Des Vergers e la Rimini erudita. Intervista a Rosita Copioli
Mercoledì a Rimini si cercherà di fare luce sulla figura del colto marchese Adolphe Noël des Vergers, grazie all’associazione a lui intitolata e presieduta da Rosita Copioli, che abbiamo intervistato per l’occasione. A lei abbiamo chiesto innanzitutto di raccontarci qualcosa di questo nobile, umanista, archeologo e collezionista.
“Il marchese Adolphe Noël des Vergers (1804-1867) - precisa subito Copioli - è un grande erudito eclettico, che mentre si va affermando lo specialismo, ha ancora la mente dell’umanista conoscitore di classici e studioso a tutto tondo. Segretario della Société de Géographie e arabista, coordinatore della raccolta di Iscrizioni latine per la Francia, archeologo e collezionista, curatore delle Opere di Borghesi per Napoleone III, insieme al suocero Ambroise Firmin-Didot (il più colto editore europeo), aderisce alle missioni governative della Francia, da Italia e Sicilia ad Algeria. Massone e membro della Società di commercio, non separa cultura da economia, e investe a Rimini per le sue molte opportunità, incluso l’osservatorio politico e il loisir dei nascenti Bagni di mare”.
Materialmente, in cosa consiste l’eredità lasciata a Rimini da des Vergers?
"Comprende la biblioteca di 2000 volumi presente nella Villa, con dieci buste di documenti e manoscritti corredati di disegni, acquarelli, lucidi archeologici, mappe: dieci mondi diversi che si intrecciano tra pubblico e privato per tutti i continenti e testimoniano i lavori di chi fu geografo, arabista, epigrafista, storico antichista, archeologo, (quasi) linguista, collezionista, dilettante d’arte, tra Parigi, Rimini (e San Marino con Borghesi e i suoi eredi e la Romagna), Roma (con il Germanico e de Rossi), l’Italia degli eruditi e delle radici arabo-normanne che interessano i francesi, l’Africa, l’Oriente, l’Europa (Inghilterra con le Società antiquarie, Germania per CIL e studiosi, ecc.), l’America; due mappamondi; quattro vasi greco-etruschi, 2 urne etrusche, marmi romani, otto epigrafi, monete romane e figuline (perduti), un quadro di Bartolomeo Passante".
Come è nata l’associazione a lui dedicata e da lei presieduta?
"Nel 1992 mio figlio Emanuele Mussoni dava esami al Politecnico di Milano sul parco della Villa (vi si sarebbe laureato, suo è il volume del 2011 Villa des Vergers-Ruspoli e il Giardino di Pietro Porcinai), ma la Villa cambiò proprietà, con i rischi connessi per questo monumento, uno dei più pregevoli di Rimini. Scoperto il valore di des Vergers e del suo mondo, ne parlammo con Augusto Campana e Giancarlo Susini, che si entusiasmarono, e allo scopo di tutelare e valorizzare Villa e Fondo riminesi, beni di interesse internazionale, il cui risvolto culturale è anche sociale (ed economico, per la Rimini del turismo), coinvolgemmo i massimi studiosi italiani e francesi, oltre che gli eredi Firmin-Didot, per studi e attività, che dovevano comprendere una mostra".
Rimini tra il Sette e l’Ottocento ha goduto di una presenza costante a corte a Roma. Questo ha favorito il fermento culturale locale?
"Con tre papi romagnoli (Clemente XIV Ganganelli di Santarcangelo; Pio VI Braschi e Pio VII Chiaramonti di Cesena) i riminesi sudditi dello Stato pontificio (per Rimini si intende il territorio) erano di casa a Roma, dove tutti i principali funzionari erano eruditi di livello internazionale, allievi di Giovanni Bianchi (Jano Planco), nel clima illuministico, di ricerca scientifica svolta in ogni campo (dalla filologia alla archeologia alla medicina ecc.): Giancristofano Amaduzzi responsabile di Propaganda fide spalancata con le missioni in tutto il mondo, sostenitore della soppressione dei Gesuiti (1773), Angelo e Francesco Gaetano Battaglini, Giuseppe Garampi, prefetto dell’Archivio segreto Vaticano, immenso studioso e diplomatico, Gaetano Marini, suo successore all’Archivio, altro gigante, Bartolomeo Borghesi principe dell’antichistica le cui opere furono stampate da Napoleone III, passando per l’Accademia di Savignano culla del classicismo comune alla cultura di Leopardi, per la Biblioteca Gambalunga di Luigi Nardi e soprattutto di Luigi Tonini. La peculiarità sta nell’Umanesimo classico e nella sua solida base scientifica, pratica, sociale, che va da Biondo Flavio ad Augusto Campana".
Come il convegno del 2 dicembre, Le scienze dell’antichità nell’Ottocento tra nazionalismi e internazionalità, potrà aiutare a fare luce sulla figura di des Vergers?
"Presenta tre volumi del 2014, su figura e ambiti di des Vergers: L’universo internazionale della cultura e delle arti tra Rimini, Parigi e Roma. Il Fondo des Vergers della Biblioteca Gambalunga di Rimini, a cura di Paola Delbianco; Giulio Paolucci, Archeologia romantica in Etruria: gli scavi di Alessandro François e Adolphe Noël des Vergers, basato sui carteggi di des Vergers e François, per la maggior parte nel nostro Fondo; Le scienze dell’antichità nell’Ottocento. Percorsi romagnoli e riminesi, a cura di Rosita Copioli, rievoca la cultura di dimensione europea della Romagna, con inedite indagini archeologiche. Angela Donati e Filippo Delpino parlano del libro sul Fondo; Susanna Sarti di quello di Paolucci; Claudio Franzoni de Le scienze dell’antichità. Ma tutti e quattro gli studiosi porteranno sicuramente nuovi contributi personali".