“Il primo punto è rigenerare l’ente Provincia”, afferma Riziero Santi, eletto presidente nei giorni con un lievissimo scarto di voti su Mimma Spinelli sostenuta dal centrodestra. L’ambizione di Santi è far uscire la Provincia di Rimini dal limbo in cui si trova da quando le sono stati ridotti i finanziamenti in attesa della cancellazione totale. Le cose sono andate diversamente, i no hanno prevalso al referendum costituzionale, ed ora si tratta di ridare un nuovo ruolo e le relative risorse a questo ente. “Vogliamo riproiettare l’ente sul territorio, renderlo presente, riconoscibile, farne un interlocutore. C’è da recuperare un gap di quattro anni, durante i quali, per mancanza di risorse, si è potuto fare poco. Mercoledì mattina ho incontrato i responsabili degli uffici e ho visto anche in loro un positivo desiderio di riscatto. Quindi, noi amministratori, insieme a loro, vogliamo ricostruire l’ente Provincia, fino a farne la casa dei Comuni, un luogo dove i Comuni possono dialogare e programmare insieme la risposta alle loro esigenze”.
Senza risorse finanziarie, questi possono rimanere solo dei buoni propositi di inizio mandato. “In questi anni – riconosce Santi, che è sttao vie presidente durante il mandato di Andrea Gnassi – abbiamo molto sofferto questo aspetto della mancanza di risorse. Ora però si deve necessariamente andare verso un nuovo riordino istituzionale, dovrà essere aggiornata la legge 56 (il cosiddetto decreto Delrio) e la legge regionale. La Provincia deve tornare ad essere un ente di pianificazione delle esigenze del territorio, deve tornare a fare programmazione e ad avere le necessarie risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Sono in corso contatti con gli altri Presidenti e con il governo nazionale per definire queste questioni”.
Ma quali funzioni sono rimaste in capo alla Provincia? “Certamente le strade e le scuole, che sono le competenze principali. Senza trascurare la pianificazione urbanistica. La nuova legge regionale ci rimette in gioco, entro tre anni dall’entrata in vigore, cioè entro il 2020, dovremo adeguate il nostro Ptcp, il piano territoriale di coordinamento provinciale”.
C’è da immaginare che dopo quattro anni in cui non è stato speso un euro le strade provinciali non versino in buone condizioni. “La situazione non è buona appunto perché non si è investito. Quando ero assessore provinciale, avevo un milione a disposizione ed era insufficiente. Quindi si può immaginare adesso quali siano i problemi. Le risorse arriveranno. Mi pare ci sia in tutti la convinzione comune che, visto che l’ente sopravvive, debba essere sostenuto nelle sue funzioni delegate”.
È immaginabile che se le strade piangono, anche le scuole non ridano: “In questo caso ciò che ci aspetta è un piano di adeguamento sismico. Lo stesso vale per i ponti. Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, stiamo effettuando una accurata azione di monitoraggio su una ventina di ponti che fanno capo alla Provincia. Non si tratta semplicemente di andare a osservarli da sotto, ma di eseguire tutte le necessarie operazioni tecniche per capire qual è il loro stato e se c’è bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria”.
La Provincia di Rimini ha in portafoglio ancora numerose partecipazioni, prima fra tutte quella in Rimini Congressi che significa Ieg, cioè la fiera. Per fare cassa pensate di dismettere qualcosa? “Assolutamente no – risponde convinto Santi – Si tratta di interventi strategici a servizio del territorio che vanno mantenuti. Fare il contrario, vorrebbe dire svendere”.