La collaborazione fra forze diverse per il raggiungimento di un bene comune non gode, come si suol dire, di buona stampa. Come un riflesso condizionato scatta subito l’accusa di “inciucio”, visto come pratica immorale alla quale si contrappone la propria diversità etica non disponibile ad alcun compromesso. In questo senso il Movimento 5 Stelle raccoglie solo i frutti (e li esaspera) di un sistema di delegittimazione reciproca che ha caratterizzato negli ultimi vent’anni lo scontro fra centrodestra e centrosinistra.
Applicare alla vita politica il tema del Meeting di quest’anno (Tu sei un bene per me) appare un’impresa ardua, destinata al fallimento. La vigilia del voto referendario sulla riforma della costituzione voluta dal governo Renzi vede già una contrapposizione frontale che non ha nulla dello spirito “costituente”, cioè della ricerca appassionata delle regole comuni del vivere civile.
Non è stato sempre così, dice il Meeting. E lo dice con la sua mostra principale che ha un titolo che è già un giudizio sui settant’anni di vita della Repubblica italiana: L’incontro con l’altro. Genio della Repubblica. 1946-2016. Si sostiene che la genialità della nostra storia sta nella capacità di incontro con l’altro, anche quando veste i panni dell’avversario o è portatore di culture e interessi diversi. Ecco un primo grande quadro di eventi e di incontri (Violante, Amato, Sapelli, Giovagnoli, ecc.) che permette di capire il messaggio di quest’anno del raduno riminese.
La mostra vuole documentare, con ampio materiale di repertorio reso disponibile dalle teche Rai e dalla Camera dei Deputati, che il nostro Paese si è costruito grazie al compromesso virtuoso tra culture diverse: la cattolica, la socialista, la liberale, la comunista. La Costituzione è stato il primo saggio compromesso in un mondo diviso in due. E la mediazione ha poi caratterizzato tutta la fase della ricostruzione. Se questa è stata a lungo la storiografia ufficiale, a partire dagli ultimi vent’anni la costruzione dei padri costituenti e i tentativi di mediazione sono stati visti come i prodromi dei disastri attuali. Non c’è dubbio che la mostra del Meeting suona come una provocazione ed è probabile (verrebbe da dire auspicabile) che alimenti un dibattito nuovo sul nostro presente visto alla luce dei primi settant’anni di Repubblica.
Alla British Library è conservato un manoscritto Il libro di Sir Thomas More, di William Shakespeare. Vi si racconta dei disordini del primo maggio del 1517, quando immigrati provenienti dalla Lombardia sono minacciati dai londinesi che li accusano di togliere lavoro e soldi alla loro gente, e pertanto vogliono ricacciarli in mare.In quel contesto si erge la voce di sir Thomas More, che rivendica un trattamento umano dei migranti dell’epoca. Per la prima volta in Italia, al Meeting di Rimini il 21 agosto, viene portato in scena questo testo inedito di Shakespeare.
E così entriamo nel secondo grande quadro nel quale il Meeting declina il tema Tu sei un bene per me: il rapporto con i diversi da noi che lasciano il loro Paese per entrare nel nostro. Si è visto che quattro secoli fa i termini della questione erano gli stessi, cambiano solo i numeri e le circostanze. Anche sui migranti, soprattutto sui migranti, l’opinione pubblica è divisa fra chi chiede frontiere sicure e chi proclama l’accoglienza sempre e comunque. Attraverso la mostra Migranti, la sfida dell’incontro, il Meeting non offre soluzioni a un problema al quale non hanno trovato risposte adeguate nemmeno l’Unione Europea e gli Stati che la compongono. La mostra piuttosto invita a guardare negli occhi quell'"altro" che bussa alle porte delle nostre società, per scoprire da quali terre arriva, perché ha deciso di lasciarle, quale percorso umano e geografico ha intrapreso. È l’invito esplicito a scoprire una empatia, sulla scia delle parole di Francesco: “Non si amano i concetti, non si ama un’idea; si amano le persone”.
Nell’anno giubilare dedicato alla misericordia (parola cristiana mai adeguatamente compresa, tanto è aliena dall’istintivo modo di pensare e agire che tutti noi abbiamo) propone l’incontro con persone e fatti dove si è affermata una misura diversa nel giudizio e nel rapporto con l’altro. È il terzo grande quadro che comprende diversi incontri. Sotto il titolo “Così le nostre vite sono cambiate” La giustizia oltre la pena”, dialogheranno Agnese Moro, figlia dello statista democristiano ucciso dalle Brigate Rosse, e Maria Grazia Grena, protagonista della lotta armata in quegli anni.
E a volte nei luoghi deputati al ristabilimento della giustizia umana, può accadere l’incontro con una giustizia diversa. Sono i due incontri dedicati alle carceri, a quelle italiane e a quelle del Brasile, con protagonisti e testimoni. Testimone di una misura diversa, di una capacità eccezionale di accogliere l’altro, povera tra i poveri per amore di un Dio crocifisso, è stata madre Teresa di Calcutta, protagonista indimenticata di un incontro al Meeting del 1987. Nell’anno della canonizzazione (il 4 settembre a Roma) il raduno riminese dedica alla piccola e grande suora con il sari bianco bordato d’azzurro una mostra che è un viaggio attraverso una vita e allo stesso tempo attraverso un mistero, quello di una donna che ha attraversato il mare e affrontato a mani nude la vastità dell’oceano di povertà che abitava le strade dell’ex-capitale delle Indie britanniche. Il Meeting si concluderà con un incontro su di lei che vedrà la partecipazione di Marcilio Haddad Andrino, Ingegnere miracolato del Brasile, Brian Kolodiejchuk, Postulatore della causa di canonizzazione di Madre Teresa e Suor Serena, Missionaria della Carità.
Al Meeting ovviamente ci sarà molto altro. Non si dimenticherà, per esempio, la sfida dell’Islam all’Europa, affrontata da due personaggi come Wael Farouq, Docente di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica di Milano, e Aziz Hasanovic, Gran Muftì di Croazia. Dalle reazioni viste ieri alla presentazione di Rimini, si può immaginare che uno spettacolo che farà il tutto esaurito ed entusiasmerà il pubblico del Meeting sarà “Diversi come due gocce d’acqua”, con l’attore Gioele Dix. Il perché lo potete scoprire voi stessi guardando il suo intervento nell’ultima parte del video che qui sotto riportiamo.