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Redditi bassi, molti disoccupati e un buon conto in banca

Lunedì, 24 Settembre 2018

Siamo una provincia povera? Meglio sarebbe dire che siamo una provincia che produce scarso reddito. Stando almeno alla media pro capite di quelli ufficialmente denunciati: 18.337 euro, il più basso in regione dove vediamo che la vicina Forlì-Cesena denuncia 19.692 e il capoluogo Bologna 24.072 euro pro capite.

È il primo dato che balza agli occhi guardando la fotografia dell’economia riminese scattata dalla Camera di Commercio sulla base dei dati 2017. Il reddito ufficiale così basso non è una novità ma fa sempre impressione come la prima volta vederlo nero su bianco e a confronto con le altre province vicine.

Ma quanto produciamo? Il valore aggiunto è di 8 miliardi 891 milioni, peggio di noi in Emilia Romagna stanno solo le province di Ferrara e Piacenza. La media pro capite è di 24.427 euro, e siamo collocati al 37° posto nella graduatoria nazionale. Bologna è al terzo posto, la vicina Forlì-Cesena al ventesimo.

Siamo inferiori alla media regionale anche per la quantità di depositi bancari (26.774 pro capite), anche se in questo caso siamo più ricchi rispetto alla media italiana che si ferma a 24.819 euro. Va osservato che rispetto al 2016, i depositi sono cresciuti del 6.9 per cento, l’incremento più alto registrato in regione. L’effetto di una stagione turistica andata particolarmente bene?

I riminesi sono riusciti a risparmiare di più ed hanno anche diminuito il ricorso al credito. I prestiti bancari sono infatti calati dell’8,9 per cento, una diminuzione enorme rispetto alla media regionale è che di 3,9 per cento.

La percentuale delle sofferenze sui prestiti è dell’11,2, uno dei valori più alti, ma in altre province è superiore.

Scarsi guadagni e il record del tasso di disoccupazione che è del 10,2, il più alto in Emilia Romagna. Per non parlare della disoccupazione giovanile che a Rimini è al 30,6 per cento; peggio di noi sta solo Ferrara. Potrebbe sintetizzare così i dati finora emersi: redditi bassi, molti disoccupati e discreti conti in banca.

Su 140 mila occupati, 100 mila sono nel turismo (ricettività e ristorazione) e nei servizi, il resto è diviso fra industria, costruzioni e agricoltura.

A Rimini ci sono bassi redditi e molti disoccupati, in compenso c’è un radicato spirito imprenditoriale: le imprese attive sono 34.293 ovvero 101,7 ogni 1000 abitanti, con una dimensione media di 3,9 addetti.

Le imprese giovanili sono 2.639, in calo del 3,6 per cento rispetto al 2016. Se i giovani riminesi non corrono ad intraprendere, non altrettanto si può dire degli immigrati stranieri. Le imprese straniere sono 4.061, in crescita del 2,6 per cento, e rappresentano l’11,8 per cento del totale, al pari di Bologna.

Il 51 per cento delle imprese è rappresentato da ditte individuali, il 20 per cento da società di capitali, il 26,6 da società di persone.

Le imprese di alloggio e ristorazione sono 4.683, quelle di costruzioni 4.896, il commercio ne conta 8.962, l’industria manifatturiera 2.589. In quest’ultima attività, i settori trainanti sono la metalmeccanica e l’abbigliamento e accessori.

L’industria manifatturiera ha chiuso il 2017 con +3,5 per cento di produzione e +4 per cento di fatturato.

Anche per l’industria delle costruzioni il bilancio finale 2017 parla di +1,2 per cento fatturato, stando all’indagine congiunturale di UnionCamere. Nel commercio crescono le imprese all’ingrosso e diminuiscono quelle al dettaglio; nel complesso i fatturati sono calati dell1,3 per cento.

La provincia di Rimini esposta merci per un valore di 2 miliardi 338 milioni, i settori con maggiore export sono metalmeccanica, alimentare e moda. In aumento l’export veri Europa, Oceania e Asia, in calo verso Africa e Asia.

Piccolo focus sul turismo. Le imprese di alloggio 2.069 con una media di 8,6 dipendenti; gli addetti sono 17.781 ovvero 5,3 ogni 100 abitanti. Gli esercizi, alberghieri ed extralberghieri sono 3.922 con 175.712 posti letto, l’80,7 dei quali sono stagionali.

Nella ristorazione abbiamo 2.614 imprese con 14.937 addetti, una media di 5,7 per impresa.

Secondo l’indagine congiunturale di UnionCamere, nonostante i buoni incrementi di arrivi e presenze turistiche, il movimento d’affari nei segmenti alloggio e ristorazione è calato nel 2017 dello 0, 2 per cento. Il calo più grosso lo si è avuto nel terzo trimestre -0,7 (cioè da luglio a settembre), mentre c’è stato un recupero da ottobre a dicembre +0,9 per cento.

La presenza media dei turisti è di 4,4 giorni a persona, con alcune importanti differenze. Nei comuni più piccoli (Bellaria, Cattolica e Misano) è rispettivamente di 5,6, 5,4 e 5,3; mentre a Rimini e a Riccione di 4,1 e 4,2.

Un veloce sguardo anche sul settore non profit che è tutt’altro che trascurabile. Nel 2017 le unità attive erano 1.888, con 3.879 addetti e il coinvolgimento di 25.300 volontari.

Le unità non profit sono in stralarga maggioranza nel settore cultura sport e ricreazione; quote significative per istruzione, sanità, assistenza sociale e protezione civile, attività sindacale.


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