Nessuna sorpresa, nessun imprevisto, nessun argomento che abbia svelato qualcosa di non detto. Quindi inutile? No, inutile no, perché comunque i tre candidati sindaco convocati questa mattina da Unindustria hanno espresso, magari involontariamente, molto della loro personalità e hanno ribadito alcune delle posizioni già espresse in campagna elettorale. I tre sono il sindaco uscente Andrea Gnassi, Marzi Pecci, candidato del centrodestra e Luigi Camporesi, candidato delle liste civiche.
I tre avevano avuto la possibilità di arrivare preparati all’incontro perché Unindustria aveva fatto loro avere la lista dei problemi su cui si aspettavano indicazioni: edilizia da rilanciare dopo gli anni bui della crisi, apparato comunale da sburocratizzare, interventi per rilanciare il turismo e completamento del Parco del Mare, sviluppo delle infrastrutture, investimenti nel capitale umano.
Nessuno dei tre nei primi dieci minuti a disposizione ha seguito la scaletta così gentilmente offerta. Prima le presentazioni: Camporesi che si qualifica come imprenditore che si è laureato nel Regno Unito, Gnassi che non si presenta, “tanto noi ci conosciamo”, Pecci che insiste nel far sapere che dal suo studio legale lui conosce la città (nella quale non risiede, ndr).
Camporesi parte con quella che è la proposta che qualifica la sua coalizione: privatizzazione totale della Fiera, con vincolo per chi acquista di favorire l’indotto locale, vendita delle azioni Hera e di Romagna Acque. Il gruzzolo di oltre 210 milioni di euro così racimolato sarà impiegato per investimenti su parcheggi, viabilità e migliorie estetiche. La Fiera è indubbiamente uno dei temi che fa la differenza. Gnassi, che è riuscito nei suoi dieci minuti a disposizione a sciorinare uno dopo l’altro tutti i suoi pezzi forti, dal piano delle fogne al Teatro che dialoga con la Rocca, entra sul tema della Fiera sottolineando un criterio “laico”: se conviene si privatizza, se non conviene no, ricordando che le azioni della Fiera di Milano dopo la privatizzazione hanno calato notevolmente il loro valore. Invita anche gli imprenditori a non avere alcuna sudditanza verso Bologna nel giorno in cui si apprende che la Fiera di Bologna, con cui Rimini dovrebbe confluire nel popolo regionale, chiuderà il bilancio 2015 con un buco di 10 milioni. Con questo inciso Gnassi aveva in qualche modo offerto un involontario assist ai suoi avversari, che però non lo colgono. Pecci, l’unico che si alza per parlare e spesso indulge ai toni da comizio, si limita a dichiarare che lui non crede al polo con Bologna.
Sulla Fiera si ritorna con una domanda di buongiornoRimini. Camporesi parte in quarta riproponendo gli argomenti della sua polemica con Cagnoni e conclude che al tavolo della fusione di Bologna riuscirà a sottoscrivere l’aumento di capitale chi i soldi ce li ha (Bologna) lasciando Rimini fuori dai giochi di comando. Gnassi questa volta ripercorre le ultime prospettive: accordo con Vicenza, creazione di un polo nazionale che possa competere con l’estero. Auspica che il cuore di questo polo sia in Emilia Romagna. In ogni caso la Fiera di Rimini ha i conti in ordine e darà seguito al piano della privatizzazione. Pecci non aggiunge altro.
Altro tema che rimbalza è quello del turismo ed in particolare del turismo culturale. Gnassi spara i numeri: grazie ai cantieri da lui aperti, ci saranno 350 mila arrivi in più di turismo qualificato. Pecci e Camporesi insistono sul loro cavallo di battaglia delle ultime settimane: lo spostamento del Ceis e la valorizzazione dell’anfiteatro romano che permetterà di intercettare nuovo turismo culturale. Gnassi non dice semplicemente no, ricorda le difficoltà (è demanio dello Stato) e assicura che lui ha un piano, che a suo tempo sarà realizzato. Sul turismo, il cavallo di battaglia di Gnassi è ovviamente il Parco del Mare che invece Pecci manderà in archivio qualora fosse eletto sindaco perché non conveniente e non finanziabile. Meglio – dice – un piano spiaggia.
Sull’edilizia, che era uno degli argomenti che più stavano a cuore agli industriali, Gnassi sottolinea che con i nuovi strumenti adottati si potrà rispondere alle esigenze manifestate (ristrutturazione e rigenerazione urbana) e anche avviare l’area per gli insediamenti produttivi. Pecci polemizza sottolineando che questi strumenti sono arrivati in ritardo, solo a fine mandato, e che, se le elezioni ci fossero state nel 2017, avrebbero tardato ancora.
Non poteva mancare il tema delle tasse comunali (Imu e Tari). Camporesi sceglie un atteggiamento soft, dice che il gruzzoletto delle privatizzazioni e la vendita delle partecipate dovrà servire anche ad alleggerire la pressione fiscale. Gnassi cita dati secondo cui nel suo mandato il fisco comunale sarebbe diventato più leggero e che le aliquote di talune imposte sono le più basse in Regione. Pecci rilancia con la spending rewiew, se si eliminano spese inutili si trovano anche le risorse per un fisco più equo.
Ed infine l’aeroporto. Gnassi dice che lo aiuta facendo rotonde che permettono di raggiungerlo più in fretta; Camporesi ricorda di avere due querele dalla proprietà ma se fosse eletto sindaco si preoccuperà di riallacciare i rapporti; Pecci confida sui suoi rapporti con San Marino e promette un aeroporto che sarà la porta di ingresso del turismo culturale in Italia, visto che è a metà strada da Venezia e Roma.
Impossibile (per ovvie ragioni) sapere dagli industriali chi li ha convinti di più. Proviamo a dare un voto, che non è ai programmi o alle idee, ma semplicemente al modo in cui si sono espressi nel dibattito.
Andrea Gnassi. Non ha fatto alcun riferimento politico, si è espresso da amministratore facendo risaltare ciò che di buono, a suo giudizio, lui ha fatto. Ha saputo frenarsi abbastanza di fronte a qualche stoccatina degli avversari, è riuscito a tenere un tono dialogico (il che per lui non è facile). Voto 7
Luigi Camporesi. Si è presentato in casa degli industriali in jeans e giubbotto, magari una giacca non avrebbe guastato. Ha fatto capire di aver studiato la lezione, di essersi preparato, anche se si è espresso al meglio solo sul cavallo di battaglia (privatizzazione della Fiera). Ha denunciato qualche difficoltà a distinguere fra politica e amministrazione. Voto 6
Marzio Pecci. È stato l’unico a scendere sul terreno della polemica politica contro Gnassi e in un dibattito molto soft non gli ha certo giovato. Tanti giudizi spiccioli su questo o quel tema non fanno una visione. Alzarsi in piedi per ogni intervento come se fosse un comizio è stato un errore. Voto 5.