Il messaggio, lanciato attraverso una petizione in tutto il territorio provinciale, è che la chirurgia senologica di Santarcangelo, definita un reparto d’eccellenza, sia a rischio. A rischio di chiusura o di trasferimento? No. È a rischio perché l’Ausl Romagna, per trovare posto a un nuovo servizio, l’Osco, un acronimo che sta per ospedale di comunità, riorganizza gli spazi, elimina una stanza della chirurgia senologica, pur mantenendo invariato il numero dei posti letto (undici, che saranno in quattro camere invece che cinque). L’Osco è definito nei documenti dell’Ausl una struttura di degenza per soggetti appartenenti alle fasce più deboli della popolazione, nella fase post acuta di dimissione dall’ospedale, oppure affetti da riacutizzazioni di malattie croniche, per cui non possono essere seguiti a domicilio.
Nei comunicati e nelle prese di posizione pubbliche dell’Associazione Punto Rosa, che raccoglie le donne operate di tumore al seno, si indica come un grave problema il fatto che i due reparti, comunque separati, abbiano un unico ingresso ed abbiano in comune una porta di sicurezza antincendio. Tale vicinanza provocherebbe una inaccettabile “promiscuità” e “la porta a bandiera, assieme all’ingresso in comune, aumenterà il tasso di contaminazione ambientale del reparto di chirurgia nel quale sono ricoverate donne operate con drenaggi e/o trapiantate con espansori o protesi”. Le assicurazioni fornite dall’Ausl circa la piena continuità del lavoro finora svolto da reparto di senologia, con l’impegno a rimodulare gli spazi qualora dovesse aumentare la domanda di interventi chirurgici, non sono sufficienti a placare la protesta. Anzi, nei testi di invito a firmare la petizione, il linguaggio si fa ancora più crudo. L’Osco “è un reparto sporco fatto di gente abbandonata con problemi cronici di ogni tipo, più sociali che sanitari. Le infezioni saranno tante”. E ancora: “Il reparto che vogliono realizzare non é adiacente ma dentro la Chirurgia Senologica. Provocherà infezioni. Le donne colpite da tumore al seno saranno così ammucchiate in sole quattro camere”. Insomma, si profila una sorta di poco edificante “guerra fra malati”.
In realtà la vicenda, da problema di organizzazione sanitaria, al di là delle intenzioni del Punto Rosa che esprime soprattutto le preoccupazioni delle donne colpite dalla malattia, è diventata immediatamente oggetto di scontro politico. Anche perché non è un mistero che le forze politiche di centrodestra, a partire dalla Lega, abbiano chiesto al medico Domenico Samorani, responsabile della chirurgia senologica a Santarcangelo, di candidarsi come sindaco alle elezioni amministrative della prossima primavera. “Sciocchezze, allarmi infondati e tanta cattiva informazione strumentale”, ha per esempio chiosato sul proprio profilo Facebook Filippo Sacchetti, assessore del Comune di Santarcangelo e neo-segretario provinciale del Pd. Gli ha fatto eco la capogruppo del Pd in consiglio comunale a Riccione: “La speculazione politica che si sta facendo sulla vicenda della senologia a Santarcangelo è vergognosa. Avvilente per chi si sta prestando a questo “giochetto sporco” e totalmente irrispettosa della fragilità delle donne che a quel reparto, a quei medici e a quella unità operativa, hanno affidato tutte le loro speranze”.
Le donne del Punto Rosa rivendicano la loro indipendenza e ricordano, come nelle passate elezioni, abbiano sostenuto il sindaco uscente Alice Parma. Fatto è che si profila una campagna elettorale in cui a Santarcangelo più che di strade, scuole, servizi, economia, cultura, si parlerà soprattutto di chirurgia senologica. E il rischio di strumentalizzare il dolore e le vicende umane di molte donne sarà molto alto.