Una botta d’orgoglio per Riccione. Il titolo del pamphlet, dedicato da Silvano Cardellini al primato riminese nell’industria dell’ospitalità, viene in soccorso per descrivere la speciale seduta del consiglio comunale di ieri sera. Il sindaco Renata Tosi, concludendo il dibattito ha usato una parola ancora più impegnativa, miracolo, e forse non aveva tutti i torti. È un miracolo vedere unanimi le forze politiche di maggioranza e opposizione (sempre divise su tutto). Unanimi anche le categorie economiche, concordi perfino gli albergatori su una proposta che esalta il ruolo dei bagnini nella storia e nel presente di Riccione.
Il consiglio comunale era chiamato ad approvare l’adesione e il sostegno al progetto di proporre all’Unesco che l’attività di accoglienza svolta sulla spiaggia di Riccione sia dichiarata patrimonio culturale intangibile dell’umanità. Erano chiamati ad esprimersi non solo i consiglieri comunali ma anche i cittadini, soprattutto i rappresentanti delle diverse categorie economiche. E subito è scattata l’unanime celebrazione dell’orgoglio riccionese. Tutti a dire che l’esperienza di accoglienza che da più di un secolo si vivere sulla spiaggia di Riccione non ha pari nel mondo, che tutti ci riconoscono la nostra straordinaria capacità di ospitalità, che per noi i turisti non sono ospiti ma amici con i quali si rimane in rapporto tutto l’anno, che in Romagna i turisti sono coccolati come da nessuna parte, che girando per il mondo ci si sente dire “ah, se anche qui ci fosse l’intraprendenza e l’accoglienza tipica dei romagnoli”. Alla serata mancava solo un Paolo Cevoli che ridicesse le stesse cose ma con la sua consueta dose di ironia in modo da alleggerire i toni retorici e celebrativi a cui tutti si sono lasciati legittimamente andare. È una lunga storia che aspira al riconoscimento internazionale: le ricerche d’archivio hanno attestato che le prime concessioni della Capitaneria di Porto risalgono a fine Ottocento. E come ha ricordato il presidente del comitato promotore, Diego Bianchi, i primi bagnini sono stati in realtà bagnine, le moglie dei pescatori o dei contadini, custodi delle ville dei signori, che accompagnavano gli ospiti sulla spiaggia.
Candidata a diventare patrimonio dell’Unesco non è la spiaggia di Riccione in quanto sabbia, ombrelloni, cabine e pedalò, ma il rito che ogni estate vi si celebra per regalare giorni di spensieratezza e divertimento ai turisti italiani e stranieri. Di questo rito i sommi sacerdoti sono i bagnini, non riducibili a venditori d’ombra o noleggiatori di attrezzature balneari. Sono i padroni di casa che accolgono, che assistono, che intrattengono, che cuociono la rustida e offrono il cocomero, che fanno le previsioni del tempo, che intortano italiane e tedesche, che abbracciano, che salutano, che un tempo facevano le foto ricordo e oggi fanno i selfie, che entrano nella memoria di generazioni e generazioni. “Quando ero piccolo, il mio bagnino di Riccione…”.
L’Unesco, per far entrare la spiaggia di Riccione nel patrimonio culturale intangibile dell’umanità chiede una documentazione che attesti l’originalità delle pratiche sociali e delle tradizioni artigianali che avvengono in un luogo. E chiede che in queste pratiche e tradizioni si riconosca tutta la comunità. Il progetto, avviato dal comitato, si avvale della competenza del Cast, il Centro di Studi Avanzati sul Turismo del campus universitario di Rimini.
Il lavoro è cominciato nel 2018 con le interviste ai bagnini (vita di spiaggia e storia del proprio stabilimento) e con le interviste ai turisti. Sono stati ascoltati gli ospiti che scelgono Riccione da almeno trenta quarant’anni ed è stato diffuso un questionario al quale hanno risposto 1300 turisti italiani e tedeschi. Sono state coinvolte le scuole e nel corso del 2019 saranno coinvolti tutti i cittadini. Si vuole verificare quanto siano consapevoli del patrimonio intangibile che rappresenta la gestione della spiaggia alla riccionese. Il percorso, la presa di coscienza da parte della comunità locale, è importante quanto l’auspicato risultato finale, ha sottolineato il sindaco.
In prospettiva il progetto sarà allargato al resto della costa, anche perché le caratteristiche immateriali della spiaggia di Riccione sono le stesse di Rimini o di Bellaria. Forse non dei lidi ravennati e ferraresi, come invece vorrebbe l’assessore regionale Andrea Corsini.
Della spiaggia e dei bagnini il progetto valorizza quelle caratteristiche che sono tipiche dell’intero modello locale di turismo, forse con la sola differenza che mentre i bagnini sono ancora tutti riccionesi o riminesi molte gestioni alberghiere sono “straniere” e certamente non eredi della tradizione storica di ospitalità che ha visto contadini e pescatori trasformarsi in bagnini e albergatori. Valorizzando il patrimonio balneare si intende in qualche modo celebrare l’intero modello e ricordare che il core business della riviera rimane comunque il mare.
Ben venga la botta d’orgoglio di Riccione.
Valerio Lessi