Psc di Rimini, fra stop al cemento e 4.000 nuovi appartamenti
È come se stessero parlando di due realtà diverse. L’argomento è lo stesso, il Psc (Piano strutturale comunale) approvato la scorsa settima dal consiglio comunale di Rimini. Ma le fotografie dello stesso strumento urbanistico risultano talmente opposte che l’impressione è che gli interlocutori non stiano valutando lo stesso provvedimento. I protagonisti di questa discussione sono da una parte il sindaco Andrea Gnassi, dall’altra i consiglieri del Movimento 5 Stelle. Per il sindaco, il Psc è l’espressione massima di quella svolta anti-cemento che ha promosso da quando si è insediato a Palazzo Garampi. Nella conferenza stampa all’indomani del voto in consiglio comunale, Gnassi ha ripetuto in tutte le salse possibili che il Psc approvato rappresenta uno stop radicale ad un ulteriore consumo di territorio. Nello stesso giorno i consiglieri grillini sono usciti con una nota in cui censuravano l’ulteriore consumo di territorio di 174 ettari e gli ulteriori 4.000 alloggi che saranno edificati. Come ben si capisce non è questione di una critica, per quanto radicale, è una rappresentazione della realtà diametralmente opposta. Come è possibile?
“L’amministrazione – afferma Gianluca Tamburini, consigliere comunale grillino – sostiene che si è detto stop al consumo di territorio perché fa il confronto con le previsioni del Psc adottato, sempre da una giunta a guida Pd, nel 2011”. Il Psc del 2011 prevedeva infatti l’impatto su 285 ettari, 188 dei quali fuori del territorio urbanizzato. Il Psc del 2015 riduce l’impatto complessivo a 174 ettari, 86 dei quali fuori dal territorio urbanizzato. Non è che siano tutti edificabili, indicano l’area dove possono sorgere nuove edificazioni o dove si possono realizzare infrastrutture, opere pubbliche. Una riduzione comunque c’è stata: “Ciò che hanno tolto dipende dalle 68 osservazioni della Provincia che ha completamente stravolto il Psc del 2011. I veri cambiamenti li ha introdotti la Provincia sulla base del suo Piano territoriale, non sono stati il frutto di una conversione ecologica. Osservo che comunque i 174 ettari rimasti sono pari a 120 campi da calcio, un paragone che rende l’idea di qual è il reale impatto sul territorio. Inoltre restano 86 ettari di territorio non urbanizzato che può essere coinvolto. La Provincia per fortuna ha eliminato i 27 ettari di terreno agricolo che potevano avere un’espansione edilizia”.
Vi è poi il “giallo” dei nuovi appartamenti. Nella conferenza stampa il sindaco Gnassi, in omaggio alla narrazione dello stop al cemento, non vi ha fatto il minimo cenno. Solo fuori dalla conferenza stampa, il dirigente Fattori, su sollecitazione dei cronisti, precisava che i nuovi alloggi previsti dal Piano sono 2.500. Perché allora i consiglieri grillini continuano a parlare di 4.000? “La verità è questa – risponde Tamburini – Attualmente sono in vigore concessioni edilizie non ancora utilizzate pari ad oltre 1.000 appartamenti. Sono ferme per motivi di mercato e prima o poi andranno in scadenza. Un esempio è il complesso immobiliare che dovrebbe sorgere nell’area dell’ex corderia di Viserba. Quando queste licenze scadranno, resterà però la loro capacità edificatoria. Quindi nei prossimi quindici anni a Rimini c’è una capacità edificatoria di 4.000 nuovi appartamenti”.
Perché Il Psc diventi operativo (adesso è di nuovo all’esame della Provincia e dovrà tornare in consiglio comunale per l’approvazione definitiva) la prossima amministrazione dovrà approvare un Poc (il piano operativo) che invece è immediatamente esecutivo. Quattromila appartamenti sono una quantità così abnorme? “A Rimini – replica Tamburini – abbiamo 3.000 appartamenti in vendita, una enorme quantità di case sfitte, che bisogno c’era di nuovo cemento. Noi riteniamo nessuno”.