Franchini (5 Stelle): ecco i punti oscuri dell'aumento della Tari
Le competenti commissioni comunali hanno dato il via libera all’aumento della Tari, la tassa sullo smaltimento dei rifiuti, proposto dalla giunta. L’aumento della tariffa è stato deciso perché negli anni 2013 e 2014 sono mancati alle casse comunali 10 milioni di euro, pari a novemila contribuenti (per il 75 per cento si tratta di imprese, bar e pubblici esercizi, che non hanno pagato). La legge vuole che il costo del servizio, a Rimini circa 40 milioni di euro, sia completamente coperto dai tributi pagati dei cittadini. Quindi il Comune cercherà di recuperare quanto dovuto da chi non ha ancora pagato, ma una somma pari a 1,8 milioni sarà ottenuta da un aumento della tassa a carico di chi già ha pagato.
Tutto chiaro, tutto a posto? Secondo Carla Franchini, consigliere del Movimento 5 Stelle, ci sono in realtà alcuni punti oscuri. “Il primo – spiega – è perché questo buco di 10 milioni sia emerso solo adesso. In febbraio è stato approvato il bilancio consuntivo e la giunta non ha detto niente. Certamente loro lo sapevano anche due mesi fa, qualcosa non quadra. L’altro elemento oscuro, che l’assessore Gianluca Brasini nelle sue dichiarazioni non ha mai chiarito, è come sia ripartito il buco di 10 milioni fra il 2013 e il 2014. La mia impressione è che la maggior parte della somma sia del 2014. Se così fosse, vorrebbe dire che il ritorno alla gestione interna della riscossione della tassa (prima del 2014 se ne occupava Hera, ndr) si è rivelato un fallimento. Il Comune ha sbandierato il risparmio di 500 mila euro, ma il risultato finale è che non sono stati incassati 10 milioni. Non mi sembra un gran passo in avanti rispetto alla gestione da parte di Hera”.
Su questo e su altri punti ancora non chiari il consigliere presenterà un’interrogazione in consiglio comunale. “L’altra questione importante ai fini dell’equità fiscale – afferma Franchini – è come si arrivi alla determinazione della tassa. Ci si basa essenzialmente su una sorta di autodichiarazione, che fanno i contribuenti, sui metri quadri della propria abitazione. Poi il Comune effettua controlli a campione, per verificare l’esattezza delle dichiarazioni. Ma ho l’impressione che per la stragrande maggioranza dei casi il Comune non riesca a verificare se le dichiarazioni corrispondano alla realtà. Mi pare, e voglio verificarlo, che non ci sia dialogo fra le banche dati, fra il sistema di bollettazione della tassa e i reali dati catastali. Oggi ci sono sistemi che permettono questo dialogo. All’assessore chiederò di spiegare come stanno le cose. Anche perché un conto è se i 40 milioni della tassa li paghiamo tutti in ragione delle reali metrature delle nostre case o se invece c’è chi riesce a sottrarsi all’imposizione totale”.
La questione fondamentale, stabilita dalla legge, è che la tassazione deve coprire il 100 per cento del costo del servizio. Ma non c’è modo di intervenire per ridurre i costi? “Certo che c’è. – risponde Franchini – Il servizio ce l’ha in appalto Hera, in regime di prorogatio. Basterebbe fare una gara pubblica europea per affidare il servizio e probabilmente i costi diminuirebbero. L’altra strada per ridurre i costi a carico dei cittadini è che si passi alla cosiddetta tariffa puntuale. L’utente non paga in ragione dei metri quadri della sua abitazione, ma sulla base della produzione effettiva di rifiuti, del contributo dato alla raccolta differenziata. Io posso abitare in un appartamento di 200 metri quadri, ma se produco pochi rifiuti, se faccio la differenziata in modo preciso, il Comune deve farmi pagare di meno. Non è una meta impossibile, ci sono Comuni in Lombardia che applicano la tariffa puntuale da vent’anni”.
Intanto i riminesi nel 2015 si vedranno recapitare un aumento che non è indolore. L’assessore ha dichiarato che una famiglia di 3 persone con un appartamento di 100 metri quadri pagherà 20 euro in più. Con i tempi che corrono, non sono indifferenti. Sempre che non si tratti di un calcolo ottimistico.