Tutti sono preoccupati per eventuali elezioni politiche nel bel mezzo dell’estate. E non perché ci vanno di mezzo le vacanze, quanto perché giustamente si ha paura delle conseguenze che questa prolungata fase di instabilità può portare all’economia del paese, e quindi alle tasche dei cittadini elettori. Da qualsiasi parte la si voglia prendere, non è una cosa utile e risolutoria questo andare alle urne pochi mesi dopo il voto del 4 marzo.
Per il sindaco di Rimini Andrea Gnassi è addirittura una tragedia, ma non per i motivi che abbiamo ricordato, ma perché se si votasse l’8 luglio ne soffrirebbe la Notte Rosa, il capodanno dell’estate, il suo giocattolo preferito. È il classico caso in cui una breve sosta, un respiro anche veloce prima di aprir bocca, avrebbe evitato il ridicolo. Pare infatti che l’8 luglio in ogni caso non si voterà mai, già telegiornali e radiogiornali della serata di ieri ipotizzavano, eventualmente, il 22 luglio.
Gnassi vorrebbe dare un respiro nazionale e internazionale alla città, ha dato del gas ai motori culturali, sogna una Rocca che dialoga con il Teatro e fa la concorrenza all’Arena di Verona, e poi scivola miseramente sul provincialismo più becero. Le urne estive sono un attentato alla Notte Rosa! Par di capire che, secondo il sindaco, il presidente Mattarella, prima di decidere la data delle elezioni, dovrebbe chiamare tutte le pro-loco d’Italia e trovare un buco per votare fra la sagra dell’anguilla, un motoraduno, il cinema sotto le stelle e le risate coi comici in piazza. Non si voterà l’8 luglio, la Notte Rosa sarà salva, resta grave la situazione dell’Italia.
Diciamola in modo soft: se Gnassi voleva fare una dichiarazione contro il voto anticipato, ha sbagliato argomento. O forse la lingua batte dove il dente duole…