Cosa c'è fra la singola persona, il suo impegno quotidiano, e l'Europa? La percezione dominante è quella di una distanza siderale. Una lontananza che può diventare smarrimento di fronte all'offerta dell'attuale supermarket politico, dove ciò che prevale, anziché il confronto sui temi concreti, è la strategia di comunicazione dei partiti o lo sguardo rivolto esclusivamente alle beghe di politica interna.
Domenica sera al Centro Tarkovskij, all'incontro organizzato dal centro culturale Il Portico del Vasaio e dalla Compagnia delle Opere, non sono state date indicazioni di voto ma si è individuato un percorso che può portare ciascuno ad esprimere un voto consapevole, prendendo coscienza del valore culturale e politico dell'impegno quotidiano che ciascuno vive. Il teatro era pieno, segno evidente di domande in cerca di risposta. E l'approccio è stato originale: fare i conti con l'Europa, con le sue radici, con la sua storia, con la sua crisi, partendo dalla propria esperienza.
Sul palco c'erano Alessandro Bracci, presidente della Compagnia delle Opere di Rimini, ed il professor Andrea Simoncini, docente di diritto costituzionale all'università di Firenze. Ma l'incipit della serata sono stati i racconti di tre persone. L'imprenditore David Bracciale, operante nel settore della meccanica, ha documentato come la passione per il proprio lavoro l'abbia portato a coinvolgersi con altri amici imprenditori, coi quali ha costruito un network e ha affrontato il problema della mancanza di tornitori e fresatori specializzati, avviando anche una collaborazione con l'Istituto professionale Alberti. Non hanno aspettato che qualcuno risolvesse i loro problemi, si sono mossi autonomamente. A Donatella Magnani, di fronte alle scene drammatiche dei migranti in mare, è sorta un'inquietudine. E se capitasse a me o a una persona cara? Finché un amico le ha detto che la sua dovrebbe essere l'inquietudine di tutti e le ha suggerito di guardarsi intorno per vedere se le era chiesto di fare qualcosa. Così quando ha saputo di un giovane senegalese che doveva uscire dal programma istituzionale di accoglienza e doveva rendersi autonomo, lo ha accolto a casa propria. A quella prima accoglienza ne sono seguite altre, è nata un'amicizia con altre persone. “Quando una categoria diventa un volto e una persona tutto cambia”, ha osservato. Fino al punto che l'esperienza vissuta “mi consente una lungimiranza politica nel valutare le nuove leggi sui migranti e i programmi dei politici”. Sandro Ricci ha raccontato l'esperienza del Tavolo del lavoro, sorta dalla compagnia offerta a due amici che erano rimasti senza lavoro. “Poi il lavoro se lo sono trovati da soli, segno che la compagnia vissuta li aveva messi in moto”. Ogni mese, un sabato mattina, disoccupati, imprenditori, manager, persone interessate, si ritrovano per un confronto ed un aiuto. E sono molte le persone che hanno ricevuto lo stimolo giusto per trovare un lavoro gratificante, anche se diverso dagli studi compiuti.
“La caratteristica comune di queste tre storie – ha osservato Simoncini – è che nessun di loro ha aspettato la soluzione dallo Stato. La soluzione è arrivata da qualcosa che è successo, dal movimento della persona”. Questo inizio di cambiamento è un criterio sufficiente per capire i criteri con cui votare? Per rispondere, Simoncini ha sottolineato che bisogna superare un'obiezione: l'impazienza. Storie come quelle raccontate non dicono immediatamente come votare. Non sono possibili deduzioni meccaniche. Fra quelle storie e il voto c'è di mezzo il tempo. L'inizio, il seme gettato, è già una novità però richiede il tempo di un lavoro, per capire cosa succede in Europa, quali sono i partiti, con quali programmi si presentano. All'impazienza oggi si accompagna la solitudine. Invece, ha rimarcato Simoncini, la costruzione di qualcosa di nuovo richiede relazioni, la pratica di quell'amicizia sociale di cui parla papa Francesco. “E anche questo è un criterio non indifferente, non è neutro”. Sullo sfondo, un tema oggi scottante, l'identità. L'Europa è una pluralità di popoli, di identità diverse. Cosa le può far tenere insieme? Solo il dialogo, non certo rinchiudere ogni identità in una bolla. L'identità cresce e si sviluppa in una relazione con l'altro. Oggi, come invita papa Francesco, è tempo di un pensiero incompleto, aperto, in sviluppo. E a completarlo è la persona che si muove, che vive un cambiamento.
Ritorna così la questione del tempo. Più che perseguire soluzioni facili e immediate, bisogna innescare processi, insiste Francesco. Un inizio, un seme, è un fattore di cambiamento? “Sì, - ha risposto Simoncini – soprattutto oggi che i cattolici sono un'esigua minoranza. Vivere nella società avviando esperienze di cambiamento è il grande contributo politico che i cattolici possono dare”.