Rimini | Non c’è pace per il Fellini: russi in fuga causa sequestro shopping
Non bastano gli esposti alla Corte dei conti e in procura. Adesso c’è anche la municipale che sequestra ai turisti russi il frutto delle loro ‘dure’ giornate di shopping al Gross. O almeno così sembra. E’ sempre più dura la vita dell’aeroporto Fellini soffocato dai debiti (oltre 33 milioni di euro) e anche a rischio passeggeri. L’ultimo allarme (per ora) arriva dall’associazione dei ‘procacciatori d’affari’ per clienti esteri. “Da imprenditori siamo seriamente preoccupati sia per le nostre aziende, sia per l’economia intera del territorio riminese”, dico in una nota spiegando che il loro lavoro “consiste nell’intercettare sul mercato russo gli operatori commerciali ed i turisti commerciali interessati a giungere in Italia per effettuare acquisti all’ingrosso o al dettaglio. Una volta giunti all’aeroporto di Rimini garantiamo loro svariati servizi, risolviamo i problemi e le necessità che gli ospiti esteri possono avere, garantiamo loro un soggiorno sereno perché si dedichino, senza difficoltà, allo scopo principale per il quale vengono da noi: l’acquisto del made in Italy. I russi vengono a Rimini perché noi ci siamo”.
Lavorano a Rimini con i russi da oltre venti anni, spiegano i procacciatori, garantendo di essere “iscritti al registro delle imprese, in regola amministrativa e fiscale”. Adesso però ci sono dei problemi. “Nell’ultimo anno la nostra attività viene infondatamente perseguita da alcuni corpi di Polizia municipale del territorio regionale, e da altre forze, nella convinzione sbagliata di colpire un esercizio abusivo di trasporto merci per conto terzi. Mentre così non è”. I procacciatori raccontano di provvedimenti che vanno oltre le sanzioni a loro carico e vanno a colpire anche i turisti russi che di ciò “sono rimasti sconcertati” al punto che “diversi operatori esteri hanno scelto altre destinazioni italiane (Milano) od altri paesi (Turchia, Francia) più ‘sicuri’, dove non corrono il rischio di vedere porre sotto sequestro quanto legittimamente acquistato”.