheranno perché non avremo autisti in sufficienza?”.

Per il 13 marzo il presidente Matteo Zoccarato ha convocato la commissione di Garanzia per meglio capire la situazione. L’opposizione premerà perché si trovino delle soluzioni a partire da nuove assunzioni.

Dei problemi del personale si è parlato nel corso dell’assemblea convocata da Start Romagna per presentare il nuovo piano industriale. Erano presenti anche le organizzazioni sindacali. Dall'incontro – si legge in una nota di Start Romagna - è scaturito l'impegno ad un confronto fra Azienda e organizzazioni sindacali da svolgersi in tempi rapidi per dare avvio ad un circolo virtuoso che favorisca una maggiore fruibilità sulle ferie e nel contempo una riduzione delle altre assenze”.

Il piano industriale prevede investimenti complessivi per 44,3 milioni di euro (oltre il 50% in autofinanziamento), dei quali 15 saranno investiti nel 2020.

Nel bacino di Rimini, dove sono impiegati 265 addetti, il parco mezzi è composto da 173 bus dall’età media di 9,8 anni, al di sotto della media nazionale. Ogni anno i bus percorrono circa 6,1 milioni di km.

Start Romagna è impegnata “ad uniformare le procedure di lavorazione nelle officine sul territorio, con la valorizzazione delle professionalità di un settore strategico dell’Azienda. Si intensificherà il percorso di formazione del personale finalizzato a generare maggiori opportunità di crescita professionale misurata per obiettivi, fattore importantissimo per affrontare le nuove sfide competitive. Sul fronte commerciale, è stato annunciato l’interesse ad una collaborazione con lo scalo aeroportuale riminese”.

“In merito ai ricavi, - afferma l’azienda - particolare attenzione sarà posta al contrasto dell’evasione. Sarà avviato un piano che integrerà quanto svolto attualmente dalla società esterna mediante un gruppo interno formato e in relazione più stretta con gli autisti. Il potenziamento è finalizzato a creare un clima di maggiore legalità e sicurezza sui mezzi di Trasporto Pubblico, valori da far percepire alla clientela con maggiore presenza e controllo da parte del personale di Start Romagna”.

Sui disservizi in corso è intervenuto anche il presidente della Provincia, Riziero Santi: “Le agitazioni sindacali in corso nel settore del trasporto pubblico locale – ha detto - creano disagi e incertezza negli utenti. Questo soprattutto in un momento di forte rilancio del servizio e di interesse della potenziale utenza. Auspico una tempestiva ripresa delle relazioni sindacali soprattutto per non creare disagi agli utenti ma anzi migliorare il servizio. Auspico anche che l’Azienda convochi immediatamente i sindacati per riprendere la trattativa e che nel frattempo le organizzazioni sindacali possano garantire la continuità del servizio.”

Come si fa a stabilire se gli eventi turistici organizzati da un Comune sono efficaci dal punto di vista della comunicazione e delle presenze turistiche? Come si fa a giudicare se i soldi spesi sono sprecati o invece realizzano l’obiettivo?

Non sono domande oziose, perché, specialmente a Riccione, è frequente la polemica delle forze di opposizione, Pd in particolare, contro l’amministrazione Tosi, accusata di spendere troppo per eventi la cui efficacia viene messa in dubbio. La settimana scorsa nel mirino sono finiti i 497 mila euro per gli eventi di Radio Dee Jay e i 190 mila per finanziare Ride Riccione Week, una manifestazione di ciclismo. Nel recente passato, avevano fatto discutere gli eventi di Pasqua e Capodanno, con le enormi cifre spese per moquette e allestimenti. A queste critiche, il sindaco Renata Tosi ha replicato affermando "Quelli di Deejay on stage e Deejay on ice sono grandi eventi che riempiono le piazze con un impatto sul tessuto economico che gli albergatori sostengono essere secondo solo alle manifestazioni sportive del World Circuit di Misano". Nessuno però può esibire numeri, dati, ricerche, sempre si ricorre a valutazioni “spanno metriche”.

Il problema, ovviamente, non è solo a Riccione. Anche a Rimini, il sindaco Andrea Gnassi ha indugiato spesso e volentieri nel fornire cifre roboanti sulla partecipazione a questo o quell’evento (Capodanno, Molo Street Parade, Notte Rosa) senza che i numeri avessero un qualche riscontro con dati di fatto. Anzi, spesso seguendo la logica che l’evento dell’anno in corso è sempre di gran lunga il più partecipato rispetto alle edizioni precedenti, senza però spiegare in base a quali misurazioni scientifiche si certifica il successo dell’evento. Una controprova la si è avuta nell’estate del 2017 quando il concerto di Vasco Rossi a Modena ha realizzato 220 spettatori paganti che hanno riempito un’area quattro volte più ampia di quella occupata dalla Molo, per la quale il sindaco Gnassi aveva dichiarato 200 mila persone. In quell’occasione, un gestore telefonico, grazie ai big data raccolti dalla propria rete, aveva certificato non solo quante persone c’erano in quell’area di Modena, ma anche da dove venivano, come si erano mossi, ed altre preziose informazioni.

Da allora il termine big data ha cominciato a fare la sua comparsa nelle dichiarazioni dei politici e nei documenti di programmazione. Ancora però non si è visto nulla di concreto. Nel programma 2020 di Destinazione Romagna si parla di big data come strumento di profilazione degli utenti per conoscere “stili di vita e di consumo delle persone, modi di fruire la vacanza, spostamenti, luoghi di sosta, modalità e delle tempistiche di fruizione dei servizi”. Tutto però sembra orientato alla costruzione di un portale web di destinazione che meglio sappia comunicare il territorio, i servizi, le strutture, le emozioni. E’ prevista una voce di spesa di 40 mila euro per le convenzioni con gestori di servizi telefonici. In realtà, di convenzioni ne è stata stipulata una, con Tim. Servirà anche a monitorare gli eventi in modo da sapere quali reali flussi turistici sono stati in grado di generare?  Da Destinazione Romagna fanno sapere che sì i big data già l'anno scorso sono stati utilizzati per monitorare alcuni eventi: la Motogp a Misano, una mostra a Forlì e la Notte Rosa. I risultati del monitoraggio però non vengono resi pubblici, servono per analisi interne, dicono da Destinazione Romagna.

C’è un altro punto che merita un approfondimento. Nel programma 2020 sono elencati anche i grandi eventi e/o eventi di sistema, ai quali va un finanziamento speciale. Essi sono: il raduno degli alpini (100 mila euro), Ulisse Fest (40 mila), eventi Wellness (20 mila), The riders Land, cioè gli eventi collaterali al Motogp (80 mila), Notte Rosa (250 mila), Capodanno (250 mila), Centenari e grandi mostre, cioè Fellini e Dante 2021 (100 mila). In tutto fanno 840 mila euro, un bel gruzzolo, quasi un sesto del bilancio annuale.

Nel programma sono indicati anche gli obiettivi di questa politica degli eventi: attirare nuovi flussi di turisti, accrescere il livello di internazionalizzazione; accrescere la qualità degli eventi per attirare un pubblico meno generalista; individuare eventi originali, unici, fortemente identitari e riconoscibili; utilizzare gli eventi per raccontare la Romagna; veicolare messaggi positivi, comunicare la destinazione; ampliare la partecipazione delle aggregazioni private; implementare le sinergie e azioni di sistema.

Non è però specificato, come sarebbe auspicabile, a quali dei diversi obiettivi indicati corrisponda ogni singolo evento. La Notte Rosa, per esempio, funge da canale di comunicazione o ha anche l’obiettivo di attirare nuovi flussi turistici? O magari tutti e due? In base all’obiettivo assegnato ad ogni evento, si dovrebbero attivare anche gli strumenti di misurazione per verificare se l’obiettivo è stato raggiunto, in modo da giustificare la conferma del finanziamento, il suo potenziamento o la sua riduzione. Ma su questo a Rimini e in Romagna siamo ancora all’anno zero. La misurazione ha dei costi, ma quando si spendono 840 mila euro per gli eventi, un budget dedicato alla verifica dell’efficacia della spesa è quanto meno doveroso.

Dove andranno gli uffici della Questura? Per la prima volta in un documento ufficiale dell’amministrazione comunale si parla dell’ex caserma Giulio Cesare. Ma non è la sola rivoluzione immaginata nero su bianco. In via Ugo Bassi, nell’attuale sede decadente della nuova questura mai attivata, andrebbe “il nuovo complesso di uffici pubblici, in particolare l’insediamento della nuova sede comunale, come ipotesi alternativa alla localizzazione della sede presso l'area della stazione, con un edificio a torre di 12 piani e un altra struttura che integra una nuova attrezzatura culturale”.

Sono previsioni contenute nel progetto integrato che il Comune ha inviato in Regione per ottenere il finanziamento per la costruzione di 36 nuovi alloggi fra edilizia popolare e edilizia sociale. Un cambiamento di rotta clamoroso. Da Palazzo Garampi smorzano i toni, facendo capire che si tratta di una previsione a lungo termine, inserita solo perché la Regione valuta con maggiore punteggio i progetti che prevedono la riqualificazione di un’ampia area urbana. Quindi solo una “infiocchettamento” per spuntare un finanziamento?

Andiamo con ordine. Giusto giovedì sera in consiglio comunale, Carlo Rufo Spina, di Forza Italia, aveva presentato un’interrogazione per sapere se davvero il Comune pensava ora di trasferire gli uffici della questura nell’ex caserma (che peraltro è una vecchia proposta, avanzata in tempi non sospetti, da Nicola Marcello). L’assessore Jamil Sadelgholvaad aveva risposto che a primavera una parte di uffici andrà in piazzale Bornaccini, come deciso quando al Viminale il leghista Matteo Salvini aveva le redini del comando. Sull’ex caserma l’assessore non aveva detto nulla preciso. Ora nella relazione al progetto inviato in Regione si legge: “Per quanto concerne l’area della Caserma Giulio Cesare, si prende atto delle recenti ipotesi di realizzare una sorta di “cittadella dei servizi” con la Nuova Questura, gli uffici della polizia, la sede di altre istituzioni pubbliche”. La delibera approvata dalla giunta è ancora più esplicita: introducendo il tema di quell’area, afferma che “è attualmente in corso di formazione un Piano di Riconversione della Caserma a cura dell’Agenzia del Demanio per la localizzazione della “Cittadella della Sicurezza” . Si possono scrivere, nero su bianco, affermazioni così precise senza che ci sia nulla di concreto?

Il progetto integrato ha l’ambizione di recuperare ad una maggiore vivibilità una vasta area della città (dall’ex caserma a via Ugo Bassi, passando attraverso lo stadio e le attuali case popolari di via Balilla) che versa da tempo in una situazione di insostenibile degrado soprattutto per la presenza dell’edificio della “questura” e delle zone limitrofe.

Per lo stadio si prevede che venga riconvertito in “struttura contemporanea”, lasciando inalterato e risistemato solo il lato storico dell’ingresso, mentre sugli altri tre lati dovrebbero trovare posto esercizi commerciali, ristoranti e attrezzature sportive. Una conseguenza sarà la rimozione della pista di atletica da recuperare a Viserba nella ipotizzata Cittadella dello Sport. In via Balilla si prevede la riqualificazione degli immobili e degli spazi pubblici circostanti. Ma il progetto integrato prevede anche che per la zona di via Ugo Bassi venga recuperato il Piano Attuativo decaduto, il che significa, stando ai documenti inviati in Regione “uffici pubblici, commercio, attrezzature pubbliche, parcheggi scambiatori”. Ma tutti sapevamo che i nuovi uffici comunali dovevano andare nell’area della stazione. Che significa la svolta? Solo una mossa per acquisire punteggio e finanziamenti in Regione o il Comune si sta preparando una via di fuga qualora con Rfi (le Ferrovie) le trattative non dovessero andare in porto? Peraltro, per inciso, non si può non osservare che questura nell’ex caserma e uffici comunali in via Ugo Bassi sono le proposte sempre avanzate dall’opposizione e accolte con sufficienza e sarcasmo dalla maggioranza. Oltretutto, l’area di via Ugo Bassi dovrebbe essere acquisita al patrimonio comunale o con l’acquisto e con un esproprio. Ci vogliono soldi e tempi lunghi.

La relazione al progetto integrato afferma: “Si prevede una ricognizione di ascolto e di confronto con i vari soggetti istituzionali che potrebbero insediarsi nel contesto di intervento. Si riscontra infatti la necessità di coordinare ed individuare le sinergie fra i soggetti pubblici che andranno ad insediarsi nella Caserma Giulio Cesare (Questura, Polizia,...) e nell’area del Programma di Intervento (Sede uffici Comunali o altro ente pubblico). Questo processo partecipato è propedeutico allo sviluppo del Programma di intervento e delle aree di rigenerazione sinergiche e sarà promosso dal Comune di Rimini”. Tradotto dal burocratese, potrebbe voler dire: predisponiamo una soluzione alternativa, qualora quelle ipotizzate dovessero rendersi non praticabili. Si vedrà. Siamo comunque all’urbanistica “ballerina”.

(Rimini) Uno stabilimento balneare del litorale nord ha ricevuto dall’amministrazione comunale l’ordine di demolire entro il 12 aprile tutte le strutture edilizie esistenti (in pratica le cabine) perché sprovviste delle necessarie autorizzazioni. Sul caso è intervenuto con una interrogazione il consigliere Pd Juri Magrini, il quale ha poi alzato il tiro chiedendo se l’amministrazione ha svolto un’attività di ricognizione di tutti gli abusi esistenti e se abbia riservato a tutti lo steso trattamento.

Lo stabilimento balneare in questione aveva anche presentato nel 2018 un progetto di riqualificazione non approvato perché non conforme al vigente piano dell’arenile. Magrini ha chiesto perché non si è pensato di sanare la situazione come nel caso di una importate azienda delle colline riminesi.

L’assessore Frisoni ha risposto affermando che gli uffici comunali stanno accompagnando l’impresa e individuando come possibile soluzione l’allestimento di strutture provvisorie, onde poter svolgere l’attività nella prossima stagione estiva e procedere in autunno con un progetto di riqualificazione, questa volta in linea con il piano dell’arenile.

Juri no si è mostrato particolarmente soddisfatto della risposta. Infatti nella sua replica ha ribadito che non possono esistere aziende di serie A rie B, che e tutte le aziende sono uguali sia che fatturino milioni o migliaia di euro, sia che abbia centinaia di dipendenti o uno solo. L’amministrazione, pur nel rispetto delle regole, dovrebbe muoversi con buon senso.

(Rimini) Davvero ora l’amministrazione comunale pensa di trasferire gli uffici della questura nell’ex caserma Giulio Cesare? È la domanda di fondo contenuta in un’interrogazione presentata in consiglieri comunale da Carlo Rufo Spina, di Forza Italia. Spina ha ricordato, con una punta di ironia, che un anno fa l’assessore Sadelghovaad aveva assicurato, in risposta a una sua interrogazione, che gli uffici della questura si sarebbero presto trasferiti in piazzale Bornaccini, in attesa di trovare definitiva sistemazione nello stabile abbondato di via Ugo Bassi. “Mi ero mostrato scettico sui tempi annunciati e contrario al trasferimento in piazzale Bornaccini, perché sarebbe stato preferibile la dismessa caserma Giulio Cesare. Inoltre invitavo a valutare l’ipotesi di rilevare in sede fallimentare il fabbricato di via Ugo Bassi per farne la sede unica degli uffici comunali, in modo da svincolarci dal pagamento del canone di due milioni all’anno per gli uffici di via Rosapsina. Sadegholvaad si dichiarava contrario a tale ipotesi ma poche settimane fa il sindaco Gnassi dichiarava alla stampa che la questura si sarebbe trasferita nella caserma Giulio Cesare. Bisognerebbe ch, al di là di dichiarazioni estemporanee, la posizione del’amministrazione venisse ufficialmente espressa in consiglio comunale”.

Spina ha quindi posto le sue domande. È vero che si vuole trasferire la questura nell’ex caserma? Quali sono modalità e tempi del trasferimento? Il trasferimento comporterà oneri a carico del Comune? Cosa comporterà il mancato trasferimento della questura in piazzale Bornaccini dove da tempo sono iniziati i lavori? L’amministrazione ha cambiato idea anche sulla destinazione di via Ugo Bassi? Vi sono novità sulla riconsegna alla città della statua di Giulio Cesare e si sta ragionando sul ricollocamento in piazza Tre Martiri?

Polemica la risposta dell’assessore. “Ricordo agli smemorati che la frittata di piazzale Bornaccini è stata voluta e difesa dal suo alleato segretario della Lega e allora Ministro dell’interno. Scelta difesa anche dai consiglieri della Lega. Noi fin dal primo momento abbiamo fatto di tutto per opporci a quella scelta sciagurata. Comunque, noi abbiamo ottemperato all’impegno di trasferire il Centro per l’impiego e sono quindi iniziati i lavori in piazzale Bornaccini, per cui in primavera ci sarà il trasferimento dei primi uffici. Per il trasferimento complessivo ci vorrà più tempo, perché i piani più alti necessitano di lavori maggiori. Il tema dell’ex caserma Giulio Cesare si è palesato successivamente al trasferimento di piazzale Bornaccini”.

Spina si è dichiarato insoddisfatto. “Non mi ha risposto. Osservo che sarebbe una follia trasferire alcuni uffici in piazzale Bornaccini, se poi la scelta definitiva sarà l’ ex caserma”.

Domani, in concomitanza con la Fiera della Birra i sindacati dei trasporti hanno indetto uno sciopero di 24 ore del personale di Start Romagna impegnato nel bacino di Rimini.

“E' il secondo sciopero che avviene dall'inizio del 2020. – ha osservato in una interrogazione il consigliere Mario erbetta di Rinascita Civica - I sindacati avevano chiesto un tavolo di raffreddamento sui temi della mancata fruizione delle ferie del comparto movimento e nel comparto officine del bacino di Rimini; assunzione dei suddetti reparti nel bacino di Rimini; vivibilità dei turni di lavoro. Tale tavolo si è concluso con un nulla di fatto ed è stato proclamato lo sciopero.

Le richieste dei sindacati sono un grido d'allarme che evidenziano una sofferenza nei nostri servizi di trasporto che la politica presa dall'inaugurazione del Metromare non ha voluto colposamente ascoltare ma che ora non può più essere ignorata.

Risultano ad oggi 5200 giornate di ferie e permessi compensativi non usufruiti dai dipendenti, una media di circa 16 a dipendente, e tale situazione è destinata ad aggravarsi

nel 2020 se non si procederanno con urgenza ad assunzioni. Anche il servizio del Metromare ha distratto 3 autisti nella centrale operativa sottraendoli al servizio esterno, andando a incidere su un organico ormai carente”.

Il consigliere ha quindi chiesto se Start Romagna Spa, partecipata comunale, ha in programma un piano assunzioni e in caso positivo di quante unità, da quando e in che settori; come Start Romagna Spa pensa di poter garantire la fruizione delle ferie arretrate e dei permessi compensativi dei dipendenti e di quelle ferie che matureranno nel 2020; a quanto ammontano nella 2019 e nell'anno 2020 le penali pagate da Start Romagna per le corse soppresse (in totale e singolarmente) sia nel comune di Rimini, che nei bacini di Cesena e Forlì; quante unità ad oggi sono addette al Metromare e quante unità saranno impiegate in tale servizio quest'estate.

All’interrogazione ha risposto, in modo parziale, l’assessore Gian Luca Brasini, il quale ha detto che mercoledì è stato approvato il nuovo piano industriale 2020-2023, punto di partenza per un piano di assunzioni. L’azienda ha effettuato una selezione per autisti dalla cui graduatoria si potrà attingere, anzi nel mese di gennaio già sono state effettuate dieci assunzioni. Lo smaltimento delle ferie sarà attuato sulla base del pano assunzioni che sarà effettuato nel corso del 2020. Le penali per le corse soppresse sono in fase di definizione con Agenzia mobilità Romagna. Gli autisti impiegati in Metromare sono otto e ancora non si sa quanti saranno in estate perché l’esercizio della linea è ancora provvisorio.

Erbetta si è dichiarato insoddisfatto ed ha annunciato che parteciperà con Rinascita Civica al presidio che i dipendenti terranno domani in piazza Clementini.

Rimini – come si era intuito alla vigilia – non è rappresentata nella nuova giunta regionale presieduta dal confermato Stefano Bonaccini. Forse è per questa ragione, per meglio far deglutire la pillola, che la seconda uscita pubblica del nuovo governo emiliano romagnolo (la prima sarà a Parma, capitale della cultura 2020) sarà proprio a fine marzo a Rimini “dove vogliamo riqualificare il fronte mare”.

A Rimini, nella persona dell’ex assessore Emma Petitti, andrà la presidenza dell’Assemblea legislativa, un ruolo da cui si potrà più facilmente sfilare fra un anno qualora fosse lei la candidata scelta dal partito per il dopo Gnassi. In ambito romagnolo esce molto rafforzata la posizione del ravennate Andrea Corsini, uno dei due assessori della vecchia giunta che sono rimasti. Corsini manterrà la delega al turismo al quale si aggiungono quelle, di altrettanto peso politico e amministrativo, alla mobilità, ai trasporti e alle infrastrutture. La promozione di Corsini è stata salutata con “soddisfazione e plauso” da Confindustria Romagna. “Abbiamo molto apprezzato l’operato dell’assessore nel precedente mandato, e siamo certi che saprà dare un contributo importante anche nel nuovo incarico, che riguarda un aspetto cruciale per imprese e cittadini come quello delle infrastrutture e dei trasporti. – ha dichiarato il presidente Paolo Maggioli – Lo diciamo da tempo: oggi la mobilità è il tema dei temi, che abbraccia in modo trasversale industria, turismo, cultura, studio e tempo libero. L’attrattività di un territorio si misura sempre più anche in base alla qualità delle sue connessioni, e per noi è particolarmente significativo che questa delega sia stata affidata a un assessore romagnolo, a cui vanno le nostre vive congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro. Nella nostra associazione troverà sempre un interlocutore aperto al confronto e alla collaborazione”.

Alcuni nomi della nuova giunta erano già emersi nei giorni scorsi. Fra questi quello di Elly Schlein, 34 anni, già parlamentare europea, leader della lista Emilia Romagna Coraggiosa, che è stata nominata vice presidente e avrà le deleghe a welfare, emergenza climatica, rapporti con la Ue. Era data per scontata anche la nomina ad assessore alla cultura di Mauro Felicori, 67 anni, già direttore della Reggia di Caserta e candidato (cinquemila preferenze) nella lista Bonaccini Presidente. L’altro assessore della vecchia giunta rimasto è Raffaele Donini, che passa dai trasporti alla sanità.

Gli altri nomi sono: Vincenzo Colla, 58 anni, già vice segretario della Cgil, che si occuperà di sviluppo economico, lavoro, formazione, green economy;  Irene Priolo, 45 anni, è assessore ad ambiente, difesa del suolo e protezione civile; Barbara Lori, 51 anni, si occuperà di montagna, aree interne, programmazione territoriale, pari opportunità; Alessio Mammi, 39 anni, è il nuovo assessore ad agricoltura e agroalimentare, Caccia e pesca; Paola Salomoni, 53 anni, pro-rettore dell’Università di Bologna, avrà la delega di scuola, università, ricerca, agenda digitale;  Paolo Calvano, 42 anni, segretario regionale del Pd, si occuperà di bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale (le deleghe che nella precedente giunta aveva Petitti). Infine, Davide Baruffi, modenese, sarà il sottosegretario alla presidenza.

Secondo Bonaccini, la nuova giunta è un equilibrio tra "competenze, rappresentatività territoriale e sensibilità politiche”. Tutte le province, tranne Rimini, sono rappresentate; anche la parità di genere è quasi soddisfatta (sei uomini e quattro donne). “Squadra che vince non si cambia, io l'ho cambiata quasi tutta perché abbiamo bisogno di continuare a innovare", ha sottolineato il governatore che ai nuovi assessori ha suggerito di stare meno in ufficio e più sul territorio.

 “Innovazione? No, Stefano Bonaccini salda i debiti contratti durante la campagna elettorale e conserva i ‘fedelissimi’, sostiene la Lega attraverso una dichiarazione del deputato Jacopo Morrore e dei consiglieri regionali eletti in Romagna, Massimiliano Pompignoli, Andrea Liverani, Daniele Marchetti e Matteo Montevecchi.

Secondo i leghisti si tratta di “una Giunta molto debole, e spostata verso la sinistra radicale, dove i moderati hanno un ruolo marginale”. “Come c’era da aspettarsi – afferma la Lega - la Romagna è stata penalizzata, con il solo ravennate Andrea Corsini. Sorprende poi il nome dell’outsider Paola Salomoni, nominata assessore a Scuola e Università, bolognese residente a Cesena, di fatto estranea alle logiche politiche romagnole”. La Lega critica il fatto che Claudio Vicini, affermato medico dell’area di Italia Viva, non sia stato nominato alla sanità. Una frecciata anche su Elly Schlein a cui “Bonaccini ha affidato un ruolo di primo piano, nonostante le note posizioni di Schlein su tante materie non possano trovare spazio e consenso anche nelle aree più moderate e di matrice cattolica del Pd”.

Nel fare gli auguri a Bonaccini e alla nuova giunta, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi tiene a precisare che la città “si relazionerà con la Regione, con il suo presidente, in ordine alla qualità e il merito dei progetti e dei programmi che la città sarà in grado di proporre. Niente di più, niente di meno. Lo abbiamo fatto nei  5 anni precedenti, trovando grande attenzione e disponibilità nel Presidente e nella sua giunta. Lo faremo ancora di più nei prossimi mesi, considerando Rimini un laboratorio di rigenerazione urbana e pratiche innovative. C’è il tema delle infrastrutture, materiali e digitali,  come priorità assoluta per Rimini e la Romagna intera”. Come dire che la città si aspetta risposte su questi temi. E infatti ricorda che su “turismo, imprese, accessibilità, i progetti sono già al vaglio degli uffici regionali. Stefano Bonaccini conosce bene quanto può dare Rimini alla crescita della regione: sa della nostra città e della nostra provincia per conoscenza lunga e diretta, e non per ‘sentito dire’ o per occasioni elettorali”. A fine marzo, quando verrà a Rimini, Bonaccini veda di fornire risposte concrete.

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