“Allo stato attuale, in tale caos, è che sindaci e dirigenti comunali possono solo scegliere da chi farsi denunciare: dal concessionario, se disapplicano, o dagli aspiranti tali, se applicano”. L’assessore al demanio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni, fotografa perfettamente, dal suo punto di vista, la situazione di imbarazzo in cui si trova a proposito del rinnovo delle concessioni balneari fino al 2033. Proroga concessa da una norma della legge di stabilità varata dal governo gialloverde, nonostante la direttiva Bolkestein dell’Unione europea. L’assessore Frisoni si riferisce al fatto che la proroga delle concessioni è considerata illegittima dall’Agcom, l’Autorità antitrust, che ha già inviato diffide a numerosi Comuni e altri li ha trascinati, vincendo, davanti al Tar. Ma anche a Rimini c’è chi vorrebbe partecipare alle gare europee per aggiudicarsi una concessione di spiaggia e non potendolo fare è pronto a ingaggiare una battaglia legale. L’avvocato Andrea Mandolesi ha ricevuto da alcuni clienti il mandato per andare fino in fondo. “Al momento – spiega – abbiamo presentato in Comune una richiesta di accesso agli atti per sapere se l’amministrazione ha concesso la proroga ai titolari delle concessioni balneari che l’hanno richiesta”. Risposta scontata, è noto che anche il Comune di Rimini, pur tra dubbi, ha dato il via libera. “Certo che lo sappiamo, ma vogliamo vedere le carte, la determina dirigenziale, le motivazioni. Al momento comunque non abbiamo ricevuto risposta.” E quando le carte arriveranno? “Se sarà confermata l’esistenza del provvedimento, lo impugneremo davanti al Tar chiedendo di disapplicarlo”. Se poi il Tar dovesse darvi ragione, come è accaduto in altri parti d’Italia, significa che il Comune dovrà indire una gara? “Non è così immediato. Il Comune si trova ad applicare una legge dello Stato, è l’ultimo anello della catena. Ma dall’altra parte ci sono le norme europee e ormai anche numerose sentenze che dicono di disapplicare quella legge perché in contrasto con la direttiva Bolkestein”. E allora perché avete avviato questa procedura? “Per contribuire a fare chiarezza. I miei clienti vogliono sapere se possono legittimamente aspirare a partecipare ad un’asta o devono mettersi il cuore in pace. È chiaro che la questione può essere sciolta da una riforma organica del settore, che però non è ancora all’ordine del giorno”.
Lo era stato nella precedenza legislatura, ma il progetto di riforma si arrestò all’ultimo miglio per lo scioglimento delle Camere.
E ad un intervento risolutivo del governo pensa anche l’assessore Frisoni. “Non è piacevole, - scrive nella nota diffusa oggi - nei momenti della pandemia, chiedere al Governo di considerare ogni cosa ‘priorità’. Ma questa lo è. Per questo Anci ha chiesto pochi giorni fa al Ministro Garavaglia di prendere in mano questa vergognosa situazione di confusione e stallo. Per questo torniamo a chiederlo con forza anche noi: così non si va avanti, i Comuni non possono essere lasciati in balia di tutto e il contrario di tutto, gettando esclusivamente su di loro ogni tipo di responsabilità amministrativa e penale. Perché l’Autorità della Concorrenza invece di richiamare i comuni, che si trovano incastrati in un contesto normativo kafkiano, non si fa promotrice verso governo e parlamento di legiferare una volta per tutte in materia?”. In realtà l’Agcom ha già inviato nel febbraio scorso un documentato promemoria alla presidenza del Consiglio, a Camera e Senato e al Ministro dello sviluppo economico, invitandoli a prendere gli opportuni provvedimenti. Indicando anche la direzione: “La contigua giurisprudenza, europea e nazionale, in materia di concessioni demaniali marittime – scrive l’Agcom - ha costantemente ribadito la necessità di assegnare le concessioni all’esito di selezioni trasparenti e non discriminatorie e per una durata limitata e proporzionata agli investimenti. La giurisprudenza ha altresì costantemente ribadito l’illegittimità di previsioni che dispongano proroghe automatiche al concessionario uscente, in quanto di per sé ostative a qualsiasi forma di selezione, necessaria ogni qual volta occorra assegnare un bene pubblico per l’esercizio di attività suscettibili di apprezzamento in termini economici”.
È però assai improbabile che questo Parlamento, con questo governo, possa legiferare in breve tempo su una questione spinosa come questa che vede la lobby dei bagnini ben rappresentata. Se una eventuale legge di riforma fosse rimandata alla dialettica parlamentare sarebbe facile il formarsi di una maggioranza gialloverde più Forza Italia favorevole alla proroga automatica fino al 2033. Il che vorrebbe dire tirare a campare nella situazione attuale finchè non arriveranno i provvedimenti sanzionatori dell’Unione europea. Oppure il governo si fa promotore di una soluzione equilibrata, diciamo di compromesso, ma a questo punto si tratterà di vedere se trova una maggioranza in Parlamento. Intanto si moltiplicheranno ricorsi al Tar e sentenze.