Esiste un elettorato cattolico orfano di rappresentanza politica? Stando a uno studio del sondaggista Nando Pagnoncelli, riferito alle elezioni europee del maggio scorso, sembrerebbe di no. I cattolici che vanno a messa tutte le domeniche hanno così orientato il proprio voto: 33% Lega, 27% Pd, 14% M5S, 10% Forza Italia, 6% Fratelli d’Italia, altri 4%. All’appello manca solo un 6 per cento, probabilmente rifugiatosi nell’astensione. Il dato delle percentuali ovviamente non restituisce il grado di convinzione e di adesione. Non sappiamo quanti abbiano votato un partito solo perché meno peggio di altri, ma sembra che non siano pochi.
Comunque sia, è proprio a una domanda di rappresentanza politica finora senza sbocchi che cercano di dare risposta i promotori del “Manifesto per un nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana” che è stato reso pubblico nei giorni scorsi. Fra i promotori c’è anche il riminese Stefano Zamagni che, visto il ruolo ecclesiale ricoperto (è presidente della Pontificia Accademia per le scienze sociali), fa pensare che l’iniziativa sia benedetta se non da tutti, almeno da una parte autorevole dei sacri palazzi. I promotori sono l’associazione Politica insieme (quella di Zamagni e di altri esponenti della scuola di economia civile come Leonardo Becchetti), la Rete Bianca, che raggruppa alcuni ex esponenti Dc, e Costruire Insieme, dell’ex senatore Ivo Tarolli. L’orizzonte in cui si colloca il Manifesto è che il nuovo soggetto politico contribuisca alla riscoperta di un “pensiero forte” nel riferimento ai principi della Costituzione, del Pensiero sociale della Chiesa e delle varie dichiarazioni sui Diritti dell’uomo. L’ambizione è di non costruire l’ennesimo partitino identitario, frutto della diaspora democristiana, ma un soggetto politico che, aperto a credenti e non credenti, punterebbe a conquistare il 25 per cento dell’elettorato, come ha dichiarato in un’intervista il professor Zamagni. I contenuti del Manifesto sono una versione aggiornata al contesto attuale dei principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa: primato della persona, sussidiarietà, valorizzazione della famiglia, libertà di educazione, nuovo welfare, economia civile di mercato, salvaguardia dell’ambiente nello spirito della Laudato sii.
Finora hanno aderito oltre 500 persone, singoli o espressione di alcune associazioni. Scorrendo l’elenco dei nomi ci si imbatte anche in persone della provincia di Rimini. Troviamo Roberto Mazzotti, di Bellaria, già dirigente nazione del Credito Cooperativo; sempre a Bellaria l’avvocato Primo Fonti, che è stato consigliere comunale; a Rimini hanno aderito Luigi Bonadonna, già consigliere comunale e segretario comunale del Pd; Giorgio Pieri, della Comunità Papa Giovanni XXIII e responsabile di un’importante esperienza di alternativa al carcere; a Cattolica c’è Andrea Pasini, che da anni è impegnato a livello regionale nell’Udc.
Sono i pionieri del circolo del nuovo partito a Rimini? Non proprio. Sentiamo cosa dice Roberto Mazzotti: “La mia è un’adesione ideale. Non ho alcuna intenzione di fare politica attiva, anche se riconosco che se uno è vivo non può non interessarsi di politica. Vivo come tutti un senso di smarrimento e di ansia per la situazione attuale. Mi sembra dunque giusto che si cerchi di mobilitare nuove energie dal basso”. Anche Luigi Bonadonna, che pure la politica negli anni passati l’ha frequentata molto da vicino, non ha alcuna intenzione di tornare alla vecchia passione. “Ho aderito su invito di amici - spiega - perché credo che siamo di fronte a un vuoto enorme, fra una sinistra smarrita e una destra sempre più aggressiva. Ricordo che in occasione del referendum costituzionale si era riempita la Sala Manzoni di persone che volevano conoscere, confrontarsi. Significa che c’è bisogno di un soggetto nuovo”.
Non sarà fra quanti costruiranno il nuovo partito nemmeno Giorgio Pieri, della Papa Giovanni XXIII, perché glielo impedisce il proprio status di diacono permanente. “Ma l’idea e il progetto li condivido al cento per cento – dice. Oggi noi cattolici siamo mortificati da un certo modo di gestire la cosa pubblica”. Il Manifesto di Zamagni e Becchetti ha trovato anche altre adesioni dentro la Papa Giovanni XXIII: fra i firmatari risulta Laila Simoncelli, di Pesaro, responsabile generale per le questioni attinenti i diritti umani.
Il Manifesto troverà gambe per camminare anche a Rimini? Una l’ha già trovata ed è Andrea Pasini, che è attivamente impegnato nella proposta e nella diffusione del Manifesto. “Dopo questa prima presentazione ufficiale – racconta – faremo la proposta nei vari territori, contattando persone e associazioni. Al termine di questo lavoro, ci sarà un’assemblea nazionale per decidere se dare vita al nuovo soggetto politico”. E aggiunge: “Autonomia, programma e facce nuove. Questo è il senso di una novità che molti stanno cogliendo, e di cui a mio modesto avviso c’è un grande bisogno. Non l’aggregarsi di chi intende riproporre sterili velleità di ‘ritorni’ improponibili o lo fa per un proprio tornaconto personale. Aperti, invece, a chi vuole mettersi al servizio di un processo rigenerativo della politica, delle istituzioni e dell’economia in coerenza con i nostri postulati di partenza illustrati nel Manifesto.
Il cardinale Bassetti parla di Giorgio La Pira e dell’inevitabile necessità che i cattolici intenzionati a tornare ad occuparsi di politica lo facciano con una tensione diretta ‘verso i poveri, i precari, gli sfruttati, gli emarginati, i delusi, i fragili’, ‘i giovani che non trovano lavoro e che in maniera sempre più allarmante lasciano il nostro Paese; o le famiglie toccate dalla crisi, dalle difficoltà anche intrinseche, dalla disoccupazione’. C’è dunque bisogno non di guardare al passato ma di costruire un futuro realmente nuovo”.