Rimini | Novarese, Comune vicino a chiedere risoluzione contratto a Coopsette
Le novità per la colonia novarese non sono buone. Cosa che in realtà si intuiva da un pezzo viste le pessime condizioni in cui versa Coopsette. L'impresa ha chiesto al tribunale di Reggio Emilia la 'ristrutturazione del debito' di fronte a un bilancio 2012 in perdita di quasi 90 milioni). Se ne è parlato oggi in seconda commissione in Comune, con l'assessore Roberto Biagini.
La novità, legata a un documento arrivato da pochi giorni nella mani della giunta, è che palazzo Garampi sta studiando di procede con la risoluzione del contratto con Coopsette per inadempienza. Si tratta di un parere legale richiesto dall'ufficio per le partecipate in marzo e arrivato solo ora, probabilmente anche per la complessità delle carte. Ci ha lavorato un pool di avvocati e commercialisti per capire se ci siano effettivamente le possibilità di procedere. La risposta è sì. Solo che sarebbe molto costoso per le casse comunali. O meglio nessuno ancora sa quanto potrebbe essere costoso.
Vale la pena fare qualche piccolo passo indietro e ricordare velocemente che il Comune ha ceduto alla cooperativa il 94 per cento di RiminiTerme, comprendente la colonia novarese, allo scopo della riqualificazione dell'edificio attraverso la creazione del polo benessere. Si è firmato assieme un piano industriale. Per le quote Coopsette ha pagato 9 milioni di euro. A questi si aggiungono i circa 9,2 milioni in investimenti su colonia e terme stabiliti dal contratto ed effettivamente spesi, sembra. Questi soldi sarebbero dovuti servire per rendere funzionale il polo benessere entro il 31 dicembre 2012. Così non è stato.
Il Comune ha le sue responsabilità. I lavori, infatti, vengono suddivisi in due step. Il primo dal 2005 al 2008 in cui Coopsette s'impegna a investire almeno 2 milioni e il secondo dal 2009 a fine 2012 in cui si sarebbe dovuto investire il resto della cifra pattuita. Il Comune pensa bene di salvaguardarsi, ma solo per quanto riguarda il primo step, individuando una penale da 1,4 milioni che nel 2008 viene sciolta alla verifica da parte dell'ente del fatto che Coopsette ha effettivamente investito più di 2milioni.
Adesso che il polo benessere non c'è viene da pensare che sarebbe valsa la pena di stabilire una polizza fideiussoria anche per il secondo step. "Il fatto di non averla messa - tuona il presidente della seconda commissione, Carla Franchini - è una precisa volontà politica. Perché per la Murri è stato fatto?".
Tornando al parere degli avvocati, risulta che da contratto l'impegno di Coopsette non sarebbe stato tanto quello di garantire un tot in euro di investimenti, che risultano esserci stati, ma la funzionalità del polo benessere, che evidentemente non c'è (dice Coopsette perché non sono stati sufficienti i 9,2 milioni, utilizzati esclusivamente per manutenzioni urgenti e adeguamenti antisismici). E' questa la ragione che consente al Comune di muoversi per vie legali nei confronti del partner.
Allo stato attuale le strade per la giunta sono due: chiedere alla cooperativa di portare a termine il contratto (ovviamente investendo ulteriormente) oppure chiederne la risoluzione perché è evidente come Coopsette non sia in grado di rispettarne i termini.
Per risolvere il contratto il Comune di Rimini deve ricomprare da Coopsette la maggioranza di RiminiTerme, colonia inclusa. "Se non si trova una soluzione consensuale - avvisa il vicepresidente Gennaro Mauro - la questione andrà per le lunghe e comunque anche grazie a un accordo l'onere per il Comune sarà enorme". Il problema è che fino ad oggi la cifra in questione non è stata quantificata. "Il punto - spiega Franchini - è che se si sceglie di agire per la risoluzione è necessario essere pronti a riprendersi il bene è il bene ha un valore. Tuttavia, la politica non si è attivata ancora per sapere a quanto questo valore corrisponda realmente".
Guardando ai soldi messi dentro questa storia dal privato ci si trova di fronte a oltre 18 milioni di euro, una somma che il Comune non possiede e che comunque non necessariamente corrispondente alla cifra in questione perché, da un lato, il valore delle quote potrebbe essere negli anni cambiato (inoltre nel frattempo Coopsette ha anche venduto il 16 per cento delle azioni) e, dall'altro, i soldi investiti potrebbero non essere usciti dalle casse dell'impresa ma dal bilancio di RiminiTerme e in questo caso non sarebbero dovuti. Ci sarebbe anche da tenere in considerazione l'eventuale e probabile somma di risarcimento che il Comune ha diritto a chiedere e che andrebbe in compensazione dell'esborso per il riacquisto delle quote.
La questione è spinosa e segna anche il definitivo fallimento del tentativo di privatizzazione delle terme. Il tempo, poi, vista la situazione in cui versa Coopsette potrebbe non essere galantuomo. A farlo notare in commissione, dai banchi della maggioranza, Vincenzo Gallo. Il consigliere ha ventilato l'ipotesi molto probabile che presto i creditori della cooperativa potrebbero chiedere di mettere le mani proprio sulla novarese.
A conclusione della commissione, da parte di Biagini, l'impegno della giunta di mettere in tempi brevi sul fuoco la questione, ovvero discutere l'eventualità della risoluzione, "un passo obbligato per la giunta e il sindaco", sostiene Mauro.
"Il passaggio urgentissimo che deve avvenire è quello che la giunta si riunisca al più presto (non è questa materia del consiglio) per decidere di dare mandato all'avvocatura comunale di agire. Confido che ciò possa avvenire da oggi a sette giorni", conclude Franchini.