Come si fa a stabilire se gli eventi turistici organizzati da un Comune sono efficaci dal punto di vista della comunicazione e delle presenze turistiche? Come si fa a giudicare se i soldi spesi sono sprecati o invece realizzano l’obiettivo?
Non sono domande oziose, perché, specialmente a Riccione, è frequente la polemica delle forze di opposizione, Pd in particolare, contro l’amministrazione Tosi, accusata di spendere troppo per eventi la cui efficacia viene messa in dubbio. La settimana scorsa nel mirino sono finiti i 497 mila euro per gli eventi di Radio Dee Jay e i 190 mila per finanziare Ride Riccione Week, una manifestazione di ciclismo. Nel recente passato, avevano fatto discutere gli eventi di Pasqua e Capodanno, con le enormi cifre spese per moquette e allestimenti. A queste critiche, il sindaco Renata Tosi ha replicato affermando "Quelli di Deejay on stage e Deejay on ice sono grandi eventi che riempiono le piazze con un impatto sul tessuto economico che gli albergatori sostengono essere secondo solo alle manifestazioni sportive del World Circuit di Misano". Nessuno però può esibire numeri, dati, ricerche, sempre si ricorre a valutazioni “spanno metriche”.
Il problema, ovviamente, non è solo a Riccione. Anche a Rimini, il sindaco Andrea Gnassi ha indugiato spesso e volentieri nel fornire cifre roboanti sulla partecipazione a questo o quell’evento (Capodanno, Molo Street Parade, Notte Rosa) senza che i numeri avessero un qualche riscontro con dati di fatto. Anzi, spesso seguendo la logica che l’evento dell’anno in corso è sempre di gran lunga il più partecipato rispetto alle edizioni precedenti, senza però spiegare in base a quali misurazioni scientifiche si certifica il successo dell’evento. Una controprova la si è avuta nell’estate del 2017 quando il concerto di Vasco Rossi a Modena ha realizzato 220 spettatori paganti che hanno riempito un’area quattro volte più ampia di quella occupata dalla Molo, per la quale il sindaco Gnassi aveva dichiarato 200 mila persone. In quell’occasione, un gestore telefonico, grazie ai big data raccolti dalla propria rete, aveva certificato non solo quante persone c’erano in quell’area di Modena, ma anche da dove venivano, come si erano mossi, ed altre preziose informazioni.
Da allora il termine big data ha cominciato a fare la sua comparsa nelle dichiarazioni dei politici e nei documenti di programmazione. Ancora però non si è visto nulla di concreto. Nel programma 2020 di Destinazione Romagna si parla di big data come strumento di profilazione degli utenti per conoscere “stili di vita e di consumo delle persone, modi di fruire la vacanza, spostamenti, luoghi di sosta, modalità e delle tempistiche di fruizione dei servizi”. Tutto però sembra orientato alla costruzione di un portale web di destinazione che meglio sappia comunicare il territorio, i servizi, le strutture, le emozioni. E’ prevista una voce di spesa di 40 mila euro per le convenzioni con gestori di servizi telefonici. In realtà, di convenzioni ne è stata stipulata una, con Tim. Servirà anche a monitorare gli eventi in modo da sapere quali reali flussi turistici sono stati in grado di generare? Da Destinazione Romagna fanno sapere che sì i big data già l'anno scorso sono stati utilizzati per monitorare alcuni eventi: la Motogp a Misano, una mostra a Forlì e la Notte Rosa. I risultati del monitoraggio però non vengono resi pubblici, servono per analisi interne, dicono da Destinazione Romagna.
C’è un altro punto che merita un approfondimento. Nel programma 2020 sono elencati anche i grandi eventi e/o eventi di sistema, ai quali va un finanziamento speciale. Essi sono: il raduno degli alpini (100 mila euro), Ulisse Fest (40 mila), eventi Wellness (20 mila), The riders Land, cioè gli eventi collaterali al Motogp (80 mila), Notte Rosa (250 mila), Capodanno (250 mila), Centenari e grandi mostre, cioè Fellini e Dante 2021 (100 mila). In tutto fanno 840 mila euro, un bel gruzzolo, quasi un sesto del bilancio annuale.
Nel programma sono indicati anche gli obiettivi di questa politica degli eventi: attirare nuovi flussi di turisti, accrescere il livello di internazionalizzazione; accrescere la qualità degli eventi per attirare un pubblico meno generalista; individuare eventi originali, unici, fortemente identitari e riconoscibili; utilizzare gli eventi per raccontare la Romagna; veicolare messaggi positivi, comunicare la destinazione; ampliare la partecipazione delle aggregazioni private; implementare le sinergie e azioni di sistema.
Non è però specificato, come sarebbe auspicabile, a quali dei diversi obiettivi indicati corrisponda ogni singolo evento. La Notte Rosa, per esempio, funge da canale di comunicazione o ha anche l’obiettivo di attirare nuovi flussi turistici? O magari tutti e due? In base all’obiettivo assegnato ad ogni evento, si dovrebbero attivare anche gli strumenti di misurazione per verificare se l’obiettivo è stato raggiunto, in modo da giustificare la conferma del finanziamento, il suo potenziamento o la sua riduzione. Ma su questo a Rimini e in Romagna siamo ancora all’anno zero. La misurazione ha dei costi, ma quando si spendono 840 mila euro per gli eventi, un budget dedicato alla verifica dell’efficacia della spesa è quanto meno doveroso.