Ma esiste il terzo candidato per la carica di sindaco di Rimini, quello che dovrebbe subentrare in caso di ritiro dalla corsa di Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad? Nella nota diffusa domenica, il segretario comunale del Pd, Alberto Vanni Lazzari, nell’annunciare la disponibilità dei due candidati a sedersi intorno a un tavolo, ha ribadito due concetti: che l'unica soluzione praticabile allo stato attuale è quella del passo indietro di entrambe le candidature; che pensare di trovare l'unità su una delle candidature non sembra politicamente possibile per ovvie ed evidenti ragioni.
Pertanto l’unica possibilità è che emerga un terzo candidato del quale al momento non si conoscono i connotati. “Se ci fosse sarebbe già emerso”, aveva dichiarato nei giorni scorsi a Buongiorno Rimini il segretario provinciale Filippo Sacchetti. È trapelato il nome del vice sindaco Gloria Lisi. Ma i sostenitori della Petitti hanno sempre detto che il candidato non deve essere un uomo e una donna della giunta uscente; pertanto non si capisce in base a quale motivazione l’assessore al ai servizi sociali potrebbe essere accettato.
I due candidati si siederanno intorno al tavolo insieme al segretario comunale Alberto Vanni Lazzari e al segretario regionale Paolo Calvano, a cui viene affidato il compito di una difficile mediazione. Al momento i due sfidanti hanno accettato una tregua nella campagna elettorale che conducevano anche se sui social, per esempio, non sono state sospese le “sponsorizzate” che comparivano negli ultimi giorni.
Un clima distensivo è venuto anche nell’incontro di lunedì sera del tavolo completo della coalizione, ovvero partiti e liste civiche. Secondo Kristian Gianfreda, che ne è uno dei promotori, tutti i presenti (c’erano anche i segretari Sacchetti e Vanni Lazzari) hanno convenuto sull’indicazione che il candidato unitario della coalizione dovrà essere espresso da quel tavolo. E tutti, inoltre, hanno rifiutato il ricorso alle primarie. Il tavolo della coalizione dovrà poi fare una sintesi anche delle indicazioni programmatiche che esprimeranno partiti e liste civiche. Insomma, il Pd può celebrare tutte le liturgie interne che vuole (vedi incontro con Calvano o altre iniziative che dovessero essere assunte) ma il nome del candidato deve uscire dal tavolo della coalizione. Siamo in una fase drammatica, il mondo è cambiato, non c’è più un Pd che può rivendicare un’egemonia, tutti i mondi che si riconoscono nel centro sinistra hanno uguale dignità.
Riesce però difficile pensare che il luogo in cui si decide il candidato del Pd non sia il Pd stesso. La situazione all’interno del partito, fra le opposte tifoserie, è molto tesa. Da una parte c’è Andrea Gnassi che assolutamente vuole dire l’ultima parola sul suo successore, e per questa ragione sta spingendo su Sadegholvaad. Dall’altra ci sono Emma Petitti e i suoi sostenitori che cercano di sbrogliare una matassa per loro sempre più complicata. Pare che a Bologna i gruppi di maggioranza in consiglio regionale abbiano chiesto a Petitti una decisione entro la settimana: o si si dimette dalla presidenza dell’assemblea legislativa e scende a Rimini per correre alle primarie, o resta a Bologna e addio al sogno di diventare sindaco.
Conclusione: al momento le primarie sembrano più probabili del terzo candidato che magicamente spunti dal cilindro.
Se nel campo del centrosinistra la situazione è ad alta tensione, qualche segnale di nervosismo si comincia a d avvertire anche nel centrodestra. Fratelli d’Italia, dopo aver chiuso felicemente l’ingresso di Filippo Zilli e Carlo Rufo Spina nel gruppo consigliare (ora di quattro membri, con Gioenzo Renzi e Nicola Marcello), ha subito mandato un messaggio alla Lega e al suo segretario regionale, Jacopo Morrore. O il candidato civico che Morrone annuncia da mesi diventa un nome e cognome credibile, altrimenti proporrà un suo uomo di partito, ha dichiarato il portavoce Federico Brandi. Da quel che trapela, Morrone è in attesa delle risposte di alcune personaggi interpellati, ma finora ha collezionato solo dei no. Si vedrà se la serie si interrompe.