Gratuità, un bisogno di tutti. Storie dalla Colletta alimentare
E’ stato il filo delle difficoltà, qui si parla di quelle economiche (ma non solo), a unire chi dà e chi riceve, a legare le persone che sabato hanno donato un pezzettino della loro spesa a coloro che, attraverso gli enti accreditati (Caritas, San Vincenzo, Papa Giovanni, ecc), quel pezzettino lo aspettano e lo ricevono perché ne hanno bisogno. Sono stati 71mila a Rimini, 13mila a San Marino, i chili di cibo raccolti dalla Colletta alimentare in 112 supermercati da 1.780 volontari. Un dato, sì, in lieve flessione rispetto allo scorso anno, che segue l’andamento nazionale (da 9.201 tonnellate a 8.990) e regionale (sfiorati quest’anno i 900mila chili), e che comunque segnala la disponibilità di tanti verso un gesto semplice. “Le persone hanno donato, come sempre, ma in quantitativi minori rispetto alle edizioni precedenti perché, come ci hanno raccontato nei vari supermercati, adesso fanno più fatica”, spiegano dal Banco alimentare di Rimini.
Si è dato di meno, ma non si è rinunciato a farlo, da un lato. Dall’altro, è successo anche che persone bisognose assistite dal Banco alimentare si siano messe in gioco accanto agli altri volontari, chiedendo la spesa all’ingresso, raccogliendo i cibi all’uscita, sistemandoli negli scatoloni. Come al supermercato di via Orsoleto, dove tra i volontari c’erano due persone che ogni quindici giorni ricevono la visita del Banco di solidarietà, l’associazione che porta loro in dono in casa una piccola sportina con un po’ alimenti.
Tra i volontari, in un supermercato in città, anche alcune ragazze ospitate dalla Casa Sant’Anna, una struttura destinata ad accogliere donne in gravidanza e madri con figli in tenera età, prive di un alloggio, di un lavoro e di rapporti stabili in grado di sostenerle. “Noi riceviamo regolarmente i beni alimentari che il banco raccoglie e abbiamo voluto proporre ai nostri ospiti (mamme e figli) di contribuire al gesto di cui siamo fruitori”, spiega il presidente Gabriele Bianchini. L’idea, quella di “dare una mano a questa associazione che raccoglie alimenti per noi”, donando “un pochino del nostro tempo”, è stata quindi “proposta liberamente” alle donne della Casa e qualcuna ha accettato. “Questo ci ha permesso di dire loro: è così che si raccolgono gli alimenti che arrivano da noi. Ma soprattutto è stata, nel suo piccolo, un’esperienza di gratuità da fare insieme”.
Gratuità che “non è prerogativa di pochi a vantaggio di altri, ma è una dimensione dell’esperienza della vita per chiunque. Non c’è nessuno che non sia in grado di donare qualcosa ad un altro. Le nostre ragazze hanno donato due o tre ore”. E non solo. “Una nostra mamma - racconta Bianchini - ha confidato di aver fatto fatto, dopo il turno da volontaria, anche lei una piccola spesa da lasciare al Banco”. A dimostrare come quello della Colletta sia “un gesto di gratuità che coinvolge, fa sentire veri, perché è nella nostra natura, è alla nostra origine”.
Dare “i sacchetti vuoti all'ingresso - ha raccontato una ragazza di 16 anni ospite della Casa - e vederli tornare pieni mi ha fatto toccare con mano il bene che c'è nella realtà, e mi ha fatto sentire che è anche per me, che il mio tempo faceva parte di quel bene”.