L’allarme più deciso arriva dalla Camera di Commercio di Bologna, ma per tutta la giornata si sono accavallate le voci delle associazioni del commercio e dell’artigianato, preoccupate per quanto ha stabilito il decreto della cosiddetta Fase 2. “Così – spiega la Camera di Commercio - un negozio su tre non riaprirà: se il Governo non rivedrà con la massima urgenza le decisioni assunte ci aspetta il deserto per anni nelle nostre strade”.
Il presidente Valerio Veronesi mette in evidenza il paradosso contenuto nel decreto: “E' inspiegabile il criterio in base al quale potremo prendere in 10 un autobus, ma deve rimanere chiuso un negozio in cui in 40 metri quadri è possibile garantire l’ingresso di una sola persona alla volta”. Secondo la Camera di Commercio, “alle imprese vanno solo date con chiarezza le regole da rispettare.Altrimenti i danni economici su famiglie e imprese sarebbero devastanti ora e negli anni a venire”.
Se un ente pubblico è indotto ad usare questi toni, si capisce perché gli interventi delle associazioni di categoria siano sulla stessa lunghezza d’onda. Sostiene Gianni Indino, presidente della Confcommercio di Rimini: “Il nuovo Dpcm su cui contavamo per la ripartenza si è rivelato confuso, approssimativo, lontano dalle esigenze delle imprese del commercio e della filiera turistica. Una pietra tombale sulla stagione estiva che ci toglie anche l’illusione di poter riprendere a lavorare con il turismo”.
“Sono sconcertato e deluso, - aggiunge Indino - per le nostre imprese rimane tutto come prima. Il commercio al dettaglio è stato rimandato oltre la metà di maggio, bar e ristoranti a giugno, sull’apertura di alberghi e stabilimenti balneari non c’è nemmeno una data presunta, solamente parole che rimandano ancora. Di questo passo il tracollo del sistema Paese è vicino, a partire da quello dell’economia”. Confcommercio fa appello al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, al presidente della Provincia di Rimini, ai sindaci, ai parlamentari locali, ai consiglieri regionali affinché si facciano concretamente portavoce delle istanze delle imprese che sono al limite della sopravvivenza.
Afferma a sua volta il presidente della Confesercenti di Rimini, Fabrizio Vagnini: “Il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio ha creato grande sconforto, delusione e preoccupazione fra migliaia di imprese della regione che pensavano ragionevolmente di poter riaprire a breve le proprie attività ferme ormai da più due mesi". Vagnini spiega che sulla stessa posizione sono i dieci presidenti delle province emiliano romagnole. "Quasi un mese di ulteriore chiusura per queste attività vuol dire aggravare ulteriormente la situazione economica, con il rischio concreto che molte attività chiudano per sempre. A questo si aggiunge la completa mancanza di indicazioni per il comparto turistico a cui manca qualsiasi prospettiva per il futuro".
Il Presidente regionale Dario Domenichini aggiunge che lo stop prolungato è ancor più grave “perché ad oggi nulla si sa sugli aiuti annunciati, pure a fondo perduto, e i provvedimenti già varati non stanno funzionando come auspicato. Senza consumi interni, e senza le nostre imprese, è impensabile rilanciare l'economia. Così si fa un grande regalo all'online, che trasferisce ricchezza e risorse all'estero. Le imprese commerciali, i mercati e il mondo dei pubblici esercizi sono in realtà già pronte per riaprire fin dal 4 di maggio, se questo non sarà possibile la Confesercenti è pronta per definire protocolli di sicurezza specifici per le varie attività, l'importante è riuscire a dare prospettive certe e a breve termine ai tanti imprenditori esasperati per questo lungo periodo di inattività".
Dal commercio all’artigianato, la musica non cambia. Confartigianato della provincia di Rimini “è in allarme per la sorte delle imprese del comparto del Benessere che con tre mesi di stop rischiano di non riaprire mai più”. Confartigianato ricorda di aver condiviso in Regione il Patto per lo sviluppo che prevede protocolli di sicurezza per lavoratori e clienti.
“Per il settore del Benessere, - spiega - in particolare per gli acconciatori e gli estetisti, si tratta di procedure più stringenti di quelle adottate in altri settori e dunque non vi è alcuna ragione logica per non consentire alle imprese di ritornare in attività in tempi ravvicinati. Al danno provocato dal prolungamento di questo irragionevole blocco delle attività si aggiunge la beffa di un abusivismo dilagante”.
La Confartigianato regionale ha invece diffuso i dati di un sondaggio fra le imprese (150 intervistati anche nella provincia di Rimini) da cui emerge il grave stato di sofferenza (calo di fatturato in aprile del 70 per cento) e le incerte prospettive per il futuro.