Solo a Rimini. Misteri e stranezze della politica locale
Solo a Rimini. Certe cose accadono solo a Rimini. Il maestro di tutti noi avrebbe detto che è tutta colpa del garbino che ha soffiato forte anche in questo anomalo inverno. Qualcuno più intellettuale ci potrebbe spiegare che è colpa del carattere anarchico, individualista e litigioso di noi riminesi, sempre pronti a dividerci e ad attaccar brighe. Qualcun altro ancora tirerebbe fuori la storia del genius loci, che fa sempre molto fine. Noi, molto più semplicemente, ci limitiamo a constatare: solo a Rimini.
Solo a Rimini abbiamo un sindaco uscente, Andrea Gnassi, che viene ricandidato all’unanimità dal Pd nonostante sulla sua testa penda il rischio concreto di un rinvio a giudizio per reati gravissimi (e non ci riferiamo all’associazione a delinquere, ma a tutto il resto). Dicono che dopo di lui c’è il nulla, quindi, secondo l’antica saggezza riminese, piuttosto che niente, meglio piuttosto.
Solo a Rimini abbiamo un Pd che, forse per bilanciare il segretario nazionale che parla ogni secondo, non proferisce verbo dai tempi di Noè. L’ex presidente della Provincia, Stefano Vitali, era uscito nei mesi scorsi annunciando: adesso parlo io. Qualcuno l’ha sentito?
Solo a Rimini abbiamo avuto due progetti di lista civica che, pur pescando sostanzialmente nello stesso ambiente culturale e sociale, per un anno si sono bellamente ignorate, se non osteggiate, per poi avviare un dialogo fuori tempo massimo e ritrovarsi entrambe con un pugno di mosche.
Solo a Rimini abbiamo partiti, movimenti e liste civiche che già dall’anno scorso facevano solenni dichiarazioni. Nel 2016 non sarà come le altre volte, ci muoviamo in tempo, troviamo un candidato forte e poniamo fine alla egemonia di un Pd alla frutta. Come ci insegnavano al catechismo, di buone intenzioni è lastricata la via che porta all’inferno.
Solo a Rimini abbiamo le liste civiche une e trine: dal tavolo di Dreamini ne sono sorte tre e ancora non si sa se condivideranno lo stesso candidato sindaco.
Solo a Rimini abbiamo una Lega che per mesi ha dichiarato di avere non uno, ma due candidati forti, e precisava che ad uno di essi sarebbe stato impossibile per chiunque dire di no. Quando il proconsole salviniano di Forlì, Jacopo Morrone, ha estratto dal cilindro il nome di Marzio Pecci, tutti hanno detto di no. Gli intellettuali qui parlerebbero di eterogenesi dei fini. La saggezza riminese invece andrebbe al sodo: una “patacata”.
Solo a Rimini si vanno a cercare candidati che non vivono a Rimini: a suo tempo Ravaioli si era candidato subito dopo il trasferimento da Forlì, quest’anno la Lega è andata a cercare l’uomo del destino a Pesaro, dopo che il soggetto aveva conquistato già una sconfitta a Riccione. Possibile che fra il Marecchia e il Marano non si trovi nell’area dei centrodestra un uomo qualunque che ambisca a farsi chiamare primo cittadino?
Solo a Rimini si vanno a cercare consulenti, spin doctor li chiamano gli intellettuali, a Riccione. Hanno fatto come la squadra che acquista l’allenatore dalla concorrente vincente. Non si sa se l’allenatore andava bene, certo è venuto meno il bomber.
Solo a Rimini se la Lega trova un candidato che si chiama Pecci, gli altri si muovono per trovarne uno con lo stesso cognome. Sai che chiarezza sulla scheda elettorale! Hai voglia a spiegare alle nonne novantenni di votare Pecci: sì ma quale? Per fortuna che il gioco si è fermato, altrimenti qualcuno candidava anche Eraldo Pecci.
Solo a Rimini abbiamo un potenziale candidato sindaco, il cui nome è stato buttato nel calderone delle trattative, che appena due giorni dopo comincia a scrivere sui giornali e a fare le cronache e a commentare ciò che combinano partiti e liste civiche.
Solo a Rimini abbiamo un esponente del centrodestra che come Berlusconi pensa di essere eterno, insostituibile e adatto per tutte le stagioni, perché senza di lui c’è il nulla. Non scriviamo nome e cognome, perché certamente avete capito chi è.
Solo a Rimini abbiano un avvocato, Davide Grassi, che si candida per i 5 Stelle e conia uno slogan che sembra uscito da uno spettacolo di Maurizio Crozza: attenti a non sbagliare consonante, altrimenti la città non cambia. Ma per lui non era una battuta, era uno slogan vero.
Solo a Rimini abbiamo un candidato dei 5 Stelle, che in realtà non è candidato perché deve essere “certificato” dal duo Grillo-Casaleggio.
Solo a Rimini abbiamo una ex moglie di Grillo, che si trasforma in “strega cattiva”, e lancia sortilegi e anatemi fino a creare in provetta un’altra lista a 5 Stelle, che però non è a 5 stelle, perché anche questa deve essere “certificata”, anche se, lo capiscono tutti, può contare su un aiutino in più.
Solo a Rimini abbiamo una lista a 5 Stelle che, non potendo candidare i padri, vecchi arnesi della politica locale, mette avanti i figli, in modo che i cognomi famosi facciano il loro effetto. Solo a Rimini abbiamo una lista di ex 5 Stelle che però può essere considerata a 5 Stelle perché il suo capo, Luigi Camporesi, ha dichiarato solennemente che la lista seguirà principi e valori del movimento grillino.
Solo a Rimini, lo avrete capito, abbiamo tre liste a 5 Stelle, magari ne nascono altre due, così avremo un autentico movimento pentastellato.
Si dirà che alcuni dei fatti elencati non sono un’esclusiva di Rimini, si rintracciano anche in altre città. Si, è vero. Ma tutti insieme, più o meno appassionatamente, li abbiamo solo a Rimini. E non sapremmo dire se si tratti di vera gloria.