Smettere di fare la Notte Rosa. Chiudere definitivamente con la fesseria del Marano. Allungare la stagione ma non con fiere e congressi, con i quali non si fa da nessuna parte. Occorre investire sulla spiaggia: piscine, aree attrezzate, un polo del benessere aperto nei mesi di marzo-aprile e settembre ottobre, eventi da realizzare sull’arenile. Vincenzo Leardini, imprenditore turistico con interessi diversificati (alberghi, spiaggia, agriturismo, ristorazione, catering) non nasconde le proprie idee forti sul rilancio del turismo a Riccione.
Parte da un’analisi: “Il turismo balneare tiene. Nelle mie strutture giugno è stato ai livelli dell’anno scorso, con qualcosa in più grazie al bel tempo. Maggio invece è stato sconfortante, a riprova della meteo-dipendenza della nostra offerta. A parte qualche week end di primavera, non abbiamo nulla per allungare la stagione”.
Nemmeno fiere e congressi?
“La grande promessa di fine anni 90 e inizio 2000, avere un forte turismo d’affari, non si è realizzata. La Fiera di Rimini, basta guardare il calendario, è occupata per appena 55-60 giorni all’anno. Fra le manifestazioni, mi risulta che ci sia solo il Sigep che riempie tutti i padiglioni. Le fiere portano poche presenze, non è come negli anni passati che con eventi come Pianeta Birra, o le defunte fiere dell’attrezzatura alberghiera e dell’alimentazione si riempivano le strutture. Per non parlare della delusione assoluta del Palacongressi che secondo i vari consulenti doveva portare fra le 600 mila e le 800 mila presenze e invece arriva appena a 200 mila. Anche quello di Riccione realizza la metà delle presenze di quelle preventivate. Secondo i vari business plan dovevano essere 150 mila all’anno, il 2018 si è chiuso con 86 mila. Il mercato è pesantemente condizionato dall’offerta di numerose strutture per congressi e dalla crisi che ha indotto molte aziende a tagliare questa spesa. Finita la stagione, il 15 settembre aprono le scuole e noi entriamo in una fase negativa”.
Nemmeno i numerosi eventi promossi dall’amministrazione comunale aiutano?
“Sono eventi che muovono il turismo del week end nei mesi di aprile e maggio. Se c’è bel tempo puoi contare sul cosiddetto turismo di prossimità. La terza corsia dell’autostrada e i treni Frecciarossa consentono che Riccione sia raggiungibile da Milano nel giro di due o tre ore. Cosa che non accade per le destinazioni del sud. L’amministrazione, grazie all’imposta di soggiorno, dispone di un importante budget. In una certa misura viene speso per l’ordinaria amministrazione (verde pubblico, ecc.), per il resto negli eventi. Le associazioni di categoria però non sono coinvolte. Più volte gli albergatori hanno proposto un tavolo tecnico ma non è stato realizzato, non c’è concertazione”.
Occorre puntare su un turismo di qualità. È quasi un tormentone nel dibattito riccionese. Secondo lei cosa è necessario fare?
“Innanzitutto, smettere di fare la Notte Rosa. Le categorie economiche già erano contrarie alcuni anni fa. È un evento che non ha senso, non è mai stato valorizzato con idee forti, tutto si è ridotto ad un concerto in piazzale Roma e a quattro palloncini rosa e due moquette negli alberghi. Una tristezza infinita. Addirittura gli alberghi migliori invitavano gli ospiti a non venire per quel week end: non venite perché troverete sbandati con la bottiglia in mano sulla spiaggia e nei giardini gente con il sacco a pelo. Inoltre, ci ha danneggiato la grande fesseria del Marano, una delle scelte scellerate del Pd di Riccione. Un conto è promuovere belle e grandi discoteche con servizi qualificati, un altro è pensare che un’area demaniale senza attrezzature possa diventare un polo del divertimento notturno a scapito delle discoteche in collina che avevano una storia e una immagine ed anche caratteristiche di sicurezza. Grazie al Marano hanno chiuso le storiche discoteche in collina e si è prodotto un inquinamento acustico che ha generato lamentele in tutta l’area”.
Il presidente della Confcommercio di Rimini, Indino, a proposito del silenzio imposto alla notte ha parlato di un’operazione Chianciano.
“Non è vero, venga Indino a vedere il mio stabilimento balneare, vi troverà fior di famiglie, fior di imprenditori. Abbiamo gente che viene per godersi il mare, se facciamola Notte Rosa o altre iniziative discutibili le allontaniamo”.
Però l’immagine di Riccione è sempre stata legata al divertimento notturno…
“Sì, ma un certo divertimento notturno è morto, basta considerare il caso di Operà, che ha aperto una notte e poi è stato chiuso perché non era in regola. Lo dice il bagnino Vincenzo Leardini: come fai a realizzare una discoteca sulla spiaggia quando io per fare un chiringuito di tre metri per tre ci ho messo dieci anni? Il mondo della notte va ripensato tutto, se è il mondo della cocaina, chiudiamo il libro prima di aprirlo. Devono essere gli imprenditori del settore a ripensare la notte in modo che sia compatibile con un moderno turismo di qualità”.
Per un turismo di qualità vanno ripensate anche le strutture ricettive, crede?
“In effetti, abbiamo molte strutture datate, risalenti agli anni ‘60 e ‘70, di piccole dimensioni e con servizi ridotti. Una strada nuova è quella dei condhotel, che è nata su mia sollecitazione per il Savioli. L’idea è stata introdotta nel novembre 2014 all’art.31 dello Sblocca Italia di Renzi, poi il decreto attuativo è arrivato a giugno 2018 e la Regione Emilia Romagna, che ci ha sempre creduto, ha emanato la sua norma nel giro i pochi mesi. È interessante perché permette di avere una quota di residenziale all’interno di immobili esistenti che necessitano di grossi investimenti. Consente di poter alienare il 40 per cento della vecchia superficie destinata alle camere permettendo così di finanziare una riqualificazione integrale dell’albergo”.
Ma lei cosa farebbe per rilanciare Riccione?
“Bisogna puntare su eventi e spiaggia. Il futuro è immaginare che la spiaggia possa diventare un luogo per eventi nei mesi di marzo aprile e settembre ottobre. Passare da una stagione di quattro mesi ad una stagione del benessere che dura otto mesi. Quindi piscine con coperture leggere, vasche idromassaggio, sauna e bagno turco nelle cabine, parchi divertimenti. La spiaggia che diventa un luogo dove giocare a paddle, tennis, golf. Se ci riduciamo solo al periodo giugno-settembre siamo finiti. Non abbiamo altri tipi di turismo su cui contare. Dobbiamo puntare tutto su una spiaggia che continua a vivere anche nelle mezze stagioni”.
Come lei ben sa la Soprintendenza è pronta a mettersi di traverso…
“La politica deve far capire alla Soprintendenza che a Riccione non basta un turismo di tre mesi. Mi dicono che sono un visionario. Però sono quello che nel 1989 andò in Comune a chiedere che fosse fatto il lungomare e nel 2008 è arrivato. Ricordo che l’ingegnere capo del Comune mi disse: Leardini lasci stare, lei vede troppi film americani. Sono stato il primo albergatore a prendere la spiaggia, il primo a realizzare un chiringuito, il primo a fare le piscine, tanto che Maurizio Melucci mi chiese: ma come hai fatto a fartele autorizzare? Quello che dico non è un pensiero campato per aria, si basa su ciò che ho realizzato”.
Valerio Lessi