(Rimini) Nel 2019 l'Emilia-Romagna si conferma al vertice delle regioni italiane per crescita economica e capacità di creare nuova occupazione. Nell'anno, sono 28mila gli occupati in più in regione. L'area Lover (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) anche nei prossimi anni viaggerà a una velocità superiore al resto del Paese. Secondo l'edizione di gennaio degli Scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall'ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna, la crescita del prodotto interno lordo nel 2019 in Emilia-Romagna è stata pari allo 0,5 per cento, superiore allo 0,2 per cento stimato per l'intero Paese. Si tratta di un incremento modesto se confrontato con la dinamica internazionale, tuttavia superiore a quello registrato da tutte le altre regioni italiane.
Si sta ampliando il differenziale di crescita tra Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna e il resto del Paese; se dal PIL nazionale si sottraesse il contributo dell'area LOVER - la cui incidenza supera il 40 per cento - il PIL complessivo delle restanti 17 regioni nel 2019 segnerebbe una variazione di segno negativo. Dunque, è l'area Lover – e l'Emilia-Romagna in testa come locomotiva – a trainare il Paese fuori dalle secche della recessione. Il 2019 dell'Emilia-Romagna si è caratterizzato per una ripresa sostenuta del settore delle costruzioni, +4,1 per cento la variazione del valore aggiunto rispetto all'anno precedente, una buona tenuta del terziario, +0,6 per cento, e una frenata dell'industria, mantenuta in area positiva (+0,1 per cento) dalla crescita delle esportazioni (+3,7 per cento).
Buone notizie sul fronte occupazionale: nel 2019 in Emilia-Romagna il numero degli occupati è aumentato di quasi 28mila unità, pari ad un incremento percentuale dell'1,4 per cento. Il numero dei disoccupati è sceso di circa 5.700 unità, il tasso di disoccupazione si è attestato attorno al 5,5 per cento.
Il 2020 dovrebbe portare a un irrobustimento, seppur modesto, della crescita dell'Emilia-Romagna. Il PIL aumenterà dello 0,8 per cento, ancora una volta prima regione del Paese per crescita, mentre la variazione nazionale è stimata allo 0,5 per cento.
Secondo le previsioni, proseguirà il buon andamento del settore delle costruzioni (+2,2 per cento), si confermerà la tenuta dei servizi (+0,7 per cento), riprenderà slancio il comparto dell'industria (+1 per cento), le cui sorti sono sempre più legate al commercio con l'estero. Le esportazioni emiliano-romagnole nel 2020 sono previste in crescita del 2,1 per cento, un dato fortemente condizionato dall'incertezza che caratterizza lo scenario internazionale, alimentata dalla Brexit e dalle scelte inerenti i dazi doganali.
Pochi numeri sono sufficienti per comprendere il ruolo dell'export nell'economia dell'Emilia-Romagna. Nel 2019 l'incidenza delle esportazioni in Emilia-Romagna sul PIL ha superato il 41 per cento, nel 2020 toccherà quota 42 per cento, percentuale superiore a quella di tutte le altre regioni italiane (il Veneto, seconda regione italiana, si ferma al 40 per cento, l'Italia al 27 per cento). Nel 1990 l'incidenza export sul PIL dell'Emilia-Romagna era solo del 16 per cento, quinta regione in Italia e poco distante dal 13 per cento nazionale.
I prossimi due anni, 2020 e 2021, saranno di segno positivo anche sul fronte occupazionale. Complessivamente il numero di occupati in regione aumenterà di altre 24mila unità, il tasso di disoccupazione proseguirà il suo cammino di contrazione che, nel 2022, scenderà sotto quota 5 per cento.