Trent'anni fa, l'8 luglio 1989, l'Adriatico fu coperto dalle mucillagini. "La nostra Riviera, quell’anno, e la sua industria turistica, ha dichiarato il sindaco di Rimini Andrea Gnassi - toccarono con le mani come il mare non fosse (e non sia) una risorsa naturale infinita, semmai fragile, da curare con attenzione e non trascurar per disinteresse. Proprio l’8 luglio di 30 anni fa, le cronache e le immagini dipinsero il quadro lunare di un mare immobile e limaccioso, la disperazione di operatori e turisti, l’affannarsi di istituzioni e esperti per mettere in piedi in fretta e furia soluzioni senza capire bene la natura del problema. Quando si parla di anno orribile per il turismo locale, forse bisogna partire dai numeri: se ancora nel 1987 le presenze estere ammontavano al 36 per cento del totale, nel 1990 queste crollavano al 21 per cento, perdendo più di un giorno di permanenza media (da 8,7 a 7,3 giorni). Di quei difficili momenti, in cui tutto pareva perduto, in tanti ancora hanno ricordi intensi. Ma quello che emerse immediatamente dopo fu la straordinaria capacità della nostra gente di non cedere al fatalismo e reagire a quello che qui più o meno equivaleva al crollo della Borsa americana nel 1929. Il lavoro sulle infrastrutture dello sviluppo, a partire da Rimini Fiera, sul mondo della notte, su un’analisi non banale della situazione, cercando di anticipare un cambiamento già in atto precedentemente al 1989 nel modo di fare vacanza, ha consentito- cosa non scontata- a Rimini e alla Riviera romagnola di non scomparire e anzi di confermarsi leader in Italia nel settore strategico dell’ospitalità (la Riviera di Rimini è oggi al secondo posto in Italia per presenze turistiche, dietro Roma, e davanti a Venezia, Firenze e Milano)".
Gnassi mette in relazioni questo anniversario con quello della caduta del Muro di Berlino. " Un mondo nuovo all’improvviso, nel mondo e sotto casa nostra. A 30 anni di distanza è evidente come molte di quelle speranze siano andate deluse. I muri, ogni tipo di muro, vengono tirati su, la ricchezza è concentrata sempre più nelle mani di una esigua minoranza di persone, la preoccupazione verso l’ambiente viene ignorata se non addirittura pubblicamente sbeffeggiata. Ma Rimini, ancora una volta, dà una scossa in controtendenza. Dopo 30 anni, Rimini non smette la sua leadership, ha strutturato e rinforzato la sua capacità di essere capitale delle vacanze per 12 mesi all’anno. E torna a guardare al mare, a cui inconsciamente aveva ‘voltato le spalle per sopravvivere’ quell’8 luglio. Il Piano di salvaguardia della balneazione è entrato nella fase avanzata della sua realizzazione, anche simbolicamente, quel primo belvedere che verrà aperto tra pochi giorni in piazzale Kennedy segna l’atteso ritorno del ‘guardarsi negli occhi’ tra riminesi e il proprio mare. Ma quello che conta davvero è la lezione di quella nerissima estate 1989: la straordinaria capacità di reazione della nostra gente, l’intuizione e l’elaborazione di una strategia sotto una pressione insopportabile, la preoccupazione (oggi a quanto pare tiepida o addirittura assente nella politica nazionale e internazionale) verso la fragilità dell’ambiente. Il turismo vive di relazioni e non solo di connessioni: e anche adesso, come nel 1989, stiamo reagendo alla paura investendo sul risanamento ambientale, sulla cultura e sulle piazze come quel Parco del Mare i cui lavori partiranno tra due mesi. Io vedo che la città che sta procedendo adesso con i suoi investimenti nell’ambiente e nella cultura è la degna erede di quella Rimini che non si è arresa allora e non si arrenderà domani.”.
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