“Prima di tutto occorre darsi una svegliata, seria e non folkloristica". Decide di usare un linguaggio da forza di opposizione, sebbene appartenga ad una forza di governo, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi nel commentare quanto il premier Giuseppe Conte ha detto (o piuttosto non ha detto) a proposito del turismo.
In verità, Conte non è andato oltre a una affermazione di principio: "Il settore del turismo avrà un robusto sostegno da parte del Governo". Punto. Alla vigilia della cosiddetta Fase 2, a pochi giorni dal mese di maggio, amministratori pubblici e operatori turistici della Riviera si aspettavano qualcosa di più. Avrebbero fatto anche a meno dei dettagli, se ci fosse stata l’indicazione di un percorso, dei punti fermi, l’elenco dei provvedimenti allo studio, l’ammontare delle risorse a disposizione.
Il sindaco Gnassi, a cui non fa difetto il fiuto politico, si è voluto immediatamente fare interprete del disagio evidente in chi si occupa di turismo ed ha messo nero su bianco una dichiarazione dai toni estremamente critici. Dopo aver reso omaggio alla scelta del Governo di continuare a mettere al centro la salute e la sicurezza della persona, in accordo e in ascolto con la comunità scientifica, il sindaco osserva che “Gli ultimi provvedimenti annunciati dal Presidente Giuseppe Conte non rischiarano per nulla il futuro di troppi settori strategici per vita e lavoro”.
“Bene ha fatto il presidente Stefano Bonaccini – prosegue - a chiedere con determinazione certezze per le scuole e per i bambini già dalla riapertura dei centri estivi, davanti alle decisioni annunciate e non condivise da parte del Governo. E bene fa Rimini, la Romagna, a chiedere ora con altrettanta fermezza di definire l'orizzonte dell'industria turistica. Apprezziamo anche per il nostro territorio la riapertura di manifattura, tessile, cantieri grazie a protocolli di sicurezza definiti ma la stessa considerazione ce la aspettiamo anche per il turismo, per il commercio, per i pubblici esercizi che insieme rappresentano oltre il 20 per cento del PIL italiano, dando lavoro a centinaia di migliaia di persone, con filiere e indotto ancora più consistenti.
Per inciso, sia Conte che Gnassi, per dare rilievo alle proprie affermazioni, tendono ad esagerare l’apporto del turismo al PIL: per il premier il 15 per cento, per il sindaco il 20 per cento, quando invece i dati dicono il 13,2 per cento.
Ma questa è una questione marginale. Gnassi sottolinea che “Non è solo o tanto un tema del quando si apre ma del come si apre. Il come determina il quando. Il turismo importa persone e relazioni e non produce merci fisiche, e dunque è il settore più colpito dal Coronavirus e quello più complesso da rimettere in moto. Il problema è quello dei protocolli: sicurezza, modalità, distanziamento negli alberghi e nei luoghi di aggregazione. Su questo, spiace dirlo, e non è una rivendicazione di parte, il tempo sta scadendo e forse è già scaduto”. Su questo, a dire il vero, fino a qualche settimana fa, quando il tema veniva sollevato la risposta delle autorità, anche di quelle regionali, era che la priorità andava riservata al contenimento del virus. Adesso è urgente porvi rimedio. “Già dalle prossime ore – chiede Gnassi - è necessario che si definisca un quadro preciso delle cose da fare, protocolli e modalità che diano agli operatori le linee guida su cui adoperarsi nei prossimi giorni al fine di tornare ad alzare le serrande e garantire occupazione e dignità del lavoro. Rimini chiede al Governo di comporre immediatamente una cabina di regia organizzativa, in cui virologi, esperti di industria culturale, balneare, hotellerie siano in grado di definire subito e rendere pubblici i protocolli del come si possa riaprire in sicurezza”. Sui protocolli, in effetti, è solo questione di decidere, dopo un confronto con gli operatori. Ci sono le linee direttive della OMS, ci sono le soluzioni immaginate dagli stessi albergatori (stop ai buffet, sanificazione, tavoli distanti o ristorazione in camera, sui balconi, ecc.). Si tratta di fare una sintesi praticabile e consentire alle imprese di organizzarsi e di valutare se riescono ad affrontare la stagione. Il sindaco mette sul tavolo un argomento che sta frenando molti operatori, ovvero le tutele giuridiche per chi ospita: cosa succede se il cliente di un albergo, che va anche in spiaggia, al bar o gira per la città, viene infettato? “Come Emilia Romagna ci mettiamo a disposizione: qui sulla costa da secoli il turismo dialoga con le istituzioni sanitarie e dunque abbiamo il know how, le conoscenze per dare un contributo”.
La conclusione è l’invito a darsi una svegliata: “l'industria dell'ospitalità soffre più di ogni altra - le imprese, i lavoratori, gli stagionali - ma adesso quello che non possiamo più attendere sono le certezze operative, insieme all'immissione di liquidità. Non possiamo né più aspettare né più tollerare di portare avanti una discussione su quello che da una parte definiamo un dramma e dall'altra magari pensiamo di banalizzare con il plexiglas o con la distanza tra un ombrellone e l'altro".
Se dal governo ancora non arrivano indicazioni precise, se i sindaci si fanno interpreti delle preoccupazioni degli operatori, la Regione Emilia Romagna annuncia “una campagna promozionale delle bellezze turistiche regionali” sulle Tv e sui social per invitare a venire a trascorrere le vacanze nella nostra terra. La campagna sarà presentata domani in una conferenza stampa online nella quale, oltre all’assessore al turismo Andrea Corsini, interverranno anche i testimonial della campagna, personaggi noti dell’Emilia Romagna. L’iniziativa, di cui solo domani conosceremo i contenuti, finisce per mettere ancora più in evidenza i ritardi delle decisioni del governo.