Dopo anni di polemiche e contrapposizioni, l’elezione all’unanimità del nuovo presidente della Fondazione Carim è certamente un segnale di novità. “Era una delle condizioni che avevo posto quando mi è stata prospettata la candidatura. – afferma la neo presidente Linda Gemmani – Ci ho pensato, ho valutato che fosse un incarico più alla mia portata, rispetto ad altre proposte politiche che anche nel recente passato erano arrivate. Vedendo che c’erano le condizioni per ritrovare uno spirito unitario, ho accettato”.
Ma cosa ha permesso che una istituzione, in precedenza ad alto tasso di litigiosità, sia approdata ad una scelta unanime?
“Da tempo c’erano state troppe fratture. Era necessaria una novità, una persona che non avesse alcun legame con le contrapposizioni e gli schieramenti del passato. Ci voleva anche una persona che avesse voglia di rimboccarsi le maniche, perché in questo momento fare il presidente della Fondazione è un ruolo impegnativo che non ha niente a che fare con il potere, con il desiderio di visibilità, di popolarità. Tutte cose che è meglio dimenticare”.
Può dirci qual è il punto focale del suo mandato, su quali temi e attività concentrerà la sua attenzione?
“La Fondazione, come pure la sua controllata Banca Carim e la città di Rimini ed il nostro territorio, sono in un momento storico “delicato” in cui, e mi riferisco qui in particolare alla Banca ed alla Fondazione, è fondamentale esaminare ogni dettaglio di quello che accade dentro e fuori le nostre realtà, è indispensabile dare un peso ad ogni elemento a disposizione, osservare le cose da diverse prospettive, ma poi affrontare la situazione che ci si troverà di fronte avendo ben chiaro davanti a noi un solo ed unico scopo: il bene della Fondazione, ma anche indirettamente, il bene della Banca. Quindi massima attenzione al rilancio della Fondazione nel nuovo contesto, mirando a potenziare il patrimonio e tutte le attività”.
Certamente la prima “pratica” che si trova sul tavolo è il futuro di Carim. Come pensa di muoversi? Quali rapporti? Quali alleanze?
“La prima sfida è proprio l’aumento di capitale di Carim: la banca ha necessità di farlo per rientrare negli indici imposti dalla Bce, ma è una banca sicuramente sana e perfettamente in grado di affrontare le sfide del prossimo futuro. È la banca che sostiene la ripresa e la crescita del nostro territorio, senza di lei a Rimini non ci sarebbe l’opportunità di alimentare questo sviluppo. La Fondazione per obbligo di legge deve cedere il controllo della Banca entro i prossimi quattro anni. Quindi non parteciperemo all’aumento di capitale, ma ci muoveremo per sostenerlo e per favorirlo. Quindi il nostro sostegno e contributo a questo aumento di capitale non è dettato da un interesse “personale” della Fondazione, ma per tutelare e sostenere il patrimonio di tutti gli azionisti; per permettere alla banca di aver successo nella sottoscrizione e poter riprendere il suo cammino di crescita e sviluppo già chiaramente tracciato ed intrapreso dal management che la sta guidando”.
Per il futuro della Banca ci sarà bisogno di stringere alleanze con altri soggetti…
“Il percorso immediatamente successivo sarà quello di trovare nuove alleanze che la valorizzino e non la fagocitino all’interno di un Fondo o lo assorbano in una realtà indistinta”.
Sarà comunque salvato lo stretto rapporto che Carim ha avuto con il territorio? I potenziali alleati hanno già un volto?
“Cercheremo di conservarlo per ciò che sarà possibile. Penso che le alleanze non potranno non valorizzare la diffusione capillare che questa banca ha in Romagna. Sono lavori in corso, vedremo che frutti daranno”.
Quali sono i suoi rapporti con attuale management della banca?
“Finora li ho conosciuti dal punto di vista del cliente. Ho stima del lavoro che stanno facendo per salvaguardare la banca e dare continuità alla sua presenza nel territorio. Adesso assumo un altro ruolo. Penso che i nostri futuri rapporti debbano essere verificati sulla capacità reciproca di fare il meglio per il raggiungimento degli obiettivi e la ricerca di alleanze. Collaborazione reciproca, nel rispetto dei ruoli, senza che la Fondazione interferisca sulla gestione”.
Negli anni d’oro la Fondazione si è sempre distinta per il suo impegno culturale e sociale. Adesso le risorse a disposizione sono minori: con quale criterio usarle?
“Le risorse sono davvero di gran lunga minori rispetto al passato. In questo contesto bisogna focalizzare sulle cose più importanti a beneficio del territorio. Certamente continuerà il sostegno all’Università, mentre sugli altri campi di impegno sarà necessario fare delle scelte. Una maggiore attività in favore della città potrà essere ripresa quando sarà completata la cessione delle quote di maggioranza. Nel frattempo cercheremo di mantenere, rapporti, relazioni, ci impegneremo a costruire un network che potrà tornare utili quando riprenderanno le erogazioni”.
Rimini va al voto. Non le chiediamo le sue preferenze, ma come lei vede l’attuale momento della città?
“Penso che chiunque sarà chiamato a guidare la città, debba concentrare la sua attenzione a promuovere tutte le attività economiche e sociali che alimentano il bene comune. Credo che sia questo il criterio con cui valutare i soggetti che si candidano, sia i nuovi che quelli che cercano una conferma”.
Ma lei guarda al futuro di Rimini con speranza?
“Per natura sono ottimista. Quindi spero che le promesse di questi giorni diventino volontà concreta e cambiamento di mentalità”.
Come si muoverà nel rapporto con le istituzioni locali?
"Rapporti di collaborazione reciproca e stimolo all’attenzione su problemi e realtà che rischiano di essere trascurate".
Il sindaco Andrea Gnassi l’ha già invitata a cena?
“Ci conosciamo da tempo. Credo che sia normale da parte sua cercare di approfondire i rapporti”.