Al tema sono già state dedicate diverse sedute della terza commissione consigliare, e probabilmente ce ne sarà bisogno anche di altre. L’impegno è di chiudere al più presto la pratica e dotare il Comune di Rimini di un Rue (Regolamento urbanistico edilizio) pienamente in vigore ed efficiente. L’iter è partito di lontano, l’architetto Andrea Rattini, vice presidente dell’ordine degli architetti, ricorda che loro hanno fatto pervenire le loro osservazioni all’amministrazione comunale un anno fa, in pieno periodo di lockdown. “Al momento – spiega – non sappiamo quante osservazioni siano state recepite, per cui ci riserviamo un giudizio quando il Rue sarà definitivamente approvato”.
Gli architetti, ma anche gli ingegneri, i geometri, le imprese, insomma chiunque abbia a che fare con l’attività edilizia, spingono perché il Rue venga adottato al più presto. Il motivo è contingente e ben comprensibile: il superbonus del 110 per cento. “Abbiamo bisogno – spiega Rattini – di un quadro normativo assolutamente certo. Se una casa o un condominio vuole fare il cappotto termico e magari anche rinforzare il tetto e sostituire gli infissi, non ci sono particolari problemi. Basta che l’edificio non presenti anomalie, difformità, abusi rispetto al progetto. Se invece si vuole demolire e ricostruire, bisogna ben sapere quali sono le norme in vigore per quella zona o per quel tipo di edificio”. L’aspettativa dei tecnici è che lo strumento del Rue in via di approvazione definitiva possa essere davvero uno strumento utile a innescare profondi progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana.
Il Rue che si sta discutendo in commissione deve necessariamente tenere conto di due provvedimenti legislativi sovraordinati che non possono essere disattesi. Il primo è la legge urbanistica regionale, la 304 del 21 dicembre 2017, che ha puntato tutte le proprie carte sullo stop a nuovo consumo di territorio e sul sì alla rigenerazione urbana.
L’altra legge è nazionale, è il famoso Decreto Semplificazioni, che ha introdotto importanti novità sulle ristrutturazioni edilizie. In pratica è stata ammessa una definizione, più ampia di “ristrutturazione edilizia”, estesa anche agli interventi di demolizione e ricostruzione dove risulti modificata la sagoma, il prospetto, il sedime e le caratteristiche tipologiche. In questi casi non sarà più necessario richiedere il permesso di nuova costruzione (permesso di costruire). E ciò varrà non solo per gli interventi di adeguamento alla normativa antisismica, come in precedenza, ma anche nei casi di migliorie all’accessibilità, di installazione di impianti tecnologici e di efficientamento energetico. Si potrà, addirittura, aumentare la volumetria se ciò risulterà funzionale alla rigenerazione urbana.
Nella nota diffusa dall’amministrazione all’inizio della maratona in commissione, si affermava che “con l’aggiornamento del Rue si mira a favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente sul principio dello sviluppo sostenibile. Quindi, senza consumare nuovo territorio. Sono previsti quattro step di premialità costruttive (5% – 10% – 15% – 20% applicabili alla superficie complessiva), proporzionali alla dimostrazione in fase progettuale di una riduzione dei consumi. A questa premialità si può sommare un ulteriore 10% di incremento in caso di miglioramento igienico, sismico e adeguamento alle norme sul superamento delle barriere architettoniche. Gli incentivi interesseranno anche l’ambito turistico, con parametri graduali dal 5% al 20% per chi interviene con opere di recupero e riqualificazione energetica e una maggiore flessibilità per la destinazione d’uso, con un’attenzione alla tutela e valorizzazione delle aree di prima fascia. Si vuole premiare chi fa impresa turistica, modernizzando gli immobili armonizzandoli alle più avanzate normative di sicurezza e di servizio. L’obiettivo è favorire la ricostruzione edilizia, che offre maggiori garanzie sul fronte del miglioramento energetico e sismico”.