"Non si vince con una lista contro". Elezioni a Rimini: parla lo stratega di Riccione
“Non si vince semplicemente mettendo insieme tutti quelli che sono contro Gnassi. Non si vince contro qualcuno, si vince per qualcosa, dicendo cosa si vuole fare per il futuro della città”. Parola di Natale Arcuri, lo stratega politico che ha organizzato le truppe che hanno portato alla storica e clamorosa vittoria di Renata Tosi a Riccione. Arcuri, di origini calabresi, meglio conosciuto come Nanà, appartenenza storica alla sinistra, uomo di comunicazione (ceo di Report Porter Novelli) è la persona che a Riccione ha dato vita alla lista civica Noi Riccionesi, che è stata il motore che ha portato il sindaco Tosi alla vittoria.
Il tam tam giornalistico lo accredita come pronto a dare il proprio contributo perché anche a Rimini si ripeta nel 2016 lo storico risultato di strappare il Comune al Pd. In particolare sarebbe lui a guidare le mosse della neonata associazione Progetto Rimini che venerdì si presenterà ufficialmente in una conferenza stampa. Nell’associazione sono confluiti molti di coloro che hanno partecipato all’esperienza di Rimini Più (la lista civica cosiddetta dei “curiali” delle elezioni 2011) e altri personaggi del mondo imprenditoriale e delle professioni. “Mi hanno voluto incontrare e mi sono limitato a dare consigli, a svolgere qualche riflessione”, minimizza Arcuri. Salvo poi aggiungere: “ Non mi pare che il loro scopo primario sia quello di affrontare una competizione elettorale. Adesso mi pare siano più un contenitore, un punto di aggregazione per persone che hanno idee e progetti sulla città. Se poi riusciranno ad essere credibili, potranno anche pensare di svolgere un ruolo politico”.
Osserviamo che questo è anche il ritratto di un’altra associazione, Dreamini, che si è presentata sulla scena come laboratorio di idee e progetti e ha già sviluppato un lavoro su alcuni temi caldi come il sistema fieristico-congressuale, il Trc, l’urbanistica. “Sì – afferma Arcuri – anche loro sono venuti da me. Ma mi pare che loro siano più strutturati, anche da un punto di vista politico. Sono lanciati in un lavoro di opposizione che potrebbe portare anche da una lista civica”. Di certo è che dalle parti di Dreamini non devono aver gradito l’insorgere di questo nuovo soggetto, quando loro, mossisi in anticipo, pensavano di aver occupato lo spazio della lista civica.
Prendiamola allora da un altro verso: cosa ha determinato il successo di Riccione e che, specularmente, può portare ad un cambiamento anche a Rimini? Arcuri non si sottrae alla riflessione: “La città si è accorta che era finito un ciclo storico. Questo può essere vero anche per Rimini. Riccione governata dal Pd era una sorta di impero in decadenza, che aveva esaurito la spinta propulsiva. Chi stava al governo non si era accorto di tutto questo e pensava che potessero essere loro a gestire il cambiamento in una sostanziale continuità. Bastava invece vivere la città per accorgersi come la loro gestione politica si era involuta in un sistema asfittico, senza speranza. Era un sistema che non aveva più la capacità di riprogettare un futuro per la città. Mi spiego con un piccolo esempio. A Riccione, per Natale, abbiamo fatto la pista di ghiaccio in viale Ceccarini. Se vogliamo anche una cosa banale, l’idea vincente è stata quella di averla fatta nel viale, la pista più lunga del mondo e così via. È arrivata tanta gente. Questa iniziativa ha creato un enorme entusiasmo, ha riconfermato quanto forte fosse il desiderio di cambiamento. Insomma c’era una città in letargo che aspettava solo di essere svegliata. Ho cominciato a dire che era l’ora di darsi una mossa. Hanno visto questa mia iniziativa come antagonista, hanno detto che cercavo vendetta perché ero stato estromesso da un incarico in Comune. E invece…”.
Lo strumento per dare la sveglia alla città in letargo è stato la lista civica? “Ho sempre detto che Noi Riccionesi deve essere una lista civica aperta a tutti. Non mi interessa da dove vieni, da destra o da sinistra, ma mi interessa chi sei, quali idee porti. Se si guarda ai nostri candidati e consiglieri si vede che sono uno spaccato della città: ogni settore, ogni ambito sociale vi è rappresentato. Siamo riusciti a convogliare su di noi anche persone che prima votavano Pd. Certo, poi abbiamo dovuto cercare alleanze, con Forza Italia e con gli altri, perché con questo sistema elettorale vinci solo se aggreghi”.
Detto così, sembra facile… “Grazie alla lista civica, la città ha avuto la sensazione che il cambiamento fosse a portata di mano. Ha conquistato credibilità, perché si vince solo se c’è credibilità. Abbiamo individuato in Renata Tosi il candidato sindaco perché per la sua persona e la sua storia risultava in quel momento la più credibile. Senza credibilità non si va da nessuna parte, questo ho detto agli amici di Rimini”.
La lista civica ha avuto successo perché ha rotto il patto consociativo che legava le categorie economiche al partito dominante? “E’ vero il contrario, la lista civica è stata una conseguenza. Il patto consociativo lo ha rotto il Pd perché non risultava più credibile. Gli operatori andavano, ascoltavano le promesse e non capivano se sarebbero state mantenute. Pironi aveva promesso l’assessore al turismo agli albergatori, e invece l’ha fatto lui. Aveva detto no alla tassa di soggiorno, e invece ha accettato l’imposizione del partito”.
Quindi a Rimini bisogna partire da una lista civica? “Se si vuole delineare una possibilità di alternanza, bisogna costruire una lista civica, forte, credibile, aperta a tutte le forze economiche, capace di parlare al futuro. Se c’è un errore che fa Dreamini – gliel’ho anche detto – è di dilungarsi troppo a criticare il passato. Questo è un lavoro senza prospettive, è un lavoro da partito di opposizione. Bisogna invece costruire un progetto per il futuro, non serva fare l’ammucchiata di quelli che semplicemente sono contro Gnassi”.