Rimini | Ambiente, la Croazia installerà 19 piattaforme per la trivellazione di idrocarburi. Zanoni: Adriatico in pericolo
La Croazia ha in programma l'istallazione di 19 piattaforme per la trivellazione di idrocarburi nel mare Adriatico. La notizia l'ha data oggi a Rimini l'eurodeputato del Partito socialista europeo Andrea Zanoni che si è detto preoccupato per "l’integrita degli ecosistemi marini ed il turismo nelle nostre coste. Gli ecosistemi marini sono una ricchezza del nostro pianeta che in questi anni abbiamo sottovalutato e sfruttato senza considerare che più del 70% della superficie terrestre è costituita da oceani. Se non invertiamo immediatamente la rotta consegneremo alle future generazioni mari senza più forme di vita condannando a morte una risorsa inestimabile dalla quale dipende la vita dell’intero Pianeta".
L’europarlamentare nel novembre 2013 ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere indagini sulle ricerche di idrocarburi, in riferimento all’emissione ogni dieci secondi di un muro di onde sonore di 240, 260 decibel "che rappresentano una fonte di inquinamento acustico subacqueo con possibili effetti negativi sul prezioso ecosistema marino". La risposta è arrivata il 30 gennaio dal commissario all’Ambiente Janez Potočnik che ha ricordato l’obbligo degli stati membri di rispettare le normative ambientali europee.
Al proposito il presidente della Fondazione cetacea Sauro Pari ha precisato che "se le piattaforme venissero realizzate, immetterebbero in acqua un numero rilevante di inquinanti che poi si riverserebbero sulle coste italiane". Per i delfini, ha anche detto Pari, "è stato ampiamente accertato che, almeno in parte, il loro decesso è avvenuto per le onde sonore che hanno danneggiato il loro apparato uditivo". Ancora nulla di certo, invece, rispetto alle cause della morte di almeno 240 tartarughe (tante le carcasse ritrovate sulle spiagge che vanno dal Veneto alle Marche tra ottobre e novembre 2013). "Quasi sicuramente - ha spiegato Pari - gli animali sono morti sulle coste slave e poi trasportati in Italia. Dalle analisi dell'Università di Padova è emerso che nel 50 per cento dei casi nei resti delle tartarughe vi era totale assenza di flora intestinale a causa dell'ingestione di un forte antibiotico, forse cloro".