Turismo, la Regione celebra un anno record ma i conti non tornano

Venerdì, 08 Febbraio 2019

Secondo i dati diffusi ieri dalla Regione l’attività turistica del 2018 si chiude con un bilancio pienamente positivo. Un anno record, si legge in un comunicato. Crescono sia arrivi che presenze: gli arrivi raggiungono quota 13,7 milioni con un +7 per cento rispetto al 2017, le presenze quasi toccano quota 60 milioni, cioè +4,7 per cento rispetto all’anno precedente. Va subito precisato che non si tratta dei dati ufficiali Istat, che sul sito della Regione sono ancora fermi al mese di ottobre, ma dei dati che, come è stato più volte spiegato, sono “corretti” dall’Osservatorio turistico tenendo conto di una serie di fattori che a suo giudizio restituiscono un quadro più completo[1]. Ma non sempre, come vedremo un attimo più avanti, i conti tornano e appaiono plausibili.

I dati “corretti” ci dicono che in Riviera (che in questo caso va da Cattolica ai Lidi ferraresi) gli arrivi sono stati oltre 7 milioni e le presenze hanno toccato i 43 milioni, rappresentando il 72 per cento di quelle complessive dell’Emilia Romagna. Se in Riviera le presenze sono cresciute del 2,2 per cento, nelle città d’arte, il secondo bacino turistico della regione, la crescita è invece dell’11,2 per cento, grazie soprattutto al traino fortissimo di Bologna e del suo aeroporto. In Emilia Romagna i turisti stranieri sono stati nel 2018 il 26,3 per cento ed hanno prodotto il 24,8 per cento delle presenze (in Riviera la quota sale al 28,5 per cento).

Dati indubbiamente positivi, che però presentano qualche problema da chiarire. Stando alle “correzioni” dell’Osservatorio turistico, in Riviera la permanenza media dei turisti sarebbe uguale a sei giorni. Se questa è la permanenza media, e alle statistiche concorrono il turismo dei week end, il turismo fieristico e quello congressuale (1, 2 massimo 3 giorni), significa che per una enorme quantità di turisti la vacanza è di almeno dieci, quindici giorni. È un dato, quello dei sei giorni, che cozza contro tutte le valutazioni degli operatori turistici, degli amministratori locali e degli esperti di turismo. Basta interrogare qualsiasi albergatore o bagnino e ci metterebbe la firma su una permanenza media di sei giorni.

Ma se albergatori e bagnini non sono attendibili perché si basano sulle loro percezioni, ecco arrivare i dati statistici ufficiali a ridimensionare le valutazioni ottimistiche dell’Osservatorio. Si prenda il caso della Provincia di Rimini, che da sola fornisce un notevole contributo (15,9 milioni) ai 40 milioni di presenze (ufficiali) registrate in Emilia Romagna nel 2017. Prendendo in esame i dati degli ultimi vent’anni, scopriamo che nel 1999 si avevano quasi sei giorni di permanenza media, ma se osserviamo il 2017 la media scende a 4,4. La controprova, se vogliamo, viene dal Comune di Bellaria Igea Marina, che nella provincia vanta la permanenza media più alta, grazie ad una notevole quota di turismo famigliare e un turismo fieristico e congressuale che non raggiunge i livelli di Rimini o di Riccione. Ebbene, a Bellaria nel 2009 la permanenza media era 6,5, nel 2017 è scesa a 5,6. La tendenza è, purtroppo, verso il calo, solo per l'Osservatorio turistico è sempre pari a 6, sia nel 2017 che nel 2018. Riassumendo: come è possibile che per la Regione la permanenza media sia di 6 giorni quando in un colosso turistico come la provincia di Rimini è a 4,4?

È uno dei misteri che l’Osservatorio dovrebbe chiarire. Sulla base di quale valutazione il dato viene corretto in modo così macroscopico? Significa che nelle strutture ricettive c’è ancora un alto tasso di evasione fiscale?

Ma andando più a fondo si scoprono altre incongruenze. I dati statistici ufficiali assegnano all’Emilia Romagna nel 2017 poco più di 11 milioni di arrivi. Vediamo che nel 2017 l’Osservatorio ha portato questo dato a 13,7 milioni, una “correzione” del 15 cento per cento. In questo caso siamo nel campo delle cose possibili, anche se discutibili. Diversa è la situazione delle presenze: quelle ufficiali nel 2017 erano 40 milioni, con le “correzioni” sono diventate 57 milioni, pari ad un incremento dei 42,5 per cento. Teniamo pur conto delle seconde case, dei caselli autostradali, dei consumi di energia, della raccolta rifiuti, ma 17 milioni di presenze hanno la coda lunga. È come se sulla bilancia, l’Osservatorio turistico avesse messo tutte le presenze (reali) realizzate in provincia di Rimini (ed anche un milione in più). Forse è anche per questa ragione che poi non tornano i conti sulla permanenza media.

 

[1] Nel comunicato della Regione viene spiegato “La metodologia prevede rivalutazioni periodiche delle statistiche ufficiali realizzate, da una parte, tramite le indicazioni fornite da un panel di oltre 1.300 operatori di tutti i comparti dell’offerta turistica regionale e, dall’altra, tramite le elaborazioni dei dati emergenti da indicatori indiretti come le uscite ai caselli autostradali, gli arrivi aeroportuali, i movimenti ferroviari, le vendite di prodotti alimentari e bevande per l’industria dell’ospitalità, i consumi di energia elettrica e acqua, la raccolta di rifiuti solidi urbani, oltre ad un periodico sondaggio di un campione di turisti nazionali”.