(Rimini) «Insieme a tutta la Chiesa riminese siamo commossi e pieni di gratitudine di fronte a questo percorso verso il riconoscimento della santità che è iniziato per don Oreste». Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, commenta così il nuovo passo avanti nel processo di beatificazione di don Oreste Benzi. Il fascicolo relativo al fondatore dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, infatti, ha concluso la sua fase diocesana e ora tutto il materiale raccolto sarà sigillato e inviato in Vaticano alla Congregazione per le Cause dei Santi per l’ultimo tratto di cammino, quello decisivo, una fase che potrebbe durare anche diversi anni. Domani, sabato 23 novembre 2019 alle ore 16, in basilica cattedrale a Rimini, si terrà una cerimonia pubblica per sottolineare l’importanza del momento.
«Don Oreste – ricorda il presidente Guarnieri – è stato un padre per tantissimi di noi. Uno dei grandi padri che i giovani riminesi hanno avuto il privilegio di guardare a partire dagli anni Cinquanta in avanti, come don Giancarlo Ugolini e don Luigi Tiberti, grandi punti di riferimento che hanno consentito ad ognuno il percorso della propria vocazione e della propria esperienza cristiana». Il tratto «che risultava evidente in don Oreste (e che si notava appena lo si incontrava) è che era innamorato di Cristo, con cui aveva un rapporto evidente, ed è per questo che amava tutti. Aveva l’abitudine di chiamare chiunque sorellina o fratellino e anche questo contribuiva a far sì che da lui ti sentissi immediatamente voluto bene». Don Benzi «ha portato alla luce povertà di cui nessuno in quegli anni aveva consapevolezza, negli anni Sessanta i disabili nessuno li portava in vacanza come ha fatto lui. È stato uno dei primi ad affrontare le povertà del tossicodipendente e della prostituta. Ha corso rischi immensi sul lungomare di Rimini in mezzo alla nebbia chiamando queste ragazze perché lo seguissero lasciando gli sfruttatori. Sono cose che uno può fare se è veramente innamorato di qualcun Altro. Al Meeting raccontava di questa compagnia che faceva a tutti gli uomini e a tutti i fratelli che vivevano di queste povertà», continua Guarnieri.
Don Oreste è stato un grande amico del Meeting e dal 1988 fino al 2007, anno della sua morte, ha partecipato a sedici edizioni, mettendo a tema gli argomenti a lui cari: dalla lotta all’abuso di sostanze stupefacenti alla carità senza limiti di cui è stato protagonista e testimone. Quest’anno il Meeting di Rimini ha dedicato una mostra alla sua figlia spirituale Sandra Sabattini, per la quale fu lui stesso a promuovere il processo di beatificazione dopo averne letto il diario. Il 2 ottobre 2019 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione della “santa fidanzata” che entro il prossimo anno sarà quindi proclamata beata, come desiderava Benzi. Nel 2004 don Oreste al Meeting raccontò proprio della sua allieva Sabattini, presentando il libro “Il diario di Sandra”.
«Don Oreste – conclude Guarnieri – non amava le luci dei riflettori. Quella della sua “tonaca lisa” non era una battuta: lui veramente viveva con una tonaca lisa addosso. Ricordo di quando, tante volte, anche al Meeting preferiva entrare da una porta secondaria, ci faceva dono della sua testimonianza e poi subito andava via perché aveva una grande cura del suo tempo e il suo tempo serviva per vivere la carità e non per far parlare di sé».