Rimini | Calcio, associazione CdR sullo sponsor del settore giovanile
La notizia è della settimana scorsa e ha suscitato molto clamore. Sponsor del settore giovanile del Rimini calcio è la sanzionata (e un tantino anche "malfamata") discoteca riccionese Cocoricò. Questo perché da un po' di tempo il "vivaio" riminese ha un nuovo presidente: Fabrizio De Meis. Lui, romano e con un’esperienza passata nel calcio della capitale, è anche direttore artistico della discoteca attualmente chiusa per ordine della Questura dopo una serie di episodi di spaccio (ovviamente verificati). Alla notizia si è scatenato un putiferio, a partire dal presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali che si è detto addirittura "stranito" dal sodalizio.
"Chi è senza peccato, scagli la prima pietra", sembra dire in sintesi l'intervento di oggi di Emanuele Pironi dell'associazione Cuore di Rimini (CdR) che in pratica chiede siano smorzati i toni della polemica. "Quando il settore sopraccitato, nel marzo 2013, conobbe il suo periodo più buio, rischiando a detta di tanti anche la cancellazione, non abbiamo ricordo di gare di solidarietà o corse al suo sostegno; le istituzioni stesse nella persona dell'Assessore comunale competente, tentarono una mediazione che sortì risultati non sostanziali se non inconsistenti", attacca Pironi. "L'avvento attuale di uno sponsor, con relative polemiche e prese di posizione, rende ancor più chiaro, a nostro avviso, il fondamentale apporto dell'amministrazione nel cercare di individuare percorsi sostenibili, con costante impegno e trasparenza anche per ciò che concerne eventuali insuccessi, avendo cura di illustrarne i motivi".
C'è però da fare i conti con la crisi. "Ovvio che in un periodo di vacche magre, non si potrebbe chiedere all'amministrazione di farsi carico di spese "importanti" inerenti il settore in questione che, inopinatamente, riveste un'assoluta importanza nel percorso di crescita dei nostri figli. Come sacrificare un tale diritto sotto le mentite spoglie dell'indifferenza "matematica" da insufficienza di cassa? Appare assurdo far prevalere la logica economica sull'importanza che avrebbe un simile investimento per il futuro della collettività; per noi del CdR infatti attività giovanili, pure, sane e belle, quali quella sportiva, scoutistica, degli oratori ed altre sono investimenti forieri di un futuro benessere, e non solo di spese".
Poi Pironi passa all'oggetto dello scandalo. "Se posti di fronte ad uno sponsor eticamente e legalmente impresentabile, la stigmatizzazione di certe consuetudini diviene opera non solo naturale ma anche ineludibile e doverosa. Ovvio che ciò deve avvenire però dopo un giusto processo certamente non sommario, anche perché l'ulteriore nostra considerazione è che se davvero certe attività imprenditoriali possono configurare se non una vera complicità, anche solo un humus per comportamenti pericolosi, disdicevoli o francamente illegali, le suddette attività andrebbero perseguite e chiuse, procedendo anche alle revoche di eventuali licenze, soprattutto da parte di chi riveste ruoli di pubblico amministratore; e tutto ciò non solo quando il fatto assurge ad evento perché mediaticamente meritevole di attenzione".
Detto questo, però, "e bandendo l'ipocrisia, se possibile: quale sarebbe lo sponsor ideale? Quello senza macchia? Quello che non urterebbe nessuna sensibilità? Siamo sicuri che tutto andrebbe bene per tutti, se lo sponsor fosse un ente benefico che gira solo il 17% circa di ciò che incassa per tutelare i soggetti del proprio oggetto sociale? O se fosse una ditta che raffina il petrolio? O che produce il famoso abbigliamento in paesi poveri semmai sfruttando bambini? O se fosse un'industria che sopravvive solo con aiuti di stato ed infischiandosene dei diritti dei lavoratori? O se fosse il magnate straniero, dai dubbi affari in casa propria? Tornando più propriamente all'argomento che ci occupa, va chiarito che questo sponsor non è stato scelto in seguito ad una selezione tra coloro che si erano presentati o che erano stati proposti ma si è giunti all'inevitabile affidamento all'unico sponsor disponibile ad impegnarsi in un progetto serio, concreto, economicamente sostenibile e verificabile sul campo. Il goal (mai termine anglofono fu più appropriato), lo scopo, è e deve rimanere, che centinaia di bambini e ragazzini di Rimini possano giocare al calcio e divertirsi, approfittando di quel gran maestro di vita che lo sport sano, senza dover emigrare in città che seppur vicine, non sono Rimini".