Rimini 2016 | I vagiti delle civiche, le macerie dei partiti, l'incognita dell'alternativa
Ma nel 2016 ci sono le elezioni a Rimini? La domanda è tutt’altro che provocatoria, se si osserva attentamente ciò che offre la cronaca politica. È vero che ormai siamo entrati nella stagione turistica, e si sa che d’estate inevitabilmente la politica rallenta il passo. A dire il vero anche nei mesi precedenti non si è visto un gran movimento, tale da far pensare che si avvicini la data delle urne.
Per qualche mese la scena è stata dominata dal fiorire una dopo l’altra di presunte liste civiche. Diciamo presunte, perché Dreamini, dopo l’annuncio, ha fatto un passo indietro per ritagliarsi un altro ruolo; Progetto Rimini non ha ancora fatto sapere cosa vuole fare da grande; Vincere per Rimini è sparita dopo aver fatto una conferenza stampa. Questo movimento lasciava intravedere un desiderio di protagonismo civile che ancora non è chiaro se e in che modo si tradurrà in una partecipazione alla prossima competizione elettorale.
Se le liste civiche, che non hanno alle spalle un’organizzazione consolidata, emettono comunque qualche vagito, i partiti sono completamente assenti.
A partire da quello che tradizionalmente è il più radicato nel nostro territorio. Il Pd infatti è sparito dalla scena politica, non si è sentita la sua voce su nessuno dei temi di volta in volta emergenti. L’unico uomo di partito che occupa ampiamente lo spazio pubblico è il sindaco Andrea Gnassi che detta l’agenda alla città con la sua vision, i suoi progetti, il suo calendario di eventi.
Ancor più desolante appare il panorama delle macerie fumanti del centrodestra riminese che riflette specularmente quello nazionale. I tg nazionali propongono veline in cui si prefigura una prossima riorganizzazione del centrodestra, ma appare evidente che si tratta di una liturgia senza contenuti e senza corrispondenza sul territorio. A Rimini il gruppo in consiglio comunale è diviso e sfaldato e si potrebbe attribuire un premio a chi è in grado di attribuire esattamente l’appartenenza politica a ciascun consigliere del defunto Pdl. Forza Italia è stata di fatto commissariata qualche mese fa e il nuovo coordinatore provinciale, in attesa di lumi dall’alto, non è riuscito nemmeno a nominare i responsabili comunali, fra cui quello di Rimini. Ncd si fa vivo con qualche estemporanea dichiarazione del suo parlamentare Sergio Pizzolante. Fratelli d’Italia si affida all’attivismo in consiglio comunale di Gioenzo Renzi. La stessa Lega, che non manca di fare dichiarazioni sorprendenti sui forti candidati sindaco che avrebbe nel cilindro, non la si ritrova poi a marcare il territorio come era nelle sue tradizioni “nordiste”.
Tutti i partiti di centrodestra e le liste civiche, con l’eccezione di Progetto Rimini, si ritrovano intorno al tavolo dei contenuti allestito da Dreamini da quando ha rinunciato alla discesa in campo diretta. È l’unico cantiere che risulta aperto, ma è ancora presto per capire a cosa approderà.
L’altra opposizione, quella a 5 Stelle, appare concentrata sull’attività istituzionale in consiglio comunale (a parte la routine in rete e nei meet-up).
Cosa dunque succederà a Rimini nel 2016? Una variabile decisiva è se Gnassi sarà ancora candidato. L’incognita è rappresentata dall’eventuale rinvio a giudizio per il caso Aeradria. Lui ha fatto sapere che si ricandiderebbe comunque, ma nel Pd c’è chi aspetta la decisione dei magistrati per rimettere tutto in discussione. Se Gnassi sarà il candidato, la partita si presenterà difficile anche per un competitor di alto livello, ammesso che le opposizioni riescano a metterlo in campo. Fra le opposizioni – centrodestra e grillini – ci sarà comunque la battaglia per arrivare secondi. La nuova variabile messa in campo dall’Italicum è più che mai attuale per le amministrative. Nel 2011 era scontato che a portare Gnassi all’eventuale ballottaggio sarebbe stato Gioenzo Renzi, ma da allora gli andamenti elettorali sono notevolmente cambiati e i grillini hanno tutte le carte in regola per concorrere all’obiettivo.
In una città come Rimini contano i candidati e contano le proposte amministrative, ma più che in località come Bellaria o Riccione conta anche il voto di opinione (ed è ciò di cui sembra non tener conto Pizzolante nella sua recente intervista al Carlino in cui prefigura facili vittorie). E verosimilmente il voto a Rimini sarà influenzato da alcuni fattori che è già possibile delineare. Si andrà a votare insieme a città come Milano e Torino, e probabilmente anche Roma, ed il premier Renzi ha già fatto capire che imposterà il voto come un referendum su se stesso, sul proprio governo, sul proprio tentativo di cambiare l’Italia. Si tratta poi di vedere quanto gli scandali bipartisan facciano riprendere quota ai grillini che possono presentarsi come quelli che sono immuni dalle inchieste della magistratura. Un’onda lunga favorevole potrebbe anche portarli al ballottaggio, specialmente se l’area del centrodestra non avrà trovato unità e candidati forti a livello locale e sconterà una mancata riorganizzazione a livello nazionale che la smarchi dall’egemonia di Salvini.
C’è da augurarsi che, passata la pausa estiva, la politica riminese offra spunti e novità che mettano gli elettori nella condizione di una scelta ragionata. Altrimenti c’è il rischio di un assenteismo da paura e della vittoria a tavolino di chi ha il vantaggio della gestione del potere.