Senza alzabandiera, non è più la spiaggia di Rimini
E poi dicono che la Riviera di Rimini è in crisi, non ha più appeal, che i turisti cercano nuovi lidi. Per forza.
È da una vita, anzi da molte vite, che quando non si può fare il bagno (per il mare in burrasca o perché i colibatteri impazzano, in fondo non fa differenza) il bravo bagnino fa sventolare bandiera rossa (e senza la banda che aggiunge “la trionferà!”).
Oggi che viviamo nel mondo globale della comunicazione, delle notizie che scorrono velocemente che uno non ha nemmeno il tempo di riflettere, cosa deve fare un turista, anzi una turista, nell’apprendere dai giornali che i marinai di salvataggio non praticheranno più il rito dell’alzabandiera?
Generazioni e generazioni cresciute nel mito del bagnino che della suddetta arte passava per il massimo esperto, colgono al volo, senza poter approfondire gli aspetti sindacali della notizia, che un mito della spiaggia di Rimini è sepolto per sempre.
La giovane tedesca che al mattino salutava il suo bagnino con un serafico “sempre intento all’alzabandiera, lei!” penserà che ha ragione la Merkel a dir male degli italiani che non fanno i compiti loro assegnati. Le svedesi poi, che, narrano le leggende metropolitane, avevano un debole per questa tipica attività dei guardiaspiaggia riminesi, ora consulteranno compulsivamente Internet per cercare lidi dove sventoli ancora la bandiera rossa del mare mosso.
Una località turistica è fatta dalle proprie “tradizioni ed eccellenze” e quella dell’alzabandiera dei bagnini e dei marinai di salvataggio ha prodotto più presenze che neanche Cattelan e Toscani con le loro provocazioni riusciranno mai a generare.
Pur sopraffatti da questo terribile caldo di luglio, supplichiamo dunque tutti insieme i marinai di salvataggio di tornare sui propri passi.
Sarebbe triste che l’ultimo alzabandiera a restare visibile fosse quello di quel tale che non ha trovato di meglio che attaccarci un sasso.
E tutti, su ogni social, hanno sentenziato che non è un bel vedere.