2. Turismo: i dati dicono che la destagionalizzazione ha fatto passi indietro
Dal punto di vista turistico i primi due mesi dell’anno sono stati un disastro. Non è per fare un gratuito esercizio di catastrofismo, ma purtroppo sono i dati a parlare. Gennaio e febbraio si sono chiusi con un -5,1% di arrivi e un -10,5% di presenze. Comparando i due mesi, le cose sono andate meglio in gennaio (-7,8% di presenze) e decisamente peggio in febbraio: -10,5%.
Questo è il totale provinciale, guardando i singoli Comuni si nota il -12,3% di Rimini, il -8,8% di Riccione, il -29,1% di Cattolica e, clamorosamente in controtendenza, il +45% di Bellaria Igea Marina. Il punto è che non si può parlare di un episodico anno negativo: nel 2014 il mese di gennaio aveva avuto un lieve incremento mentre febbraio aveva perso il 18%. In termini assoluti, da un anno all’altro, febbraio ha perso 20 mila presenze. Nessuna meraviglia se i dati dicono anche che l’indice di occupazione delle camere nei primi due mesi dell’anno è stato appena del 16,9%.
Sono dati che dovrebbero far riflettere seriamente gli addetti ai lavori su una questione fondamentale: che fine abbia fatto il processo di destagionalizzazione dell’attività turistica che è stato il leit motiv delle politiche pubbliche degli ultimi vent’anni. È un discorso serio, che probabilmente non si può liquidare solo con gli effetti della crisi sui viaggi aziendali e la partecipazione a fiere e congressi. Soprattutto sarebbe necessario un sano realismo e non dichiarazioni improvvisate, dettate dal desiderio di diffondere un’immagine sempre e comunque positiva. Ci riferiamo a quando dichiarato dal sindaco Andrea Gnassi il 18 gennaio scorso: “Con il successo del Sigep, che in questa edizione sta polverizzando qualunque record di affluenza degli anni precedenti, si apre nella sostanza la stagione turistica 2015. Se è ormai assodato che, grazie alle infrastrutture della destagionalizzazione, la serranda dell'industria dell'accoglienza a Rimini apre a gennaio e non più ad aprile, quello che in tempi di crisi non appare come un dogma a prescindere dalla fortuna o meno degli eventi proposti. E, possiamo dirlo, il Sigep 2015 è un ottimo viatico per i mesi che verranno e la conferma
dei segnali di tenuta e ripresa registrati nel 2014, frutto di una programmazione e di scelte precise”.
Non sappiamo su quali dati concreti il sindaco facesse queste dichiarazioni, ma gennaio si è chiuso con un -7,8% di presenze su base provinciale e un ancor più pesante -12,2% a Rimini, la città che ospita la Fiera. Se di viatico si tratta, è proprio quello che accompagna alla morte. Quanto alla destagionalizzazione, il consuntivo del 2014 ci dice che delle 15 milioni e 70 mila presenze , ben l’83,1% è concentrato nel quadrimestre giugno - settembre, gli altri otto mesi dell’anno valgono 2 milioni e mezzo di presenze. La nostra industria turistica è ancora stagionale, al di là di tutti i discorsi che si fanno.
Guardando anche la serie storica non si può sostenere la tesi che negli ultimi dieci anni il turismo di Rimini ha fatto passi in avanti verso la destagionalizzazione. Nel 2005 gli otto mesi non estivi valevano 2 milioni 683 mila presenze contro i 2 milioni 544 mila dell’anno scorso. Nel corso del decennio ci sono stati alti e bassi, compresa la punta toccata nel 2012 di 2 milioni 918 mila presenze, ma se c’ è un anno che è andato peggio è stato proprio il 2014, quello definito da Gnassi di “tenuta e ripresa”. Solo per il rotto della cuffia si sono superati i 15 milioni di presenze, per avere un dato peggiore bisogna risalire al 1996, ma solo l’anno prima le presenze erano state 16 milioni e mezzo. La verità è che in venti anni la Riviera di Rimini ha perso un milione e mezzo di presenze.