Ma cosa vuole davvero Emma Petitti e cosa i suoi sostenitori? Vogliono le primarie, in modo che sia il popolo della sinistra a decidere il candidato a sindaco o vogliono che i due contendenti si ritirino e venga trovata la fantomatica terza soluzione?
Domanda legittima, viste le ultime prese di posizioni e visto anche l’imbarbarimento del dibattito interno a cui si è assistito nelle ultime ore. Gli esponenti del Pd chiedono rispetto per il loro travaglio. Tutto il rispetto del mondo, ma non si può non vedere che i colpi bassi, la mancanza di rispetto che tracima quasi nell’insulto, vengono dall’interno (o dai compagni amici) e non dall’esterno.
Si vedano gli ultimi fatti. L’ex vice sindaco Maurizio Melucci, considerato il leader dell’area Pd che sostiene Petitti, ha “sponsorizzato” due articoli pubblicati dalla sua ChiamamiCittà, uno di Giuseppe Chicchi, l’altro di Nadia Urbinati. Quello di Chicchi è un violento attacco personale, attraverso acido sarcasmo, caustiche battute e velenose allusioni, a Kristian Gianfreda, il portavoce delle liste civiche pro Gnassi e del tavolo della coalizione di centro sinistra. Si resta basiti nel vedere un politico con il cursus honorum di Chicchi (consigliere e assessore regionale, sindaco, deputato, amministratore di Apt) strapazzare in quel modo un semplice consigliere comunale come fosse un pericoloso potente intento ad ordine chissà quali pericolose trame. Gianfreda si sarebbe meritato la penna sprezzante dell’ex sindaco Chicchi perché sostiene la posizione che è meglio non ricorrere alle primarie e che il candidato sindaco deve uscire dal tavolo della coalizione e non dai segreti conciliaboli interni del Pd. In realtà se si va a leggere il comunicato ufficiale diffuso da Gianfreda si impara che tale posizione è stata espressa da tutte le forze politiche presenti (quindi anche dal Pd) nella riunione di coalizione del 16 febbraio scorso.
E allora? Si capisce che il malcapitato Gianfreda è stato preso di mira perché rappresenta le liste civiche che nel 2011 portarono Gnassi alla vittoria e che vogliono giocare un ruolo da protagoniste anche nella definizione della candidatura 2021. Non accettano più lo schema che prima il Pd definisce la candidatura, poi le liste civiche fanno comunque le portatrici d’acqua, cioè di voti. Le liste civiche, agli occhi di Melucci, Chicchi e compagnia, hanno inoltre commesso l’errore di affermare subito che il candidato dove essere espressione della continuità con l’amministrazione Gnassi. Ed infine - ammiccano - le liste civiche rivendicano un ruolo politico sulla base dei risultati del 2016 (circa il 20 per cento contro il 33,4 per cento del Pd) che sono tutti da confermare. Questo è il nodo politico, sul quale la candidata Emma Petitti non interviene, perché qualora dovesse spuntarla, dovrebbe comunque fare i conti con Gianfreda e soci, con il mondo che essi rappresentano. Per il momento ha scelto di lasciar fare il lavoro “sporco” ai fiancheggiatori d’area.
Non si può infine non notare che alla causa di Gianfreda non giovano difensori fuori le righe come la vice sindaco Gloria Lisi, che ha paragonato lo scritto di Chicchi ad un esempio di propaganda nazista anti-ebraica. Botta e risposta sono entrambi la spia evidente che in casa Pd e dintorni è già stato abbondantemente superato il limite.
L’altro articolo promosso da Melucci è quello della politologa Nadia Urbinati, la quale dice una cosa molto semplice e lineare: è arbitrario che un sindaco uscente designi il proprio successore, ma poiché il Pd appare impotente davanti al notabile, si celebrino le primarie e sia coinvolta tutta la città. Più o meno il ragionamento che ha fatto la stessa Emma Petitti dopo il fallimento del tentativo di mediazione del segretario regionale Paolo Calvano. È questa la posizione dei sostenitori di Petitti? Le primarie? A dire il vero non è chiaro. Melucci da una parte sponsorizza Urbinati che le vuole, dall’altra scrive che l’ideale sarebbe il ritiro di entrambi i contendenti e la scelta di un terzo uomo. Lui che la politica la mastica, probabilmente sa bene che nella situazione attuale il terzo uomo è una utopia. In ogni caso al Carlino dichiara che “non capisco la fretta di chiudere la candidatura con una procedura da ‘quattro amici al bar’, senza dare la possibilità di fare una vera consultazione tra i cittadini come le primarie... “. Troppo anche per il segretario provinciale Sacchetti: “Se per i ‘quattro amici al bar’, scorciatoie o soluzioni pilotate da pochi intimi sono intese le discussioni legittime del partito, mi dispiace si sia arrivati a una simile considerazione di noi stessi”. Si potrebbe aggiunge che l’obiettivo delle liste civiche rappresentate da Gianfreda è proprio quello di non delegare la scelta ai ‘quattro amici al bar’.