L’avvio della complessa operazione chiamata piano strategico risale a 12 anni fa: era il 2007 quando Comune di Rimini, Provincia di Rimini, Camera di Commercio e Fondazione della Cassa di Risparmio sottoscrissero il protocollo per costituire il comitato promotore. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti: archiviata l’esperienza del sindaco Ravaioli, si è aperta l’era Gnassi, un anno dopo l’avvio del piano strategico è iniziata la crisi decennale da globalizzazione che ha inciso anche sul territorio di Rimini. È cambiato anche lo scenario istituzionali: fra i promotori la Provincia ha oggi un ruolo ridotto, la Camera di Commercio è romagnola, la Fondazione Carim non è più il motore dello sviluppo del territorio. Il traguardo fissato dal piano strategico era il 2027: ma già dall’anno scorso è cominciato il tagliando, una verifica generale per aggiornare obiettivi e metodi.
Il piano strategico scelse come metodo il coinvolgimento di quanti hanno responsabilità (non solo nelle istituzioni, ma nell’economia, nella società, nel volontariato, nello sport, ecc.) e di una cinquantina fra associazioni di varia natura e ordini professionali. Nella città si aprì un grande cantiere di idee e di riflessioni (secondo i critici con il rischio evidente della “fuffa”) che individuò per la città una mission, Rimini terra di incontri, ed una vision, la persona al centro. All’elaborazione del piano parteciparono attivamente molte realtà del mondo cattolico che, escluse dalla gestione amministrativa, vi videro l’opportunità di incidere sul futuro della città. Non a caso quando nel 2010 il consiglio comunale approvò all’unanimità il piano strategico alla seduta parteciparono tutti i maggiorenti della città, compreso il vescovo Francesco Lambiasi.
Il famoso Libro Rosso, contenente tutte le indicazioni del piano, doveva essere attuato. Furono costituiti laboratori e gruppi di lavoro su determinati temi che hanno prodotto numerosi quaderni che sono consultabili sul sito Rimini Venture. Nel 2013 è stata costituita l’Agenzia, una srl costituita nel 2013 con amministratore unico Maurizio Ermeti (dall’inizio, come presidente del Forum, deus ex machina dell’iniziativa) che è il soggetto incaricato di facilitare la realizzazione dei progetti che escono dal piano.
Ma in questi anni cosa di concreto è stato realizzato? Sul sito dell’Agenzia sono presentati ben 24 progetti. A guardarli uno per uno, sono molto diversi fra di loro. In primo piano c’è ovviamente il parco del mare che, sebbene non ancora realizzato, ha comunque avviato il proprio iter, con le difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti. Per il parco del mare è evidente la connessione alle idee del piano. Fra i progetti è segnalato anche il piano della balneazione che, così come è strutturato, non era certo contenuto nel piano, che si limitava a segnalare la necessità strategica di salvaguardare la balneazione. È stata realizzata Rimini Innovation Square, spazi e servizi per il coworking ubicati al secondo piano di Palazzo Buonadrata. È stato realizzato un piano per il welfare (convegni e seminari) e l’Emporio, supermercato per chi ha difficoltà a fare la spesa. Alcuni progetti suscitano domande: cosa ha di “strategico” Welcoming Cities, un convegno che si tiene ogni anno nell’ambito di Be-Wizard?
Altri ancora appaiono superati dagli eventi. Nel progetto “Riqualificazione Piazza Malatesta-Ponte di Tiberio-Porto Canale” si può leggere che “il Piano strategico considera di rilevante importanza promuovere un progetto unitario che riguardi il recupero del fossato, la creazione di un parcheggio sotterraneo, il recupero del teatro Galli, la valorizzazione del percorso delle mura, la riqualificazione della piazzetta San Martino, la qualificazione del percorso di connessione con il Ponte di Tiberio”. Se poi si legge il relativo quaderno, si parla di progressiva liberazione della piazza dalle auto e di eventuale spostamento del mercato. Viene da pensare che l’amministrazione Gnassi abbia, per così dire, scavalcato a sinistra il piano strategico. Basta guardare cosa è oggi piazza Malatesta, altro che progressivo allontanamento delle auto! L’esempio pone in luce il delicato rapporto fra piano strategico e amministrazione. Anche per la natura dello strumento piano strategico (non è uno strumento di programmazione dell’ente), appare evidente che il piano lancia suggestioni, propone idee, ma poi è l’amministrazione a decidere, sulla base delle verifiche tecniche e della propria visione, che può, ed è stata, diversa.
Il percorso, comunque, non è ancora terminato ed ora è in atto quello che abbiamo chiamato il tagliando. Sono state programmate oltre 300 interviste a protagonisti della città. Ad essi viene chiesto quale percezione hanno avuto del piano strategico e quali sono a loro giudizio i punti critici e problematici che la città deve affrontare nel prossimo futuro. Alla domanda aperta segue anche l’elenco di alcuni temi raggruppati per grandi aree: territorio e ambiente, welfare, innovazione e impresa, cultura e sicurezza. Sarà interessante vedere quali saranno i più gettonati. Certamente il tema degli immigrati (presente nell’elenco) dieci anni fa non era così scottante. Così come la trasformazione che la città ha di fatto avuto o dovrà avere (vedi cento storico e parco del mare) pone in primo piano il tema della mobilità e dei parcheggi. Una domanda aperta si riferisce alle opportunità che si aprono per Rimini e la Romagna. Il proseguimento del piano stratetico non potrà non tener conto della dimensione romagnola che già caratterizza molti soggetti, come Ausl, Confindustria, Camera di Commercio.
Il traguardo finale resta il 2017. In mezzo ci saranno le elezioni amministrative del 2021: il nuovo sindaco come si porrà di fronte al piano strategico?