Gli ottimi risultati raggiunti nel 2017, gli ambiziosi programmi di sviluppo fino al 2022, il punto sulla eventuale quotazione in Borsa e sulla possibile integrazione con Bologna. C’è di tutto e di più nella conferenza stampa di inizio anno Lorenzo Cagnoni, presidente e amministratore delegato di Italian Exihibition Group. Ma ciò che indubbiamente fa galoppare la fantasia è l’annuncio del nuovo padiglione, a forma circolare, coperto da cupola, utilizzabile anche per concerti, con la capienza di 15-16 mila posti. Quando sarà realizzato – Cagnoni spera entro il 2022 – Rimini entrerà nel business dei grandi eventi musicali capaci di mobilitare migliaia di persone.
L’impennata di fatturato e utili
Se la società della Fiera coltiva grandi ambizioni, è perché, superati gli anni della crisi, il vento è tornato a soffiare nella direzione giusta. Il 2017 si è chiuso con un fatturato di 129 milioni (le previsioni erano di 123) e un EBITDA (il margine lordo prima delle tasse) pari a 23 milioni (rispetto ai 21,8 delle previsioni). Ciò ha consentito di distribuire 10 milioni di dividendi agli azionisti, che così hanno abbondantemente ricevuto quanto necessario per pagare le rate del Palacongressi. Il 2017 è stato caratterizzato dall’acquisizione della regia delle manifestazioni sull’oro (vedi accordo con Arezzo) e con l’ampliamento di 20 mila metri quadrati (costati 21,5 milioni) degli attuali padiglioni, che già saranno utilizzati per Sigep. La superficie espositiva della fiera di Rimini arriva così a 129 mila metri quadrati.
Nel 2017 con 60 manifestazioni e 280 tra congressi ed eventi IEG ha registrato 15.649 espositori e 2.648.675 visitatori. Il segmento dell’attività congressuale ha raggiunto i 14,6 milioni di fatturato.
Il futuro è già cominciato
Con queste premesse è cominciato un 2018 che IEG conta di concludere con 159 milioni di fatturato e 27 milioni di EBITDA. Il piano industriale per i prossimi cinque anni è molto ambizioso, ma, secondo Cagnoni, è credibile perché basato sullo sviluppo delle attività che già oggi sono nel portafoglio di IEG (Sigep, l’oro a Vicenza ed Arezzo, Ecomondo, TTG, Rimini Wellness, Tecnargilla). Se il mercato fieristico italiano è saturo, se il ritmo medio di crescita è dello 0,9 per cento, il gruppo vicentino-riminese pensa di crescere a un ritmo del 5/6 per cento all’anno. Nel 2002 conta di tagliare il traguardo dei 200 milioni di fatturato. E lo fa guardando soprattutto al mercato internazionale: iniziative in Brasile, una società al 50 per cento con la fiera di Utrecht che debutta con due manifestazioni sul turismo in Cina, l’acquisizione di una società di allestimenti, con base a New York per seguire le imprese italiane che intendono esporre nelle fiere degli Stati Uniti (nel 2018 già produrrà 17 milioni di fatturato).
Gli investimenti per l’internazionalizzazione saranno centrati anche sui servizi, con particolare riferimento, oltre agli allestenti, alla ristorazione e al digitale, in partnership con qualificati professionisti del settore.
La cupola e i nuovi parcheggi
Per competere sui mercati internazionali, prevede il piano di sviluppo di IEG, è necessario far crescere le strutture espositive in qualità e quantità. Nei cinque anni saranno investiti 85 milioni, 50 a Rimini e 35 a Vicenza. Nella città veneta saranno demoliti e ricostruiti a due piani alcuni padiglioni, per poter avere una sede più idonea per la fiera dell’oro. A Rimini, nel lato ovest del quartiere fieristico, sarà realizzato un nuovo padiglione di 16 mila metri quadrati, Avrà una forma circolare e una copertura a cupola, e servirà per poter rispondere alle esigenze di ulteriore crescita di Sigep, Ecomondo e Rimini Wellness. Ma l’utilizzo sarà multifunzionale, ad esempio per concerti o altri eventi di massa. Sarà costruito sui terreni ora adibiti a parcheggi e su altri che IEG dovrà espropriare. L’esproprio riguarderà complessivamente 200 mila metri quadrati, perché il progetto prevede anche l’allestimento di nuovi parcheggi. I tempi? “Purtroppo – osserva Cagnoli – solo per le autorizzazioni amministrative sarà necessario un anno e mezzo. Avuti tutti i permessi, noi contiamo di edificarlo di due anni”. La speranza è di inaugurarlo nel 2022.
L’integrazione con Bologna. O con Verona?
Cagnoni ha fatto il punto anche sulla vicenda dell’integrazione con Bologna, che ormai ha assunto i contorni di una telenovela senza fine. IEG, questo il ragionamento di Cagnoni, sta assumendo i contorni di una società capace di competere sul mercato internazionale. Perché questo obiettivo sia raggiunto, la soluzione più conveniente è l’integrazione con Bologna purché avvenga in tempi rapidi. Cagnoni si è detto “tenace sostenitore” di questa prospettiva, ma se non dovesse concretizzarsi in tempi brevi si guarderà da altre parti, per esempio a Verona o a una fiera tedesca. Con Milano sarebbe invece auspicabile una collaborazione commerciale per una presenza sull’estero, come le fiere tedesche che insieme costruiscono padiglioni in Cina.
La Borsa? Utile ma non indispensabile
La quotazione in Borsa rimane una prospettiva ma Cagnoni tiene a precisare che il piano di sviluppo non è affatto vincolato al debutto sul mercato borsistico. Si può andare avanti e crescere anche senza Borsa. L’ipotesi nuova è quella dell’autunno del 2018, se il mercato avrà una tendenza favorevole come è oggi. In Borsa IEG ci andrà solo se c’è la possibilità di raccogliere denaro fresco.
E i debiti?
L’attuale debito del gruppo, dopo l’integrazione con Vicenza, ammonta a 50 milioni. Cagnoni sostiene che, visti i valori dell’EBITDA attuali quelli previsti per il futuro si tratta di un debito pienamente sostenibile. E si lascia andare all’unica battuta ironica della conferenza stampa. “Provate a chiedere conferma a uno dei tanti esperti che spesso discettano sui bilanci della Fiera”.