Pari e patta, in consiglio comunale, fra opposizione e maggioranza, sul tema del sostegno alla natalità e alla famiglia. Se ne dovrà discutere nuovamente in una prossima seduta. Il voto è stato su una mozione presentata dal consigliere comunale della Lega Matteo Zoccarato.
Per comprendere fino in fondo l’accaduto, è bene ricordare come funzionano le mozioni presentate dalla minoranza. All’origine c’è sempre un’interrogazione su questo o quel tema, il consigliere si dichiara insoddisfatto e chiede che l’interrogazione sia trasformata in mozione, in modo da poter discutere ampiamente del tema sollevato. Il destino di queste mozioni è nel 99 per cento dei casi segnato: sono respinte dalla maggioranza.
E questo poteva essere sicuramente l’esito della mozione Zoccarato, se non ci fosse stato un imprevisto. L’imprevisto risponde al nome del consigliere Pd Simone Bertozzi. Il testo di Zoccarato, anche questo va precisato, risentiva molto della sua origine, toni e linguaggio erano da forza politica di opposizione piuttosto che da asciutto e concreto atto di governo. Nella sostanza il leghista chiedeva tre cose. Le prime due erano innocue dichiarazioni di intenti: sindaco e giunta avrebbero dovuto valutare “ulteriori contributi economici a sostegno delle nascite e delle giovani famiglie residenti da tanto tempo sul territorio Riminese; a valutare iniziative e soluzioni che agevolino e semplifichino la vita familiare dei potenziali neo-genitori. Il terzo punto era invece una proposta concreta, che trascriviamo così come era formulata: promuovere una campagna mediatica massiccia, possibilmente in seguito a provvedimenti concreti e massicci, a favore della natalità.
È stato questo impegno muscolare di evidente matrice salviniana a provocare l’intervento di Bertozzi e a dare tutta un’altra piega al probabile scontato prosieguo della discussione. Bertozzi esordisce affermando di non aver nulla contro il sostegno alle famiglie in difficoltà e anche a favore della natalità, ma gli pare che il testo della mozione nasconda un malcelato pensiero che vede le istituzioni in campo per incentivare le donne a partorire, quindi una sorta di maschilista attentato alla inviolabile libertà della donna.
Una sorta di invito a nozze per i consiglieri di opposizione che uno dopo l’altro prendono la parola dicendo che sarebbero stati zitti ma che si sono sentiti provocati da Bertozzi. Parlano i leghisti Cristiano Mauri e Marzio Pecci, Mario Erbetta, Carlo Rufo Spina. Tutti a sostenere che Bertozzi non ha capito il senso della mozione, che è vittima e prigioniero della sua ideologia di sinistra, che se la maggioranza fosse coerente dovrebbe approvare senza se e senza ma la mozione di Zoccarato.
Nel dibattito interviene anche il consigliere Kristian Gianfreda, di Rimini Attiva, che candidamente afferma di non aver letto la mozione; tuttavia, essendo egli diventato da poco papà per la seconda volta, non può che essere d’accordo con politiche a favore della famiglia. Dichiarazione che mette subito in allarme il gruppo del Pd e l’assessore Gloria Lisi, anche perché i banchi della maggioranza, vista l’ora, cominciano ad essere sguarniti. Il nervosismo si fa più intenso quando un consigliere del Pd, Matteo Petrucci, annuncia il suo voto favorevole, pur invitando Zoccarato a scrivere meglio in futuro le sue mozioni. Richiede la parola Gianfreda, che nel frattempo ha letto la mozione, annunciando il suo voto di astensione e provocando reazioni rumorose nei banchi della minoranza. Dal Pd prende la parola anche Giulia Corazzi, che mette in evidenza le contraddizioni della minoranza: critica l’eccessiva spesa sociale del Comune e poi propone asili nido gratuiti e altri interventi non certo a costo zero. Queste proposte non erano nella mozione, erano solo un passaggio dell’intervento di Pecci. Per inciso, va anche osservato che quando, solo qualche settimana fa, il consiglio comunale ha approvato i piani di zona, nessuno della minoranza si è alzato per chiedere più efficaci interventi a sostegno della famiglia.
Comunque si arriva al fatidico momento del voto, lungo più del solito. Gianfreda, infatti, dopo essere passato dall’approvazione all’astensione, aspetta fino all’ultimo secondo a schiacciare il bottone per vedere quali siano le forze in campo. I voti favorevoli alla mozione sono 11 (anche Frisoni, di Patto Civico), quelli contrari 10. Il suo voto è determinante, se si astiene passa la mozione, quindi decide di votare contro, provocando il risultato di parità. In un comunicato diffuso oggi spiega di averlo fatto per avere “la possibilità di ridiscutere con minoranza e maggioranza il tema del sostegno alle famiglie con un’accezione ben più ampia rispetto alla delibera di Zoccarato, preoccupato a contrastare l’invasione demografica extracomunitaria con una campagna mediatica massiccia a favore della natalità”.
Ad osservare l’andamento del dibattito, è parso chiaro che la Lega e la minoranza non avessero messo in conto la possibilità che la mozione potesse passare, il Pd ha reagito solo con un ideologico riflesso condizionato, senza neppure provare a difendere i provvedimenti pro famiglia che pure già i servizi sociali garantiscono.
A rimetterci è stato un tema così importante con il sostegno alla natalità e ai genitori in difficoltà. È augurabile che almeno la prossima volta non si perda l’occasione per un dibattito serio e proficuo.